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PubblicatoFina Santini Modificato 10 anni fa
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“Potenziamento della cultura della prevenzione degli infortuni e della normativa vigente rispetto a stage, tirocini e alternanza nel mondo del lavoro”.
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RISCHIO INCENDIO ED ESPLOSIONI
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Principi della combustione
Reazione chimica (ossidoriduzione) sufficientemente rapida tra una sostanza combustibile ed una sostanza comburente (normalmente l’ossigeno contenuto nell’aria) con emissione di energia sensibile (calore e luce) ed altri prodotti della combustione (gas, fumo) 3
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IL TRIANGOLO DEL FUOCO Principi della combustione
Perché si realizzi una combustione è necessario che siano soddisfatte tre condizioni (triangolo del fuoco). COMBUSTIBILE COMBURENTE ENERGIA DI INNESCO Sostanza in grado di bruciare Ossigeno presente nell’aria Temperatura di infiammabilità Se manca un solo componente non si può verificare un incendio COMBUSTIBILE OSSIGENO NOZIONI DI BASE SULLA PREVENZIONE INCENDI 2 Il fuoco è la manifestazione visibile di una reazione chimica che avviene tra due sostanze diverse (combustibile e comburente) con emissione di energia (calore). Affinché si realizzi un incendio, una combustione, è necessario che siano soddisfatte tre condizioni che vengono rappresentate, idealmente, con un triangolo. Se manca una sola di queste tre condizioni non si può verificare un incendio. L’incendio è una ossidazione rapida di sostanze combustibili o infiammabili con conseguente sviluppo di calore, fumo e gas a temperatura elevata. L'incendio è generalmente causato dallo scoccare di una scintilla, dall'accendersi di una fiamma oppure da una elevata temperatura in presenza di prodotti o materiali pericolosi esso è quasi sempre riconducibile ad un comportamento negligente o all’inosservanza di norme tecniche, nella mancanza di procedure e verifiche di sicurezza, dopo e raramente a casualità. L’incendio si distingue in tre fasi: fase di accensione: durante questa fase si può agire per tentare di sedare l'incendio fase di incendio: è la fase culminante dell'incendio, e si può solo cercare di contenerlo fase di estinzione: è caratterizzata da una rapida diminuzione della temperatura. CALORE 4
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SOSTANZA IN GRADO DI BRUCIARE
Principi della combustione COMBUSTIBILE SOSTANZA IN GRADO DI BRUCIARE PUO’ PRESENTARSI ALLO STATO SOLIDO (CARBONE, LEGNO, CARTA, ...) LIQUIDO (ALCOOL, BENZINA, GASOLIO, ...) GASSOSO (METANO, IDROGENO, PROPANO, ...) 5
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SOSTANZA CHE PERMETTE AL COMBUSTIBILE DI BRUCIARE
Principi della combustione COMBURENTE SOSTANZA CHE PERMETTE AL COMBUSTIBILE DI BRUCIARE 6
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Principi della combustione
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Principi della combustione
L'infiammabilità è caratterizzata da tre parametri: Punto di infiammabilità (flash point): è la temperatura minima alla quale, a pressione di 1 atm, la sostanza produce vapori in una quantità tale da dare una miscela con l'aria che in contatto con una scintilla o una fiamma può infiammarsi o esplodere. Temperatura di ignizione o autoaccensione (ignition temperature): è la temperatura minima richiesta per iniziare e auto-sostenere la combustione di una miscela dei vapori della sostanza, indipendentemente dalla sorgente di calore. Campo di infiammabilità: intervallo di composizione della miscela aria - sostanza in cui quest’ultima è infiammabile.
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O2 puro o in miscela nell'aria, nitrati, clorati, .....
Principi della combustione Alcune sostanze provocano una reazione esotermica quando vengono a contatto con altre sostanze soprattutto se infiammabili: possono incendiare le sostanze combustibili. Esempi di comburenti: O2 puro o in miscela nell'aria, nitrati, clorati, ..... Valgono le stesse norme valide per le sostanze infiammabili e vanno tenute ben lontano da quest'ultime, in ambienti esterni resistenti all'esplosione.
