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quarte obiezioni: Antoine ARNAULD
190: Sant’Agostino e il dubbio metodico Riporta un passo dal “De libero arbitrio”: «Se non esisti, non potresti mai essere ingannato».
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Cartesio osserva: son ben contento del confronto con sant’Agostino: vuol dire che il dubbio di cui parlo è stato già proposto da altri più importanti di me
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ma Arnauld si domanda: una volta detto che esisto, possiamo concludere che il nostro spirito è distinto e separato dal corpo? Aver detto che comunque, se esisto, sono una cosa che pensa, equivale a dire che non vi sia anche un corpo?
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Arnauld si richiama al “Discorso sul metodo”:
non avevi già detto che al momento non eri ancora in grado di risolvere il problema? Dire: “finora non conosco nient’altro che appartenga alla mia essenza”, non equivale a dire che non c’è nient’altro che ad essa appartenga.
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se è così, allora occorre ricordarsi
che solo nella sesta meditazione Cartesio affronta il problema, e in particolare solo dopo aver dimostrato l’esistenza di Dio.
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il punto preciso è quello in cui si dice
che se concepisco in modo chiaro e distinto una cosa senza l’altra, allora posso esser sicuro che queste due cose sono realmente distinte, e possono esser poste separatamente almeno dall’onnipotenza di Dio.
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Ma sta proprio qui il nocciolo della difficoltà:
la premessa del ragionamento può essere valida solo se abbiamo, oltre ad una conoscenza chiara e distinta, anche una conoscenza completa della cosa che sto esaminando (vedi la risposta finale Caterus: la mente come cosa completa, p. 114)
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Poniamo che qualcuno ti dica che non ne hai una conoscenza completa
allora non potresti escludere che vi sia dell’altro oltre a quello che già conosci.
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Se qualcuno dice che la mente è qualcosa di corporeo
non pretende di dire che ogni corpo sia in grado di pensare; piuttosto prenderebbe i corpi come un genere, all’interno del quale vi possono essere specie diverse.
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una volta detto che il corpo non prevede di per sé le caratteristiche della mente
non vuol dire che la mente possa essere una specie del genere corpo: quando penso al genere, non penso necessariamente alla specie.
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per dimostrare la cosa, avresti dovuto chiarire che la mente può essere completamente intesa senza il corpo ma in tutte le meditazioni non trovo niente di più valido di quel che si è detto nelle prime meditazioni per arrivare a concludere che sei “una cosa che pensa”
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ma una volta concluso questo, puoi dire di avere una conoscenza completa di te stesso?
puoi escludere di non essere anche qualcosa d’altro, oltre ad essere una cosa che pensa?
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prendiamo un esempio: so che l’angolo che insiste sul diametro è certamente di 90 gradi; ma dubito che il quadrato, costruito sull’ipotenusa, sia equivalente alla somma dei quadrati costruiti sui cateti.
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in tal caso vedo con evidenza che il triangolo è rettangolo e concepisco in modo chiaro e distinto tale proprietà indipendentemente dall’altra allora io dovrei pensare che Dio nella sua onnipotenza possa creare un triangolo che necessariamente è rettangolo (insiste sul diametro), ma che poi non avesse la proprietà descritta dal teorema di Pitagora.
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A una persona che ragionasse così si potrebbe certamente rispondere che non conosce cosa sia un triangolo rettangolo Ma non potrei rivolgere la stessa accusa a chi pensa di conoscere in modo completo la propria natura, al punto di dire che è solo una sostanza pensante?
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Non rischi di voler provare troppo e arrivare alle conclusioni dei platonici, per i quali l’anima è solo uno spirito, che si serve del corpo?
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E se riconosci di non avere una conoscenza completa della mente, non potrebbe darsi che la distinzione tra l’anima e il corpo non sia più da intendersi come una distinzione reale, ma solo come una distinzione operata dal pensiero?
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per restare all’esempio della matematica
posso benissimo pensare ad una linea come qualcosa che sia lungo, senza essere largo, ma sappiamo benissimo che non è affatto così.
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e ancora, non è forse vero che la nostra mente dipende dagli organi corporei? e che bambini e folli non sono in grado di usare della loro ragione?
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un’ultima domanda: il problema dell’immortalità
Anche le anime degli animali (bruti) sono distinte dai corpi, eppure sappiamo che non sono immortali.
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La difficoltà rimane anche se vuoi negare che vi siano anime nei bruti e che questi siano pure macchine Come puoi spiegare in modo puramente meccanico anche solo il movimento di una pecora che si accorge del lupo e fugge?
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La risposta di Cartesio è articolata:
p. 211: conoscenza intera e perfetta dell’io?
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incomincia con un’osservazione:
vi sono certamente molti altri aspetti di me stesso che io non conosco; eppure tutto quello che so è sufficiente per dire che esisto; il resto può anche non esserci e quindi non appartiene alla mia essenza.
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ma è necessaria una “conoscenza intera e perfetta” della cosa?
se si pretende di conoscere tutto di una cosa, allora si deve dire che solo Dio può conoscere tutto in modo perfetto anche se abbiamo una conoscenza perfetta di qualcosa, per saperlo dovremmo uguagliare la potenza infinita di Dio
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Cartesio precisa che per affermare la distinzione reale tra due cose,
non è necessaria una conoscenza intera e perfetta di ciascuna, ma basta una conoscenza tale che non sia dovuta solo ad una distinzione operata dalla nostra mente (distinzione formale)
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per Cartesio è quindi la stessa cosa
dire di concepire pienamente qualcosa e dire che questa è una cosa completa: “A me bastava dire che la nostra conoscenza era abbastanza distinta per sapere che una cosa fosse completa”
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p. 213: ma cosa vuol dire “cosa completa”?
per concludere che una cosa è completa, basta saperne abbastanza per dire che è una sostanza; ossia che è il soggetto di inerenza dei predicati (subjectum lat., hypokeimenon gr.)
