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PubblicatoEmiliano Fadda Modificato 11 anni fa
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I Numeri dellUniversità e della Ricerca in Italia e nel mondo Leonardo Gualtieri Dipartimento di Fisica, Sapienza Università di Roma (presentazione basata in parte su: Baldassarri, Benfatto, Gualtieri, Betti, Cosmelli, Reclutamento e finanziamento: unindagine sul mondo delluniversità e della ricerca, 2008) 1
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1,433 miliardi di euro dal 2009 al 2012! Questo taglio è anche più grave di quel che potrebbe sembrare: tenendo conto dellinflazione, anche dal 2006 al 2009 lFFO è diminuito; al netto dellinflazione, il taglio dal 2009 al 2012 è ben maggiore di 1,5 miliardi; quasi il 90% dellF.F.O. serve per pagare gli stipendi di chi cè già; il resto dovrebbe servire alla vita delluniversità (spese correnti, fondi per premiare il merito, una parte dei fondi di ricerca, assunzioni di nuovi professori e ricercatori); dopo questi tagli, una volta pagati gli stipendi, non rimarrà nulla per le spese che qualificano luniversità
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Secondo il nostro governo, luniversita italiana costa troppo e, in particolare, vi sono troppi professori universitari e ricercatori. Per questo motivo negli ultimi anni hanno deciso prima di tutto di ridurre il finanziamento alle università, con la legge 133 (diventata legge 01/2009), integrata dalle successive manovre finanziarie. 1,433 miliardi di euro dal 2009 al 2012!
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Grazie allimpegno e alle lotte di questi mesi di studenti, ricercatori e docenti, il governo e stato costretto a trovare altri 800 milioni per il 2011, ma il taglio ce ancora ed e molto grosso! 1,433 miliardi di euro dal 2009 al 2012!
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Blocco del turn over Previsto dalla legge 133, poi diventata legge 01/2009, ed esteso dal D.L. 78/2010. Fino al 2014, solo il 50% delle risorse liberate con i pensionamenti potrà essere utilizzato per nuove assunzioni di professori universitari e ricercatori. Questo vale solo per le Università virtuose, ovvero che spendono in stipendi meno del 90% dellF.F.O. Le università che superano questo limite non potranno assumere nessuno. Peccato che, se i tagli allF.F.O. verranno confermati, tutte le università (a cominciare dalla nostra) diventeranno non virtuose, indipendentemente da come vengano amministrate. A questo il D.L. 78/2010 aggiunge che le spese per contratti, assegni di ricerca etc. (vedremo poi che queste persone svolgono una parte importante della ricerca delluniversità), negli anni 2010-2013, non potranno superare il 50% delle spese del 2009. Quindi molti contratti non potranno essere rinnovati.
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Ma lUniversità e la Ricerca italiane costano troppo? I professori universitari e i ricercatori sono troppi? Per rispondere a queste domande, dobbiamo confrontare la spesa italiana e quella degli altri paesi per listruzione universitaria la ricerca il diritto allo studio
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Listruzione universitaria Dal rapporto OCSE 2010 ( http://www.oecd.org Education at a glance 2010 ) http://Education at 2,9%1,6% Finanziamenti allUniv. (pubblico)/spesa pubblica totale 12084$8673$ Spesa per studente 1,1%0,6% Finanziamenti allUniv. (pubblico)/PIL (B2) 1,3%0,9% Finanziamenti allUniv. (pubblico+privato)/PIL (B2) UE19Italia Anno di riferimento 2007
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Sempre dal rapporto OCSE, la spesa per listruzione e la ricchezza a confronto: spesa per studente (asse delle ordinate) e il PIL pro-capite (asse delle ascisse). I paesi sopra la linea nera finanziano bene listruzione rispetto alla loro ricchezza; quelli sotto, male. Già nel 2007, mentre ad es. la nostra scuola elementare era ben finanziata (non era ancora arrivata la forbice della Min. Gelmini), la nostra università era sottofinanziata.
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Rapporto studenti/docenti (da rapporto OCSE 2010, anno di riferimento 2008) Italia: 19.5 Media UE: 15.4 Media OCSE: 15.8 Unici paesi OCSE con un rapporto docenti/studenti più alto del nostro: Cile, Turchia,Slovenia,Grecia. Tutti gli altri (tra cui Brasile, Messico,Russia) hanno più docenti per studente di noi. Il governo sostiene invece che i docenti universitari sono troppi! Queste cifre sono contestate dal governo dicendo che in Italia molti studenti non frequentano, ma questa non è una obiezione valida: molti non frequentano soprattutto perchè in Italia le risorse (aule, strutture, e appunto numero di docenti) sono inadeguate. Ma pagano le tasse, e hanno diritto a una istruzione adeguata.