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Prodotti della combustione
Anidride carbonica (CO2) per combustione completa (abbondanza di ossigeno alla combustione) ossido/monossido di carbonio (CO) per effetto di combustione incompleta (carenza di ossigeno) vapore acqueo (H2O) anidride solforosa (SO2) e solforica (SO3) ceneri. 10
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TEMPERATURA DI ACCENSIONE
Parametri fisici della combustione TEMPERATURA DI ACCENSIONE MINIMA TEMPERATURA ALLA QUALE LA MISCELA COMBUSTIBILE-CORBURENTE INIZIA A BRUCIARE SPONTANEAMENTE IN MODO CONTINUO SENZA ULTERIORE APPORTO DI CALORE DALL’ESTERNO. BENZINA 250 °C GASOLIO °C LEGNO °C 11
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BENZINA 12 °C GASOLIO 85 °C LEGNO 200 °C
Parametri fisici della combustione TEMPERATURA D’INFIAMMABILITA’: TEMPERATURA ALLA QUALE OCCORRE PORTARE UN COMBUSTIBILE (LIQUIDO O SOLIDO) AFFINCHE’ ESSO EMETTA VAPORI COMBUSTIBILI IN QUANTITA’ DA INCENDIARSI IN PRESENZA DI UN INNESCO, SIA ESSO FIAMMA O SCINTILLA. BENZINA 12 °C GASOLIO 85 °C LEGNO 200 °C 12
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ENERGIA DI ACCENSIONE:
Parametri fisici della combustione ENERGIA DI ACCENSIONE: ENERGIA RICHIESTA PER PORTARE IL COMBUSTIBILE ALLA SUA TEMPERATURA DI ACCENSIONE IN PRESENZA DI ARIA. INNESCO: ELEMENTO CHE A CONTATTO CON LA MISCELA INFIAMMABILE NE DETERMINA L’AVVIO ALLA REAZIONE DI COMBUSTIONE (FIAMMA, SCINTILLA, …) 13
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La propagazione dell’incendio è influenzata da: estensione del locale;
posizione della sorgente d’ignizione; l’apertura di porte e finestre; presenza e distribuzione di materiale infiammabile; propagazione attraverso vani tecnici.
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Dinamica dell’incendio
Propagazione dell’incendio Dinamica dell’incendio
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PERDITA DI CONOSCENZA; ASFISSIA; DIMINUZIONE DELLA VISIBILITA’;
Effetti dell’incendio sulle persone USTIONI; PERDITA DI CONOSCENZA; ASFISSIA; DIMINUZIONE DELLA VISIBILITA’; CROLLO DELLE STRUTTURE PORTANTI.
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CLASSIFICAZIONE DEI FUOCHI (C.E.N.- U.N.I.)
CLASSE A: FUOCHI DA MATERIALI SOLIDI, GENERALMENTE DI NATURA ORGANICA, LA CUI COMBUSTIONE AVVIENE CON COMBUSTIONE DI BRACI; CLASSE B: FUOCHI DA LIQUIDI O DA SOLIDI LIQUEFATTIBILI; 17
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CLASSE C: FUOCHI DI GAS; Metano, GPL, acetilene, idrogeno …
Classificazione dei fuochi CLASSE C: FUOCHI DI GAS; Metano, GPL, acetilene, idrogeno … CLASSE D: FUOCHI DI METALLI; Magnesio, sodio, alluminio CLASSE E: FUOCHI DI NATURA ELETTRICA. E 18
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Estinguenti È importante conoscere l’agente estinguente: fare l’esempio classico della padella in cui si stanno friggendo le patatine. Se si incendia in casa, l’istinto porterebbe a mettere la padella sotto l’acqua, ma l’olio è più leggero dell’acqua e quindi tende a salire, propagando l’incendio Mettere sopra la pentola in fiamme un coperchio, per impedire il passaggio dell’ossigeno! Ricordare che, in caso di incendio, va tolta la corrente elettrica, per permettere l’uso degli idranti senza il rischio di rimanere folgorati!!!!
