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PubblicatoAntonia Piazza Modificato 11 anni fa
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AGREBI HASSEN MICHETTI FRANCESCA RIPA’ GIANMARCO 2°BI
LAVORO SVOLTO DA: AGREBI HASSEN MICHETTI FRANCESCA RIPA’ GIANMARCO 2°BI
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Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
Eugenio Montale
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DA ENCICLOPEDIA “ENCARTA”
EUGENIO MONTALE DA ENCICLOPEDIA “ENCARTA”
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Montale è una delle massime voci della poesia mondiale di questo secolo, insignito del premio Nobel nel La sua lunghissima carriera di poeta, scrittore, critico letterario e giornalista è da anni oggetto di attenti studi perché ha saputo dare un’originalissima interpretazione alle inquietudini dell’uomo. Nato a Genova nel 1896, dove compie gli studi classici, trascorre infanzia e giovinezza tra la città natale e lo splendido paese di Monterosso, nelle Cinque Terre. Dopo la prima guerra mondiale inizia a frequentare i circoli culturali liguri e torinesi, attirando l’attenzione di noti intellettuali. Si trasferisce a Firenze come direttore del Gabinetto Scientifico Letterario, posto da cui viene allontanato nel ‘38 per antifascismo. Mentre la sua fama di poeta cresce, si dedica anche a traduzioni di poesie e testi teatrali. Dopo la guerra si iscrive al Partito d’Azione e inizia un’intensa collaborazione con varie testate giornalistiche, tra cui il Corriere della Sera, per conto del quale compie molti viaggi e si occupa di critica musicale. Montale ha raggiunto fama internazionale, come attestano le numerose traduzioni di sue poesie in svariate lingue; nel 1967 viene nominato senatore a vita e nel 1975 ottiene il Nobel per la letteratura. Muore a Milano nel 1981. “Ossi di seppia” è la prima raccolta. Tema centrale delle poesie è il male di vivere. E’ l’angoscia, dunque, che spinge Montale a scrivere. Il linguaggio di Montale mira a una “naturalistica precisione”, fa uso di termini dialettali; il tono è discorsivo, e lascia spazio a descrizioni paesaggistiche che colgono l’ambiente ligure nella sua asprezza. Con ciò egli intende trovare una rappresentazione simbolica al dato oggettivo, ossia riuscire a evocare un’emozione attraverso la precisa descrizione di fatti e oggetti del mondo reale. “Le occasioni” è la seconda raccolta caratterizzata da novità. Le occasioni sono le situazioni contingenti dalle quali scatta la memoria di persone, incontri, eventi della vita passata. Dall’aspro paesaggio ligure si passa, dunque, al recupero di un vissuto personale tramite il quale le poesie si popolano di ricordi, di viaggi o di volti talvolta immaginari. Ciò, tuttavia, non sposta di molto il pessimismo del poeta. Egli si sente l’effetto, il prodotto di una serie di occasioni incontrollabili e caotiche, alle quali è impossibile dare delle spiegazioni. Montale, durante la seconda guerra mondiale, compone “La bufera” nel quale arriva a malapena l’eco del conflitto; sembra che gli orrori e le morti non incidano su un pessimismo già portato alle sue estreme conseguenze. Il poeta non abbandona il suo cammino solitario e si arrocca su posizioni anche più negative nelle quali sono presenti accenni nuovi; soprattutto l’ironia, legata alla sua età. Con sarcasmo descrive la moderna società imbevuta di falsi miti e chiacchiere inutili.
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il braccio, almeno un milione di scale
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. Il mio dura tuttora, né più mi occorrono le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede. Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio non già perché con quattr’occhi forse si vede di più. Con te le ho scese perché sapevo che di noi due le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le tue.
