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Il catetere vescicale è la causa più frequente di infezioni urinarie postoperatorie, nonostante l'impiego di sistemi di raccolta chiusi. E richiesta una.

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Presentazione sul tema: "Il catetere vescicale è la causa più frequente di infezioni urinarie postoperatorie, nonostante l'impiego di sistemi di raccolta chiusi. E richiesta una."— Transcript della presentazione:

1 Il catetere vescicale è la causa più frequente di infezioni urinarie postoperatorie, nonostante l'impiego di sistemi di raccolta chiusi. E richiesta una cura quotidiana del catetere e la pulizia dell'area interlabiale nelle femmine e dell'orifizio uretrale nei maschi con una soluzione diluita di iodio-polivinilpirrolidone; alcuni Autori consigliano l'applicazione di una pomata antibiotica nel meato. Nei soggetti a rischio infettivo (diabetici, defedati, immunodepressi) va iniziata prima dell'intervento una terapia antibiotica profilattica con una cefalosporina di prima generazione, da continuare fino a 24 ore dopo la rimozione del catetere. Nei casi in cui si sia provocato un trauma vescicale con ematuria, è consigliabile mantenere una veloce diuresi con diuretici e liquidi poichè l'alto flusso urinario riduce la formazione di coaguli di sangue nella vescica e nel catetere, rendendo meno necessarie le irrigazioni con soluzione fisiologica (potenziali fonti di contaminazione).

2 L'urocoltura può essere eseguita dopo prelievo diretto o con campioni di lavaggio vescicale. Se le colture risultano positive bisogna adattare il regime antibiotico alla sensibilità dimostrata dai microrganismi. In caso di negatività dell'urinocoltura la causa di febbre e di disuria deve essere rivalutata; è opportuno controllare l'esatto posizionamento del catetere stesso e la sua pervietà.

3 In caso di piuria la terapia antibiotica deve essere iniziata in modo empirico con una cefalosporina di prima generazione, un aminoglicoside od un chinolone, naturalmente dopo aver ottenuto un campione di urine per l'urocoltura. E inoltre necessaria la rimozione o la sostituzione del catetere, in quanto nei pazienti con infezione urinaria èstata dimostrata la presenza di un biofilm di glicocalice batterico colonizzato da patogeni che riveste il lume del catetere. Il mantenimento di un elevato flusso urinario mediante idratazione per 05. infusioni o diuretici si rivela un accorgimento utile per ridurre la carica batterica urinaria.

4 Una volta che il patogeno viene identificato, nella maggior parte dei pazienti l'urina diviene sterile con una terapia antibiotica mirata e un periodo relativamente breve di cateterizzazione vescicale postoperatoria. In qualche caso il germe responsabile non viene identificato; se il sospetto di coinvolgimento delle vie urinarie è consistente è opportuno considerare la presenza di un'infezione nosocomiale da particolari microrganismi, quali lo pseudomonas, o da miceti

5 Una infezione urinaria refrattaria alla terapia o che recidiva rapidamente dovrebbe rappresentare un segnale d'allarme circa eventuali problemi meccanici, spesso ostruttivi, che possono promuovere l'infezione. Più del 35% dei pazienti con infezioni urinarie persistenti o recidivanti, nonostante cicli ripetuti di antibiotici, presenta malformazioni del parenchima renale o dell'uretere.

6 Per i pazienti con infezioni urinarie recidivanti un esame ecografico sovrapubico o transrettale è fondamentale; la nefrostomia percutanea realizzata tempestivamente puÚ rappresentare un intervento salvavita in caso di una sepsi da ostruzione delle vie urinarie. La conferma diagnostica di idronefrosi in un paziente con infezioni urinarie recidivanti. soprattutto dopo procedure chirurgiche a livello dello scavo pelvico, indica il posizionamento di una endoprotesi temporanea o il reimpianto dell'uretere leso. In caso di litiasi ostruente è indicata la rimozione del calcolo con ESWL o per via chirurgica; in caso di prostatite o vescicolite la diagnosi deve essere perfezionata con la coltura del secreto uretrale ottenuta per spremitura o tramite tampone, e la terapia impostata sulla base dei risultati ottenuti.

7 L'Rx cistografia e la cistoscopia vengono eseguiti nel corso delle infezioni urinarie recidivanti o di urosepsi; il momento nel quale realizzarli dipende dalla situazione clinica. E' preferibile eseguire questi esami dopo diversi giorni di terapia antibiotica parenterale cui si accompagni un miglioramento delle condizioni cliniche. L'Rx cistografia puÚ rivelare e identificare in modo attendibile un ostacolo al deflusso, un eventuale residuo urinario postminzionale ed un reflusso vescicoureterale. Se l'ecografia e la cistografia non hanno evidenziato anomalie significative, si dovrebbe eseguire una cistoscopia con eventuale biopsia dell'urotelio e sua coltura. I problemi meccanici devono essere trattati con attenzione, compresa l'ostruzione adinamica che affligge in particolar modo le donne diabetiche.


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