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ADHD Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder),
Sindrome da deficit dell’attenzione con iperattività Psicologia dell’handicap e della riabilitazione Prof. Maria Francesca Pantusa
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CHI E’ IL BAMBINO CON L’ADHD ?
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CARATTERISTICHE PRIMARIE
Impulsività Disattenzione Iperattività
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E’ UN BAMBINO CHE HA UN COMPORTAMENTO PREVALENTEMENTE
IPERATTIVO/IMPULSIVO Sintomi di iperattività Ha difficoltà a rimanere seduto Si agita sulla sedia,gioca con mani e piedi Salta e corre in maniera eccessiva Ha difficoltà a svolgere attività tranquille Agisce come se fosse spinto da un motore Parla troppo
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E’ UN BAMBINO CHE HA UN COMPORTAMENTO PREVALENTEMENTE
IPERATTIVO/IMPULSIVO Sintomi di impulsività Risponde prima che le domande siano completate Ha difficoltà ad aspettare il proprio turno Interrompe spesso il discorso Si intromette nelle attività dei compagni
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HA DEFICIT DELL’ATTENZIONE
SINTOMI DI INATTENZIONE Ha difficoltà a mantenere la concentrazione Sembra non ascoltare Fatica a seguire le istruzioni Ha difficoltà organizzative Evita i compiti che richiedono impegno mentale Si distrae facilmente E’ incapace di prestare attenzione
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Secondo il manuale di statistica dei disordini mentali DSM-IV per una corretta diagnosi di ADHD occorre che i sintomi chiave Devono essere presenti 6 o più sintomi di disattenzione oppure 6 o più sintomi d’iperattività/ impulsività Siano presenti in almeno due contesti sociali (casa,scuola,gioco) Che siano presenti per almeno 6 mesi Che compaiano prima del 7° anno di età
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E’ UN BAMBINO CHE PUO’ PRESENTARE: -ADHD tipo prevalentemente Inattentivo (ADHD-I) -ADHD tipo prevalentemente Iperattivo impulsivo (ADHD-HI) -ADHD tipo Combinato (A1+A2) (ADHD-C).
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Prevalenza Intorno al 4%. Rapporto M/F è 3/1
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Cause 1. Genetiche: Fratello 7% Gemello omozigote 18%
Nel 40% dei casi c’è un parente di 1° grado che ha il disturbo Nell’80% un parente di II°o III° grado che ha il disturbo 2. Alterazione Neuroanatomiche e nella Trasmissione Neuronale. Si tratterebbe di un difetto evolutivo nei circuiti cerebrali che stanno alla base dell’inibizione e dell’autocontrollo, in particolare corteccia prefrontale e nuclei o gangli della base. 3. Fattori Non genetici I fattori non genetici che sono stati collegati all’ADHD includono la nascita prematura, l’uso di alcool e tabacco da parte della madre, l’esposizione a elevate quantità di piombo nella prima infanzia e le lesioni cerebrali - soprattutto quelle che coinvolgono la corteccia pre-frontale conseguente a prematurità e sofferenza perinatale.
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Cause Ambiente: L’ambiente non sembra avere una importanza decisiva nella genesi del disturbo di concentrazione, come per altri disturbi di condotta a base emotivo-educazionale. Ma l’esperienza esistenziale del bambino con ADHD, caratterizzato da "insuccessi" e frustrazioni nel campo relazionale, sociale e scolastico, potrà determinare disturbi comportamentali su base psico-emotiva, che spesso accentuano e confondono gli stessi sintomi di iperattività e impulsività con cui il disturbo si presenta.
