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PubblicatoPierina Parodi Modificato 11 anni fa
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Conferenza stampa “Le proposte di Farmindustria sull’applicazione della manovra di luglio (legge 111/2011)” Alcuni dati di settore 8 giugno 2012
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L’industria farmaceutica in Italia: un valore che il Paese non può perdere
Contributo diretto e indotto dell’industria farmaceutica in Italia e spesa pubblica per medicinali rimborsabili – (miliardi di euro, dati a ricavo industria) 16 15,3 Industria farmaceutica 14 indotto 12,5 3,7 12,2 12 3,5 10 5,9 8 6 4,0 4,3 4 2,9 Nel 2010 a fronte di una spesa farmaceutica pubblica totale (territoriale+ospedaliera) di 12,3 miliardi di euro a ricavo industria, le imprese del farmaco – insieme all’indotto – hanno offerto al Paese 3 miliardi di investimenti in Ricerca e Produzione; 6,0 miliardi di stipendi e contributi; 3,5 di tasse.Al “guadagno” netto di 200 milioni, si aggiungono 14 miliardi di esportazioni, il 56% della produzione realizzata in Italia. Invecchiamento della popolazione, crescente domanda di Salute e progressi nelle terapie causano inevitabilmente un aumento della domanda di medicinali. L’Italia può decidere se soddisfarla con consumi appropriati e condizioni compatibili con una forte produzione nel Paese. Oppure importando gli 12,3 miliardi di euro di medicinali, con una spesa “in perdita”, poiché da una sola presenza commerciale della farmaceutica, il Paese avrebbe un contributo di 4,3 miliardi. Ecco perché penalizzare l’industria del farmaco può avere esiti in termini di cassa apparentemente positivi nell’immediato, ma che intaccano l’attrattività dei territori, i piani di sviluppo delle aziende, gli investimenti, l’occupazione. 2 2,4 Investimenti Produzione e R&S Stipendi e contributi Imposte dirette, specifiche e IVA Contributo effettivo dell’industria farmaceutica e dell’indotto Export farmaceutico Spesa a ricavo industria medicinali rimborsabili e vaccini (territoriale+ospedaliera escl. payback) Contributo dell’industria farmaceutica con sola presenza commerciale Fonte: elaborazioni e stime su dati Aifa, Farmindustria, Istat
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La farmaceutica è la prima industria hi-tech per presenza in Italia
Export in % sulla produzione farmaceutica realizzata in Italia 65 mila addetti (circa 90% laureati o diplomati) 70 61% 60 61 mila addetti nell’indotto 50 40 6 mila addetti alla R&S, il 9% degli addetti totali (1,6% nella media dell’industria) 30 20 25 miliardi di euro di produzione, il 61% rivolto all’export (15 miliardi). Secondo produttore europeo (dopo la Germania) 10 1991 1996 2001 2006 2011 Quota della farmaceutica rispetto al totale dei settori hi-tech in Italia 2,4 miliardi di euro di investimenti, dei quali 1,2 in Ricerca (il 12% dell’industria manifatturiera) e ,2 in impianti ad alta tecnologia Nel 2010 a fronte di una spesa farmaceutica pubblica totale (territoriale+ospedaliera) di 12,3 miliardi di euro a ricavo industria, le imprese del farmaco – insieme all’indotto – hanno offerto al Paese 3 miliardi di investimenti in Ricerca e Produzione; 6,0 miliardi di stipendi e contributi; 3,5 di tasse.Al “guadagno” netto di 200 milioni, si aggiungono 14 miliardi di esportazioni, il 56% della produzione realizzata in Italia. Invecchiamento