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CALVINISTI
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Teologia Quando & Dove Caso Serveto
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La Predestinazione Concetto di perdono
Teologia Calvinista La Predestinazione Concetto di perdono
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Teologia Calvinista Il calvinismo basa la propria teologia sull’idea di predestinazione: il concetto è stato elaborato in conseguenza della manifesta incapacità del credente "cattolico" di risolvere i problemi sociali dal punto di vista "cristiano".La predestinazione al bene o al male viene accettata nel momento stesso in cui si rinuncia a porre nella libertà dell'uomo la responsabilità di un destino personale.Gli uomini fanno il "bene" o il "male" non perché lo vogliono, ma perché così li ha predestinati Dio, il quale si serve, nella sua imperscrutabile prescienza, del bene o del male per confondere i "reprobi" e rassicurare i "virtuosi". La predestinazione è stata poi laicamente riassorbita dalla filosofia hegeliana con il concetto di "necessità storica", che ha una valenza ottimistica, vicina alla provvidenza di matrice cattolica. Infatti, la differenza sostanziale tra provvidenza e predestinazione sta in questo, che mentre per la prima il male, in ultima istanza, viene reintegrato positivamente nel bene; per la seconda invece il male è irrecuperabile. Il calvinismo deve assolutamente tenere separati il bene dal male, se vuole dimostrare il proprio ottimismo. In fondo la predestinazione è un concetto religioso che vuole riflettere una situazione sociale basata sull'antagonismo di classe e sull'individualismo."Fare il bene", nell'ottica calvinista, altro non può significare che "fare bene il proprio dovere", deciso a priori da dio, e in particolare il proprio "dovere professionale". Col concetto di predestinazione il pentimento è impossibile: chi sbaglia paga per sempre.
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Il pentimento serve per rendersi conto che non ci sono alternative, e non per poter cambiare vita. Anche se la sentenza di un tribunale condannasse un colpevole a un periodo determinato di carcere, la coscienza morale degli uomini lo condannerebbe in eterno.Chi tradisce la propria vocazione, non merita neppure di vivere. Moralmente infatti è già morto, benché fisicamente continui a vivere. Chi pecca contro dio non può essere perdonato.E per il calvinista "dio" coincide con l'ordine costituito. Dio è la coincidenza di essere e dover essere. Chi non si adegua è perduto, perché vuole porsi contro l'ordine naturale (e sovrannaturale) delle cose.Il calvinismo ha tolto all'uomo il libero arbitrio e ha trasformato la libertà nella necessità di obbedire a una realtà precostituita.Probabilmente questo modo di ragionare è stato usato anche dai cattolici romani controriformisti per difendere la loro confessione tardo-feudale, che non voleva neanche sentir parlare di egemonia politica della borghesia conseguente ai mutamenti sociali che già in Italia si erano da tempo verificati in direzione del capitalismo commerciale.Il calvinismo è andato a innestarsi in una pratica sociale (quella borghese) che spontaneamente e progressivamente si stava allontanando dall'esperienza del collettivismo cristiano (che nell'ambito del cattolicesimo-romano era fortemente contraddetta dell'autoritarismo politico del papato).Questa pratica spontanea aveva bisogno di darsi una legittimazione teorica che le permettesse di svilupparsi e diffondersi velocemente e in maniera consapevole. Senza il calvinismo il capitalismo non sarebbe mai nato come sistema produttivo-industriale, ma si sarebbe fermato allo stadio "commerciale" (mercantile), come avvenne nell'Italia cattolica.
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XVI secolo Francia Svizzera Olanda Scozia
DIFFUSIONE XVI secolo Francia Svizzera Olanda Scozia
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DIFFUSIONE Quello che oggi va sotto il nome di calvinismo è un movimento cristiano evangelico sorto nel XVI secolo nell'ambito della Riforma protestante a seguito dell'opera e della predicazione di Giovanni Calvino. Le chiese che seguono la dottrina calvinista sono spesso chiamate Chiese riformate, sebbene il termine sia talvolta utilizzato per indicare l'insieme più vasto delle chiese protestanti. Le aree europee dove il Calvinismo ha avuto la maggiore diffusione sono la Svizzera (con Ginevra e Zurigo come centri più importanti), la Francia (dove però non riuscì a prevalere), l'Olanda, la Scozia e alcuni principati della Germania, sebbene nei territori dell' Impero divenne religione ammessa, al pari del luteranesimo, solo dopo la guerra dei trent'anni. In Italia ha aderito al protestantesimo riformato la Chiesa Valdese. Le chiese calviniste condividono le principali dottrine del cristianesimo e delle altre chiese, in particolare per quanto riguarda l'unità e trinità di Dio e la natura divina di Gesù, così come formulate nei primi concili ecumenici e fissate nel credo niceno-costantinopolitano.
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Nega il dogma della trinità Viene condannato al rogo
MICHELE SERVETO Nega il dogma della trinità Viene condannato al rogo
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MICHELE SERVETO Michele Serveto (Villanueva de Sigena, 19 settembre 1511 – Ginevra, 27 ottobre 1553) è stato un teologo, umanista e medico spagnolo. Oltre che allo studio della Bibbia, si interessò a scienze come astronomia, meteorologia, geografia, giurisprudenza, anatomia e matematica; fu messo al rogo dai calvinisti. In una sua opera negava il dogma della Trinità, l’esistenza, cioè, di Dio, di tre persone uguali e distinte: Padre, Figlio e Spirito Santo. Egli sosteneva, infatti, che era lecito dubitare su ragionamenti teologici complessi per la mente umana. Per queste sue idee, Serveto fu dichiarato colpevole di bestemmia e sottoposto per volere di Calvino, al giudizio delle altre chiese riformate svizzere, che diedero parere favorevole alla sua condanna al rogo: fu arso vivo a Ginevra il 27 ottobre del La vicenda fu motivo di discussione tra i teologi dell’epoca. Serveto non aveva fatto propaganda del suo pensiero, era stato condannato per le sue personali opinioni religiose. Ma i riformisti ritennero gravissima l’eresia di Serveto perché offriva alla chiesa cattolica l’occasione di accusarli di voler distruggere i fondamenti del cristianesimo
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Nel 1528, all'età di diciassette anni, S
Nel 1528, all'età di diciassette anni, S. fu mandato dal padre a studiare legge all'università di Tolosa, in Francia, a cui si applicò di malavoglia e infatti dopo appena un anno di università, abbandonò gli studi per entrare al servizio di Juan de Quintana (m. 1534), un francescano confessore personale dell'imperatore Carlo V ( ) e con lui partecipò alla Dieta di Augsburg (Augusta) del Qui entrò in contatto con Melantone e gli altri riformatori presenti alla Dieta, la cui dottrina lo interessò a tal punto che abbandonò Quintana nell'autunno del 1530 per recarsi a Basilea, da Ecolampadio. Il giovane spagnolo travolse il riformatore svizzero con tali e tanti dubbi, soprattutto sulla Trinità, da fargli perdere la pazienza. Tentò allora di farsi ricevere da Erasmo da Rotterdam, che allora abitava a Basilea, ma, ricevuto un diniego, si recò a Strasburgo per discutere con i riformatori Bucero e Wolfgang Capito ( ) Tuttavia questi ultimi erano stati messi sul preavviso da Zwingli sulle opinioni potenzialmente eretiche di Serveto e quindi furono cortesi, ma formalmente freddi, con lo spagnolo. Non essendo riuscito a stabilire una forma di dialogo con i riformatori, Serveto decise di pubblicare direttamente le proprie idee.
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