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IL BAMBINO CON DEFICIT DELL’ATTENZIONE-IPERATTIVITA’
NON E’ SEMPLICEMENTE VIVACE O DISTRATTO APPARENTEMENTE NON HA SEGNI ESTERIORI DI MALATTIA HA UN’ALTERAZIONE NEURO- BIOLOGICA CHE GLI IMPEDISCE DI SELEZIONARE GLI STIMOLI ESTERNI E CONTROLLARE I PROPRI IMPULSI
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CAPACITA’ DI INIBIRE ALCUNE RISPOSTE A STIMOLI ESTERNI SIA MOTORI CHE EMOTIVI PER PERMETTERE LA PROSECUZIONE DELL’ATTIVITA’ IN CORSO “L’AUTOCONTROLLO”. COMPROMETTENDO LA CAPACITA’ DI PIANIFICAZIONE ED ESECUZIONE DI PROCESSI COMPLESSI DETTI “FUNZIONI ESECUTIVE”.
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Il deficit dell’attenzione/iperattività va considerata “ malattia’’
considerare con sufficienza la sindrome ( tutto passerà con la maturità),se da un lato consola il genitore ,dall’altro porta ad un grave errore di valutazione, perchè nel 50% dei casi non trattati il disturbo comprometterà le relazioni sociali e la vita del bambino,insuccessi scolastici,delinquenza, uso di sostanze stupefacenti, comportamenti sregolati)
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SERVIZI TERRITORIALI DI NPI
DIAGNOSI SERVIZI TERRITORIALI DI NPI ANAMNESI PERSONALE (prematurità,asfissia,ittero sindrome feto alcolica,droga) ANAMNESI FAMILIARE (ereditarietà,genitori non presenti,separati,aggressivi,condizione sociale ,maltrattamenti , VALUTAZIONE CLINICA DEL PAZIENTE(deficit sensoriali vista- udito,eczemi,antistaminici,barbiturici,) ESCLUSIONE DI POSSIBILI PATOLOGIE NEUROLOGICHE ED ENDOCRINE( epilessia,iper-ipotiroidismo,neoplasie,traumi cranici)
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DALLA STORIA DEL PAZIENTE ,DELLA FAMIGLIA E DELL’AMBIENTE IN CUI VIVE,
GLI ESAMI DI LABORATORIO,LE INDAGINI STRUMENTALI E LE COMUNI VALUTAZIONI OGGETTIVE NON SONO D’ AIUTO LA DIAGNOSI DI ADHD E’ PREVALENTEMENTE CLINICA SI RICAVA: DALLA STORIA DEL PAZIENTE ,DELLA FAMIGLIA E DELL’AMBIENTE IN CUI VIVE, DALLA VALUTAZIONE DEL SUO COMPORTAMENTO DAL COLLOQUIO E DALLE INFORMAZIONI FORNITE DA CHI GLI STA VICINO: GENITORI ED INSEGNANTI
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Test neuropsicologici
Non esistono test diagnostici specifici per l’ADHD, i tests neuropsicologici, i questionari per genitori ed insegnanti, le scale di valutazione sono utili per la severità del disturbo e seguire l’andamento. Livello cognitivo (PM, WISC-R) Abilità di scrittura, lettura, comprensione del testo Continuous Performance Test (CPT) Matching Familiar Figure Test (MFFT) Change Task
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Scale di valutazione Intervista diagnostica semi-strutturata K-SADS-PL, PICS IV o altro scala di valutazione dei sintomi di ADHD (ADHD-RS) e dei sintomi di disturbo dirompente del comportamento rating scale o SNAP-IV, CGI-ADHD-S . questionario per i genitori e per gli insegnanti CPS o CBCL o altro scale di autovalutazione per ansia e depressione MASC e CDI
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COMORBILITA’ SPESSO A COMPLICARE LA DIAGNOSI SI SOVRAPPONGONO AI SINTOMI DEFICIT DELL’ATTENZIONE/IPERATTIVITA’ ALTRE PROBLEMATICHE: COMPORTAMENTO OPPOSITIVO DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO DISTURBI DELL’UMORE Tutto questo è dovuto, purtroppo, al fatto che i soggetti affetti da ADHD manifestano nel tempo dei sintomi secondari che si pensa siano il risultato dell’interazione tra le caratteristiche proprie del disturbo con l’ambiente scolastico, sociale, familiare in cui il bambino si trova inserito.