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I SISTEMI DI SPEGNIMENTO DEGLI INCENDI
Estinguenti Sostanze estinguenti I SISTEMI DI SPEGNIMENTO DEGLI INCENDI (Rottura del triangolo della combustione) SEPARAZIONE SOFFOCAMENTO RAFFREDDAMENTO INIBIZIONE CHIMICA 20
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A = calore B = combustibile C = reazione a catena D = comburente
Estinguenti A = calore B = combustibile C = reazione a catena D = comburente
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IDROCARBURI ALOGENATI GAS INERTI
Estinguenti Sostanze estinguenti ACQUA SCHIUMA POLVERI IDROCARBURI ALOGENATI GAS INERTI AGENTI ESTINGUENTI ALTERNATIVI ALL’HALON 22
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Meccanismi di estinzione
AZIONE ESTINGUENTE DELL’ACQUA L’azione estinguente dell’acqua avviene prevalentemente per raffreddamento del combustibile in fiamme. Indirettamente l’acqua esercita anche un’azione di soffocamento grazie alla formazione di vapore. AZIONE ESTINGUENTE DELLE SCHIUME L’azione estinguente delle schiume è essenzialmente un’azione di soffocamento. Le schiume creano infatti dei film sottilissimi che impediscono il contatto tra il combustibile ed il comburente, soffocando l’incendio. Sono generalmente impiegate per lo spegnimento di incendi generati da liquidi infiammabili.
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Meccanismi di estinzione
Estintore a CO2 Estintore a polvere L’estintore a CO2 si usa per le apparecchiature elettriche ed elettroniche, perché se usiamo l’estintore a polvere, poi dobbiamo buttare via tutto!!! 24
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ESTINTORE AD ANIDRIDE CARBONICA
Meccanismi di estinzione ESTINTORI ESTINTORE A POLVERE ESTINTORE AD ANIDRIDE CARBONICA
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ESTINTORI Tempo di scarica 9-10 sec Meccanismi di estinzione
La valutazione della capacità totale di un estintore va commisurata alle reali possibilità di azione che può fornire Utilizzare il tipo appropriato di estinguente Perché l’estintore si dimostri efficace è necessario porre attenzione alle modalità di impiego
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ERRATO IMPIEGO DEGLI ESTINTORI
Meccanismi di estinzione USO ESTINTORI ERRATO IMPIEGO DEGLI ESTINTORI NON DIRIGERE IL GETTO DELL’ESTINTORE CONTRO VENTO NON AZIONARE L’ESTINTORE SOLO PER PROVA NON DIRIGERE IL GETTO A VANVERA PER PICCOLI INCENDI NON SPRECARE INSENSATAMENTE TUTTO IL CONTENUTO ERRATO 27
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ERRATO IMPIEGO DEGLI ESTINTORI
Meccanismi di estinzione USO ESTINTORI ERRATO IMPIEGO DEGLI ESTINTORI IN CASO DI INCENDIO DI LIQUIDO INFIAMMABILE NON DIRIGERE IL GETTO VERSO UN UNICO PUNTO NON ATTACCARE MAI INCENDI DI GRANDE ESTENSIONE DA SOLO CON UN ESTINTORE NON RIMETTERE SUBITO AL LORO POSTO ESTINTORI USATI ANCHE SE PARZIALMENTE ERRATO 28 28
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CORRETTO IMPIEGO DEGLI ESTINTORI