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Quanti sono i docenti universitari in Italia? (Dati Miur 2009 http://statistica.miur.it)http://statistica.miur.it 43899~40000~20000Docenti a contratto 608826025150501Docenti di ruolo 200920051999 Docenti di ruolo (cioè a tempo indeterminato): si dividono in tre fasce docenti, Professori Ordinari, Professori Associati, Ricercatori Universitari. I compiti didattici dei RU consistono solamente in didattica integrativa, ma possono essere titolari di corsi, e molto spesso scelgono di farlo, per diversi motivi. Docenti a contratto (a tempo determinato) [ da non confondersi con assegnisti/contrattisti di ricerca, che vedremo dopo ]: in molte facoltà (fortunatamente qui a Fisica non esistono) una parte importante della didattica è svolta da contrattisti, generalmente pagati in maniera poco più che simbolica. Tra questi, vi sono figure molto differenti (dal lavoratore precario vero e proprio che spera di diventare un giorno di ruolo, al professionista che lo fa per avere il titolo di prof).
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Quanti sono i docenti universitari in Italia? (Dati Miur 2009 http://statistica.miur.it)http://statistica.miur.it 43899~40000~20000Docenti a contratto 608826025150501Docenti di ruolo 200920051999 Come si vede, cè stato un aumento nei primi anni del secolo, legato allaumento degli studenti a seguito dellintroduzione del 3+2, ma da allora il numero dei docenti universitari è stato costante. E questo numero è, come abbiamo visto, troppo basso. Inoltre, letà media del corpo docente è troppo alta: (Dati Miur 2009) CNVSU, Decimo rapporto sullo stato del sistema universitario, 2009 (http://www.vsu.it)http://www.vsu.it
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Età media di ingresso in ruolo: si diventa ricercatore in media a 36 anni (CNVSU 2009)
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La colpa di questa situazione non è solo dei Governi, ma anche delle Università: +26,1+12,5+33,4Variazione % 2543517567178802009 2016715618134021997 RicercatoriAssociatiOrdinari (Dati Miur 2009) Dal rapporto CNVSU 2009: Le risorse rese disponibili dal turn-over sono state utilizzate in misura prevalente, pur con comportamenti disomogenei tra diversi atenei, per operazioni di scorrimento ai livelli superiori del proprio personale già in servizio.
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(CNVSU 2009) Distribuzione per età dei docenti universitari: londa anomala. La distribuzione è caratterizzata da un picco (creatosi con lope-legis del 1980) che si sposta rigidamente verso destra, al passare del tempo. E che sta per raggiungere letà della pensione...
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I prossimi anni molti docenti andranno in pensione. Con il turn-over bloccato, chi prenderà il loro posto? (CNVSU 2009)
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La Ricerca Dal rapporto della Commissione Europea 2008/2009 (Science, Technology and Competitiveness key figures report http://ec.europa.eu/research/era/pdf/key-figures-report2008-2009_en.pdfhttp://ec.europa.eu/research/era/pdf/key-figures-report2008-2009_en.pdf ) 1,84%1,09% Finanziamento a Ricerca e Sviluppo (pubblico+privato)/PIL UE27Italia Anno di riferimento 2006
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Obiettivo di Lisbona: 3% del PIL USA 2.61% Germania 2.53% Francia 2.09 % UK 1.78% Finlandia, Svezia, Israele, Giappone >3% Questi dati sono del 2006, ma da allora le cose non sono molto migliorate. Nel 2008 siamo arrivati a 1.18% (abbiamo superato solo lEstonia), ma non sappiamo cosa e successo dopo
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Inoltre in Italia vi sono pochi ricercatori (intesi come persone che fanno ricerca, in generale): FTE: numero di ricercatori equivalenti, definiti così: chi fa solo ricerca, come i ricercatori universitari (almeno in teoria: come abbiamo visto, in realtà non è vero) conta 1; chi fa ricerca e didattica, come i professori universitari, conta 1/2. Poi ci sono tutte le altre persone che fanno ricerca (degli enti, delle aziende, etc.). In Italia, i ricercatori FTE sono lo 0.34% della forza-lavoro totale. Nella EU sono quasi il doppio. Negli USA, sono quasi il triplo.