della popolazione, crescente domanda di Salute e progressi nelle terapie causano inevitabilmente un aumento della domanda di medicinali. L’Italia può decidere se soddisfarla con consumi appropriati e condizioni compatibili con una forte produzione nel Paese. Oppure importando gli 12,3 miliardi di euro di medicinali, con una spesa “in perdita”, poiché da una sola presenza commerciale della farmaceutica, il Paese avrebbe un contributo di 4,3 miliardi. Ecco perché penalizzare l’industria del farmaco può avere esiti in termini di cassa apparentemente positivi nell’immediato, ma che intaccano l’attrattività dei territori, i piani di sviluppo delle aziende, gli investimenti, l’occupazione. Addetti 30% Investimenti (in produzione e Ricerca) 43% Fonte:elaborazioni su dati Istat, Eurostat Export 47%
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La farmaceutica crea valore per l’intero network dell’hi-tech in Italia
Nel 2010 a fronte di una spesa farmaceutica pubblica totale (territoriale+ospedaliera) di 12,3 miliardi di euro a ricavo industria, le imprese del farmaco – insieme all’indotto – hanno offerto al Paese 3 miliardi di investimenti in Ricerca e Produzione; 6,0 miliardi di stipendi e contributi; 3,5 di tasse.Al “guadagno” netto di 200 milioni, si aggiungono 14 miliardi di esportazioni, il 56% della produzione realizzata in Italia. Invecchiamento della popolazione, crescente domanda di Salute e progressi nelle terapie causano inevitabilmente un aumento della domanda di medicinali. L’Italia può decidere se soddisfarla con consumi appropriati e condizioni compatibili con una forte produzione nel Paese. Oppure importando gli 12,3 miliardi di euro di medicinali, con una spesa “in perdita”, poiché da una sola presenza commerciale della farmaceutica, il Paese avrebbe un contributo di 4,3 miliardi. Ecco perché penalizzare l’industria del farmaco può avere esiti in termini di cassa apparentemente positivi nell’immediato, ma che intaccano l’attrattività dei territori, i piani di sviluppo delle aziende, gli investimenti, l’occupazione. Fonte: Farmindustria, Pharmintec
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Nei dati della Banca d’Italia l’importanza della farmaceutica per la crescita dell’industria
Nel 2010 a fronte di una spesa farmaceutica pubblica totale (territoriale+ospedaliera) di 12,3 miliardi di euro a ricavo industria, le imprese del farmaco – insieme all’indotto – hanno offerto al Paese 3 miliardi di investimenti in Ricerca e Produzione; 6,0 miliardi di stipendi e contributi; 3,5 di tasse.Al “guadagno” netto di 200 milioni, si aggiungono 14 miliardi di esportazioni, il 56% della produzione realizzata in Italia. Invecchiamento della popolazione, crescente domanda di Salute e progressi nelle terapie causano inevitabilmente un aumento della domanda di medicinali. L’Italia può decidere se soddisfarla con consumi appropriati e condizioni compatibili con una forte produzione nel Paese. Oppure importando gli 12,3 miliardi di euro di medicinali, con una spesa “in perdita”, poiché da una sola presenza commerciale della farmaceutica, il Paese avrebbe un contributo di 4,3 miliardi. Ecco perché penalizzare l’industria del farmaco può avere esiti in termini di cassa apparentemente positivi nell’immediato, ma che intaccano l’attrattività dei territori, i piani di sviluppo delle aziende, gli investimenti, l’occupazione.
