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Modulo 1 Lezione 1 – La società informazionale

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Presentazione sul tema: "Modulo 1 Lezione 1 – La società informazionale"— Transcript della presentazione:

1 Modulo 1 Lezione 1 – La società informazionale
Metodi e tecniche per l’E-Tutor nella scuola Modulo 1 Lezione 1 – La società informazionale Introduzione Modulo 1 – Tecnologie didattiche e comunicazione multimediale

2 La struttura del modulo

3 1. La società informazionale e la fine del Mass Media

4 Quale fine dei mass media
La tesi che si sostiene è provocatoria. I mass media, così come li abbiamo conosciuti fino a oggi, si stanno estinguendo, o meglio, stanno per essere sostituiti da una nuova specie di media in via di evoluzione: gli strumenti per comunicare interattivi e digitali, che costituiscono l’ossatura della società in rete. (Bell, 1973) o informazionale (Castells, 1996) Ciò significa che i mass media non rappresentano più la “tecnologia caratterizzante della nostra epoca”, ma stanno passando il testimone ai nuovi media digitali e interattivi. Ovviamente non si tratta della fine della televisione (né tantomeno della fine del libro), ma della sua “ri-mediazione” in nuovo modello, che a livello economico può essere definito con la formula: content providing digitale globale.

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6 (La linea rossa indica i siti che risultano “attivi”)
La quantità è qualità: l’esponenziale crescita degli scambi informazionali Siti web nel mondo – numeri in migliaia                                                                                                               (La linea rossa indica i siti che risultano “attivi”) Indirizzi IP attivi

7 La storia e la tecnologia
ARPANET in the early 1970s. ARPANET nel1987. MPEG-1 description Robert Cailliau, Leonardo Chiariglione, Oreste Signore

8 Come si sviluppa il gioco della rete
Il web è dal 1993 o dal 1996 un nuovo gioco che appassiona, diverte, fa lavorare e a volte affligge i cittadini del terzo millennio. E proprio il gioco è una metafora efficace per descrivere la storia e il futuro della rete. Tra il 1963 e il 1996, Internet è stato un libero gioco scientifico e sociale anarchico e libertario, per fisici, artisti, nerds informatici, scrittori cyber (William Gibson, Bruce Sterling) e performer (Laurie Andersonn, Stelarc). Tra il 1996 e il 2000 Internet è divenuto ed stato rappresentato dai media come un vertiginoso gioco in borsa (gambling not play). Dal 2001 al 2003, dopo il crollo del NASDAQ, sembrava un giocattolo rotto come la cosiddetta “new economy”.

9 Playful World: I videogame eguagliano holliwood
Ed è proprio così: il gioco dell’interazione on-line ha cambiato tutti giochi della nostra società, dalle relazioni sentimentali al diritto d’autore, passando per i listini di borsa e la formazione: tutto, oggi, si gioca anche sul web. Marc Pesce nel suo saggio Play full world: “i giocattoli che noi regaliamo oggi ai nostri bambini prefigurano il modo in cui penseremo domani.” I videogiochi stanno insegnando ai nostri bambini le regole nascoste di un “mondo giocabile” che sta imparando a interagire con i nostri bisogni e le nostre necessità. “Il Mercato dei videogiochi a livello mondiale eguaglia quello del cinema e in tre anni potrebbe superare quello delle vendite dei cd musicali” The Economist - Giugno 2002 Nel 2002 il giro d’affari supererà i 17.5 mld $ Nel 2005 supererà quello generato nel mondo dai cd musicali Fonte: Goldman Sachs

10 Intelligenza Connettiva
L’intelligenza connettiva (De Kerckhove) sta sostituendo l’intelligenza logico linguistica e tutti noi usiamo ogni giorno la mano della mente, il “mouse”, per lavorare, informarci, costruire conoscenza. L’enciclopedia gratuita on-line Wikipedia, scritta da migliaia dei suoi utenti, è stata riconosciuta dall’autorevole rivista “Science” come del tutto equivalente ad un monumento della cultura di Gutenberg a pagamento: l’enciclopedia Britannca.

