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PubblicatoDonatella Ferrero Modificato 11 anni fa
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Diritto pubblico (2013/2014) Prof. Davide Galliani Corso di Laurea in
“Scienze Internazionali e Istituzioni Europee (SIE)” Università degli Studi di Milano Facoltà di Scienze Politiche, Economiche e Sociali
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Dallo Statuto alla Costituzione
La storia costituzionale italiana si divide in tre- quattro periodi: il periodo liberale il periodo fascista (il periodo provvisorio) il periodo democratico.
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Il periodo liberale Il 4 marzo 1848 segna la data di concessione dello
Statuto Albertino, concesso dal Re Carlo Alberto al Regno di Sardegna, diventato la “costituzione” del Regno d’Italia con la sua proclamazione tramite la legge 17 marzo 1861, n
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Il periodo liberale Lo Statuto Albertino:
scritto in francese e poi tradotto, prende il nome di “Statuto” in omaggio al glorioso passato comunale italiano è una “costituzione” liberale: traduce i principi cardine della Rivoluzione francese, assegnando un ruolo fondamentale alla legge è una “costituzione” ottriata, vale a dire “concessa” dal Sovrano, come si dice nel preambolo, “con lealtà di Re e affetto di Padre”
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Il periodo liberale Lo Statuto Albertino:
è una “costituzione” flessibile: non sono previste procedure aggravate per la modifica e non prevede alcun giudice delle leggi rispetto allo Statuto è una “costituzione” breve: solo 84 articoli, dei quali solo 9 dedicati ai diritti e ai doveri
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Il periodo liberale Con lo Statuto Albertino:
la forma di Stato è quella liberale e molto accentrata (non esistono le Regioni e la disciplina dei Comuni è rimessa integralmente alla legge) la forma di governo è “costituzionale pura”: al Sovrano il potere esecutivo, al Parlamento quello legislativo, di stampo “dualistico”.
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Il periodo liberale La prassi del periodo liberale:
i diritti individuali sono stati molto limitati dall’intervento (che non aveva limiti) del legislatore, anche se con il Codice Zanardelli del 1889 si abolisce la pena di morte
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Il periodo liberale La prassi del periodo liberale:
la forma di governo diviene quella parlamentare: i Governi devono avere la fiducia del Parlamento e non sono più espressione della volontà del Sovrano, pertanto, si rafforza il capo dell’esecutivo (si pensi a Cavour).
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Il periodo liberale La prassi del periodo liberale:
Vittorio Emanuele II si oppose più volte ai Governi, ma senza esiti perché oramai era il Parlamento a decidere. Nel 1878, morto il Re, De Pretis presentò le dimissioni nella mani di Umberto I, che però le rifiutò perché il Governo aveva l’appoggio del Parlamento.
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Il periodo liberale Come per ogni Stato liberale, anche in Italia il
suffragio durante il periodo liberale è molto limitato: nel 1848 solo il 2% della popolazione aveva diritto di voto (sopra i 25 anni e 40 lire di imposta), nel 1882 solo il 7%, mentre nel 1919 si introduce il suffragio “universale” maschile (maggiore età) e si adotta il sistema proporzionale, cancellando i piccoli collegi uninominali.
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Il periodo liberale Lo Stato “monoclasse” liberale italiano entra in crisi anche per la nascita dei partiti politici “al di fuori” del Parlamento, i partiti politici “di massa”: nel 1892 il Partito Socialista e nel 1919 il Partito Popolare.
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Il periodo fascista Il 23 marzo 1919 nascono con 300 persone i Fasci di Combattimento in Piazza San Sepolcro a Milano, passando, tuttavia, del tutto inosservati. Come il nazismo, anche il fascismo in Italia si instaura su basi legali: il dibattito, tuttavia, ancora oggi divide gli studiosi.
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Il periodo fascista Il 28 ottobre 1922 il Re, Vittorio Emanuele III,
incarica Benito Mussolini di formare un nuovo Governo al posto del Governo Facta. L’incarico fece molto discutere ed ancora oggi è fonte di dibattiti.
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Il periodo fascista Perché l’incarico a Mussolini è discutibile?
Primo: il Re doveva firmare lo “stato di assedio” proposto dal Governo e non la nomina di Mussolini: la “marcia su Roma”, le intimidazioni e l’uso della forza (con le occupazioni delle Prefetture da parte dei fascisti) avrebbero consigliato la firma dell’assedio.
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Il periodo fascista Perché l’incarico a Mussolini è discutibile?
Secondo: perché in una forma di governo parlamentare l’incarico dato ad un esponente politico con “appena” 35 parlamentari è un fatto eccezionale, una forzatura della prassi parlamentare.
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Il periodo fascista Il Re, tuttavia, non firmò lo stato di assedio
e incaricò Mussolini di formare il Governo: una decisione molto discutibile, per gli episodi di violenza e per la contrarietà alla prassi parlamentare, ma pur sempre una scelta che spettava al Re di compiere.
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Il periodo fascista Il 16 novembre 1922 Mussolini tiene il primo
discorso in Parlamento, il cd. “discorso del bivacco”: da un lato, mette in guardia il Parlamento dal fatto che lo avrebbe potuto “sprangare” ma non lo fece, dall’altro, disse di voler rispettare tutte le fedi religiose, in specie quella cattolica.