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Sempre più difficile per la crescita dell’export sostenere l’attività produttiva in Italia
Produzione farmaceutica in Italia: evoluzione (var % rispetto all’anno precedente) Italia: Mercato farmaceutico e sue componenti (var % rispetto all’anno precedente) 15% 18% 16% non retail 14% +9,6% 10% 12% 10% 8% 5% totale 6% +4,3% 4% +0,7% +1,8% 0% 2% +0,7% 0% -2% -4,7% retail -5% Nel 2010 a fronte di una spesa farmaceutica pubblica totale (territoriale+ospedaliera) di 12,3 miliardi di euro a ricavo industria, le imprese del farmaco – insieme all’indotto – hanno offerto al Paese 3 miliardi di investimenti in Ricerca e Produzione; 6,0 miliardi di stipendi e contributi; 3,5 di tasse.Al “guadagno” netto di 200 milioni, si aggiungono 14 miliardi di esportazioni, il 56% della produzione realizzata in Italia. Invecchiamento della popolazione, crescente domanda di Salute e progressi nelle terapie causano inevitabilmente un aumento della domanda di medicinali. L’Italia può decidere se soddisfarla con consumi appropriati e condizioni compatibili con una forte produzione nel Paese. Oppure importando gli 12,3 miliardi di euro di medicinali, con una spesa “in perdita”, poiché da una sola presenza commerciale della farmaceutica, il Paese avrebbe un contributo di 4,3 miliardi. Ecco perché penalizzare l’industria del farmaco può avere esiti in termini di cassa apparentemente positivi nell’immediato, ma che intaccano l’attrattività dei territori, i piani di sviluppo delle aziende, gli investimenti, l’occupazione. -4% 2009 2010 2011 2002 2004 2006 2008 2010 2012 (marzo) Produzione Export Produzione senza crescita export Prevedibile rallentamento dell’export e preoccupazioni sulla sostenibilità degli attuali livelli produttivi e occupazionali, specie alla luce dei trend di mercato nel 2012 Fonte: Farmindustria, IMS
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-13,3% (~ 10mila addetti in meno)
Concreti segni di pericolo per la sostenibilità della presenza industriale Addetti nell’industria farmaceutica in Italia (in migliaia) Crescita degli investimenti in Produzione e R&S farmaceutica in Italia (var % media di periodo) 75 -13,3% (~ 10mila addetti in meno) 71 studi clinici in calo 67 63 Nel 2010 a fronte di una spesa farmaceutica pubblica totale (territoriale+ospedaliera) di 12,3 miliardi di euro a ricavo industria, le imprese del farmaco – insieme all’indotto – hanno offerto al Paese 3 miliardi di investimenti in Ricerca e Produzione; 6,0 miliardi di stipendi e contributi; 3,5 di tasse.Al “guadagno” netto di 200 milioni, si aggiungono 14 miliardi di esportazioni, il 56% della produzione realizzata in Italia. Invecchiamento della popolazione, crescente domanda di Salute e progressi nelle terapie causano inevitabilmente un aumento della domanda di medicinali. L’Italia può decidere se soddisfarla con consumi appropriati e condizioni compatibili con una forte produzione nel Paese. Oppure importando gli 12,3 miliardi di euro di medicinali, con una spesa “in perdita”, poiché da una sola presenza commerciale della farmaceutica, il Paese avrebbe un contributo di 4,3 miliardi. Ecco perché penalizzare l’industria del farmaco può avere esiti in termini di cassa apparentemente positivi nell’immediato, ma che intaccano l’attrattività dei territori, i piani di sviluppo delle aziende, gli investimenti, l’occupazione. 59 1997 1999 2001 2003 2005 2007 2009 2011 Fonte: Farmindustria, Istat
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Crescita della quota % sul PIL (2010-2030)
