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“Maestro, che devo fare...?” (Mt 19,16)

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Presentazione sul tema: "“Maestro, che devo fare...?” (Mt 19,16)"— Transcript della presentazione:

1 “Maestro, che devo fare...?” (Mt 19,16)
L’Amore di Dio sopra ogni cosa I primi tre comandamenti e la virtù della prudenza L’amore della vita propria e altrui Il quarto, il quinto e il settimo comandamento L’amore del bene e della verità L’ottavo comandamento e la virtù della fortezza L’amore di se stesso Il sesto, il nono e il decimo comandamento, e la virtù della temperanza

2 LA TEMPERANZA Virtù che tende a moderare (senza reprimere) i piaceri del gusto e della carne, onde evitare tanto gli eccessi quanto i difetti. Guida così la vita verso un equilibrio armonioso. In senso lato modera tutti i piaceri, sia spirituali che materiali. In senso stretto, solo quelli relativi alla sfera della sensualità. Si dice che la temperanza è una virtù acquisita se il motivo per il quale si vive è la retta ragione, che ordina questi piaceri al fine fissato dal Creatore, cioè la conservazione della vita personale (il cibo) e della specie umana (la generazione). - Si dice invece che la temperanza è una virtù infusa se il motivo per il quale si pratica questa virtù è la felicità eterna.

3 Le parti integrali (costitutive) della virtù della temperanza:
- La verecundia cioè la vergogna, ossia il timore del disonore. Si può intendere la vergogna in senso negativo (vergognarsi di fare una cosa buona o di mancare di qualcosa p.es.) o in senso positivo (vergognarsi di una cosa cattiva in sè). - La honestas cioè l’amore e la ricerca del bello e dell’armonia, una sorte di bellezza della mente.

4 Le parti soggettive (suddivisioni) della virtù della temperanza:
San Tommaso ne indica quattro: - l’astinenza - la sobrietà - la castità il pudore

5 L’astinenza Modera l’uso del cibo: - il digiuno, totale o parziale: chi, quando, come… - l’astinenza dalla carne : chi, quando, come… Il vizio opposto all’astinenza è la golosità, ossia un appetito disordinato di cibo o di bevande: - in sé è un peccato veniale; - per accidens può diventare mortale.

6 La sobrietà Anche se indica la virtù di chi mangia e beve poco, si riferisce in senso proprio alla virtù che modera la voglia e l’uso delle bevande o sostanze inebrianti: Il vizio opposto alla sobrietà è l’ebrezza, ossia un consumo disordinato di bevanda o di “droga”: - in sé è un peccato veniale; - diventa un peccato mortale quando: * l’eccesso è volontario, * proviene di un desiderio disordinato, * si perde l’uso della ragione.

7 La castità Vid. le spiegazioni sul sesto comandamento. Il pudore Inteso come virtù, non si differenza essenzialmente dalla purezza, ma ne è l’espressione e la difesa.

8 Le parti potenziali (virtù connesse) della temperanza:
Continenza: modera la volontà quando è mossa dalle passioni. Umiltà: modera la considerazione della propria eccellenza. Dolcezza o mitezza o clemenza: modera la tendenza alla vendetta causata dall’ira. Modestia: modera gli atteggiamenti esterni del corpo. Moderazione: modera l’uso delle cose superflue o troppo ricercate.

9 Per riassumere: Al corpo bisogna dare un po' meno del giusto. Altrimenti tradisce San Josemaria, Cammino, n. 196


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