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quando qualcuno parla di “sostanze incomplete”
in realtà non sa quello che dice, perché ogni sostanza deve poter sussistere per se stessa si possono dire incomplete solo in senso derivato, ossia perché sono collegate a un’altra sostanza, con la quale fanno un tutto.
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e qui Cartesio puntualizza:
la mano è incompleta in rapporto a tutto il corpo, di cui è parte, anche se da sola è qualcosa di completo così la mente e il corpo sono sostanze incomplete in rapporto all’uomo, ma non considerate per se stesse
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ma non si può assolutamente dire che “il corpo sta alla mente, come il genere alla specie”
e precisa dal punto di vista logico il problema: se il genere può essere pensato senza precisare quali specie possa avere, non si può pensare alla specie senza precisare il genere
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e proprio qui sta il punto essenziale:
posso concepire la mente in modo da ritenerla una cosa completa, senza quegli attributi che appartengono al corpo; e posso concepire il corpo come cosa completa senza alcuna delle proprietà che attribuisco alla mente
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l’esempio del triangolo non funziona
1) perché posto anche che il triangolo possa dirsi sostanza, non sono certamente sostanze le sue proprietà, come quella di avere il quadrato dell’ipotenusa equivalente alla somma dei quadrati costruiti sui cateti
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inoltre mentre non possiamo pensare di un triangolo che ha il quadrato costruito su uno dei suoi lati equivalente alla somma dei quadrati costruiti sugli altri due lati, senza pensare che tale triangolo è rettangolo;
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possiamo benissimo concepire in modo chiaro e distinto la mente senza il corpo;
e il corpo senza la mente.
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infine mentre di un triangolo che insiste sul diametro, e quindi è rettangolo, non posso escludere altre proprietà che al momento non conosco, al di là di quelle che so con certezza che non gli appartengono;
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a riguardo della mente e del corpo
posso dire con chiarezza che nulla di quel che appartiene alla mente è contenuto nel concetto di corpo; così come nulla di quel che appartiene al corpo è contenuto nel concetto della mente
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p. 216: dopo aver precisato cosa vuol dire una cosa completa,
occorre passare al secondo punto (di p. 213 in alto): perché dico che basta concepire distintamente una cosa senza l’altra, per dire che si escludono reciprocamente?
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anzitutto una ragione logica:
sostanza si dice una cosa che può sussistere per se stessa nessuno pensa a due cose con concetti differenti senza con questo pensarle anche realmente distinte
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sarebbe quindi bastato limitarmi a quel che dice il senso comune
dato che comunemente pensiamo che “tutte le cose sono di fatto e secondo verità quali appariscono al nostro pensiero”
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per questo bastava la seconda meditazione
ma io nella prima meditazione avevo messo in dubbio proprio questa corrispondenza tra quel che pensiamo e la realtà effettiva per questo dovevo prima dimostrare Dio per arrivare nella sesta a risolvere il problema
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e nella sesta meditazione
ho chiarito che quando penso distintamente al corpo non trovo nulla che implichi il pensiero; così come quando penso distintamente alla mente non trovo nulla che implichi il corpo
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e non pretendo troppo né quando mi richiamo all’onnipotenza di Dio, per dire che almeno Dio può far sussistere separatamente l’anima e il corpo né quando dico che l’anima e il corpo sono due sostanze realmente distinte
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non è vero che per me “l’uomo è solo una mente che fa uso del corpo”
anzi mi sembra di aver mostrato con argomenti più forti di altri che “la mente è sostanzialmente unita al corpo”
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e per convincere Arnauld riprende l’esempio della mano
certamente la mano appartiene all’essenza dell’uomo intero, anche se è cosa realmente distinta e quindi può sussistere di per sé
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allo stesso modo ho parlato della distinzione reale tra l’anima e il corpo
non ho esagerato quando ho detto che la mente può sussistere senza il corpo così come non ho detto troppo poco quando ho parlato di unione sostanziale tra la mente e il corpo
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la difficoltà semmai sta in questo:
siamo così abituati allo stretto legame tra la mente e il corpo che sperimentiamo ogni giorno che ci accorgiamo solo a fatica della loro distinzione reale
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anche nei folli e nei bambini
non si può dire che l’attività della mente non ci sia o non possa sussistere di per sé; è piuttosto impedita nelle sue manifestazioni dal mancato o cattivo funzionamento degli organi corporei
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e come può la mente muovere il corpo?
la difficoltà che Arnauld solleva riguardo all’anima dei bruti può essere facilmente spiegata: anche nel nostro corpo tutto accade perché abbiamo organi predisposti al movimento e tra loro collegati come in una macchina
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il movimento non è immediato
la mente o l’anima non agisce direttamente, ma tramite dei fluidi (gli spiriti animali) che trascorrono dal cuore per il cervello nei muscoli questi movimenti non sono sempre determinati dalla mente, ma sono spesso spontanei
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e per questo talvolta si attribuisce anche agli animali un’anima
perché ci accorgiamo che essi compiono movimenti del tutto simili a quelli che compiamo anche noi in modo spontaneo, in forza degli spiriti animali presenti nel nostro corpo.
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