L’Italia non spende “troppo” per la Sanità, ma spesso spende male e penalizza l’innovazione Spesa sanitaria pubblica in % sul PIL Composizione del Finanziamento SSN (% sul totale) Quota % sul PIL (2009) Crescita della quota % sul PIL ( ) farmaceutica territoriale (*) (13,3%) Prevenzione (5%) Francia 9,2 1,5 Altre voci di assistenza territoriale (39,5%) Farmaceutica ospedaliera (2,4%) Germania 8,9 0,9 Regno Unito 8,2 3,3 Italia 7,2 0,6 Spagna 7,0 1,6 Media Big 5 8,1 1,6 Altre voci di spesa ospedaliera (39,8%) Altri Paesi Ue 15 8,1 1,6 Media Ue 15 8,1 1,6 I confronti internazionali (fonte OECD) mostrano che l’Italia per la sanità pubblica spende sia in % sul PIL sia in termini pro-capite circa il 10% meno degli altri grandi Paesi, verso i quali ha anche proiezioni inferiori di crescita della spesa rispetto al PIL entro il Un confronto ancora più penalizzante per la farmaceutica totale (territoriale e ospedaliera), che rappresenta complessivamente meno del 16% del totale del finanziamento SSN, per la quale la spesa procapite è inferiore a quella negil altri Big Ue (Germania, Francia, UK e Spagna). USA 8,3 5,1 * include una parte di spesa privata, ovvero la compartecipazione alla spesa da parte dei cittadini In % sul PIL e in procapite la spesa sanitaria in Italia è più bassa di circa il 10% rispetto agli altri grandi Paesi Ue (e del 25% considerando la farmaceutica) Fonte: stime su dati Oecd, Ministero Salute, FMI
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Sull’industria farmaceutica oneri sproporzionati per il contenimento della spesa pubblica
Variazione % cumulata Nel 2011 la spesa farmaceutica pubblica totale è scesa del 4%, per gli altri beni e servizi acquistati dal SSN è cresciuta del 2,5% Nel 2012 farmaceutica ancora in calo (-2% nel primo trimestre) Altri beni e servizi acquistati dal SSN +18% Totale spesa sanitaria pubblica +10% Negli ultimi 5 anni la % sul PIL della farmaceutica pubblica è ferma all’1,1% (entro il 2014 scenderà all’1%) Personale SSN e onorari medici +6% le imprese hanno pagato oltre 11 miliardi per esigenze di finanza pubblica Considerando la spesa farmaceutica pubblica totale (territoriale+ospedaliera), dal 2006 al 2010 si registra un aumento complessivo del 6,1% rispetto all’11,9% del totale della spesa sanitaria e al 19,2% degli altri beni e servizi sanitari. In termini pro-capite la spesa farmaceutica è cresciuta del 3,2% (equivalente a 9 euro) rispetto a un’inflazione del 7,7%. Nello stesso tempo, alcune misure sui risultati a livello regionale mostrano come nel nostro Paese si riscontrino differenze per larga parte non giustificabili e che potrebbero portare significativi risparmi se ricondotte a valori più uniformi a quelle con migliori livelli di efficienza. Inflazione (+11%) Farmaceutica pubblica totale* +2% Spesa farmaceutica pubblica procapite in calo (-0,8%) 0% 5% 10% 15% 20% * territoriale+ospedaliera, esc. copayment e payback, inclusi i vaccini Fonte: elaborazioni su dati Istat, Aifa,
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Condizioni penalizzanti per l’innovazione e ritardi per l’accesso a livello regionale
Giorni necessari per inserire i farmaci nel primo prontuario dopo quello nazionale, per Regione (farmaci con AIC nel periodo ) % delle vendite in farmacia di medicinali lanciati negli ultimi 3-5 anni (% sul totale 2011) Farmaci con brevetto lanciati negli ultimi 3 anni Farmaci con brevetto lanciati negli ultimi 5 anni massimo 530 12 10,8 10 8,9 8,2 8,3 8 6 5,3 3,9 Media Italia 305 giorni 4 3,3 3,5 3,1 AIC : 246 AIC : 350 2 1,5 In Italia la spesa pubblica per medicinali in farmacia è inferiore del 30% a quella negli altri Paesi (in Italia la spesa è di 181 euro rispetto a 273 nei Big Ue), non per una limitazione nelle prestazioni erogate (anzi, il tasso di copertura è ai massimi livelli in Europa), ma perché i prezzi in Italia sono i più bassi nell’Ue. 217 minimo 100 200 300 400 500 600 ITALIA Altri Big area euro GER FRA SPA Dal primo livello regionale all’uso effettivo nelle strutture sono necessari in media altri 70 giorni Dal gap rispetto alla media, ricavi inferiori: milioni per i farmaci lanciati negli ultimi anni e 500 per quelli negli ultimi 5 anni Fonte: Farmindustria, elaborazioni su dati IMS