Meccanismi di estinzione USO ESTINTORI CORRETTO IMPIEGO DEGLI ESTINTORI DIRIGERE IL GETTO SEMPRE CON IL VENTO ALLE SPALLE E INIZIANDO DAL BASSO. LA NUBE DI POLVERE DEVE RAGGIUNGERE UNA ESTENSIONE OTTIMALE SUL FRONTE DELLE FIAMME INIZIARE L’OPERAZIONE DI SPEGNIMENTO SEMPRE DAL DAVANTI E DAL BASSO, RESPINGENDO GRADUALMENTE IL FRONTE DELLE FIAMME CORRETTO 29
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CORRETTO IMPIEGO DEGLI ESTINTORI
Meccanismi di estinzione USO ESTINTORI CORRETTO IMPIEGO DEGLI ESTINTORI PER LO SPEGNIMENTO, USARE SOLTANTO IL NECESSARIO TENENDO UNA PARTE PER LA POSSIBILE EVENTUALE RIPRESA DELLA FIAMMA DISTRIBUIRE LA NUBE DI POLVERE A VENTAGLIO, CON IL VENTO ALLE SPALLE, RESPINGENDO IL FRONTE DELLE FIAMME DAL FOCOLAIO CORRETTO 30
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Meccanismi di estinzione
USO ESTINTORI
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Protezione antincendio
LA COMPARTIMENTAZIONE INTESA COME PROTEZIONE DELLA STRUTTURA DEGLI EDIFICI R STABILITÀ OSSIA ATTITUDINE A MANTENERE LE PROPRIE CAPACITÀ MECCANICHE SOTTO L’AZIONE TERMICA. E CAPACITÀ DELL’ELEMENTO D’IMPEDIRE, E CONTEMPORANEAMENTE DI NON PRODURRE,IL PASSAGGIO DI FIAMME, VAPORI E GAS. I INDICA LA CAPACITÀ D’IMPEDIRE IL PASSAGGIO DI CALORE ANCHE SOTTO FORMA D’IRRAGGIAMENTO. Come si vede dall’immagine, può capitare di essere chiusi in un locale (es. camera d’albergo) al di fuori del quale si presume possa esserci un incendio: non toccare a mani nude la maniglia!!!! E se non è possibile uscire mettere dei panni, indumenti, asciugamani etc. bagnati intorno alle fessure per impedire o ritardare il passaggio del fumo!!! 32
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TIPI DI RILEVATORI DI INCENDIO
Rilevazione d’incendio TIPI DI RILEVATORI DI INCENDIO RILEVATORI TERMICI RILEVATORI DI FUMO RILEVATORI DI FIAMMA RILEVATORI DI GAS 33
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Rilevazione d’incendio
UTILITÀ LO SCOPO DI UN SISTEMA DI RILEVAZIONE AUTOMATICA D’ INCENDIO È QUELLO DI RILEVARE L’INCENDIO NEL MINOR TEMPO POSSIBILE E DI DARE UN ALLARME PER INTRAPRENDERE INTERVENTI IMMEDIATI. 34
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PIANO DI EMERGENZA PIANO OPERATIVO
Emergenza evacuazione PIANO DI EMERGENZA INSIEME DEI PROVVEDIMENTI TECNICI E AMMINISTRATIVI IN MODO DA GARANTIRE L’ORDINATO SUSSEGUIRSI DELLE VARIE FASI EVITANDO IMPROVVISAZIONI O INTRALCI PIANO OPERATIVO DEFINISCE LE PROCEDURE CHE DEVONO ESSERE ATTUATE DAL PERSONALE IN CASO DI INCENDIO E DA TUTTI COLORO CHE SONO COINVOLTI DALL’EMERGENZA IN CORSO 35
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PIANO DI EVACUAZIONE AMBIENTI PERSONALE PREPOSTO ALL’EVACUAZIONE
Emergenza evacuazione PIANO DI EVACUAZIONE AMBIENTI DEFINISCE LE PROCEDURE CHE DEVONO ESSERE ATTUATE DAL PERSONALE INCARICATO DI GESTIRE L’EVACUAZIONE PERSONALE PREPOSTO ALL’EVACUAZIONE SCELTO TRA I PREPOSTI O I LAVORATORI, E’ FORMATO PER ACCOMPAGNARE LE PERSONE PRESENTI NELLA ZONA DI PROPRIA COMPETENZA SINO AL LUOGO SICURO ASSEGNATO 36