11 I bambini e il gioco della rete
I bambini giocano, studiano e comunicano on-line in un numero che per noi, figli del libro, è stupefacente: più del 47% dei digital kids statunitensi, tra i 6 e gli 8 anni, si connette ad Internet per una media di due ore al giorno. Anche il uno dei giochi più famosi del mondo, il Lego, è divenuto digitale. I mattoncini sono oggi intelligenti: il Lego Mindstrorm permette di costruire una infinità di giocattoli robotici a partire da 700 pezzi di base.

12 Società informazionale User Generated Content
Le reti di flussi informazionali riplasmano, infatti, la società contemporanea operando almeno a tre livelli (Castells): 1. La rete globale dei flussi informazionali organizza la posizione degli attori, delle organizzazioni e delle istruzioni all’interno della società e dell’economia. 2. La dinamica sociale e i rapporti tra i nodi della rete sono sempre più legati alla capacità di un sistema sociale di “pesare” all’interno dei flussi informazionali 3. La logica dei flussi nella nostra società è globale e universale ma non omnicomprensiva. Non esiste il “grande fratello”. Impossibile ridurre all’uniformità la molteplicità.

13 Blogosfera Apr 20th 2006 From The Economist print edition
Blogging is just another word for having conversations                                         Decine di milioni di persone usano i Blog per condividere e scambiare esperienze e comunicazione e il mondo dei Blog è divenuto oramai una “fonte” riconosciuta dai giornalisti e dai giornali di tutto il mondo. I Blogs e i loro link incrociati costituiscono una rete sociale di conoscenze condivise e diffuse a livello personale e non più di massa. Le notizie viaggiano oggi non dai media alle persone ma dalle persone ai media. Le reti sociali interattive tendono perciò a vincere la loro battaglia contro i vecchi media.

14 Come è nata la rivoluzione che stiamo vivendo? E dove sta andando?
Come non divenire schiavi delle nostre estensioni e protesi tecnologiche ? Come divenire una società di Hyperpeoples e non di post o transumani? Come fermare il gioco se lo vogliamo ? Di questo e di molto altro si dovrà cominciare attentamente a riflettere.

15 Il Limiti dei Mass Media
I mass-media analogici hanno trionfato nell’epoca della produzione industriale di massa, ma il loro modello comunicativo, è troppo rigido per reggere le esigenze, i bisogni e le necessità della società post-industriale. I mass media e il loro modello comunicativo si fondano, su una teoria della comunicazione che mira ad educare, informare, persuadere più o meno “occultamente” (Lasswell, 1948), a convincere o manipolare, più che a interagire e a cooperare.

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17 Convergenza Divergenza

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19 1980 1990 2000 2010 Hardaware Software Networking Banda Larga Contenuti

20 Ben venuti sulle strade del virtuale
“Ben Venuti nella nuova dimora del genere umano, ben venuti sulle strade del virtuale”, con questa provocatoria ed ironica affermazione Pierre Lèvy, conclude il suo saggio Il virtuale (Lèvy, 1995, tr. it. p. 142) un saggio che analizza, con lo stile cangiante e metaforico della buona saggistica filosofica francese, il modo in cui, al principare del XXI secolo si stanno virtualizzando, i nostri corpi, i nostri libri, la nostra economia e con questi tutta la nostra, ipermoderema e globalizzata società.

21 Benvenuti nell’era del content providing digitale
Hypertext transfert tp:// Parafrasando Lévy ed entrando in medias res nel nostro argomento, potremmo affermare rivolgendoci ad editori, tycoon della comunicazione mediale, lettori, telespettatori e cinefili: “ben venuti nella nuova epoca della comunicazione e dell’industria culturale virtuale, ben venuti nell’età dei media digitali interattivi, lasciate alle vostre nostre spalle i Mass-Media della modernità”.

