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PubblicatoCirillo Cioffi Modificato 10 anni fa
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Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
Seconda Lezione Il funzionamento dell’azienda Acquisizione dei fattori produttivi aspetto economico (costi e ricavi) aspetto finanziario (entrate e uscite) Trasformazione dei fattori in prodotti/servizi Vendita dei prodotti/servizi ottenuti Concetto di reddito Soggetto Economico La Corporate Governance Le forme giuridiche d’impresa Tema della lezione: La lezione ha due temi: il funzionamento inteso nei 4 momenti sequenziali che caratterizzano l’operatività dell’azienda (reperimento di risorse finanziarie, affrontato nella lezione precedente, impiego delle risorse finanziarie per acquisizione di fattori produttivi, trasformazione dei fattori in prodotti/servizi, vendita dell’output); le forme giuridiche dell’impresa Il funzionamento: Acquisto di fattori produttivi: il reperimento di risorse finanziarie (risorse fungibili per eccellenza) consente l’acquisto dei fattori produttivi, ossia dei fattori che verranno direttamente nel processo di trasformazione ed erogazione del prodotto/servizio. La scelta dei fattori da acquistare è un momento importante in quanto riguarda: La tecnologia di cui l’azienda si servirà La scelta delle fasi del processo produttivo che l’azienda compirà (scelte make or buy) L’acquisto di fattori dà luogo a costi, ai quali non corrisponde necessariamente una uscita monetaria. Occorre infatti distinguere il concetto di costo (riferito all’ammontare di risorse impiegate nel processo aziendale) e dal concetto di uscita monetaria (riferito all’effettivo esborso finanziario sostenuto) Mostrata la differenza fra costi ed uscite, quindi fra dimensione economica (riferita alla dinamica di trasformazione di risorse in altre risorse dotate di maggior valore) e dimensione finanziaria, ci si sofferma sulla natura dei costi, distinguendo fra costi ad utilità semplice e ad utilità ripetuta (caso Lemon Juice). Il terzo passo del funzionamento è la trasformazione dei fattori produttivi, e qui si affronta il problema della tecnologia, dell’aggiunta del servizio e soprattutto della dinamica della conoscenza nel processo produttivo (learning by doing). Forma giuridica: Nella seconda parte della lezione si affronta la forma giuridica che nell’ordinamento italiano può assumere l’impresa. Le dimensioni lungo le quali si esamina l’argomento sono quelle tipiche della corporate governance: la proprietà e la gestione dei mezzi produttivi, collegato alla problematica del reperimento dei mezzi finanziari La responsabilità patrimoniale per le obbligazioni dell’impresa Passaggi logici: 1° parte: Acquisto fattori produttivi differenza costi/uscite (dimensione economica e finanziaria) differenza costi a utilità semplice e ripetuta Processo di trasformazione scelte tecnologiche processi di apprendimento Sintesi del funzionamento ciclo delle risorse 2° parte Problematiche di CG proprietà e gestione dei mezzi produttivi responsabilità patrimoniale Concetti chiave: Costi/ricavi ed entrate/uscite Costi a utilità semplice e ripetuta Tecnologia e conoscenza Proprietà e gestione Responsabilità patrimoniale illimitata, sussidiaria e limitata Tempistica: Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
Il funzionamento Le operazioni di base per soddisfare un bisogno Acquisizione di mezzi finanziari Acquisizione di fattori produttivi Trasformazione dei fattori in prodotti/servizi Vendita dei prodotti/servizi ottenuti Questa slide riprende una slide della lezione precedente e serve per introdurre la lezione. Nella lezione precedente si è parlato del primo punto: l’acquisizione di mezzi finanziari. Questa lezione prende avvio dal secondo punto: l’acquisizione di fattori produttivi Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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Il funzionamento: secondo passo acquisizione di fattori produttivi