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Emergenza evacuazione
L’EMERGENZA È UN FATTO IMPREVISTO CHE COGLIE DI SORPRESA TUTTI COLORO CHE SONO PRESENTI NELL’AMBIENTE DI LAVORO. LE NORME E LE PROCEDURE DELL’EMERGENZA DEVONO ESSERE DESCRITTE NEL PIANO DELLE EMERGENZE TUTTI I LAVORATORI SONO COINVOLTI MA SOLO QUELLI CHE SONO STATI DESIGNATI SONO AUTORIZZATI A DIRIGERE LE FASI DI EMERGENZA O EVACUAZIONE. NOZIONI DI BASE EMERGENZA ED EVACUAZIONE 1 L’emergenza è una circostanza differente da tutti gli altri avvenimenti che, normalmente, si presentano. Si tratta, dunque, di un fatto imprevisto che coglie di sorpresa tutti coloro che sono presenti nell’ambiente di lavoro. Una corretta azione di emergenza deve essere prevista e descritta nell’apposito Piano delle Emergenze. Anche se tutti i lavoratori sono coinvolti spetta unicamente a coloro che sono stati designati ed hanno frequentato un apposito corso dirigere le fasi dell’emergenza e nel caso dell’evacuazione totale o parziale. Al fine di facilitare l’evacuazione dal luogo di lavoro apposite “planimetrie” indicanti le “vie di fuga” sono appese alle pareti nei punti visibili. Allo stesso tempo il percorso di sicurezza deve essere reso ben visibile con una adeguata segnaletica presente nei punti strategici. Le uscite di sicurezza devono sempre, giornalmente, essere verificate affinché non siano chiuse e le vie di fuga devono essere libere da ingombri di materiali di deposito o semplicemente accatastato LE USCITE DI SICUREZZA DEVONO SEMPRE ESSERE VERIFICATE AFFINCHÉ NON VI SIANO PORTE CHIUSE E VIE INGOMBRE 37
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Incendio e propagazione fumi; Terremoto;
Emergenza: scenari Incendio e propagazione fumi; Terremoto; Emergenza di pronto soccorso sanitario; Fuga di gas o sostanze pericolose; Errato funzionamento di impianti tecnologici; Crollo di strutture interne; Guasto elettrico; Allagamento.
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NEL CASO SI SENTA IL SEGNALE DI ALLARME
Modalità evacuazione NEL CASO SI SENTA IL SEGNALE DI ALLARME SI DEVE: ABBANDONARE LO STABILE SENZA INDUGI, ORDINATAMENTE E CON CALMA NON CREARE ALLARMISMO E CONFUSIONE, NON GRIDARE NON CORRERE, NON SPINGERE NON PORTARE CON SÉ BORSE O PACCHI VOLUMINOSI NOZIONI DI BASE EMERGENZA ED EVACUAZIONE 2 Nel caso si senta il segnale di allarme antincendio si deve: abbandonare lo stabile senza indugi, ordinatamente e con calma, non creare allarmismo o confusione, non spingere, non gridare e non correre. utilizzare unicamente le scale mentre è assolutamente vietato l’uso degli ascensori o montacarichi; non portare con se borse o pacchi voluminosi; non tornare indietro per nessun motivo; seguire le indicazioni di via di fuga ed utilizzare le uscite di emergenza; raggiungere il punto sicuro al di fuori dell’edificio 39
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NEL CASO SI SENTA IL SEGNALE DI ALLARME
