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PubblicatoBiaggio Maggi Modificato 10 anni fa
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GLI ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE E LE POSSIBILI RISPOSTE
Impossibilità di non comunicare Rifiuto della comunicazione: es. A può far capire a B che non ha voglia di comunicare Accettazione della comunicazione: es. A intraprende una conversazione con B Squalificazione della comunicazione: A può comunicare in modo da invalidare le proprie comunicazioni o quelle dell’altro (contraddirsi, cambiare argomento, dire frasi incoerenti o incomplete Il sintomo come comunicazione: A può ricorrere a un sintomo per difendersi (avere sonno, essere sordo, non conoscere la lingua …)
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GLI ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE E LE POSSIBILI RISPOSTE
2. Livello di contenuto e di relazione Conferma: A può accettare la definizione che B ha dato di sé (“ecco come mi vedo”) Rifiuto: A rifiuta la definizione che B ha dato di sé (es. hai torto!), ma ciò presuppone comunque il riconoscimento di quanto si rifiuta e a volte può essere costruttivo Disconferma: A nega la realtà di B come emittente di tale definizione (es. tu non esisti!!!)
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GLI ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE E LE POSSIBILI RISPOSTE
3. La punteggiatura della sequenza di eventi Le discrepanze relative alla punteggiatura si presentano in tutti quei casi in cui almeno uno dei comunicanti non ha lo stesso grado di informazioni dell’altro senza tuttavia saperlo. N.B. Alla base dei conflitti vi è la convinzione, saldamente radicata e di solito indiscussa, che esista soltanto una verità e che ogni opinione diversa dalla nostra dipenda necessariamente dalla irrazionalità dell’altro o dalla sua mancata volontà. Ciò che osserviamo è che emergono dei circoli viziosi che non si possono infrangere a meno che la comunicazione stessa non diventi l’oggetto della comunicazione (METACOMUNICAZIONE)
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GLI ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE E LE POSSIBILI RISPOSTE
3. La punteggiatura della sequenza di eventi PROFEZIA CHE SI AUTODETERMINA (self-fullfilling prophecy) Il “dare la cosa per scontata” si può considerare l’equivalente della profezia che si auto-determina. E’ il comportamento che provoca negli altri una reazione alla quale quel dato comportamento sarebbe la risposta adeguata (es. “io non piaccio a nessuno” mi fa comportare in modo sospettoso, difensivo. aggressivo…), L’individuo crede di reagire a determinati atteggiamenti altrui e non si accorge che li provoca.
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GLI ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE E LE POSSIBILI RISPOSTE
4. Messaggi digitali e analogici Il messaggio analogico manca di molti elementi rispetto a quello digitale. Sono presenti in esso aspetti contraddittori e spesso incompatibili. I messaggi analogici sono invocazioni di relazione, proposte che riguardano regole future della relazione. I problemi appartengono sia all’emittente che al ricevente. Da cio nascono controversie interpersonali. (es. il significato di un regalo) l’intermediario tra la comunicazione analogica e quella digitale è la dimensione simbolica/rituale
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GLI ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE E LE POSSIBILI RISPOSTE
5. Simmetria e complementarietà Complementarietà rigida: un problema tipico è quando A chiede a B di confermare la definzione che dà di se stesso e che è in contrasto con il modo con cui B vede A. Questo pone B in un dilemma assai singolare: deve cambiare la propria definzione del sé in una che faccia da complemento ad A. Escalation simmetrica: in una relazione simmetrica è sempre presente il pericolo della competitività. In una relazione sana i partner sono in grado di accettarsi a vicenda “come sono”, il che li porta alla fiducia e al rispetto reciproci, ciò equivale a una conferma dei rispettivi sé
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Il paradosso e il doppio legame
Si può definire il paradosso come una contraddizione che deriva dalla deduzione corretta da premesse coerenti. Esistono paradossi logico-matematici (antinomie), definizioni paradossali (antinomie semantiche) e paradossi pragmatici (ingiunzioni paradossali e predizioni paradossali), che, nell'ambito della struttura della teoria della comunicazione umana, corrispondono chiaramente ai tre settori principali di questa teoria: il primo tipo di paradosso alla sintassi logica, il secondo alla semantica e il terzo alla pragmatica. I paradossi logico-matematici si presentano nei sistemi logici e matematici e si fondano quindi su termini come numero o classe formale (classe di tutte le classi che non sono membri di se stessi) Le definizioni paradossali differiscono dalle antinomie soltanto in un unico aspetto importante: non si presentano nei sistemi logici e matematici ma derivano piuttosto da certe incoerenze nascoste nella struttura di livello del pensiero e del linguaggio. (es. io sto mentendo) I paradossi pragmatici, infine, sono quei paradossi che si presentano nelle interazioni in corso e che quindi determinano il comportamento. Bateson, Jackson, Haley e Weakland hanno descritto per primi gli effetti del paradosso nella interazione umana.