Impiego dei mezzi finanziari per acquisire fattori produttivi, svolgere i processi di produzione, collocare sul mercato gli output Fattori produttivi Specifici Processi che danno vita a PRODOTTI E SERVIZI Mercato Fattori produttivi Acquisizione Fattori produttivi Vendita prodotto Mercati di sbocco Fare notare come i mezzi monetari si ottengano in tre modi: capitale proprio, capitale a prestito e svolgimento delle attività produttive (reddito) Questa slide mostra chiaramente come la vendita dei prodotti/servizi generi risorse finanziarie utilizzate per acquistare nuovi fattori produttivi: è un processo che si autoalimenta. Fare osservare che qualora l’impresa non riesca a vendere (oppure non riesca ad incassare i proventi della vendita) si genera una situazione patologica per cui non riesce più ad acquistare i fattori necessari al processo di trasformazione. Se questa carenza di entrate dalla gestione viene coperta con nuovo capitale (di rischio o di debito) l’impresa entra in un circolo pericoloso di indebitamento. Quindi: le risorse finanziarie reperite a titolo di rischio (capitale proprio) e di debito servono a reperire i fattori produttivi necessari ad avviare il processo e quelli ad utilità ripetuta (concetto espresso nelle prossime slide); le necessità finanziarie per l’acquisto di fattori produttivi ad utilità semplice devono essere coperte dal funzionamento a regime dell’attività stessa Entrate di denaro Uscite di denaro Mezzi monetari Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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Il funzionamento: secondo passo acquisizione di fattori produttivi: i costi Acquisire fattori produttivi comporta il sostenimento di costi Un costo è una cessione di risorse (quasi sempre monetarie) al fine di ottenere fattori produttivi; tale cessione è misurata in termini monetari, ossia rapportata all’elemento fungibile “denaro” In questo senso un costo è misurato dal sacrificio di ricchezza, ossia dal sacrificio delle risorse in nostro possesso Questa slide serve a collegare il concetto di costo con quello di uscita monetaria. E’ una slide fondamentale per la comprensione delle dinamiche finanziarie e del concetto di costo/ricavo: è necessario che si evidenzi che la connessione fra costi e uscite è solo ed esclusivamente riferita al comune numerario utilizzato, cioè il denaro, ma che concettualmente le due grandezze sono completamente differenti. Come si esplicita nella slide successiva, un costo può avvenire senza uscita di denaro (es. ammortamento, accantonamento, ecc.) e un ricavo può avvenire senza entrata di denaro (es. plusvalenza su partecipazione, rateo attivo, ecc.). Fra parentesi nella slide è indicato che le risorse cedute sono “quasi sempre monetarie” per indicare che l’acquisto di fattori produttivi (a loro volta sempre risorse) non avviene tramite baratto, se non in casi rarissimi (es.: conferimento di beni); tuttavia questo non deve indurre nell’errore di assimilare il costo ad una uscita monetaria! E questa è la ragione per cui sono state usate le parentesi. Il denaro è usato come valore numerario comune perché il denaro è mezzo fungibile per eccellenza. Nella slide si introduce inoltre il concetto di “ciclo produttivo”, inteso quale insieme di lavorazioni che la materia prima subisce nella trasformazione dallo stato grezzo al prodotto finito (il concetto è applicabile anche ai servizi, avendo l’accortezza di definire cosa si intende per materia prima) Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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Diverse tipologie di fattori produttivi: a fecondità semplice e ripetuta Differenze esistenti nei fattori produttivi: A fecondità semplice Esauriscono la funzione in un singolo ciclo produttivo (es. materie prime, energia elettrica, ecc.) Il costo sostenuto per l’acquisizione del fattore produttivo rientra con la vendita del bene generato nel singolo ciclo A fecondità ripetuta Esplicano l’attività di trasformazione in più cicli produttivi (es. impianti, computer, fabbricati, ecc.) Il costo del fattore alimenta ricavi su arco temporale lungo e rientra quindi su un numero molteplice di vendite Problema dell’individuazione della durata temporale Ripartizione del costo tramite l’ammortamento Si evidenzia il concetto di ciclo produttivo e lo si rapporta alla durata utile dei fattori produttivi, distinguendo fra fattori: a fecondità semplice: si esauriscono in un solo ciclo A fecondità ripetuta: entrano in più cicli di trasformazione Questa distinzione introduce due elementi che verranno ripresi nelle ultime lezioni sul bilancio: la caratteristica propria dell’impresa di porre a