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IL CANONE DELLE SCRITTURE
Tradizione, Chiesa e Bibbia Capitolo 5
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La Bibbia come testo normativo
La Tradizione apostolica ha riconosciuto con la guida dello Spirito Santo alcuni libri come sacri e ispirati da Dio Canonici significa “normativi”, che regolano la fede; il termine fu applicato a partire dal III secolo Canonico e ispirato quindi coincidono, ma un libro è canonico perché riconosciuto ispirato e non viceversa
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Il canone dei libri ispirati, regola della fede
Si chiamano protocanonici i libri che sempre e in tutte le comunità cristiane furono ritenuti ispirati Si chiamano deuterocanonici tutti gli altri libri (terminologia dovuta a Sisto da Siena, 1569) La Chiesa ha coscienza di essere aiutata dallo Spirito Santo nel suo discernimento
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Storia del canone dell’Antico Testamento
La fissazione del canone della Sacre Scritture fu la conclusione di un lungo processo Tradizione ebraica: Legge, Profeti, Scritti Legge (Toràh): Pentateuco attribuito a Mosè; rielaborato nel 700 da Ezechia; fissato da Esdra al ritorno dall’esilio Profeti (Nebi’im): completa verso il 180 a.C.; comprende i libri storici, i tre grandi profeti Isaia, Geremia ed Ezechiele e i dodici profeti minori Scritti (Ketubim): tutti gli altri libri… l’ultimo in ordine di tempo è Sapienza scritto intorno al 50 a.C.
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I libri deuterocanonici dell’Antico Testamento
Sono: Tobia, Giuditta, Baruc, Ecclesiastico, Sapienza, Maccabei 1 e 2, e frammenti di Ester e Daniele Motivi: nel I secolo d.C. non si accettarono come sacri dagli ebrei libri che non fossero scritti in lingua ebraica, scritti in Palestina e conformi al mondo ebraico; in realtà però i farisei, che erano in maggioranza, erano ostili alla dinastia dei Maccabei ed alla versione greca dei 70 usata dai Cristiani (Scuola di Yamnia d.C.) Nel XVI secolo i Protestanti usano il canone ebraico e chiamano apocrifi i libri deuterocanonici
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La Tradizione apostolica e il canone dell’Antico Testamento
Gli Apostoli ammettevano il canone completo dell’Antico Testamento; ci furono alcune eccezioni teoriche nei secoli III, IV e V, come San Girolamo, ma poi usano i libri come ispirati Per la prima volta fu fissato nel concilio regionale d’Ippona nel 393 con S. Agostino Fu stabilito ufficialmente nel Concilio ecumenico di Firenze nel 1441 Infine il Concilio di Trento con un decreto dogmatico nel 1546 diede una definizione esplicita del canone basandosi sull’uso costante fatto di esso dalla Chiesa
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Storia del canone del Nuovo Testamento
Fattori che influiscono sul processo: Certezza che Gesù compie le promesse dell’Antico Testamento Provenienza dalla predicazione degli Apostoli Uso nella liturgia e conformità con la fede Accordo con la vita delle comunità e nutrimento di questa vita I libri del Nuovo Testamento son scritti tutti tra il 50 e il 100 d.C. Nel II secolo si forma il corpus di Vangeli e lettere Il canone muratoriano che contiene l’elenco dei libri ispirati è della fine del II secolo
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Libri deuterocanonici del nuovo Testamento
Tra il III e V secolo sorgono dubbi su: Lettera agli Ebrei, Apocalisse, Giacomo, 2 Pietro, 2 e 3 Giovanni e Giuda Cause: non diffusione in tutte le Chiese e contemporanea diffusione di alcuni libri apocrifi A favore della loro ispirazione sono invece San Clemente di Alessandria, Sant’Ambrogio, Sant’Agostino, San Girolamo, Sant’Atanasio e il papa Innocenzo I (404) A partire dal 450 il favore è praticamente universale ed è confermato dal concilio di Firenze, Trento, Vaticano I e Vaticano II
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Criteri di canonicità La definizione dogmatica del canone biblico fatta nel decreto del del Concilio di Trento indica due criteri: L’uso di leggerli nella Chiesa Cattolica La loro presenza nella Vulgata latina In fondo si tratta di un unico criterio: la consuetudine della Chiesa e quindi la Tradizione apostolica: L’origine apostolica (provenienza dalla cerchia degli apostoli) L’ortodossia (il senso dei fedeli dei primi secoli) La cattolicità (erano diffusi in tutte le chiese) Per i protestanti, non riconoscendo il Magistero, prevalgono criteri soggettivi (fede, consenso pubblico, testimonianza dello Spirito)
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I libri apocrifi Apocrifo significa occulto, quindi… falso, quindi… extracanonico, quindi… eretico. I primi apocrifi vennero dagli gnostici combattuti da s. Ireneo nel II e III secolo Successivamente si ebbero apocrifi dall’apocalittica ebraica e di altri I motivi per non considerarli ispirati e canonici sono il fatto che provenivano da autori non sicuri, non avevano una diffusione universale e nonavevano un origine chiaramente apostolica
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Conclusioni L’unico criterio valido, universale, chiaro e infallibile, è la rivelazione divina conservata nella Tradizione viva della Chiesa, e proposta infallibilmente dal Magistero ecclesiastico. “Insieme con la Sacra Tradizione, la Chiesa ha sempre considerato e considera le divine Scritture come la regola suprema della propria fede” (DV, 21)
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