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Analisi metrico-ritmica Analisi figure di suono Analisi morfologica Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale Analisi figure sintattiche e di significato Commento Parafrasi
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il braccio, almeno un milione di scale
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. Il mio dura tuttora, né più mi occorrono le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede. Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio non già perché con quattr’occhi forse si vede di più. Con te le ho scese perché sapevo che di noi due le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le tue. VERBI: 15 Ho sceso, dandoti, ci sei , è, è stato, dura, mi occorrono, crede, si vede, ho sceso, dandoti, si vede, ho scese, sapevo, erano. NOMI: 14 Braccio, scale, vuoto, gradino, viaggio, coincidenze, prenotazioni, trappole, scorni, realtà, scale, braccio, occhi, pupille. AGGETTIVI:11 Milione, breve, nostro, lungo, milioni, quattro, due, sole, vere, tanto, offuscate. CAMPI SEMANTICI: CORPO: Braccio, occhi, pupille VIAGGIO: Coincidenze, prenotazioni, trappole, scorni. SCALE: Gradino, scale. VUOTO:Realtà
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il braccio, almeno un milione di scale
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale Ho - sce-so, -dan-do-ti il - brac-cio, al-me-no un - mi-lio-ne - di - sca-le e o-ra - che - non - ci - sei - è il - vuo-to ad - o-gni - gra-di-no. An-che - cos-ì - è - sta-to - bre-ve il - no-stro - lun-go - viag-gio. Il - mio - du-ra - tut-to-ra, - né - più - mi oc-cor-ro-no le - coin-ci-den-ze, - le - pre-no-ta-zio-ni, le - trap-po-le, - gli - scor-ni - di - chi - cre-de che - la - real-tà - sia - quel-la - che - si - ve-de. Ho - sce-so - mi-lio-ni - di - sca-le - dan-do-ti il - brac-cio non - già - per-ché - con - quat-tr’oc-chi - for-se - si - ve-de - di - più. Con - te - le - ho - sce-se - per-ché - sa-pe-vo - che - di - noi -due le - so-le - ve-re - pu-pil-le, - seb-be-ne - tan-to of-fu-sca-te, e-ra-no - le - tue. VERSI: liberi e lunghi - SINALEFE: 12 -ENJAMBEMENT
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il braccio, almeno un milione di scale
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. Il mio dura tuttora, né più mi occorrono le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede. Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio non già perché con quattr’occhi forse si vede di più. Con te le ho scese perché sapevo che di noi due le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le tue. ALLITTERAZIONI: Es: v.11 le,le,re,le,ne,te (esprime dolcezza) RIMA:1 ASSONANZE: 3
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il braccio, almeno un milione di scale
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale ANAFORA: 1 e 8 verso (ho sceso dandoti il braccio…) INVERSIONE: 3 verso è stato breve il nostro lungo viaggio OSSIMORO: 3 verso Breve nostro lungo viaggio IPERBOLE: 1, 8 e 9 verso un milione di scale METAFORA: ex 2, 3 e 6 il vuoto ad ogni gradino, è stato breve il nostro lungo viaggio, trappole SINEDDOCHE: 11verso pupille= occhi Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. Il mio dura tuttora, né più mi occorrono le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede. Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio non già perché con quattr’occhi forse si vede di più. Con te le ho scese perché sapevo che di noi due le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le tue.
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il braccio, almeno un milione di scale
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale Ho trascorso insieme a te una lunga vita, durante la quale ti ho aiutato e ora che non ci sei più la solitudine mi accompagna in ogni momento. Anche se abbiamo vissuto insieme molto tempo, sembra, che la nostra vita di coppia sia stata breve. La mia vita continua tuttora, ma, a differenza di una volta, mi sono distaccato dagli ostacoli, dalle umiliazioni della vita quotidiana ai quali non attribuisco più importanza come invece fanno coloro che credono che la realtà sia quella che si vede. Ho trascorso una lunga vita, insieme a te, aiutandoti, non perché in due ci si vede di più e quindi si evitano gli errori, ma per amore. Con te ho passato molto tempo perché sapevo che fossi tu, tra noi due, capace di scorgere la verità, pur vedendo le cose a fatica. Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. Il mio dura tuttora, né più mi occorrono le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede. Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio non già perché con quattr’occhi forse si vede di più. Con te le ho scese perché sapevo che di noi due le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le tue.
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La poesia appartiene alla sezione “Xenia” della raccolta “Satura” edita nel 1971, ma comprendente poesie dedicate alla moglie Drusilla Tanzi, soprannominata la “MOSCA”. La poesia suggerisce subito il senso della perdita causata dalla moglie con cui, durante la vita, aveva sceso passeggiando milioni di scale. In questo ricordo della Mosca vediamo gesti e cose di una realtà quotidiana come le coincidenze, le delusioni e le umiliazioni. Nelle ultime parole si avverte la commozione del poeta che è espressa in quell’ossimoro, “breve-lungo”, riferito al suo “viaggio” con la moglie. Il poeta, dopo la loro lunga unione, ne accusa una grande perdita, che è anche la perdita di un riferimento insostituibile, di una sicurezza e dunque giudica troppo breve il loro “viaggio”. Nonostante fosse molto miope, la moglie di Montale insegnò al marito la vera arte da vedere che non consiste nel credere alla superficie visibile delle cose, ma nel guardare in profondità di essa. La Mosca, quindi, era provvista di una sensibilità e una saggezza innata per capire le cose del mondo. E poi dice Montale, la realtà non è “quella che si vede”; ma è qualcosa di più complicato e profondo, che richiede doti di grande finezza per essere capita, per essere vista. Con questa poesia il poeta ci vuole dimostrare che in fondo la vita è triste senza qualcuno che ti accompagni e ti guidi nei momenti più difficili. Soprattutto però ci trasmette la solitudine che si prova dopo la perdita di una persona così importante: la vita diventa all’improvviso vuota ed in questa sensazione si ricordano tutti i momenti trascorsi insieme, e quando non è più al tuo fianco ti accorgi che le cose che prima facevano parte della vita quotidiana e che consideravi normali ora invece sono speciali in quanto non ci sono più.
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FINE
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