servizio di una attività trasformativa un certo capitale incorporato in macchine (o altri impianti) in grado di generare un certo volume di prodotti/servizi a costi plausibili per la domanda. Questa “anticipazione” di costi nell’acquisire fattori produttivi, con il conseguente impiego di capitale (proprio o di terzi), risiede alla base delle dinamiche finanziarie dell’impresa e caratterizza questa in quanto impresa capitalistica; I costi sostenuti per l’acquisto di fattori ad utilità ripetuta devono essere ripartiti sul numero di cicli produttivi nei quali entra l’attività del fattore stesso; il meccanismo attraverso cui ciò avviene è detto “ammortamento” Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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Costi a fecondità semplice e ripetuta: il caso “Lemon Juice”
Tre amici stanno trascorrendo le vacanze sulla riviera romagnola quando, immancabilmente, finiscono i soldi e si trovano a scegliere se tornare a casa, nella canicola milanese infestata di zanzare, oppure trovare il modo di “finanziarsi” la prosecuzione della vacanza. Scartate tutte le ipotesi di guadagno ai margini della legalità (…sono bravi ragazzi), uno di loro ha una brillante idea: venderanno spremute di limone sul lungomare. Basterà comprare un po’ di limoni e uno spremiagrumi e il gioco è fatto! con il caldo che fa, non mancheranno certo i clienti. L’idea incontra subito il favore degli altri due amici e i tre si mettono immediatamente all’opera per realizzarla. Cominceranno con una prova: calcolando di utilizzare un limone per fare una spremuta, faranno 50 spremute il primo giorno e vedranno se riescono a venderle tutte. Mettendo insieme i soldi rimastigli comprano uno spremiagrumi elettrico, cinquanta limoni e i bicchieri di plastica. Mentre si arrovellano nei calcoli, nel silenzio del sole più caldo sulla spiaggia, non si accorgono di essere ascoltati da un vicino che ruba loro l’idea e decide di fare la stessa cosa. Fatte le limonate rimane un interrogativo: se lo spremiagrumi è costato 25 euro, i cinquanta limoni 15 euro e i cento bicchieri di plastica 1 euro, a quanto dovranno vendere ciascuna limonata per non rimetterci? Uno dei tre amici, dopo avere a lungo riflettuto, propone una soluzione brillante: se cento bicchieri costano 1 euro, ciascun bicchiere costa 1 centesimo. Se con dieci chili di limoni pagati 15 euro otteniamo 50 spremute, in ciascuna spremuta entra 1 limone, che costa evidentemente 30 centeseimi (15 euro diviso 50 limoni). Con lo spremiagrumi è ancora più semplice: per ogni spremuta dobbiamo usarlo tutto, e quindi ogni spremuta richiede 25 euro di spremiagrumi. In conclusione, ogni spremuta costa 25,31 euro: non la si può vendere a meno di 25,31 euro!, altrimenti ci si rimette. I tre decidono così di vendere ogni spremuta a 28 euro, accontentandosi di guadagnare per ciascuna vendita 2,69 euro. Questo caso intende esemplificare i concetti di costi a utilità semplice (i limoni e i bicchieri) e costi ad utilità ripetuta (lo spremiagrumi). L’esemplificazione avviene ricorrendo ad una situazione elementare di soluzione di un problema di fissazione del prezzo, e quindi introduce già fin d’ora le problematiche relative alla determinazione dei costi di produzione. Inoltre il caso potrà essere ripreso parlando di costi variabili (limoni e bicchieri) e fissi (spremiagrumi), il cui significato potrebbe già essere anticipato adesso. Per evidenziare l’errore compiuto dai due amici nel caricare ciascun singolo prodotto dell’intero costo dello spremiagrumi il caso enfatizza l’emblematico commento dei clienti, che affermano che “a quel prezzo si comprano lo spremiagrumi e si fanno da soli le spremute”. Questo passaggio consente non solo di evidenziare il concetto di costo ad utilità ripetuta, ma anche la natura propria dell’impresa capitalistica, che nasce nel momento in cui le macchine consentono la produzione di un grande numero di pezzi con un costo unitario ridotto; e tuttavia siffatta impresa richiede la destinazione anticipata di un elevato capitale per mettere a punto la tecnologia delle macchine, incorporata appunto negli impianti (tecnologia prodotta o acquistata, non importa). Il caso in questo modo può introdurre anche il concetto di economie di scala, se si proietta la produzione di limonate su più giorni (“cosa accadrebbe