22 Castells sulla società in rete
Afferma, infatti, Castells, preservandoci in questo modo dal fantasma del determinismo tecnologico: “il motore a vapore non ha certo creato la civiltà industriale da solo, ma senza il motore a vapore non avremmo avuto una società industriale. Senza il microprocessore e senza il DNA ricombinante non avremmo la società informazionale” “la materia prima della società informazionale, così come il suo principale prodotto è l’informazione (digitale), così come nella società industriale lo era l’energia. In questo la rivoluzione tecnologica in corso è diversa da ogni altra rivoluzione che l’ha preceduta, perché mentre l’informazione e la conoscenza sono sempre state, per definizione, elementi essenziali in ogni processo di scoperta scientifica e di cambiamento tecnologico, nel cambiamento cui stiamo assistendo, per la prima volta nella storia, le nuove conoscenze sono applicate essenzialmente per generare e gestire conoscenza e informazione digitale” (non beni materiali N.d.A)” (Castells, 1999b, pp ).

23 Rimediazione digitale
si tratta di un effetto moltiplicatore di comunicazione, ma non veicolata da radio, televisione, cinema, ma dalla loro “rimediazione” digitale. Una delle caratteristiche fondamentali dei media elettrici, secondo McLuhan, e dei media elettronici secondo Bolter, è proprio quella di avere come contenuto un altro media (rimediare). Ora, nel caso dei media digitali il fenomeno della remediation diviene tanto più eclatante, dal momento che la convergenza multimediale rende disponibili tutti i contenuti dei media tradizionali su un unico formato, quello digitale. I media digitali, tendo inglobare, “rimediandoli” tutti i media analogici.

24 La convergenza nei formati dei media
Questa tendenza è provata anche da quella congruente, ma di segno opposto. Molti network televisivi globali, quali CNN, BBC Wolrd, Rainews24, Blomberg television, Ebismedia tendono, infatti, a emulare le “finestre” World Wide Web. Le schermate di tali reti reti, come dimostra la di Ebismedia, ripresa qui sotto, grafica, bande passanti e schemi inglobano l’immagine in movimento

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26 Pregi e ambiguità dei nuovi media
La società in rete, di Castells, l’Era dell’accesso di Jeremy Rifkin (Rifkin, 2000), così come il mondo della “globalizzazione divergente” di Appadurai (Appadurai, 1996), non possono essere considerati certo, strutturalmente più virtuosi o meno cinici, richiedono però alle tecnologie della comunicazione che li supportano una maggiore flessibilità e personalizzazione dell’offerta sul mercato della comunicazione, così come su quello della formazione e dell’entrateinment. Inoltre, le “tecnologie molecolari” della comunicazione digitale innescano, attraverso la loro strutturale natura di media molti-molti, un circuito di feed-back nel modello di fruizione/consumo.

27 L’utente prosumer L’utente, il fruitore, così come il “lettore” di un ipertesto (Landow, 1997), è per così dire “costretto” ad un tasso di attività maggiore, o in positivo aggiunge “gradi di libertà” alla fruizione dei contenuti mediatici(Bolter, 1996). Non si tratta di attribuire un valore etico o valoriale a questa trasformazione, si tratta di cercare di comprenderne la natura.

28 Tesi: convergenza divergenza
La tesi che si vuole sostenere è la seguente: nel breve-medio termine l’attuale organizzazione del mercato dell’industria culturale è destinata a finire. I mass media come li conosciamo oggi ad estinguersi. Un nuovo modello è destinato ad affermarsi, così come una nuova strutturazione del settore della comunicazione e della cultura, un modello basato sulle dinamiche, che analizzeremo, della convergenze/divergenza digitale.

29 Che cos’è la convergenza divergenza
Per convergenza/divergenza digitale si intende il convergere in codice binario di tutti i contenuti: informazione, news, contenuti testuali, musicali, e visivi, così come dei contenuti di intrattenimento e formazione, e il loro successivo divergere su differenti piattaforme di distribuzione, sempre digitali: web, tv digitale, dvd audio e video, e-book, telefonia UMTS.