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Quanto dura? L’ADHD non è un problema marginale che si risolve con l’età La sua storia naturale, infatti, è caratterizzata da persistenza fino all’adolescenza in circa due terzi dei casi e fino all’età adulta in circa un terzo o la metà dei casi L’ADHD è uno dei migliori predittori, in età infantile, di cattivo adattamento psicosociale nell’età adulta Maggiore frequenza di Disturbo antisociale di personalità
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SOSPETTATA LA PATOLOGIA COSA FARE?
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COINVOLGERE I GENITORI DEL BAMBINO CON ADHD
CONVINCERLI DELLA NECESSITA’ DI UNA VALUTAZIONE SPECIALISTICA ……… 2.SONO GENITORI DISPERATI,PIENI DI SENSI DI COLPA,ANSIOSI,ACCUSATI DI ESSERE LA CAUSA DI QUESTI COMPORTAMENTI . 3. SONO GENITORI CHE VOGLIONO ESSERE AIUTATI : 4. INFATTI SE DICHIARANO CHE C’E’ QUALCOSA CHE NON VA NEL LORO BAMBINO VENGONO GUARDATI CON SCETTICISMO SE LO CONSIDERANO NORMALE VENGONO INCOLPATI DI INADEGUATEZZA
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AIUTARE I GENITORI INCORAGGIAMENTO E ASCOLTO.
I genitori chiedono aiuto perché sanno di avere un figlio che non è “normale”, Che diventa irascibile ed aggressivo per sciocchezze che non ha amici ,nessuno vuole stare con lui che tutti lo evitano anche i parenti che tutti li accusano di non saperlo educare CONVINCERLI A CONSIDERARSI PARTE ATTIVA DI UN PROCESSO DIAGNOSTICO TERAPEUTICO CHE LI AIUTI AD INQUADRARE IL DISTURBO
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INSEGNANTI le osservazioni degli insegnanti riferite dai genitori sono importanti per la diagnosi: 1.Socializza poco 2.Disturba il gioco dei coetanei 3.Non studia,si rifiuta di fare i compiti 4.Viene messo spesso in castigo 5 Si comporta in maniera negativa per attirare l’attenzione
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INSEGNANTI Devono interagire attraverso un colloquio diretto
con le altre figure professionali coinvolte LA FIGURA PROFESSIONALE DEGLI INSEGNANTI E’ UN ANELLO INDISPENSABILE DELLA GESTIONE DEL BAMBINO CON L’ADHD ; PERCHE’ SE E’ VERO CHE A SCUOLA IL BAMBINO MANIFESTA IL MEGLIO DI SE’ E SUBISCE TUTTE LE FRUSTRAZIONI POSSIBILI E’ PUR VERO CHE LA SCUOLA ATTRAVERSO ADEGUATE STRATEGIE EDUCATIVE POTRA’ FORNIRE GLI STRUMENTI PER IMPARARE A CONVIVERE E RELAZIONARSI CON GLI ALTRI
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TRATTAMENTO
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Trattamento Il progetto terapeutico ha lo scopo di migliorare il benessere globale (la salute) del bambino supportando: da un lato l’ambiente a modificarsi per meglio rispondere alle sue necessità, 2) dall’altro il bambino nello sviluppo di strategie che gli permettano di aggirare il problema.
