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PubblicatoNarciso Mura Modificato 10 anni fa
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PROGETTO REALIZZATO DAGLI ALUNNI DELLE CLASSI III A E III B
ISTITUTO COMPRENSIVO DI BISACCIA (AV) SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO PROGETTO “TERRITORIO E AMBIENTE” PROGETTO REALIZZATO DAGLI ALUNNI DELLE CLASSI III A E III B Anno scolastico 2008/2009
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INTRODUZIONE Quest’anno, nell’ambito del progetto “Territorio e ambiente”, noi ragazzi delle classi III A e III B della Scuola Secondaria di primo grado di Bisaccia, abbiamo voluto ripercorrere la storia della nostra terra irpina e del nostro paese. Una passeggiata nel centro storico è bastata a farci sentire la voglia di riscoprire gli odori, i sapori, i rumori che animavano la vita del borgo. L’incontro con degli anziani ci ha offerto lo spaccato autentico di una civiltà scomparsa, il colore di una realtà da cui provengono i nostri nonni, ma soprattutto bisnonni e trisavoli, che sono le vere risorse del passato:
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“La vita era difficile, ma veniva vissuta con serenità
“La vita era difficile, ma veniva vissuta con serenità. Le fatiche dei campi a sera lasciavano il posto al desiderio di riunirsi intorno al focolare o di ritrovarsi nella casa del vicino a ballare al suono di un organetto. Bastava poco per renderci felici! Non sentivamo il peso della povertà (perché sapevamo farci bastare quello che avevamo), delle case fredde e poco accoglienti, della mancanza dell’acqua e dei servizi igienici. Questo mondo ora non c’è più, vive solo nella nostra mente e nel nostro cuore!”
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Abbiamo chiesto loro come si svolgeva la giornata di una donna e ci hanno risposto così:
“Le donne si alzavano prima dell’alba e, dopo aver rassettato la casa, si recavano ad attingere l’acqua alle fontane pubbliche, presso le quali andavano a lavare il bucato, con il sapone fatto con il grasso di maiale. Per lavare le lenzuola e per far sì che diventassero perfettamente bianche usavano la “lisciva” (ottenuta dall’ebollizione di acqua e cenere e dalla successiva filtrazione del liquido). Con lo stesso sistema si lavavano periodicamente i capelli; per mantenerli in ordine e per renderli più docili al pettine, usavano l’olio d’oliva (altro che gel!)”.
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Un nonnino, seduto su una panchina, ci ha parlato delle attività agricole e artigianali del passato, alcune delle quali sono oggi scomparse, ponendo l’accento sulla dura vita del contadino, e di alcune tradizioni e festività. Avendogli chiesto come i bambini e i ragazzi di allora trascorrevano il tempo libero, ci siamo soffermati a confrontare i giochi di ieri con quelli di oggi. Dal discorso è emerso che anche per lui e per i suoi compagni il gioco era il migliore alleato, fonte di emozione e di divertimento, che stimolava la fantasia e la creatività.
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“I giocattoli di cui disponevamo erano semplici, non costavano nulla
“I giocattoli di cui disponevamo erano semplici, non costavano nulla. Giocavamo con tutto ciò che ci circondava. Stavamo sempre all’aria aperta ed eravamo forti ed allegri come passerotti. Il divertimento era nella strada, dove in gruppo giocavamo soprattutto presso il portale della cattedrale, dove ancora oggi, nelle calde serate d’estate, i bambini si rincorrono felici. Parlando della mia infanzia,non posso non pensare alle filastrocche, agli indovinelli, alle ninne-nanne che mia madre mi sussurrava dolcemente nei primi anni di vita:
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<<Para, para, polle…>>, <<Miezz a na funtanella…>>, << Zeca, zeca, mastu Mbechë…>> Oggi, invece, ogni bambino è solo con se stesso; sta quasi sempre seduto davanti al televisore o al computer o alla play station, oggetti che gli fanno dimenticare gli amici e gli annebbiano il cervello. E allora cosa bisognerebbe fare? Non dire no ai giochi elettronici ma ritrovare il vero scopo del gioco e la bellezza dei suoi linguaggi, riscoprendolo, insieme con i compagni, nelle piazze, nelle case, come accadeva tanto tempo fa.”
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