30 Mass media contro personal media
In un saggio del 1991, You Say You Want a Revolution? (Moulthrop, S., 1991b) Stuart Moulthrop,[1] uno dei pionieri dell’ipertestualità e della sua teoria, oggi professore alla School of Communications Design dell’Università di Baltimora, sviluppava in modo molto originale gli ultimi esiti del pensiero di Marshall McLuhan, e cioè le note scritte dal grande studioso canadese prima di morire (pubblicate poi dodici anni dopo nel volume “Laws of Media: The new Science” - McLuhan, E., McLuhan M., 1988), riguardo al progetto di definire le leggi per analizzare la semiotica dei media [1] Moulthrop, è professore di Information Arts and Technologies all’University of Baltimora dove dirige il Doctorate in Communications Design e il Bachelor of Technical or Professional Studies in Simulation and Digital Entertainment; E’ inoltre editor emerito della rivista Postmodern Culture.

31 Le domande di Mc Lhuan Moulthrop riprende, applicandole e mettendole alla prova rispetto all’ipertesto - il web non era ancora nato -, le quattro grandi questioni che secondo McLuhan rappresentano le chiavi di ingresso alla comprensione del grado di “trasformatività” di un media all’atto del suo ingresso nella sfera sociale ed economica. McLuhan si riferisce, ovviamente, alle due grandi innovazioni tecnologiche, nel campo della comunicazione che era state oggetto della sua ricerca: il libro (la Galassia Gutenberg) e i mass-media (radio, televisione – il villaggio Globale del dei media elettrici).

32 Le domande di Mc Lhuan Le domande che uno studioso, a parere di McLuhan, si deve porre in rapporto agli effetti socio-economici di una nuova tecnologia della comunicazione sono le seguenti: 1) Che cosa sviluppa o intensifica nella comunicazione? 2) Quali media vengono resi obsoleti o spiazzati dall’innovazione tecnologica ? 3) Che cosa riprende il nuovo media da quelli che ha reso obsoleti? 4) Quali effetti produce e che cosa diviene, quando è portato ai suoi limiti comunicativi?.

33 Risposta 1 L’ipertestualità e l’ipermedialità, lungi dal decretare la fine del libro e della cultura scritta, possono rappresentare, e sottolineo il “possono” e non devono, uno strumento per la rinascita post-letteraria della testualità (literacy). In sostanza l’ipertesto e media elettronici e non i mass-media “elettrici” (McLuhan, 1962, 1964), costituirebbero lo strumento per un possibile risveglio dal “sonno dogmatico” dell’ipnosi televisiva. Nessuna “redenzione” ma la possibilità, solo la possibilità, di una fruizione più critica e ragionata dell’informazione e forse l’apertura di nuovi gradi di libertà (Bolter, 1996).

34 Risposta 1 Moulthrop, analizzando la risposta standard di McLuhan alla prima domanda: “ogni nuovo media modifica il bilanciamento e la proporzione dei sensi privilegiando questo o quel canale percettivo rispetto ad un altro”, sostiene, infatti, come l’ipertesto con la sua strutturale multicodicalità, tenda a “ribilanciare” il sistema senso-percettivo degli individui e della società, nel senso di un ritorno ad una maggiore riflessività che si estrinseca in una nuova forma di “letterarietà secondaria” (Moulthrop 1991b, p. 770).