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Nonostante questo, i ricercatori (in senso lato) italiani sono molto efficienti. Percentuale delle pubblicazioni scientifiche (peer reviewed): lItalia è quarta in Europa! (da Key Figures 2007)
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(Lo splendido isolamento delluniversità italiana, Gagliarducci et al., Il Mulino, 2005) Nonostante questo, i ricercatori (in senso lato) italiani sono molto efficienti.
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Ecco i suggerimenti dellUnione Europea agli stati membri, per quanto riguarda le spese in ricerca, in educazione universitaria, e per quanto riguarda il numero di persone impiegate nella ricerca. From the R&D Key Figures 2007: R&D and other S&T activities are not possible without human resources. If the R&D expenditure target of 3 % of GDP is to be achieved, ensuring there are sufficient human resources for research is a preliminary step in the right direction. To this end, the European Commission advocates increasing the proportion of researchers in the labour force from 5 to 8 per thousand. Education and in particular tertiary education, not only renews stocks of human capital but also promotes economic growth. Therefore, investment in education can be seen much more as an investment in future economic well-being rather than as an investment in individual success. Esattamente il contrario di quello che sta facendo il nostro governo!
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Chi fa ricerca in Italia? In Italia la ricerca di base si fa ancora in larga parte nelle università: il 44.9% dei ricercatori italiani sta nelle università. Ai 37.700 ricercatori full time equivalent italiani (ricercatori universitari e professori, questi ultimi contati la metà, anno di riferimento 2006) bisogna aggiungere 20100 ricercatori non di ruolo, con varie tipologie di contratto (principalmente assegni di ricerca, ma non solo). Una parte importante della ricerca nelle università viene svolta da assegnisti di ricerca e altri contrattisti, non bisogna dimenticarlo! (Miur 2009) Tagliare il finanziamento alle università significa ridurre drasticamente il personale nella ricerca di base! Molto importante è anche la ricerca svolta dei dipendenti degli enti di ricerca (INFN, CNR, INAF, etc.), spesso in collaborazione con le università (qui a Fisica gli enti di ricerca sono particolarmente presenti). Anche questa è ricerca pubblica che sta subendo tagli pesantissimi dal governo.
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Il diritto allo studio e le tasse universitarie Come viene finanziata luniversità? Il 62.7% viene dallF.F.O. Le tasse universitarie sono il 7.8%. Per legge, possono raggiungere il 20% dellF.F.O., quindi potrebbero aumentare del 60% Un taglio dellF.F.O. constringerà le università, per sopravvivere, ad aumentare le tasse universitarie e a diminuire i finanziamenti al diritto allo studio (borse, etc.). È interessante osservare che le università private non sono particolarmente virtuose nellattrarre finanziamenti privati; in compenso, hanno una quota tre volte superiore di contributo da tasse degli studenti
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Tasse universitarie e borse di studio Modello nord-europeo: zero tasse universitarie Modello europeo: tasse basse, un pò di borse di studio Modello americano: tasse altissime, molte borse di studio Modello italiano: tasse alte, poche borse di studio LItalia, in europa, è il paese con tasse più alte e con meno borse di studio!
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La spesa per il diritto allo studio in Italia è poco inferiore alla media europea (16.6% contro 17.3%) MA: Le tasse universitarie sono più alte Dal rapporto OCSE 2010: Austria, Italy, Portugal and the United Kingdom significantly increased the tuition fees charged by their tertiary educational institutions over the last decade. La distribuzione è molto diseguale, nelle regioni più povere il diritto allo studio è finanziato molto poco (Dati Miur 2009) Questo è il rapporto tra spesa per diritto allo studio e spesa universitaria complessiva, che in Italia è molto bassa
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Nel marzo dellanno 2000, i capi di Stato e di governo dell'Unione Europea si sono riuniti a Lisbona dove hanno lanciato l'obiettivo di fare dell'Europa l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale entro il 2010. Per far questo, si sono posti lobbiettivo di aumentare le risorse dedicate alla ricerca e fino a raggiungere lobiettivo del 3% del PIL. Oggi siamo arrivati al 2010 con un misero 1.09%, ma il peggio deve ancora venire: se il ciclo di tagli previsti dal governo verrà portato a termine, luniversità e la ricerca italiane, avrà, come dichiarato recentemente dal CUN, la certa conseguenza di un totale collasso dellintero sistema.
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