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PubblicatoAnnetta Alfano Modificato 11 anni fa
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Conclusioni Il lavoro svolto è stato per noi molto interessante e coinvolgente: le passeggiate nel centro storico, le foto scattate o raccolte, le interviste agli anziani, la conoscenza degli avvenimenti che hanno fatto la storia di Bisaccia, ci hanno permesso di avere oggi una visione diversa del nostro paese, della sua cultura passata, della vita dei nostri nonni e bisnonni, che hanno lottato e lavorato duramente per costruire il nostro futuro. In quei vicoli, oggi, non è rimasta alcuna finestra aperta o casa illuminata; tutto tace, come se un mantello avesse ricoperto le urla dei bambini, i rumori delle botteghe artigianali di un borgo che fiammeggiava di vita. Una sola voce risuona, quella del vento.
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Noi ragazzi ci siamo chiesti come sarebbe stata quella parte del paese se non avessimo vissuto la tragica esperienza del terremoto dell80. Di sicuro saremmo rimasti uniti e avremmo potuto condividere tanti momenti di vita quotidiana. Purtroppo, come nelle grandi città, anche a Bisaccia non conosciamo i vicini di casa; perciò lo scopo del nostro lavoro è di far capire la necessità di custodire il patrimonio di valori e modi di vita di un tempo, che potrà essere un valido punto di riferimento per le generazioni future.
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È con quel passato, carico di suggestione per la sua semplicità, ma soprattutto per la sua autenticità, che ognuno di noi deve confrontarsi per riconoscere le proprie radici. Da esso, infatti, deve scaturire lorgoglio della nostra identità. L impegno di noi giovani è di far sì che quei vicoli, dal fascino spettrale, abbiano ancora una voce, un cuore che palpita…
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Dovè la terra mia? Mio padre si chiamava Salvatore, quanto lavoro buttato nei campi! Sì, era un agricoltore, tanto lavorava, anche coi crampi. Quella terra odora del suo sudore, sempre pieno era il paniere. Oggi, nessun coltivatore, quella terra non è che un cantiere. Quellessenza di vita non si respira più, solo marcio e puzza di morte. Se il Signore venisse quaggiù, nulla potrebbe fare di fronte al più forte, a coloro che ci portan via la casa, la nostra bella terra, ormai dal guerrier invasa. Non sarà certo uno zappaterra a fermare i cavalli dellimbroglio! Addio profumo di terra arata, di fieno falciato, di grano dorato, dove una sola cosa non è mai mancata, la vita, che ci sarà rubata! Antonio Melillo Melillo – Classe III A
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Questo lavoro è stato realizzato dagli alunni delle classi: III A 1. Cela Mario 2. Cela Nazarena 3. Cornacchia Gaetano 4. Di Pietro Giuseppe 5. Fulchini Luisa 6. Gervasio Giovanni 7. Gjergjvataj Albert 8. Lapenna Debora 9. Lattarulo Melania 10. Massa Emilio 11. Mastrogiacomo Fabiana 12. Melillo Melillo Antonio 13. Mitrione Morena 14. Mitrione Simona 15. Morano Giulia 16. Pagliarulo Francesco 17. Rutigliano Maria Assunta 18. Sollazzo Lucia 19. Zicola Cristian III B 1. Arminio Livio 2. Celano Alessandro 3. De Vito Tonia 4. Di Gianni Aureliano 5. Fede Carla 6. Fischetti Mariangela 7. Formiglio Eugenio 8. Iannece Daniele 9. Lapenna Vito 10. Maffucci Marica 11. Mastrogiulio Chiara 12. Mazzola Maria Virginia 13. Menna Giuseppe 14. Morano Lucia 15. Rollo Francesco 16. Russo Federico 17. Tartaglia Jessica Hanno collaborato i docenti: Salzarulo Angiolina, Tota Grazia, Di Guglielmo Michelina e Imperiale Michele.
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