35 Risposta due e trE In questo modo Moulthrop risponde, in modo polemico, anche alla seconda e alla terza domanda di McLuhan “Quali media vengono resi obsoleti o spiazzati dall’innovazione tecnologica ?” e “che cosa riprende il nuovo media da quelli che ha reso obsoleti?”. In sostanza l’ipertesto non ucciderebbe il libro, (risposta alla seconda domanda), in questo modo precipitandoci, come vogliono gli apocalittici, nel caos della “informazione inquinata”, ma lo “rimedierebbe” in codice digitale, recuperando al nuovo spazio della scrittura digitale la riflessività, sostituendosi il questo modo al sonno ipnotico dell' ”oralità secondaria” (McLuhan, 1988, Ong, 1982) televisiva e dei mass media. In questo modo i media digitali porrebbero fine al declino della testualità riflessiva, che McLuhan e Ong[1] giustamente paventavano come conseguenza dell’affermasi dei mass-media e della televisione. [1] Il gesuita statunitense Walter J. Ong, autore di Oralità e scrittura. Le tecnologie della parola (Ong, 1982) e Interfacce della parola, (Ong, 1977) ha analizzato il rapporto tra oralità e scrittura nel suo nesso con le forme contemporanee della comunicazione, mettendo in rilievo come le tecnologie della comunicazione di massa e anche i media digitali provochino una peculiare rinascita dell’”oralità”, nella forma di una oralità secondaria, indotta cioè non dalla comunicazione diretta, vis à vis, ma dall’oralità che caratterizza la comunicazione mass-mediatica.

36 Risposta quattro La risposta di McLuhan, in Laws of Media, era secca: “ogni forma mediatica portata al limite del suo potenziale, inverte le sue caratteristiche” (McLuhan, 1988, p.vii,). I “media caldi”, portati ai loro limiti, incrementano la loro meccanicità e il loro determinismo divenendo “freddi”. La radio, ad esempio, perde la sua caratteristica di “tamburo emozionale” della tribù, strumento intransitivo uno-molti, che la caratterizzava nella prima metà del non a caso l’epoca dei totalitarismi (McLuhan, 1964) - e si “raffredda” nella seconda metà del secolo. La radio diviene, cioè, e forse non è davvero un male, uno strumento più rutinario, deterministico e commerciale di diffusione di notizie, musica, intrattenimento e messaggi commerciali. La radio al suo limite diviene una “audio-televisione”.

37 Risposta 4 Ma come può essere interpretata la quarta legge di McLuhan nel caso degli ipermedia? Comprendere tale questione è un nodo fondamentale per delineare le possibili evoluzioni della comunicazione digitale, per capire cioè quale sarà il futuro di quella infinita rete di ipertesti che costituisce oggi l’architrave del worl wide web. Si tratta in altre parole di affrontare una delle questioni centrali nella teoria dei nuovi media: il web una volta divenuto uno strumento di massa, diventerà anch’esso un mass media, perdendo le sue caratteristiche innovative?

38 Risposta 4 E’ possibile, in altre parole, che la rete di ipertesti al suo nascere così marcatamente segnata da un carattere anarchico, partecipativo, libertario e utopistico (Nelson, 1981; Reinghold 1991) si trasformi nel suo inverso. Divenga, cioè, uno strumento di comunicazione intransitivo, commerciale e soprattutto asservito ai differenti poteri sociali ed economici come lo è oggi ogni grande network televisivo. E’ possibile, in altre parole, che la rete (seguendo alla lettera la quarta legge di McLuhan) divenga, nella migliore delle ipotesi, uno strumento di cooptazione all’interno dei ceti dominati di una ulteriore fetta di popolazione e nella peggiore uno strumento di manipolazione per ottundere e orientare a fini politici e commerciali la grande massa dei cittadini?

39 La tarda età della stampa e la sua fine prossima ventura
Lo stesso Moulthrop, nove anni dopo, nel 1999, riprendendo le tematiche affrontate nel 1991, delinea in maniera, molto lucida, le innovazioni e le conseguenze generatesi nel frattempo nel mondo dell’industria culturale, e provocate dall’affermarsi sempre più tumultuoso della “letterarietà secondaria” dei media digitali. Si tratta di un saggio intitolato Computing, Humanism, and the Coming Age of Print che si occupa di analizzare le trasformazioni del mercato editoriale e che ci offre, nello stesso tempo, un viatico delineare i primi tratti della “fine dei mass-media” evocata nel titolo di questo lavoro. (Moultthrop, 1999b).