se anziché produrre 50 limonate se ne producessero 100?”) Inoltre introduce alle dinamiche d’impresa elementari, come il momento della scelta dei fattori da acquisire, dei processi produttivi, della fissazione del prezzo di vendita, della revisione del prezzo in presenza di feed back dal mercato; ed infine, con la proposta lasciata in sospeso (e rivolta naturalmente alla classe…) si possono invitare gli studenti a ragionare in termini economici sulla opportunità di vendere le limonate già prodotte, prima che vadano a male, e mantenere comunque la proprietà dello spremiagrumi (che può essere rivenduto usato) Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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Costi a fecondità semplice e ripetuta: il caso “Lemon Juice”; segue
Il vicino di ombrellone che ha rubato l’idea compra pure lo spremiagrumi a 25 euro, i cinquanta limoni a 15 euro e i cento bicchieri a 1 euro, ma al momento di calcolare il prezzo di vendita, avendo appena superato l’esame di Economia e Gestione delle Imprese, decide di vendere una limonata a soli 1,20 euro, calcolando di ottenere un notevole guadagno La mattina seguente, per lo stupore dei tre amici, due banchetti si contendono i clienti sul lungomare di Riccione! Ma succede una cosa inaspettata: tutti i clienti comprano la limonata dalla “Lemon Discount” a 1,20 euro, mentre la “Lemon Juice” viene completamente disertata. Fra i clienti che si soffermano davanti al cartello con il prezzo di 28 euro il commento, prima di allontanarsi, è unanime: “A questo prezzo mi compro lo spremiagrumi e mi faccio io le limonate” I tre amici non sanno proprio spiegarsi come il concorrente possa vendere una limonata ad un prezzo così basso: “sicuramente ci rimette!”, “Fa apposta a vendere sotto costo (dumping) per eliminare la concorrenza e poi imporre il proprio prezzo!” sono i loro commenti. Decidono di ribassare il prezzo, ma non oltre i loro costi di 25,31 euro, altrimenti “regaliamo i nostri soldi ai clienti”! La scelta commerciale di ridurre il prezzo non funziona. Non riescono a capire perché; per tutto il giorno si domandano dove abbiano sbagliato, finchè, mettendo da parte l’orgoglio imprenditoriale che li aveva animati, si avvicinano al concorrente e gli chiedono come faccia a vendere ad un prezzo così basso. “E’ semplice, ragazzi: vedete, ogni spremuta mi costa 1 centesimo per il bicchiere, 30 centesimi per il limone e 50 centesimi per lo spremiagrumi; infatti lo spremiagrumi produce 50 spremute, e forse di più, e pertanto posso dividere il suo costo di 25 euro per le 50 spremute che con esso ottengo”. E adesso vi propongo un affare: che ne direste di vendermi tutte le vostre spremute a 65 centesimi e il vostro spremiagrumi usato a 10 euro?” Rivolgere alla classe la proposta finale: Accetterebbero la proposta? Se sì, perché? Che vantaggio ha il concorrente ad avanzare una simile proposta? (non solo il vantaggio di eliminare un concorrente, ma anche quello di ottenere un impianto funzionante a un prezzo più basso di quello di mercato, potendosi permettere di produrre limonate il giorno dopo a un costo inferiore rispetto a quello che sopporterebbero i tre amici qualora volessero continuare il business, ora che conoscono il segreto del full costing, e dovessero acquistare un nuovo spremiagrumi: vantaggio di costo!). Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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Costi a fecondità semplice e ripetuta e cicli produttivi
Vita dell’impresa Salto tecnologico Salto tecnologico Salto tecnologico Avvio dell’impresa Termine dell’impresa SLIDE ANIMATA La slide evidenzia la differenza fra vita dell’azienda e successione di singoli cicli di processo trasformativo. Il concetto centrale è quello di CICLO produttivo, nella sua connessione con il concetto di processo produttivo in senso lato e con il concetto di vita dell’azienda. La vita dell’azienda è rappresentata dall’arco di tempo fra l’avvio dell’iniziativa e il suo termine. Il processo produttivo è costituito dalla linea sottesa all’arco: rappresenta la modalità con cui l’azienda svolge il proprio compito di trasformare fattori produttivi in prodotti/servizi; è essenzialmente caratterizzato dalle scelte tecnologiche e può conoscere discontinuità dovute a cambiamenti nella tecnologia. Il ciclo