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Tempi di pagamento in aumento che bloccano risorse che potrebbero essere investite
Tempi di pagamento dalle strutture pubbliche per le imprese del farmaco (giorni, dati trimestrali) In media pagamenti a 251 giorni (+20% rispetto al 2009), con Regioni stabilmente oltre i 700. Per le aziende crediti pari a circa 4 miliardi +20% Investimenti in produzione e R&S (miliardi di euro) 7,5 6,0 mar 2008 mar 2009 mar 2010 mar 2011 mar 2012 4,5 “Con tempi di pagamento pari a Francia, UK, Germania si libererebbero risorse rispettivamente pari a 2, 3 e 5 miliardi. Maggiori risorse per gli investimenti rafforzerebbero nel medio/lungo termine la competitività delle imprese del farmaco operanti in Italia”, Prometeia, novembre 2011 3,0 In Italia la spesa pubblica per medicinali in farmacia è inferiore del 30% a quella negli altri Paesi (in Italia la spesa è di 181 euro rispetto a 273 nei Big Ue), non per una limitazione nelle prestazioni erogate (anzi, il tasso di copertura è ai massimi livelli in Europa), ma perché i prezzi in Italia sono i più bassi nell’Ue. 1,5 0,0 ITA FRA UK GER crescita con tempi di pagamento: Livello reale ITA=FRA ITA=UK ITA=GER
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È a brevetto scaduto l’88% del mercato, con forte crescita dei farmaci generici
Vendite di medicinali rimborsati per tipo di copertura brevettuale (% sul totale, in unità, gen-dic 2011) Variazione % delle vendite a valori (canale farmacia, pubblico e privato) 2011 2006 – media annua % sul totale CON COPERTURA BREVETTUALE 12% TOTALE MERCATO -2,2% -0,4% SENZA COPERTURA BREVETTUALE 88% Farmaci di marca (con o senza brevetto) -3,2% -1,3% Di marca a brevetto scaduto 65% Farmaci generici +10,3% +15,7% Generici 18% Tra le prime 15 imprese per numero di confezioni vendute, 5 sono genericiste Altro (ad es. mai coperti da brevetto) Sono considerati equivalenti tutti i medicinali a base dello stesso principio attivo, con uguale via di somministrazione, forma farmaceutica e dosaggio unitario, caratterizzati dal nome della molecola (i cosiddetti “generici” o unbranded) oppure con nome di fantasia (equivalenti branded). Dal 2001 il mercato a brevetto scaduto si è sviluppato arrivando a una quota del 55% dei consumi e del 32% della spesa, con riferimento alle liste di trasparenza. Il totale dei medicinali off-patent raggiunge l’87% delle confezioni rimborsate (dati IMS). Esistono infatti molecole a brevetto scaduto (quindi “genericabili”) senza la presenza di generici e che sono coperte solo da prodotti branded. Quando scade il brevetto, un farmaco può essere prodotto anche da imprese diverse da quella che lo ha scoperto, a prezzi inferiori perché queste non hanno sostenuto i costi della Ricerca per renderlo disponibile. È importante sottolineare però che, qualunque medicinale equivalente venga utilizzato, il SSN rimborsa il prezzo di quello più economico (un prezzo di riferimento, che a volte è quello dell’equivalente “di marca”). La differenza viene pagata dal cittadino come una sua libera scelta, dato che il farmacista ha – per legge – l’obbligo di proporre il medicinale che costa meno. 5% I farmaci a brevetto scaduto sono l’88% delle confezioni vendute, più del dato riferito alle liste di trasparenza (55%). Esistono molecole senza copertura brevettuale che, pur essendo “genericabili”, sono coperte solo da prodotti di marca Fonte: elaborazione Farmindustria su dati IMS Health
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