40 Il virus digitale Dal 1991 al 2003 lo scenario hi-tech, infatti, ha subito un’accelerazione violentissima e per molti versi imprevedibile. L’ipertestualità è uscita dal limbo degli utilizzatori definititi nel 1991 da Molutrhop “poupulite”(Mouthrop 1991b, p )[1], cioè populisti élitisti, per divenire, dopo la nascita di Internet e del linguaggio Html (1993), un fenomeno mondiale di massa, un fenomeno che continua a crescere ancora oggi nonostante l’esplosione della bolla finanziaria del Nasdaq (vedi capitolo 2). Le tecnologie di rete sono state il drive fondamentale di un vero e proprio salto d’epoca messo in moto dalla ramificazione rizomatica della rete, che permette a tutti gli utenti potenziali di allacciarsi, via modem o telefono, al sistema nervoso del capitalismo digitale dell’”informazione veloce” globalizzata. In pochi decenni il capitalismo industriale si trasformato nel capitalismo culturale e dell’informazione (vedi capitolo xxx). [1] Con il neologismo populite, Molthrop definisce l’élite di tecnocrati e di ricercatori radicali che propugnavano, nei primi anni della rivoluzione digitale, il potere liberatorio e trasformativo in senso democratico della rete (Rheingold e Nelson ad esempio, ma anche Negroponte e Bill Gates) e nello stesso tempo erano già divenuti o si avviavano a divenire, consciamente o inconsapevolmente, l’élite dominante del nuovo capitalismo informazionale.

41 Rivuoluzione digitale ed editoria
”Noi stiamo vivendo nell’epoca della prima grande esplosione del commercio elettronico e mentre nel breve periodo i fondamentali economici di questa fiammata possono essere definiti osceni (“irrazionale esuberanza” è davvero un povero eufemismo), le sue conseguenze culturali sembrano più promettenti o almeno meno destinate a sparire nell’invitabile crash cui siamo prossimi. Ciò è particolarmente vero per le industrie e le società ad alto contenuto informazionale ed in particolare per l’editoria.”

42 La concretizzazione Amazon
Quattro anni dopo, ed integrando il ragionamento di Moulthrop possiamo affermare che il caso di Amazon non può e non deve essere considerato solamente come una parte del boom, sempre vaticinato e non ancora realizzatosi ad oggi, dell’e-commerce (commercio elettronico), ma deve essere considerato come il primo grande successo di un content provider digitale ad alta densità informazionale. Amazon.com, infatti, rappresenta, per così dire, il primo livello della metamorfosi digitale del mercato dei mass-media, e investe come un ciclone il primo mass media dell’era moderna: il libro e, più in generale il mondo della carta stampata. Un ambito industriale che ha sempre anticipato le trasformazioni del mercato dei mass-media e no, dal momento che le parole digitalizzate sono più facili da manipolare di quanto non lo siano le immagini, fisse o in movimento e i suoni, e più in generale i segni sono molto più facili da manipolare dei prodotti materiali.

43 La rivoluzione Amazon che la “rivoluzione Amazon” ha introdotto una innovazione fondamentale, che intacca uno degli snodi critici della catena del valore nel mondo del libro e della carta stampa: la distribuzione. Il problema del collo di bottiglia, costituito dalla “scarsità” dello spazio in libreria e del costo di questo canale distributivo, stimabile ad oltre il 50% del totale del prezzo di copertina, ha rappresentato e rappresenta il principale vincolo economico, insieme al costo della carta, alla profittabilità del settore della carta stampata. Ora, è chiaro che poter contare sul canale on-line per la distribuzione, e successivamente sul cosiddetto “download liquido” dei contenti sui più differenti supporti - “e-book”, “carta digitale”, telefoni Umts o computer mobili o fissi - permetterà agli editori, una volta infrastrutturatisi per questa nuova sfida, di eliminare i costi indiretti di promozione/distribuzione (promozione meditante personale dedicato e distribuzione attraverso le librerie) e di contenere, dopo l’investimento iniziale in tecnologia, i costi diretti di distribuzione.

