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PubblicatoDrina Di maio Modificato 10 anni fa
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CORSO DI STORIA DEL PENSIERO ECONOMICO Docente Prof. GIOIA
II SEMESTRE II Parte A.A Facoltà di Scienze Politiche
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William Stanley Jevons
The theory of Political Economy (1874) Due elementi della concezione jevonsiana: psicologismo e matematizzazione. La critica all’economia classica (Ricardo e J. Stuart Mill) La teoria soggettiva del valore come rapporto tra individuo e bene Scelte e razionalità dell’agente economico. Definizione dell’economia come ottimale allocazione delle risorse in funzione della massimizzazione del prodotto sociale complessivo. Costo reale: valore di un bene dipende dall’utilità mg e dalla disutilità della quantità di lavoro necessario per averlo Costo opportunità: ottenere l’utilità di un bene implica la rinuncia ad ottenere l’utilità di un altro.
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Carl Menger La scuola austriaca
Principi fondamentali di economia politica (1871); Sul metodo delle scienze sociali (1883) Individualismo metodologico e l’economia come scienza teoretica: metodo deduttivo Bisogni e beni Principio di imputazione Critica radicale alla teoria del costo di produzione Polemica con la scuola storica tedesca dell’economia
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LEON WALRAS Elementi di economia politica pura (1874)
L’economia pura. Il rapporto tra modelli teorici e realtà. Dati esogeni: gusti, progresso tecnico, struttura istituzionale Variabili: dotazioni iniziali; quantità e prezzi dei beni offerti e domandati; L’equilibrio economico generale: interdipendenza dei settori e comportamento degli agenti economici. Il processo che porta all’equilibrio La rappresentazione matematica
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Scuola storica tedesca dell’economia
Vecchia scuola storica tedesca: W. Roscher; B. Hildebrand; K. Knies. Giovane scuola storica tedesca: Gustav von Schmoller Verein fuer Sozialpolitik (1872) Giovanissima scuola storica tedesca: A. Spiethoff; W. Sombart, M. Weber
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Methodenstreit Menger:Sul metodo delle scienze sociali e sull’economia politica in particolare (1883) Recensione di Schmoller e critiche a Menger Menger: Gli errori dello storicismo Accuse alla scuola storica: limiti teorici e visione antiliberista Natura delle spiegazioni scientifiche Deduzione e induzione in Schmoller Concorrenza e laissez faire in Schmoller
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Joseph Alois Schumpeter
Scuola neoclassica, scuola storica e marxismo nel pensiero di Schumpeter Metodologia: storia e analisi Liberalismo metodologico: metodo e strumenti dipendono dlle finalità scientifiche perseguite Dalla statica alla dinamica: la critica a Walras e il giudizio su Marx La teoria dello sviluppo ciclico Imprenditore innovatore. Routine e innovazione, Invenzione e innovazione. Tipi di innovazione Ruolo del credito Capitalismo concorrenziale e monopolistico Transizione al socialismo come sistema burocratizzato
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Capitale, interesse, istituzioni nella scuola austriaca
Menger: il concetto di capitale Boehm-Bawerk: il problema dell’interesse e del profitto Metodi di produzione diretti e indiretti Attesa e spiegazione dell’interesse. Hayek: incertezza, mercato come strumento di diffusione delle informazioni (prezzi), Istituzioni come effetti inintenzionali.
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Dall’utilità cardinale all’utilità ordinale
Pareto, Edgeworth, Marshall Critiche al concetto di Utilità cardinale Utilità ordinale: si valutano non gli stati d’animo ma i loro effetti economici (Mashall, Principi, p. 81) Preferenze: aPb; bPc; cPd. Sistemi di preferenze e scelte degli agenti.