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Trattamento individualizzato
Ogni intervento va adattato alle caratteristiche del soggetto in base all’età, alla gravità dei sintomi, ai disturbi secondari, alle risorse cognitive, alla situazione familiare e sociale. I genitori devono essere informati, in modo comprensibile ed esaustivo, delle diverse strategie terapeutiche possibili, ed il percorso terapeutico va concordato e condiviso con loro
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Trattamento Scopo del trattamento:
migliorare le relazioni interpersonali con genitori, fratelli, insegnanti e coetanei ridurre comportamenti dirompenti ed inadeguati migliorare capacità di apprendimento aumentare autostima e autonomia migliorare l’accettabilità sociale del disturbo e la qualità di vita del bambino / adolescente
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Interventi terapeutici
Vi è ormai concordanza nel ritenere che il miglior approccio terapeutico per l’ADHD sia rappresentato da un intervento combinato multimodale che combina interventi psicosociali con terapie mediche. TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI Interventi psico-educativi, interventi di training a genitori e insegnanti Interventi cognitivo-comportamentali Terapia comportamentale Terapia farmacologica
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Panoramica degli interventi
Interventi psico-educativi Bambino Terapia cognitivo-comportamentale farmacoterapia Interventi psico-educativi genitori Parent training Interventi psicoeducativi scuola Teacher training Interventi comportamentali
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Obiettivi degli interventi psico-educativi
riduzione dei problemi comportamentali a scuola e in famiglia Parent training riduzione dei problemi comportamentali ed emotivi nel contesto familiare miglioramento del rapporto genitori-bambino Teacher training nel contesto scolastico miglioramento del rapporto scuola-bambino
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Il parent training 9 incontri distanza di 15 giorni
Il PT è più efficace se applicato quando il bambino è in età prescolare 9 incontri distanza di 15 giorni Vengono forniti materiali informativi Schede di valutazione Compiti a casa
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PARENT TRAINING Obiettivi: Formare aspettative realistiche;
Creare un quadro equilibrato delle difficoltà del bambino; Dare degli strumenti per la gestione del comportamento del bambino.
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Il parent training Fasi preliminari
Identificazione di fattori cognitivi delle famiglie di bambini ADHD Identificazioni di fattori comportamentali di famiglie con soggetti ADHD
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Il parent training Fattori cognitivi, esempi:
Questo bambino compie azioni negative intenzionalmente È tutta colpa mia se si comporta male Quando sarà grande passerà tanti guai Non serve che io gli insegni come deve comportarsi Ho già provato di tutto
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Il parent training Aspetti comportamentali di familiari ADHD
Rinforzi negativi di comportamenti inappropriati Poche gratificazioni di comportamenti appropriati Disciplina inefficace Scarso monitoraggio di come si comporta il figlio Eccessivo monitoraggio di come si comporta il figlio
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Il parent training Interventi:
Fare una precisa analisi della situazione e del comportamento problema, Differenziare le reazioni dei genitori in base alla gravità dei comportamenti del figlio (scegliere le battaglie) Spiegare l’uso delle gratificazioni come rinforzo di azioni positive non ancora consolidate nel comportamento del Bambino. Rinforzi positivi Punizioni (miti). Estinzione per i comportamenti minori Modelli di comportamento positivo da parte dei genitori
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Interventi psico-educativi: Teacher training
Il coinvolgimento degli insegnanti fa parte integrante ed essenziale del progetto terapeutico Si realizza mediante incontri sistematici mirati a: 1. informare sulle caratteristiche e sul trattamento dell’ADHD 2. fornire appositi strumenti di valutazione (questionari, scale,) 3. potenziare le risorse emotive 4. insegnare specifiche procedure per modificare il comportamento 5. informare su come strutturare l’ambiente classe in base alle caratteristiche ed ai bisogni del b/no ADHD 6. suggerire strategie didattiche per facilitare gli apprendimenti 7. migliorare la relazione col b/no e tra il b/no ed i compagni Cornoldi, De Meo, Offredi & Vio, 2001
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Strategie didattiche Prima di iniziare a lavorare
Quando vengono spiegate le lezioni o vengono date delle istruzioni per eseguire dei compiti è importante che l'insegnante si accerti del livello di attenzione del bambino. Spesso i bambini iperattivi sono fisicamente e mentalmente occupati a fare qualcos' altro (roteare penne, guardare o chiamare i compagni); in generale il contatto oculare è la tecnica più efficace per controllare I'attenzione del bambino..
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Strategie didattiche Le consegne devono contenere delle istruzioni semplici e brevi. È fondamentale assicurarsi che il ragazzo abbia compreso le istruzioni relative a un compito; Una volta dato il resto di un problema di aritmetica o un testo che contenga delle istruzioni è opportuno aiutare il ragazzo disattento/iperattivo a individuarne le parti importanti (ad esempio sottolineandole con diversi colori).