44 Dal punto di vista dei lettori
. Dal punto di vista dei lettori, allo stesso modo, Amazon ha messo in grado decine di milioni di utenti, tutti i connessi alla rete, di attingere direttamente alla fonte dei contenuti, anche se ancora mediata dal supporto cartaceo dell’informazione, eliminando la necessità di recarsi in libreria e in prospettiva di pagare, incorporato nel costo dei volumi, il prezzo della distribuzione. Se molti lettori potranno abbandonarsi, di fronte a questa innovazione, alla nostalgia romantica per il profumo di carta, inchiostro e colla delle vecchie librerie e all’intimità melanconica del perdersi tra gli scaffali, non per questo il processo di “disintermediazione digitale” innescato dall’irruzione sul mercato di Amazon (la foresta pluviale dei libri on-line) verrà interrotto.

45 I vantaggi per il lettore
Egli può infatti: accedere ad un “magazzino” di milioni di volumi, cosa che nessuna libreria tradizionale e nessuna rete distributiva può garantire; interrogare in maniera personalizzata il data-base della libreria-biblioteca virtuale. Il motore di ricerca dei siti di vendita on-line di libri permette raffinate ricerche per parola chiave che agevolano la ricerca dei testi e dei contenuti multimediali che l’utente necessita; consultare e scaricare in rete indice, frontespizio, introduzione e una quarantina di pagine scelte del volume, in modo va poter valutare con calma la congruenza dei volumi con i suoi interessi; accedere a servizi interattivi di community on-line in forma sincrona o asincrona, cioè conoscere il parere di altri utenti su questo o quel libro, discutere on-line sui suoi contenuti e addirittura conoscere gli acquisti sulla stessa tematica effettuati dagli utenti di Amazon con gusti simili, possibilità garantita da sofisticati software di “metrica” della navigazione[1], basati sulle reti neurali (Autonomy®, che costituiscono il cuore tecnologico di Amazon e di molti altri portali.

46 Il nuovo ecosistema editoriale
Il caso di Amazon permette di comprendere l’entità delle trasformazioni in atto, e non si tratta che dell’inizio di una rivoluzione, che tende a trasformare l’intero volto dell’industria dei mass-media, e non solo lo snodo cruciale della distribuzione. “L’ipertestualità non è un nemico delle forme tradizionali di pubblicazione, ma il loro naturale alleato: per colpa di Amazon. Nessuno sta pensando ad una società senza carta. I libri che nascono in formato digitale non necessariamente debbono rimanere in questo stato, ma ci sono ottime ragione per lasciarli in formato digitale più a lungo di quanto non accada oggi.”.

47 Il nuovo ecosistema editoriale
Afferma infatti Moulthrop: “I media portati a loro limite tendono ad invertire le loro caratteristiche specifiche, ma non tutti i media operano questa inversione nel medesimo senso. Il caso di un media complesso, sincretico e fondamentalmente interattivo come l’ipertesto, può comportare un’”inversione” che non ci conduce alla medesima situazione comunicativa dei mass-media, non un inversione, ma una ritorno al futuro (déjà vu) verso un nuovo spazio culturale” (ibidem, p. 701). E’ possibile, cioè, che il nuovo spazio della scrittura digitale estenda, almeno in parte, le nostre possibilità di comunicazione e interazione sociale. Liberamente interpretando il pensiero di Moutrhop, è possibile che il web e gli strumenti della comunicazione digitale, una volta diffusisi capillarmente nella società e divenuti più decisamente commerciali e soggetti ad un fruizione meno attiva e più passivizzante di quanto non lo fosse ai suoi albori, aprano in ogni caso nuovi gradi di libertà (Bolter, 1996) al corpo economico e sociale delle società, leader ed affluenti, del capitalismo informazionale.

48 I sommersi e i salvati tra gli editori
Nella nuova ecologia editoriale ipotizzata da Moultrhop, e che si sta rapidamente divenendo una realtà, il download liquido farà probabilmente fallire, nel medio-lungo periodo, le grandi catene di librerie e rimarranno mercati di nicchia per editori le librerie di libri di pregio e di antiquariato. Ma questa enorme trasformazione non farà che aiutare, invece di farli sparire, i players più avvertiti del settore editoriale e librario.


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