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Alfred Marshall Principi di Economia (1890)
La scienza economica e l’uomo della city: “l’economia è uno studio degli uomini, come essi vivono, si muovono e pensano negli affari ordinari della vita” (p. 78) L’induzione e la deduzione (Schmoller) I limiti delle “lunghe catene di ragionamenti” (1014; 1027) Scienze naturali e scienze sociali Probabilità vs precisione: il concetto di “normale” (p. 101) L’elemento tempo nell’analisi economica (p108)
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Marshall: valore e equilibrio
Il recupero delle concezioni dei classici (993,1082) Determinanti soggettive e oggettive (489, 490) Mercati ed equilibrio Prezzi attesi e prezzi di equilibrio Comportamento degli operatori economici Equilibrio generale ed equilibrio parziale ( 512, 510 sgg)
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John Maynard Keynes Keynes (1883-1946) un rivoluzionario “improbabile”
Figlio di un noto economista Studiò a Eton e a Cambridge Allievo di Alfred Marshall Amico di grandi scrittori (Virginia Woolf, George Bernard Shaw) Negli anni 30 condusse un attacco contro l’ortodossia economica Trattato sulla moneta (1930) Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta (1936)
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Crisi e ricette di politica economica
Crisi del 29grande disoccupazione Economisti ortodossiabbassare i salari Diminuisce la domanda di beni di consumosi aggrava la crisi Keynes: critica dei presupposti della teoria neoclassica: legge di Say e teoria quantitativa della moneta
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Incertezza Il futuro è incerto L’incertezza è sostanziale
Non siamo in grado, in molte situazioni, nemmeno di prevedere tutti gli eventi che potrebbero verificarsi, né la loro probabilità Gli investimenti sono scommesse sul futuro Dipendono più da “spontaneo ottimismo” che da un calcolo matematico Gli investimenti dipendono dagli “animal spirits”
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Il mondo reale Occorre tenere conto del modo in cui i prezzi e i salari si formano nel mondo reale Le condizioni del mercato sono tali che molti prezzi e i salari non variano immediatamente al variare delle condizioni del mercato Rigidità dei prezzi e dei salari Le imprese riducono l’occupazione piuttosto che i salari quando la domanda diminuisce Il tempo in cui le forze del mercato operano è importante Gli economisti neoclassici ragionano come se tutte le forze che portano all’equilibrio agissero istantaneamente Keynes dice che nel lungo periodo siamo tutti morti
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La moneta Gli economisti neoclassici considerano la moneta unicamente come mezzo di scambio Serve a facilitare le transazioni La moneta non è mai domandata per sé, ma per disfarsene La moneta è anche deposito di valore E’ “un legame tra presente e futuro” Durante i periodi di incertezza gli imprenditori preferiscono rimanere “liquidi”, cioè aspettare prima di utilizzare la moneta in loro possesso e trasferire nel futuro il potere d’acquisto Si domanda moneta per tenerla e non per disfarsene subito per acquistare altri beni (di consumo o di investimento)
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Risparmi e investimenti
Il tasso di interesse non può automaticamente equilibrare risparmi e investimenti Si domanda moneta in quanto moneta: l’interesse diviene un fenomeno monetario e non reale (compenso per la rinuncia alla liquidità) Gli investimenti dipendono dall’interesse, ma principalmente dagli “animal spirits” I risparmi dipendono in larga misura dalle abitudini di consumo delle famiglie, cioè dal reddito (quello che non è consumato viene risparmiato) Occorre trovare un meccanismo diverso da quello dell’interesse per vedere come risparmi e investimenti si equilibrano
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Capacità produttiva e produzione effettiva
Distinzione tra la capacità produttiva di una società e il livello attuale di produzione Capacità produttiva (produzione massima)forza lavoro, impianti esistenti, infrastrutture La produzione effettiva può essere minore del livello permesso dalla capacità produttiva La domanda aggregata può essere minore del livello necessario per assorbire la produzione massima La produzione effettiva cade al livello della domanda
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Rappresentazione grafica dell’disequilibrio
S>Iflussi in uscita maggiori dei flussi in entrata la produzione diminuisce
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Dal disequilibrio all’equilibrio
Diminuisce la produzionediminuisce il redditodiminuiscono i risparmi S=I equilibrio di sottocupazione La componente autonoma (flusso in entrata) della domanda I determina la grandezza del reddito
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L’effetto moltiplicatore
Le spese per investimento sono soggette ad ampie e non prevedibili fluttuazioni Le spese per il consumo sono una quota più o meno costante del nostro reddito Se diminuiscono le spese per gli investimenti diminuisce il reddito dei lavoratori Con meno reddito i lavoratori decideranno di consumare di meno Con meno domanda di consumo gli imprenditori decideranno di produrre meno pagando meno salari ai lavoratori Questo ci rimanda al punto 2 ecc.