produttivo è rappresentato dalle curve circolari che percorrono tutto il processo produttivo per tutta la durata dell’azienda: il ciclo identifica il processo di trasformazione riferito al singolo prodotto/servizio, dal momento in cui la materia prima entra nel processo fino al momento che in cui ne esce il prodotto (il ciclo può riferirsi anche al servizio: si pensi al servizio di pulizie: il ciclo corrisponde alla sequenza delle operazioni che vengono compiute dall’addetto alle pulizie, il quale segue una precisa sequenza di compiti prestabiliti per portare a termine il lavoro. Cicli produttivi Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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Il funzionamento: terzo passo trasformazione dei fattori
I fattori produttivi vengono impiegati in operazione di interna gestione al fine di generare l’output da immettere sul mercato: trasformando materia prima in prodotti lavorati aggiungendo servizio ad un prodotto Imparando nel tempo a svolgere sempre meglio il processo di trasformazione Riprendere l’esempio della Lemon Juice ed evidenziare come: I limoni vengano trasformarti in limonata (trasformazione di materia prima) Ai limoni trasformati in prodotto lavorato venga aggiunto un servizio (la disponibilità in forma di limonata direttamente sulla spiaggia tramite l’approntamento di un banchetto). Evidenziare come gli elementi di trasformazione e di aggiunta di un servizio siano strettamente connessi e come oggi sempre più il valore della componente di servizio stia sopravanzando il valore del prodotto in sé (esempio dei mobili su misura, oppure dei prodotti surgelati consegnati a domicilio: siamo disposti a pagare di più per ottenere il medesimo prodotto perché conta il servizio che con esso ci viene erogato). Ci si può spingere oltre e mostrare come la componente hard del processo di trasformazione (la produzione materiale dell’output) abbia un valore sempre minore rispetto alla componente soft (l’aggiunta di servizio) e rispetto al valore che al prodotto viene conferito dalla marca (brand). Esempi si possono trarre dall’evidenza che sempre più imprese trasferiscono la parte produttiva in Paesi a basso costo della materia prima mantenendo in occidente il presidio dei processi di gestione dei servizi (ad es. processi distributivi); esempi del valore del brand si possono trarre ovviamente dal settore del lusso, ma anche dal settore dell’automobile (come il presidio di segmenti di nicchia riescano a conferire valore all’intero brand: caso BMW con spider e SUV). Infine si osserva che il processo produttivo, in quanto dinamico, consente l’apprendimento: a mano a mano che vengono svolti i medesimi compiti si impara a migliorare il processo, a compiere sempre meglio le sue diverse fasi, ad integrare momenti e lavorazioni non previsti in fase di progettazione. L’apprendimento durante il processo di trasformazione (learning by doing) è un momento centrale per l’azienda, in quanto consente l’accrescimento e l’accumulo della risorsa chiave per il vantaggio competitivo, cioè la conoscenza. Sapere come fare le cose consente di risparmiare costi, consente una maggiore efficienza, consente di affrontare l’imprevisto, consente di aumentare la qualità. Problema: dove si accumula la conoscenza prodotta dal learning by doing? nelle persone nelle procedure (routine) nelle macchine (le macchine incorporano conoscenza) Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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Il funzionamento: quarto passo la vendita dei prodotti/servizi
Vendere prodotti porta ad ottenere ricavi Ricavo = “quantità di denaro ottenuta vendendo una determinata quantità di prodotto”) Ricavi ed entrate monetarie sono due concetti differenti: spesso l’azienda vende il prodotto senza incassare immediatamente il corrispettivo monetario, ma concedendo credito al cliente. La dilazione di pagamento, che è norma nei rapporti di fornitura, può portare ad avere carenze monetarie (difficoltà finanziarie dovute ad uscite monetarie superiori alle disponibilità e alle entrate) a fronte tuttavia di risultati economici positivi (ricavi superiori ai costi) Esistono dunque due binari paralleli, quello economico (ricavi/costi) e quello finanziario (entrate/uscite) Si mostra come la differenza affrontata parlando di costi/uscite