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PubblicatoGuglielmo Danieli Modificato 11 anni fa
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Qualche notizia su Varzo La galleria elicoidale di Chiara Medina
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L’elicoidale di Varzo in un articolo del 1906 (tratto da “l’Indipendente”,21 marzo 1906,n.12, p.2.)
Come tra Briga e Iselle v’è il più grande tunnel che si sia mai fatto, così tra Iselle e Varzo vi è la più grande elicoidale che ora esista. Questa galleria è veramente un lavoro ciclopico, e per le immani difficoltà contro cui si dovette lottare, può certo stare tra quelli di primo ordine, come è il tunnel principale di Brandau tra Iselle e Briga. I lavori terminati fino dal luglio 1904, durarono quasi tre anni. Gli scavi venero eseguiti in parte a mano, in parte a perforazione meccanica con perforatrici ad aria compressa (Tipo Segala), con due attacchi dai due imbocchi. Presentò serie difficoltà per la natura degli attraversati specialmente nelle varie tratte spingenti per lo spazio di quasi mezzo chilometro, costituite da calcari scomposti friabilissimi, che in presenza delle copiose infiltrazioni d’acqua, si riducevano a melma. Si richiesero metodi speciali di scavo e speciali armature per vincere le enormi pressioni che si esercitavano, e qui meritata lode s’abbia il bravo ingegnere E. Bazzaro, il quale da solo seppe co’ suoi ritrovati, vincere la prova anche senza ricorrere ai quadri di ferro, come già fecero altri nonostante la larghezza della sua galleria fosse di otto metri. Nell’ imbocco Nord si ebbero abbondanti sorgenti, la cui portata raggiunse più di cento litri al secondo. Si dovettero fare costosi impianti per esaurirle, costruire un’ altra derivazione della Cairasca, ed impiantare una caldaia a vapore allo sbocco per fare funzionare delle pompe, tuttavia l’irrompere delle acque fu tale che diverse volte la galleria fu allagata fino alla bocca, costringendo poi ad un lavoro di esaurimento difficilissimo prima di poter riprendere il lavoro all’avanzata.
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Alcune immagini della galleria elicoidale:
L’ incontro dei due cunicoli avvenne con la matematica esattezza,quantunque il tracciato in curve, e nell’esterno in posti inaccessibili, presentasse difficoltà non comune. Il passaggio della sonda attraversò un nucleo di 6 m. e l’abbattimento dell’ultimo diaframma e l’inaugurazione del libero passaggio avvenne il 5 ottobre Questo grandioso lavoro, di oltre tre chilometri, immortalerà il nome dell’insidie suo autore, a cui Varzo dovrebbe offrire la cittadinanza con qualche altro segno di stima e d’affetto a perenne ricordanza anche della lunga sua dimora in mezzo a loro. La Mediterranea giustamente ora l’innalzò di grado, e ci è dolce sperare che anche il Governo saprà con un segno speciale premiare il merito: e noi che personalmente abbiamo il bene di conoscerlo, (pieni di ammirazione e di stima) glielo auguriamo di tutto cuore.
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Qualche notizia su Varzo:
Principale centro della Val Divedro, lungo la via del Sempione, sul versante sinistro della valle, in un punto in cui questa si allarga. Il suo nome, molto antico, deriva dal celtico “vargo” e significa proprio “allargamento”. Formato da numerose frazioni, il comune di Varzo è fra i più estesi dell’ Ossola. Nei pressi di Varzo confluisce poi la verde Val Cairasca, nota per il meraviglioso parco naturale Alpe Veglia, dove sono stati effettuati ritrovamenti archeologici relativi all’epoca mesolitica (8000 aC.). Varzo fu abitato sin dal 2000/1500 ac. Diverse popolazioni si susseguirono: i Liguri per primi, Celti e Leponzi in seguito. Da questi ultimi deriva il nome delle Alpi Lepontine. Ai tempi dell’imperatore romano Augusto, Varzo apparteneva alle province delle Alpi Attreziane.
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Situata lungo la via del Sempione, Varzo è stata un’ importante tappa e punto di ristoro per numerosi viandanti e mercanti che transitavano per il valico del Sempione. Nella chiesa parrocchiale sono infatti affrescate le storie di San Giacomo, patrono dei pellegrini insieme ad una rara rappresentazione della Trinità a tre figure identiche (XVI sec.). centro storico è in stile medioevale. Caratteristiche sono la Torre di segnalazione in pietra (XIV sec.) e la chiesa parrocchiale con facciata e campanile in stile romanico (risalente al 1100 dc.). All’interno della chiesa si trovano affreschi, vetrate, pregiate opere in legno e diverse cripte usate in passato come sepoltura funebre. Trinità a tre figure San Giacomo
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