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Il risultato L’effetto finale di una variazione degli investimenti dipende dalle “perdite” Nel nostro caso: risparmio = 20% del reddito Se gli investimenti diminuiscono di 100 miliardi anche i risparmi dovranno diminuire di 100 miliardi Ma 100 miliardi sono il risparmio di un reddito pari a (1/20%)x100 = 500 miliardi Una diminuzione di 100 miliardi dell’investimento ha come conseguenza una diminuzione del reddito di 500 miliardi Il reddito di equilibrio diminuisce molto di più della diminuzione iniziale dell’investimento
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Il moltiplicatore in positivo
L’aspetto positivo è che lo stesso meccanismo vale anche se l’investimento aumenta Nell’esempio precedente: un incremento di 100 miliardi dell’investimento comporta un incremento di 100 miliardi dei risparmi I risparmi aumentano di 100 miliardi quando il reddito aumenta di 500 miliardi La spesa iniziale comporta un aumento del reddito dei lavoratori – I lavoratori aumentano i consumi (80%) e i risparmi (20%) – I consumi si traducono in reddito per qualcun altro – Aumentano nuovamente i consumi e i risparmi. La catena si ferma quando i risparmi sono esattamente uguali agli investimenti
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Il significato economico
Nell’economia keynesiana è la domanda che determina il livello del reddito In particolare è importante la domanda autonoma (I [investimenti]) Gli imprenditori decidono il livello degli investimenti Se gli imprenditori decidono un livello di investimenti minori del risparmio Poiché le famiglie hanno deciso di risparmiare più di quanto le imprese hanno deciso di investire, la domanda di beni è insufficiente (la “perdita” si registra nel momento in cui il reddito si traduce in domanda) Gli imprenditori vedono aumentare le scorte invendute Per smaltire le scorte diminuiscono ulteriormente la produzione Si arriva ad una posizione di equilibrio di sotto-ocupazione
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IL MOLTIPLICATORE
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Ancora sul moltiplicatore
Incremento iniziale = 100 Se sommiamo gli incrementi di reddito dovuti agli investimenti successivi … = 500 Prop mg al risp = 1/s = 1/0.2=100/20=1/5 Il moltiplicatore è il reciproco della s, infatti 100 X 5 = 500
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L’equilibrio di sotto-occupazione
Nessun meccanismo automatico di mercato garantisce che l’equilibrio raggiunto sia quello di piena occupazione Generalmente si avrà un equilibrio di sotto-occupazione L’equilibrio di piena occupazione è solo uno tra i tanti possibili La disoccupazione è uno spreco sociale: occorre un intervento esterno (governo) che porti il sistema alla piena occupazione
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La spesa pubblica Inseriamo ora un nuovo attore: Amministrazione pubblica (governo) Domanda della pubblica amministrazione=spesa pubblica Rappresentano un’aggiunta alle altre componenti (C e I) Flusso in entrata deciso autonomamente dal governo Entrate della pubblica amministrazione=imposterappresentano un flusso di uscita dal circuitole famiglie non possono consumare ciò che pagano come imposta=Flusso in uscita che dipende dal reddito (tassazione progressiva-imposte indirette sugli scambi).
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Rappresentazione grafica
Ora ci sono 2 flussi in entrata (I e G = spesa pubblica) e due in uscita (S e T = tassazione)
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Le condizioni di equilibrio
Condizione di equilibrio: ciò che entra = ciò che esce (I+G=S+T) Equilibrio di sottocupazioneaumento della spesa pubblica (I+G>S+T) aumenta la produzioneaumenta l’occupazioneaumentano i risparmi e la tassazioneequilibrio con maggiore occupazione (I+G=S+T)
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Il messaggio di Keynes Attraverso l’intervento di politica economica il sistema capitalistico raggiunge la piena occupazione: lo stato ha il compito di stimolare l’attività produttiva, mentre l’allocazione delle risorse resta compito del mercato Per Keynes non si tratta di superare il capitalismo, ma di farlo funzionare in modo che siano effettivamente superati i disequilibri sociali (disoccupazione)
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