Modalità evacuazione NEL CASO SI SENTA IL SEGNALE DI ALLARME SI DEVE: NON TORNARE INDIETRO PER NESSUN MOTIVO SEGUIRE SEMPRE LE INDICAZIONI DI VIA DI FUGA UTILIZZARE LE USCITE DI EMERGENZA RAGGIUNGERE IL PUNTO SICURO AL DI FUORI DELL’EDIFICIO SOSTANDO ALL’APERTO E MAI NELLE VICINANZE DELLO STABILE, PARETI O DI PIANTE NOZIONI DI BASE EMERGENZA ED EVACUAZIONE 2 Nel caso si senta il segnale di allarme antincendio si deve: abbandonare lo stabile senza indugi, ordinatamente e con calma, non creare allarmismo o confusione, non spingere, non gridare e non correre. utilizzare unicamente le scale mentre è assolutamente vietato l’uso degli ascensori o montacarichi; non portare con se borse o pacchi voluminosi; non tornare indietro per nessun motivo; seguire le indicazioni di via di fuga ed utilizzare le uscite di emergenza; raggiungere il punto sicuro al di fuori dell’edificio 40
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NEL CASO SI SENTA IL SEGNALE DI ALLARME
Modalità evacuazione ASSISTENZA AI DIVERSAMENTE ABILI NEL CASO SI SENTA IL SEGNALE DI ALLARME SI DEVE: MANTENERE LA CALMA CHI NON È IN GRADO DI MUOVERSI ATTENDA I SOCCORSI EVACUARE I LOCALI IN MODO ORDINATO NON USARE ASCENSORI E MONTACARICHI IN PRESENZA DI FUMO COPRIRSI LA BOCCA CON UN FAZZOLETTO UMIDO E CAMMINARE CARPONI A TERRA NON OSTRUIRE GLI ACCESSI DOPO ESSERE USCITI NEI PUNTI DI RACCOLTA ATTENDERE GLI ORDINI ATTENDERE IL SEGNALE DI CESSATA EMERGENZA NOZIONI DI BASE EMERGENZA ED EVACUAZIONE 3 I lavoratori designati quali addetti alle emergenze, che di norma coincidono con coloro che hanno effettuato il corso per la prevenzione incendi o anche con alcuni che hanno effettuato il corso di pronto soccorso, devono avere una formazione specifica. Fondamentale è la conoscenza del proprio ambiente e spazio di lavoro o zona nella quale devono intervenire. Altrettanto utili sono apposite schede riassuntive dei comportamenti nei diversi casi di pericolo. Infatti le azioni da compiere in base alle eventuali emergenze sono differenti. Alle regole e norme di carattere generale vanno aggiunte specifiche informazioni circa l’evacuazione e l’emergenza in caso di terremoto, in caso di fuga di gas, in caso di ordigno esplosivo, in caso di alluvione, in caso di rapina, e via dicendo. 41
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Modalità evacuazione ASSISTENZA AI DISABILI
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Incendi: cause DEPOSITO O MANIPOLAZIONE NON IDONEA DI SOSTANZE
INFIAMMABILI O COMBUSTIBILI; ACCUMULO DI RIFIUTI, CARTA O ALTRO MATERIALE COMBUSTIBILE CHE PUÒ ESSERE FACILMENTE INCENDIATO (ACCIDENTALMENTE O DELIBERATAMENTE); NEGLIGENZA NELL'USO DI FIAMME LIBERE E DI APPARECCHI GENERATORI DI CALORE; INADEGUATA PULIZIA DELLE AREE DI LAVORO E SCARSA MANUTENZIONE DELLE APPARECCHIATURE; 43
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Incendi: cause IMPIANTI ELETTRICI O UTILIZZATORI DIFETTOSI,
