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PubblicatoAnjelica Ferrara Modificato 10 anni fa
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Giotto Giotto di Bondone nacque nel luglio da una famiglia di contadini che si era inurbata a Firenze e, secondo la tradizione letteraria, finora non confermata dai documenti, aveva affidato il figlio alla bottega di un pittore, Cenni di Pepi, detto Cimabue, iscritto alla potente Arte della Lana, che abitava nella parrocchia di Santa Maria Novella. Dovrebbe essere solo una leggenda l'aneddoto della "scoperta" del giovane pittore da parte di Cimabue, mentre disegnava con estremo realismo le pecore a cui badava. Altrettanto leggendario è l'episodio di uno scherzo fatto da Giotto a Cimabue dipingendo su una tavola una mosca, essa era così realistica che Cimabue tornato a lavorare sulla tavola cercò di scacciarla. A quel punto Cimabue gli disse che aveva superato se stesso e poteva aprire bottega anche da solo. La collaborazione nella bottega del maestro fiorentino avrebbe però consentito a Giotto di seguirlo a Roma nel 1280 circa, dove era presente anche Arnolfo di Cambio, e avrebbe potuto successivamente introdurlo nel cantiere di Assisi. Giotto si sposò verso il con Ciuta di Lapo del Pela. Ebbero quattro figlie e quattro figli, dei quali uno, Francesco, divenne pittore.
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Basilica Superiore di Assisi
La Basilica di San Francesco di Assisi era stata completata nel 1253, con grandi interessi sia dei francescani, quale sede centrale dell'ordine, luogo di sepoltura del fondatore e meta di pellegrinaggio, sia del papato, che vedeva nei francescani dei fedeli alleati per rinsaldare il legame con i ceti più umili. L'inizio della decorazione ad affresco non è conosciuto, per la distruzione degli antichi archivi nel XIX secolo: essa dovrebbe risalire a poco dopo la metà del XIII secolo per la Basilica Inferiore, con l'intervento di pittori umbri e verso gli anni nella Basilica Superiore con artisti forse scelti direttamente dai papi.
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Le Storie di San Francesco
La fascia inferiore della navata venne occupata dalle ventotto Storie di San Francesco databili tra l'ultimo decennio del XIII secolo ed i primi anni del XIV, un ciclo grandioso che stupì i contemporanei e segnò una svolta nella pittura occidentale. Sotto ad ogni scena compariva una didascalia descrittiva tratta dai diversi capitoli della Legenda via via illustrati. Questo ciclo è da alcuni considerato l'inizio della modernità e del dipingere latino. La tradizione iconografica sacra, infatti, poggiava sulla tradizione degli iconografi greci, e quindi su un repertorio iconografico molto codificato nei secoli; un santo moderno e un repertorio di episodi straordinari nessuno mai, prima di san Francesco, aveva ricevuto le stigmate fecero sì che il pittore negli affreschi dovesse creare ex-novo modelli e figure, attingendo solo in parte ai modelli di pittori che si erano già cimentati in episodi francescani su tavola. Accanto a ciò va registrato il nuovo corso degli studi biblici che prediligeva la lettura dei testi nel loro senso letterale desiderando condurre il fedele ad un incontro il più possibile vivo ed immedesimativo con il testo sacro. Ciò favorì la scelta di rappresentazioni in abiti moderni e che sottolineassero l'espressione del vissuto.
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Croce di Santa Maria Novella
Il primo capolavoro fiorentino è la grande Croce di Santa Maria Novella databile attorno al Giotto dipinse il corpo morto in maniera verticale, con le gambe piegate che ne fanno intuire tutto il peso. La forma non più nobilitata dai consueti stilemi divenne così assolutamente umana e popolare dandole la sua dimensione terrena, solo l'aureola ricorda la sua natura divina, ma mostra le sembianze di un uomo umile realmente sofferente, con il quale l'osservatore potesse confrontare le sue pene.
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Compianto sul Cristo Morto
Uno dei più intensi e drammatici della produzione giottesca. In esso l'artista introduce addirittura due donne velate rivolte di spalle. I personaggi del dipinto vengono colti nel momento culminante del loro intimo dramma. L'attenzione di tutti va solenne al Cristo morto abbracciato con amorevole disperazione da una Maria alla quale il pianto ha contratto i lineamenti in una sorta di smorfia San Giovanni allarga le braccia straziato dal dolore mentre una delle pie donne sorregge con affettuosa tenerezza il capo di Gesù. Gli angeli piangono e si disperano con umanissima compartecipazione.
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Al centro del dipinto Giuda bacia Cristo avvolgendolo in un abbraccio che fa delle due figure un blocco. Attorno ai protagonisti si agita la folla tumultuosa delle guardie che volgliono procedere all'arresto e quello del Maestro e degli Apostoli che tentano di opporvisi. Vivace e significativo appare il personaggio incappucciato di spalle a sinistra rappresentato nell'atto di trarre il mantello a Pietroche in un impeto di rabbia ferisce uno degli sbirri del sacerdote del Sinedrio.
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Madonna di Ognissanti Si trova alla Galleria degli Uffizi il suo nome deriva del fatto che proviene della galleria di Ognissanti. Appaiono le massicce figure della Vergine e del Bambino, sotto le vesti dei quali si indovina già la presenza di corpi volumetricamente compatti e ben definiti. I due personaggi principali, hanno dimensioni innaturalmente maggiori degli altri. Gli angeli in primo piano introducono un elemento di profondità prospettica. La loro collocazione ai piedi del sontuoso trono ci fa comprendere come l'intera scena di sviluppi in uno spazio tridimensionale.
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