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Il paradosso e il doppio legame
Studiando il fenomeno della comunicazione schizofrenica, questo gruppo di ricerca ha compiuto il passo concettuale DALLA "schizofrenia come misteriosa malattia della mente individuale" ALLA "schizofrenia come modello specifico di comunicazione" ed è arrivato a ipotizzare che lo schizofrenico "deve vivere in un universo in cui le sequenze di eventi sono tali che le sue abitudini di comunicazione non convenzionali in qualche modo saranno appropriate". Questa ipotesi li ha portati a postulare e a identificare certe caratteristiche essenziali di tale interazione, per cui hanno coniato il termine doppio legame.
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È possibile descrivere gli elementi di un doppio legame come segue:
due o più persone sono coinvolte in una relazione intensa che ha un alto valore di sopravvivenza fisica e/o psicologica per una di esse, per alcune, o per tutte; in un simile contesto viene dato un messaggio che è strutturato in modo tale che (a) asserisce qualcosa, (b) asserisce qualcosa sulla propria asserzione e (c) queste due asserzioni si escludono a vicenda; infine, si impedisce al ricettore del messaggio di uscir fuori dallo schema stabilito da questo messaggio, o metacomunicando su esso (commentandolo) o chiudendosi in se stesso.
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Le condizioni necessarie per il doppio legame sono:
Due o più persone 2. Esperienza ripetuta 3. Una ingiunzione negativa primaria: "Non fare così o io ti punirò" oppure "Se non fai così io ti punirò“ 4. Una seconda ingiunzione secondaria in conflitto con la prima a un livello più astratto e rinforzata, come la prima, da punizioni e da segnali che minacciano la sopravvivenza: "Non considerare questo come una punizione" - "non dubitare del mio amore" etc... 5. Un'ingiunzione terziaria negativa che proibisce alla vittima di abbandonare il campo: "Non lasciarmi, altrimenti sei dannato“ 6. Infine, la serie completa di questi ingredienti non è più necessaria quando la vittima ha imparato a percepire il suo universo in termini di doppio legame. Può essere allora sufficiente una parte qualsiasi di una successione di doppio legame a scatenare panico o rabbia.
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Secondo Haley un sintomo è caratterizzato da una comunicazione paradossale: "Il paziente fa qualcosa in modo eccessivo, o evita di fare qualcosa, e segnala che non dipende dalla sua volontà perché non può fare altrimenti" In questa affermazione troviamo una incongruenza tra il livello di contenuto (faccio o non faccio qualcosa) e il livello della metacomunicazione (ma bada, non sono io a farlo!). Per esempio una moglie che soffre d’ansia, attraverso il suo comportamento definisce la relazione col marito in questi termini: "Prenditi cura di me!“ Impone cioè una ingiunzione paradossale: 1. Dimmi cosa devo fare 2. Ubbidisci al mio ordine
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Malgrado la moglie sembri porsi in una posizione passiva è lei che ha impostato la relazione tramite l’ingiunzione paradossale anche se nega di aver il controllo. Si può quindi giungere a formulare l’ipotesi che "la psicopatologia è un metodo per ottenere il controllo di una relazione" Attraverso una serie di comunicazioni implicite ed esplicite, verbali e non verbali le parti giungono a una collusione in buona parte inconscia. Questo accordo segreto fra le parti si perpetua perché garantisce un certo equilibrio del sistema: attraverso il sintomo entrambi posso giungere a una formazione di compromesso.