SOVRACCARICATI E NON ADEGUATAMENTE PROTETTI; RIPARAZIONI O MODIFICHE DI IMPIANTI ELETTRICI EFFETTUATE DA PERSONE NON QUALIFICATE; APPARECCHIATURE ELETTRICHE LASCIATE SOTTO TENSIONE ANCHE QUANDO INUTILIZZATE; UTILIZZO NON CORRETTO DI IMPIANTI DI RISCALDAMENTO PORTATILI; 44
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Incendi: cause OSTRUZIONE DELLA VENTILAZIONE DI APPARECCHI DI
RISCALDAMENTO, MACCHINARI, APPARECCHIATURE ELETTRICHE E DI UFFICIO; FUMARE OVE È PROIBITO, O NON USARE IL POSACENERE; NEGLIGENZE DI APPALTATORI O DI ADDETTI ALLA MANUTENZIONE. 45
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Prevenzione incendi REGOLE
NEI LUOGHI IN CUI VI È PERICOLO DI INCENDIO (GAS, VAPORI, ECC) È TASSATIVAMENTE VIETATO FUMARE, SCALDARE VIVANDE, USARE FIAMME LIBERE. SPEGNERE IL MOTORE DEI VEICOLI E DELLE INSTALLAZIONI DURANTE I RIFORNIMENTI DI CARBURANTE. VIETARE L’ACCUMULO DI MATERIALI INFIAMMABILI (LEGNO, CARTONI, STRACCI) I MACCHINARI DI LAVORO CHE PRODUCONO SCINTILLE DEVONO ESSERE DOTATI DI IDONEA PROTEZIONE. IL TRAVASO DEI LIQUIDI DEVE AVVENIRE SENZA SPANDIMENTI. NON ESPORRE BOMBOLE DI GAS A FONTI DI CALORE. 46
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Piano di emergenza 47
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Piano di emergenza 48
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Piano di emergenza 49
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Autori ISIS VALCERESIO BISUSCHIO prof.ssa DI FORTI MARISA
prof.ssa PARIS CRISTINA prof.ssa ZINI LAURA IPSSCTS VERRI BUSTO ARSIZIO prof.ssa CAMMARANO GIOVANNA ISIS FACCHINETTI BUSTO ARSIZIO prof. CALAMUSA FRANCESCO prof.ssa PERONI ANNA MARIA ISSP FIORINI BUSTO ARSIZIO prof.ssa CATTANEO STEFANIA ITC TOSI BUSTO ARSIZIO prof.ssa RAMPONI MARIA ROSARIA prof.ssa MANCINI ANNA prof.ssa ALOISIO CARMELA LICEO CANDIANI BUSTO ARSIZIO prof.ssa ANGELERI ELENA LICEO CRESPI BUSTO ARSIZIO prof.ssa COLOMBO MARCELLA LICEO PANTANI BUSTO ARSIZIO prof.ssa USLENGHI MARTA IPC FALCONE GALLARATE prof. CASTELLI MAURIZIO prof. COSMA DANILO prof. GOMARASCHI SILVANO ISIS PONTI GALLARATE prof. SARMAN ENZO prof. MORETTI ALESSANDRO prof. SABELLA MAURO ITC GADDA ROSSELLI GALLARATE prof.ssa MAMMI' ANNA MARIA prof.ssa BARDELLI CRISTINA IIS STEIN GAVIRATE prof. PERAZZOLO BRUNO prof. ZAGO MARCO ISIS KEYNES GAZZADA prof.ssa CERI FRANCESCA ISIS CITTA' LUINO LUINO prof.ssa SERGI DANIELA prof.ssa BINDA MARIA CORINNA IPSIA PARMA SARONNO prof.ssa TORRISI MARIA prof. RANCO ALBERTO ITIS RIVA SARONNO prof. MESSINA SALVATORE IIS DON MILANI TRADATE prof.ssa SANTANDREA EMILIA ITPA MONTALE TRADATE prof.ssa SCALISI AGATA IPA DE FILIPPI VARESE prof. SAVIANO LUIGI prof. BERNASCONI OSCAR ISIS NEWTON VARESE prof. NAZZARI ALBERICO ISIS MANZONI VARESE prof.ssa RUDI ANTONELLA ISISS DAVERIO VARESE prof.ssa BALESTRA CHIARA prof.ssa SPADOLINI MARIA LUIGIA Coordinamento, redazione: USP Emanuela Chiarenza, Vito Ilacqua INAIL Claudio Zanin
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