sia replicabile, specularmente, parlando di ricavi/entrate. Si richiama la pratica della dilazione di pagamento ai fornitori, rimandando alle lezioni sul bilancio ciò che questo comportamento produce a livello di bilancio. Si anticipa invece qui come possa accadere che aziende economicamente sane possano affrontare gravi crisi finanziarie a causa del mancato incasso dei crediti a clienti. Si delinea la differenza fra la struttura economica costi/ricavi e la struttura finanziaria uscite/entrate, che verrà ripresa approfonditamente nelle ultime lesioni sul bilancio. Fare osservare che aspetto finanziario e aspetto economico sono connessi nella misura in cui: Il livello di vendite determina le entrate per il tramite dei crediti che concessi ai clienti: se non vendo comunque incontrerò difficoltà finanziarie! La scelta di concedere credito ai clienti ha un costo nella misura in cui destino una parte delle risorse finanziarie a coprire il mancato incasso che deriverebbe dalle vendite (le uscite monetarie per sostenere i costi di produzione di solito le ho già affrontate): pertanto gli interessi passivi (reali o figurativi) sulle necessità finanziarie che derivano dal concedere crediti ai clienti impattano come costi. Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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Il funzionamento: sintesi La formazione della ricchezza
La ricchezza disponibile per l’impresa si modifica per effetto delle operazioni di gestione Le operazioni di gestione sono classificabili in Interna gestione (trasformazione di fattori produttivi in prodotti o servizi) Esterna gestione (consistono nello scambio con fornitori, clienti e finanziatori) Differenza tra ricavi e costi rappresenta il reddito (“incremento o decremento che la ricchezza disponibile all’inizio di un determinato periodo subisce per effetto della attività produttiva nel periodo precedente”) Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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Il funzionamento: sintesi Aspetto economico e finanziario
Tempi di pagamento dei fattori e di incasso dei beni-servizi possono essere disgiunti Entrate di denaro sostituite da crediti Uscite di denaro sostituite da debiti Aspetto economico acquisto di fattori, vendita di prodotti, oneri e proventi per acquisizione-cessione, indipendentemente da entrate ed uscite monetarie Aspetto finanziario modifiche dei mezzi monetari, dei crediti e debiti di funzionamento e di finanziamento, di disponibilità monetarie, modifiche del capitale di proprietà Nella slide si distingue fra “debiti di finanziamento” e “debiti di funzionamento”: di finanziamento: si riferiscono all’acquisto di fattori ad utilità ripetuta (beni durevoli), di tecnologia, di partecipazioni, ecc. Hanno un orizzonte temporale di lungo periodo di funzionamento: si riferiscono all’acquisto di fattori ad utilità semplice (materie prime, energia, forza lavoro, ecc.) e a politiche di concessione di crediti commerciali (a clienti). Hanno orizzonte temporale di breve periodo, e sono detti “di funzionamento” in quanto sono finanziamenti contratti per esigenze di operatività quotidiana (sfasamento temporale fra pagamento dei fornitori e incasso dai clienti, durata del ciclo produttivo che comporta uscite anticipate per l’acquisto di fattori rispetto al momento dell’immissione sul mercato del prodotto/servizio, ecc.). NB: il concetto di debiti di finanziamento e di funzionamento verrà ripreso estesamente nelle ultime lezioni, sul bilancio. Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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Esercitazione Supponete di dovere spiegare con termini semplici ma esaustivi ad un marziano in cosa consiste la vostra ultima iniziativa: insieme a vostro cugino Pippo avete deciso di fondare una azienda famigliare, che si chiamerà “La spremuta di limoni” Sulla base di quanto discusso fin qui, spiegate: In che cosa consista l’iniziativa (cosa è una azienda) Quale ne sia la attività, quali bisogni soddisfi Quali fattori vengano utilizzati In che modo vi procurerete i mezzi Quali operazioni verranno svolte A quali condizioni potrà continuare e svilupparsi Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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Il marziano dovrebbe avere capito che..