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Strategie didattiche Anche l'organizzazione della classe può aiutare
È’ opportuno controllare le fonti di distrazione all' interno della classe. NON è indicato far sedere il ragazzo vicino alla finestra, al cestino, ad altri compagni rumorosi o ad altri oggetti molto interessanti; NON è ugualmente indicato collocare l' allievo in una zona completamente priva di stimolazioni in quanto diventa maggiormente iperattivo perchè va alla ricerca di stimolazioni attraverso situazioni che siano nuove o comunque interessanti.
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Strategie didattiche Accorciare i tempi di lavoro; fare brevi e frequenti pause soprattutto durante i compiti ripetitivi e noiosi. Adottare un tono variato e un ritmo non monotono della voce (anche il ritmo della voce dell'insegnante quando spiega può incidere sulla capacità attentiva degli studenti). -Interagire frequentemente, verbalmente e fisicamente,con gli allievi
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Strategie didattiche Fare in modo che gli alunni debbano rispondere
frequentemente durante la lezione. Costruire situazioni di gioco per favorire la comprensione delle spiegazioni. Utilizzare il gioco di ruolo per spiegare concetti storici e sociali in cui siano coinvolti vari personaggi. Abituare il ragazzo impulsivo a controllare il lavoro svolto.
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Anche l'ordine può aiutare
Strategie didattiche Anche l'ordine può aiutare È importante stabilire delle attività programmate e «routinarie» in modo che il ragazzo impari a prevedere quali comportamenti deve manifestare in determinati momenti della giornata. È utile definire con chiarezza i tempi necessari per svolgere le attività giornaliere rispettando, per quanto possibile, quelli dell'alunno (questo lo aiuta anche a orientarsi meglio nel tempo).
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Strategie didattiche Utilizzare il diario per la comunicazione giornaliera con la famiglia per uno scambio produttivo di informazioni (senza che diventi però un canale deputato solo ai richiami e alle note negative sul comportamento ).
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E per gestire il comportamento cosa si può fare ?.
Innanzitutto è opportuno definire e mantenere chiare e semplici regole all'interno della classe (fondamentale è ottenere un consenso unanime su queste regole).
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E per gestire il comportamento cosa si può fare ?.
Spesso è necessario spiegare chiaramente agli alunni disattenti/iperattivi quali sono i comportamenti adeguati e quali sono quelli inappropriati. È molto importante far capire agli allievi impulsivi quali sono le conseguenze dei loro comportamenti positivi e quali quelle che derivano da comportamenti negativi.
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E per gestire il comportamento cosa si può fare ?.
Avere la possibilità di cambiare i rinforzi quando questi perdono di efficacia. Si raccomanda di non punire il ragazzo togliendo l'intervallo, perché il ragazzo iperattivo ha assoluto bisogno di scaricare la tensione e socializzare con i compagni
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E per gestire il comportamento cosa si può fare ?.
Individuare degli spazi appositamente costruiti all'interno della classe ai quali il ragazzo possa ricorrere nei momenti di stanchezza o di maggiore instabilità. Le punizioni troppo severe, le note scritte o le sospensioni non modificano il comportamento del bambino.
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E per gestire il comportamento cosa si può fare ?.
Ultime cautele. Non creare situazioni di competizione durante lo svolgimento dei compiti con altri compagni. Non focalizzarsi sul tempo di esecuzione dei compiti, ma cercare di valorizzare la qualità del lavoro svolto (anche se questo può risultare inferiore a quello dei compagni).