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Il periodo fascista Il discorso fu criticato da De Gasperi e Turati,
anche se ottenne lo scopo: avere il “via libera” dei popolari per la fiducia. Mussolini, con “solo” 35 parlamentari, ottenne la fiducia: 306 voti a favore, 116 contrari e 7 astenuti.
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Il periodo fascista I popolari, quindi, non fecero mancare il loro
appoggio: nel Congresso del 1923 pur ribadendo la loro autonomia, decisero di provare a far tornare il fascismo nella legalità. Per i popolari, tuttavia, esisteva un punto fermo: il sistema elettorale proporzionale.
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Il periodo fascista Nel 1923 nasce la Milizia Fascista: la Milizia
Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Sempre nel 1923 si adotta la legge elettorale “Acerbo”: un sistema proporzionale con premio di maggioranza: chi otteneva più del 25% dei voti aveva diritto ai 2/3 dei seggi!
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Il periodo fascista La legge elettorale, in effetti, fu uno dei primi
problemi del Governo Mussolini: chiese di inserirla nei “pieni poteri” che il Parlamento gli aveva affidato in materia tributaria e amministrativa, ma il Re si oppose. Ad ogni modo, i popolari chiesero che il “premio” scattasse con il 40% dei voti, ma Mussolini non accettò: si ricordi che Mussolini definiva le elezioni dei “ludi cartacei”, ossia, dei “giochi di carta”.
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Il periodo fascista Il 6 aprile 1924 si tennero le elezioni: le due liste fasciste ottennero il 66% dei voti: seppur ridotta all’osso ancora esisteva un’opposizione in Parlamento.
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Il periodo fascista Il 10 giugno 1924 il deputato socialista Giacomo
Matteotti, molto critico, tra l’altro, rispetto alla legge Acerbo, scompare. Il 12 giugno 1924 le opposizioni decidono per il cd. “Aventino”: si astengono dai lavori parlamentari, al che il Presidente della Camera, Rocco, aggiornò i lavori sine die.
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Il periodo fascista Il 3 gennaio 1925 Mussolini tiene il discorso
con il quale, per molti storici, inizia ufficialmente la dittatura: Mussolini si assume tutta la responsabilità dell’accaduto (il corpo di Matteotti fu trovato il 16 agosto) e senza mezzi termini afferma:
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Il periodo fascista “se il fascismo non è stato che olio ricino e
manganello e non invece una passione superba della migliore gioventù, a me la colpa! Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione”.
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Il periodo fascista Inizia la fascistizzazione dello Stato con
l’approvazione delle cd. “leggi fascistissime”: vengono dichiarati decaduti i 123 parlamentari dell’opposizione che decise l’aventino il Partito Fascista divenne l’unico partito ammesso il giuramento divenne pre-condizione per l’ammissione nel pubblico impiego (su 1200 professori tra ordinari e incaricati solo 13 non giurarono)
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Il periodo fascista Sin dal 1925 il “Duce” diviene Capo del Governo: a
nominare e revocare i Ministri, tuttavia, era ancora formalmente il Re (era questa la sua più importante funzione residuale). Nel 1926 vengono soppressi i Consigli comunali e sostituiti con Podestà di nomina regia.
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Il periodo fascista Nel 1926 è approvata la legge sulla difesa dello
Stato: tra le altre cose, era previsto l’arresto da tre a dieci anni per chi tentasse di ricostituire i partiti sciolti e la perdita della cittadinanza e la confisca dei beni per i fuoriusciti. Soprattutto, la legge istituì il Tribunale Speciale per i delitti politici, per il quale fu reintrodotta la pena di morte.
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Il periodo fascista Nel 1928 nasce il Gran Consiglio del Fascismo: tra i suoi compiti quello di tenere aggiornata la lista dei nomi in caso di vacanza (per qualunque motivo, quindi anche in caso di revoca) del Capo del Governo: una sorta di parere obbligatorio ma non vincolante. La lista non fu mai compilata, così volle Mussolini.
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Il periodo fascista Nel 1929 si svolgono le ultime elezioni con la scelta pro o contro un listone di candidature fasciste. Sono documentate le violenze che subirono coloro che votarono contro il listone.
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Il periodo fascista Nel 1937 i fratelli Rosselli sono assassinati.
Nel 1939 nasce la Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Si accentua la presenza dello Stato nell’economia: ad esempio si acquistano le azioni delle banche in crisi e si affidano all’IRI.
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Il periodo fascista Si risolve il problema del rapporto con la Chiesa: nel 1929 sono firmati i “Patti Lateranensi” da cui nasce lo Stato della “Città del Vaticano” e il Concordato, per regolare, tra l’altro, il matrimonio, l’insegnamento, il pubblico impiego e altro.
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Il periodo fascista La pagina più vergognosa del regime: nel 1938 si
approvano le leggi razziali: divieto di matrimonio misto, divieto di assumere pubblici impieghi e altre limitazioni per i circa ebrei italiani. Il censimento della popolazione ebrea venne utilizzato dai nazisti quando occuparono il Paese.
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