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Miguel De Cervantes 1547 / 1616
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Esigenze di innovazioni, nuove certezze, adeguate
IL BAROCCO EUROPEO Crisi che colpisce i valori rinascimentali e gli ideali di ordine e armonia (in campo letterario i presupposti tradizionali) Esigenze di innovazioni, nuove certezze, adeguate Esperienze più alte nei paesi in cui è più forte la coscienza del mutamento (Spagna decadenza evidente e tangibile giorno dopo giorno; Inghilterra) Tra gli spagnoli Miguel de Cervantes propone un rovesciamento dell’ideale cavalleresco, modello non più attuale, propone nuove forme per presentare l’ideale della grandezza eroica l’intellettuale spagnolo è sempre più isolato nella società e percepisce chiaramente la sempre maggiore distanza tra la realtà concreta, quotidiana, e i valori morali
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BIOGRAFIA 1547: Nasce ad Alcalà de Henares, da Rodrigo De Cervantes e Leonor De Cortinas : Segue per la Spagna il padre chirurgo nei suoi spostamenti lavorativi : è allievo, a Madrid, dell’umanista Lopez de Hoyo 1570: Si arruola a Napoli, come archibugiere, per combattere l’impero ottomano 1571: Partecipa alla battaglia di Lepanto durante la quale perde l’uso della mano sinistra 1575: Durante il viaggio che avrebbe dovuto riportarlo in Spagna viene imprigionato dai corsari 1580: Dopo alcuni tentavi di fuga falliti, viene liberato e riportato in Spagna, dove però non ottiene gli onori e i riconoscimenti sperati 1584: Sposa Catalina de Salazar : Compie diversi viaggi attraverso la Spagna incaricato di provvedere ai rifornimenti per l’Invincibile Armata 1597: Coinvolto nella bancarotta di un banchiere è scomunicato e incarcerato 1606: è nuovamente incarcerato con l’accusa di omicidio, ma rilasciato a breve 1616: muore a Madrid
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OPERE 1585: Pubblicazione de La Galatea
1605: Uscita della Prima Parte del Don Chisciotte della Mancia 1613: Pubblicazione delle dodici Novelle Esemplari 1614: Uscita de Il viaggio nel Parnaso 1615: Pubblicazione di Otto Commedie e Otto Intermezzi e della Seconda Parte del Don Chisciotte 1617: Uscita de Le Avventure di Persile e Sigismonda
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La Galatea: Novelle Esemplari: Romanzo pastorale
L’opera più importante dell’adolescenza di Cervantes Novelle Esemplari: Dal prologo: Esemplari perché “…non ve n’è neppure una dalla quale non si possa togliere qualche esempio salutare…” “,,,sono il primo che ha novellato in lingua castigliana; giacché le nostre novelle […] sono tutte tradotte da altre lingue, mentre queste sono proprio mie…” 12 novelle di ispirazione italiana, scritte in castigliano L’ambientazione è una via di mezzo tra quella picaresca e quella del romanzo d’avventura greco-bizantino Contrasto tra un narratore saggio e i personaggi affetti da manie Largo uso dell’ironia
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Il Viaggio nel Parnaso:
la più lunga delle sue composizioni poetiche Otto Commedie e Otto Intermezzi: Raccolta delle opere teatrali di Cervantes Non furono mai rappresentate e non ebbero successo mentre egli era in vita a causa dello scrittore Lope de Vega, che occupò tutto il campo teatrale Pedro de Urdemalas è la migliore delle opere teatrali, e Il teatrino delle meraviglie è il più riuscito di questi brevi quadri popolareschi Le Avventure di Persile e Sigismonda: L’ultima opera, conclusa quattro giorni prima della morte
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Don Chisciotte della Mancia
“Simbolo della ricerca perenne di un ideale, perseguito al di là di ogni ragionevolezza” PRIMA PARTE: Ambientato in un paese della Mancia, un hidalgo conduce una vita modesta e oziosa, i suoi unici svaghi sono la caccia e la lettura di romanzi cavallereschi. L’assidua lettura lo porta a identificarsi con gli eroi cavallereschi a tal punto da impazzire e ritenere di essere destinato a eroiche imprese. Si ribattezza Don Chisciotte e parte una mattina in cerca di avventure. E’ costretto a ritornare a casa, ferito, dopo una serie di umilianti sconfitte. La governante e la nipote fanno sparire i libri, ma ciò non basta a placare la follia del protagonista che riparte, accompagnato stavolta da Sancio Panza, un contadino rinominato scudiero. Nel secondo viaggio combatte contro “terribili” nemici (mulini a vento, greggi di pecore, otri di vino, ecc). I due si recano presso la locanda di Palomeque (luogo in cui Don Chisciotte aveva ottenuto l’investitura di cavaliere dall’oste) dove incontrano personaggi legati tra loro da rapporti d’amore. Da queste storie incrociate si sviluppa il tema della gelosia e quello dell’amore. Don Chisciotte affronta altre temibili prove dalle quali riporta solo sconfitte e ottiene così il soprannome di Cavaliere dalla Triste Figura. Durante la notte il curato e il barbiere del paese legano il protagonista e lo scortano a casa.
