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Immigrazione e welfare
Ferruccio Pastore e Flavia Piperno (Centro Studi di Politica Internazionale-CeSPI) Testo preparato in vista di un’audizione di fronte al Comitato Schengen, Europol e immigrazione Gennaio 2008
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Nel dibattito europeo, a partire dagli anni Settanta, gli immigrati sono concepiti essenzialmente come consumatori di welfare
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Solo recentemente si è spostata l’attenzione sugli immigrati come erogatori di welfare
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L’internazionalizzazione dal basso del welfare italiano: un po’ di dati per settori
● Medici stranieri extra UE-15: iscritti all’albo su un totale di (0,5%, Associazione medici italiani); ● Infermieri extra UE-25: quota pari a 1,4% totale, ma cresciuta dal 2002 al 2005 dell’82,6% (da a unità (Caritas su fonte Ipasvi); ● Operatori socio-sanitari stranieri: secondo stime Unioncamere sulle assunzioni previste nel settore privato, la domanda 2006 avrebbe superato di 3 volte quella di infermieri stranieri; ● Cooperative sociali e di servizi: lavoratori stranieri tra il 5% e il 10% nelle prime e intorno al 15% nelle seconde (stime Legacoop e Confcooperative in Boccagni 2006); ● Lavoro domestico: settore in crescita occupazionale (+88,5% tra 2000 e 2004, INPS 2007). Impiegati stranieri: + 173,5% (da a unità).
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(la gradazione indica l’intensità della presenza straniera)
LA PIRAMIDE DELLA CURA (la gradazione indica l’intensità della presenza straniera)
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La domanda di welfare d’importazione continua ad espandersi
Indicatore recente: decreto-flussi 2008: ingressi non stagionali, di cui per lavoro domestico o di assistenza alla persona (per nazionalità non riservatarie). Risultati complessivi dei tre click days: Al 9 gennaio, chiamate nominative, di cui per lavoro domestico e di cura.
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I pro e i contro di un modello
BENEFICI COSTI Accesso immediato a servizi per le famiglie Volatilità servizio, difficoltà a fidelizzare Cura personalizzata e a domicilio Scarsa professionalità Risparmio immediato per welfare locali Costi collaterali a medio-lungo termine (immigrazione minorile, pensionate sociali, difficoltà di ritorno) Pull factor strutturale per immigrazione irregolare
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I pro e i contro di un modello (segue)
OPPORTUNITA’ RISCHI Elemento-chiave di un welfare mix sostenibile Freno a innovazione nelle politiche sociali Veicolo emancipazione femminile (Δ tasso attività autoctone, Δ autonomia donne immigrate) Ghetto professionale per donne immigrate Veicolo di incontro culturale e conoscenza reciproca Relazioni troppo private: rischi di abusi nei due sensi
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Più in generale, cominciano ad emergere problemi di sostenibilità del modello:
Sia sul versante della domanda: - In un contesto di regolarizzazione progressiva, rischio che una fascia di famiglie non possa più permettersi l’assistenza privata. Sia sul versante dell’offerta: Esaurimento dei bacini di offerta tradizionali -Irrigidimento offerta (per es. minore disponibilità a lavorare in co-residenza per non autosufficienti)
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Tutta l’Europa invecchia, ma a ritmi diversi
(% ultra-65 e ultra-80 su pop. tot., oggi e nel 2050) Nord Europa 15,9 – 4,4 24,2 – 9,1 Ovest Europa 17,8 – 4,7 27,7 – 11,5 Est Europa 14,1 – 2,7 26,6 – 6,9 Sud Europa 17,8 – 4,5 31,4 – 11,6
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Badantizzazione del welfare Che può fare la politica?
Sperimentazione a livello locale: ricca, ma disordinata, non coordinata e diseguale Principali tipologie di risposta: Laisser faire Sostegno finanziario alla domanda (voucher, assegni di cura) Organizzazione e professionalizzazione dell’offerta (corsi, registri, sportelli ad hoc, promozione cooperative) Integrazione lavoratrici straniere in welfare di comunità Ruolo diretto in formazione all’estero e reclutamento
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La prospettiva dei paesi di origine e il paradigma del welfare transnazionale
● Interdipendenza e care chains (chi bada ai genitori delle badanti? E chi bada ai badanti dei genitori delle badanti?) ● Le risposte dei paesi di origine: Tentativi di arginare emigrazione femminile Iniziative di assistenza mirate Boom cura privata ● Il welfare come bene pubblico sempre più indivisibile a livello globale ● Partenariati per un welfare transnazionale? Percorsi migratori accompagnati e garantiti (per es., ente locale sponsor istituzionale per ingressi, formazione pre-emigrazione, cooperazione scolastica per figli badanti, facilitazione visti per visite, credito d’onore transnazionale ripagato da rimesse, fondo promozione microimpresa sociale al rientro, etc.)
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Gli immigrati come utenti del welfare costi e benefici per i bilanci pubblici
Mancano studi comprensivi. Occorre distinguere per macro-ambiti di intervento: ● Il sistema sanitario: Filtro: per irregolari solo cure “urgenti o comunque essenziali” Incidenza inferiore a italiani per motivi demografici (età media 31 contro 44) Incidenza maggiore per alcuni interventi (per es. IVG) ● Il sistema assistenziale: Filtro: carta di soggiorno Le badanti come fattore di risparmio pubblico (6 mld € di prestazioni assistenziali secondo stime Min. Lavoro) Spese sociali enti locali: Comuni: solo 2,3% per immigrati; Province: 4% per immigrati e nomadi (dati Istat su 2003)
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Gli immigrati come utenti del welfare (segue)
● Il sistema previdenziale: Filtro: 65/60 anni (legge189/2002) o accordi bilaterali Prestazioni INPS a sostegno del reddito: stranieri pari a 7,6% lavoratori dipendenti assicurati, ma 6,1% fruitori indennità disocc. non agricola, 6,5% cassa integrazione, 2,8% trattamenti mobilità Pensioni: stranieri circa 0,5% ultra-65 anni Pensioni pagate da INPS a nati all’estero (2006): , di cui all’estero (importo medio: 273€) e in Italia (importo medio: 664€). ►Oltre 60% pagate a emigranti italiani o discendenti ► SOLO ca pensioni pagate a immigrati (stime INPS-Caritas) ► MA, tra 15 anni, 315 mila nuove pensioni corrisposte a lavoratori immigrati, di cui 207 mila donne (Caritas-Inps, 2007).
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