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DOPPIO LEGAME Una persona in una situazione di doppio legame è quindi probabile che si trovi punita (o almeno che le si faccia provare un senso di colpa) per avere avuto percezioni corrette, e che venga definita "cattiva" o "folle" per aver magari insinuato che esiste una discrepanza tra ciò che vede e ciò che "dovrebbe" vedere. Per la natura della comunicazione umana il doppio legame non può essere un fenomeno unidirezionale. Se un doppio legame produce un comportamento paradossale, allora sarà proprio questo comportamento a "legare doppio" il "doppio legatore" e questa reciprocità esiste anche quando tutto il potere sembra essere nelle mani di una parte mentre l'altra è del tutto indifesa perché alla fine, come spiega Sartre, "il torturatore è degradato quanto la vittima".
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Connessione esistente tra il doppio legame e la schizofrenia
possiamo dunque aggiungere altri due criteri: quando si ha un doppio legame di lunga durata, forse cronico, esso si trasformerà in qualcosa che ci si aspetta, qualcosa di autonomo e abituale, che riguarda la natura delle relazioni umane e del mondo in genere, una attesa che non ha bisogno di essere ulteriormente rafforzata; 2. il comportamento paradossale imposto dal doppio legame a sua volta ha natura di doppio legame, e questo porta a un modello di comunicazione autoperpetuantesi.
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Connessione esistente tra il doppio legame e la schizofrenia
Il doppio legame, quindi, non è semplicemente un'ingiunzione contraddittoria, che offre almeno la possibilità di compiere una scelta logica tra due alternative, MA un vero e proprio paradosso, che fa fallire la scelta stessa (illusione di alternative) e mette in moto una serie oscillante e autoperpetuantesi (un vero e proprio modello paradossale). Le comunicazioni paradossali legano quasi sempre tutti coloro che vi sono coinvolti: dall'interno, quindi, non si può provocare nessun cambiamento (gioco senza fine) e può verificarsi un cambiamento soltanto uscendo fuori dal modello. La possibilità di interrompere un gioco senza fine (e quindi una comunicazione paradossale) attraverso un intervento esterno costituisce il paradigma dell'intervento psicoterapeutico.
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DOPPIO LEGAME In altre parole, il terapeuta in quanto outsider è in grado di provocare quello che il sistema stesso non è in grado di produrre: un cambiamento delle proprie regole. L'intervento psicoterapeutico dovrebbe quindi consistere sostanzialmente nel formare un sistema nuovo e allargato in cui non solo è possibile guardare il vecchio sistema dall'esterno ma è anche possibile che il terapeuta usi il potere del paradosso per ottenere un miglioramento (utilizzando interventi di doppio legame come ad esempio la prescrizione del sintomo).
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DOPPIO LEGAME Sul piano strutturale, un doppio legame terapeutico è l'immagine allo specchio di quello patogeno: presuppone una relazione intensa (nella fattispecie, la situazione psicoterapeutica) da cui il paziente si aspetta una ragione per sopravvivere; in questo contesto, viene data un'ingiunzione che è strutturata in modo tale da (a) rinforzare il comportamento che il paziente si aspetta che sia cambiato, (b) implicare che questo rinforzo sia un veicolo del cambiamento, e perciò (c) creare il paradosso perché al paziente si dice di restare com'è; la situazione terapeutica impedisce al paziente di chiudersi in se stesso o altrimenti di dissolvere il paradosso commentandolo.
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DOPPIO LEGAME Perciò anche se l'ingiunzione è assurda da un punto di vista logico, è una realtà pragmatica: il paziente non può non reagire ad essa , ma non può neppure reagire ad essa nel suo modo consueto, sintomatico. Il paziente viene messo in una situazione insostenibile, riguardo alla sua patologia. Se egli accondiscende non può più "non farci niente"; egli può farci qualcosa, e questo rende impossibile la situazione di non poterci fare niente (il che è lo scopo della terapia). Se si oppone all'ingiunzione, può farlo soltanto non comportandosi sintomaticamente (che è lo scopo della terapia). Per concludere, quindi, mentre in un doppio legame patogeno il paziente è "dannato se può farci qualcosa ed è dannato se non può farci niente", in un doppio legame terapeutico è "cambiato se può farci qualcosa ed è cambiato se non può farci niente".
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