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Nel 1614 José de Avellaneda pubblica un’opera apocrifa in cui pretende dare un seguito alle avventure di Don Chisciotte: Cervantes decide dunque di scrivere il seguito del suo romanzo. SECONDA PARTE: Il baccelliere Carrasco invita Don Chisciotte e Sancio Panza a Saragozza, dove si tengono le giostre. Dopo una serie di scontri con personaggi esclusivamente immaginari giungono sulle rive dell’Ebro. Qui incontrano una signora che li conduce nel suo palazzo, da qui ha inizio la stagione di Don Chisciotte al palazzo dei duchi. I due personaggi sono qui oggetto di burle: l’hidalgo vede messa alla prova la sua fedeltà verso la sua amata Dulcinea, da parte di alcune ambigue figure femminili; allo scudiero invece è offerto il governo dell’isola inesistente di Baratteria, ma è costretto ad affrontare molti ostacoli e così decide di tornare a errare insieme al compagno. I due riprendono il loro viaggio alla volta di Barcellona. Lungo il cammino si fermano in una locanda, che non appare più come un castello, e, dopo la sconfitta inflittagli da Carrasco, Don Chisciotte pensa di abbandonare i panni del cavaliere per quella del contadino, ma ritorna sui suoi passi. Infine, in punto di morte, il protagonista rinnega i motivi della sua follia per tornare ad essere Alonso Chisciano il Buono.
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*Aspetti Fondamentali*
Cammino circolare: progressiva e reciproca convergenza dei due personaggi principali Rapporto finzione/realtà follia + passione amorosa tradizione cavalleresca Elementi idealistico-utopici Forte comicità e ironia
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Mulini o Giganti? In quel mentre scorsero trenta o quaranta mulini a vento che si trovano in quella pianura, e appena Don Chisciotte li vide, disse al suo scudiero: «La fortuna guida i nostri affari meglio di quanto avremmo potuto desiderare. Guarda, amico Sancio, ecco là una trentina, o poco più, di giganti smisurati, con cui mi propongo di venire a battaglia e di ucciderli tutti. Con le loro spoglie cominceremo ad arricchirci, perché è buona guerra e perfetto servizio di Dio il levar dal mondo così cattiva semenza». «Che giganti?» domandò Sancio Panza. «Quelli là – rispose Don Chisciotte – con le braccia lunghe. Alle volte alcuni le hanno di quasi due leghe». «Badi bene, sa – rispose Sancio -, che quelli là non sono giganti, ma mulini a vento, e quelle che paion braccia, son le ali, che mosse dal vento fanno andare la macina». «Si vede bene – rispose Don Chisciotte – che d’avventure non te ne intendi: quelli là son giganti, caro mio; e se hai paura, allontanati e mettiti a pregare, mentre io vo a ingaggiar con loro una fiera e inegual tenzone». Così dicendo spronò Ronzinante, senza badare a quel che gli urlava Sancio, il quale lo avvertiva che erano proprio mulini a vento e non giganti. Ma egli s’era tanto intestato che fossero giganti, che non udiva le grida del suo scudiero, e non riusciva a vedere, sebbene ormai fosse ben vicino, ciò che erano. Anzi andava gridando: «Non fuggite, codarde e vili creature, è un cavaliere solo che vi assale».
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Essendosi nel frattempo levato un po’ di vento, le grandi ali cominciarono a muoversi, e Don Chisciotte, visto ciò: «Anche se moveste più braccia che il gigante Briareo – disse- me la pagherete» Così dicendo si raccomandò di tutto cuore alla sua dama Dulcinea, chiedendole che lo soccorresse in tal frangente; e ben coperto dalla rotella, con la lancia in resta, mise Ronzinante a gran galoppo, si precipitò contro il primo mulino che gli stava davanti, e gli infilò un’ala; ma in quel mentre il vento la fece girare con tanta violenza, che mandò la lancia in mille pezzi e si portò dietro cavallo e cavaliere. Don Chisciotte andò a rotolare molto malconcio sul terreno, e Sancio Panza con l’asino di carriera accorse a soccorrerlo, ma quando giunse, trovò che non si poteva muovere: tale era il colpo che aveva battuto insieme con Ronzinante. «Dio Santissimo! – esclamò Sancio -. Non gliel’ho detto che badasse bene a quel che faceva, che non eran che mulini, e che bisognava proprio averne degli altri in testa per non accorgersene?». «Sta’ zitto, amico Sancio – rispose Don Chisciotte -, chè le faccende di guerra, più che tutte le altre, vanno soggette a continui mutamenti; tanto più che io penso che deve proprio esser così: cioè che quel mago Frestone che mi rubò la stanza e i libri, ha cangiato questi giganti in mulini a vento, per togliermi la gloria di vincerli. Tanta è l’inimicizia che ha con me! Ma alla fine dei conti poco potranno le sue male arti contro la bontà della mia spada».
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