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Terapia cognitivo-comportamentale
Comprende tutti gli interventi centrati sul b/no e modulati in relazione alle sue caratteristiche strutturali e di funzionamento mentale, alle comorbilità presenti, al contesto socio-familiare e scolastico,finalizzati: alla riduzione dei problemi comportamentali ed emotivi b. al miglioramento delle abilità sociali ed accademiche c. alla rieducazione dei deficit specifici
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Terapia cognitivo-comportamentale
Problem solving: riconoscere il problema, generare soluzioni alternative, pianificare la procedura per risolvere il problema, ecc., Autoistruzioni verbali al fine di acquisire un dialogo interno che guidi alla soluzione delle situazioni problematiche, Stress inoculation training: indurre il bambino/adolescente ad auto-osservare le proprie esperienze e le proprie emozioni, soprattutto in coincidenza di eventi stressanti e, successivamente, aiutarlo ad esprimere una serie di risposte alternative adeguate al contesto. La acquisizione di queste risposte alternative dovrà sostituire gli atteggiamenti impulsivi e aggressivi.
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TERAPIA FARMACOLOGICA (METILFENIDATO-ATOMOXETINA)
Nel momento in cui è necessaria la terapia farmacologica o qualora si dovesse associarla alla psicoterapia è necessario inviarlo: ai CENTRI CLINICI REGIONALI di riferimento. Se viene confermata la diagnosi ,dietro verifica del percorso diagnostico: si procede a somministrare la terapia farmacologica , proposta dal NPI ,con il consenso informato dei genitori viene attivato il registro nazionale il bambino viene monitorato per circa un mese per valutare l’efficacia e la tollerabilità del farmaco somministrato e ricontrollato ogni 6 mesi Successivamente attivato il registro nazionale la terapia può essere prescritta dal PDF o NPI che lo hanno in cura.
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Ritalin Numerosi studi hanno dimostrato che il metilfenidato è in grado di migliorare: -l’inibizione delle risposte (misura neuropsicologica dell’autocontrollo), -la memoria di lavoro ed i processi di discriminazione degli stimoli. Tali azioni appaiono correlate ad una diminuzione del flusso ematico nella corteccia prefrontale dorso-laterale e parietale posteriore (Metha et al. 2000).
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Terapia farmacologica
Indicazioni alla terapia farmacologica Non tutti i bambini con ADHD necessitano di un trattamento farmacologico La decisione di usare i farmaci deve considerare: i risultati dei precedenti interventi terapeutici la severità dei sintomi, le risorse della comunità Necessita del consenso informato dei genitori (e dell’approvazione alla terapia del b/no)
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Terapia farmacologica
Le sostanze che agiscono potenziando la trasmissione dopaminergica (i.e. metilfenidato, anfetaminici) sono considerate le più efficaci per la terapia dell’ADHD. Parimenti anche i farmaci in grado di modulare la funzione noradrenergica (triciclici: desimipramina, nortriptilina; clonidina) possono avere un ruolo importante nella terapia dell’ADHD e tra essi in particolare i bloccanti selettivi della ricaptazione (reuptake) della noradrenalina (i.e. atomoxetina)
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La normativa di riferimento
La Determinazione 19 aprile 2007 ha autorizzato l’immissione in commercio del Metilfenidato Cloridrato (Ritalin ®) e dell’Atomoxetina Cloridrato (Strattera ®) con la specifica indicazione: Trattamento del Disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività (ADHD) nei bambini a partire dai 6 anni di età e negli adolescenti come parte del programma di trattamento multimodale
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Metilfenidato – Ritalin ®
Effetti indesiderati degli stimolanti Disturbi del sonno (insonnia) Dolori addominali (nausea) Epigastralgie, Diminuzione dell’appetito, Inappetenza Cefalea e vertigini, Perdita di peso, Ritardo di accrescimento (reversibile) Tachicardia e Aumento della pressione arteriosa Discinesie e Movimenti involontari (tics), Variazione del tono d’umore (irritabilità, disforia). Idee ossessive, Compulsioni Dispercezioni (allucinazioni) * in genere modesti e facilmente gestibili
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Terapia farmacologica
Effetti indesiderati dell’Atomoxetina * Disturbi gastrointestinali (dispepsia, nausea, vomito) Diminuzione dell’appetito, Calo ponderale Sonnolenza, Astenia Cefalea Faringiti e nasofaringiti Variazione del tono d’umore (irritabilità, disforia) * La maggior parte degli effetti collaterali sono transitori e dose dipendenti
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Terapia farmacologica
Eventi avversi gravi ( anche se rari ) Cardiovascolari Epatici Convulsioni Ideazione Suicidaria Metilfenidato a. Segnalazioni spontanee di palpitazioni, aritmia, cianosi e tachicardia b. Rari casi di arterite cerebrale in b/ni (Thomall 2006; Schteinschnaider 2000; Trugman 1988) c. Morte improvvisa in 7 b/ni (corrispondenti a circa 1 su 10 milioni di prescrizioni; FDA 2005)
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Terapia farmacologica
Atomoxetina a. aumento della Pressione arteriosa e della frequenza cardiaca (NB: monitorarle sempre nel corso della terapia) b. prolongamento dell’intervallo QT in caso di Overdose
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Terapia farmacologica
Potenziale d’abuso Metilfenidato - Come tutti gli stimolanti anche il MPH non determina né tolleranza né assuefazione né dipendenza, rendendo praticamente assente ogni potenziale d’abuso. - Se assunto per via e.v. o inalatoria il MPH può dare un effetto euforico, condizionando così un possibile uso incongruo ed illecito. - La letteratura esistente peraltro indica che l’uso del MPH nei soggetti con ADHD previene, invece che favorire, l’uso voluttuario di sostanze psicotrope in adolescenza e in età adulta
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Terapia farmacologica
Atomoxetina - L’ATX non esercita alcuna interferenza con i sistemi dopaminergici mesolimbici (i.e. nucleo accumbens) con conseguente assenza di ogni potenziale d’abuso. - Non possedendo inoltre alcun effetto euforico, anche per le sue caratteristiche farmacodinamiche, non mostra alcun possibile uso incongruo ed illecito.
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Terapia farmacologica
Oltre al Metilfenidato e all’Atomoxetina (farmaci di prima scelta) possono essere usati anche: • antidepressivi triciclici: Desimipramina (Nortimil ® ); Nortriptilina (Noritren ® ) • agonisti 2-adrenergici: Clonidina (Catapresan ® ); Guanfacina (Estulic ® ) Gli SSRIs, i neurolettici, gli antipsicotici, le BDZ, gli antidepressivi o altri farmaci ad azione sul SNC vengono talora utilizzati, ma la loro deve essere considerata una terza scelta o una terapia add-on per le eventuali comorbilità presenti
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Terapia farmacologica
Quale farmaco? La decisone su quale farmaco usare dovrebbe basarsi sulle seguenti considerazioni: Condizioni internistiche generali eventuali comorbidità presenti Differenti aspetti della compliance specifici e del contesto ambientale (es. dosi a scuola) Tollerabilità ed effetti indesiderati Preferenza del b/no e dell’adolescente o dei suoi genitori Possibile utilizzo improprio
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Terapia farmacologica
Considerazioni sulla terapia Da tutto quanto evidenziato appare evidente che: la decisione di intraprendere una terapia farmacologica peri soggetti con ADHD dovrebbe essere iniziata solo da un medico qualificato e con esperienza in tale quadro clinico; la prescrizione dovrebbe basarsi su un’attenta valutazione dei rischi e dei benefici sia della prescrizione sia della non prescrizione, dopo una attenta valutazione clinica ed una diagnosi accurata (comprehensive). La prima prescrizione di Metilfenidato deve essere effettuata presso un Centro di Riferimento; le somministrazioni successive possono essere effettuate dal Neuropsichiatra del territorio, dal Pediatra di libera scelta, dal Medico di famiglia, a seguito di un accordo di assistenza condivisa.
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Ricordarsi che i bambini con ADHD …possono avere anche molti lati positivi
Pieni d’energia entusiasti Molto spiritosi Di larghe vedute
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Grazie per non essere stati disattenti o iperattivi
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