Attività economica consiste nelle operazioni di produzione e di consumo di beni economici Beni economici: merci e servizi utili per il soddisfacimento dei bisogni delle persone e scarsi rispetto ai loro bisogni L’attività economica: si attua in istituti (famiglie, imprese, istituti pubblici); é variamente articolata (trasformazione fisico-tecnica, negoziazione di beni, di capitale di prestito, di rischi specifici (assicurazione), di capitale proprio, di lavoro) richiede l’impiego di fattori diversi (terra, capitale e lavoro) che debbono essere appropriatamente remunerati Da Airoldi, Brunetti e Coda: fare riferimento al fatto che la scarsità implica scelte (per il consumatore, l’impresa, etc.) Istituti come complesso di elementi e di fattori, di energie e di risorse personali e materiali, ordinati secondo proprie leggi; istituti sono autonomi, ma la loro autonomia è relativa (connessione con la teoria sistemi) Azienda: l’ordine economico di un istituto Riferirsi ai diversi fattori (terra=rendita; lavoro=salario;capitale=interesse; organizzazione fattori produttivi=profitto;stato remunerato dai tributi Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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La nozione di Soggetto Economico il caso Brambilla
“L’azienda Brambilla si trovava in un momento particolare della sua esistenza. Nel proprio settore (produzione di valvole pressofuse per impieghi altamente critici) Brambilla aveva una posizione di leadership sul mercato nazionale; tuttavia, dopo molti anni di relativa tranquillità, la concorrenza si era fatta molto più aspra, soprattutto ad opera di imprese asiatiche, che potevano sfruttare differenziali a loro favorevoli nei costi del lavoro e delle materie prime. L’ingresso di nuovi concorrenti e la loro aggressiva politica dei prezzi richiedeva peraltro risposte adeguate. La proprietà, rappresentata dalla famiglia, si trovava spaccata tra due opzioni: investire per ammodernare l’impresa (posizione propria alle ‘nuove leve’), oppure cercare una opzione di uscita vantaggiosa (posizione degli eredi del fondatore) Il caso serve ad introdurre i concetto di Soggetto Economico: il SE viene definito in base al ruolo svolto in un momento cruciale della vita dell’azienda: è quel soggetto (insieme di persone fisiche) che ha l’ultima parola nelle decisioni, anche contro le decisioni che prenderebbero i manager. Il SE è espressione degli interessi per i quali nasce e si mantiene viva l’azienda. Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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La nozione di Soggetto Economico il caso Brambilla (segue)
Tra i managers assunti di recente dalla Brambilla ve ne erano alcuni molto brillanti, che avevano fatto esperienza in un contesto internazionale; resisi conto della situazione in cui si trovava la Brambilla, prepararono un lungo dossier, ricco di dati, informazioni e prospettive di soluzioni (la migliore: cercare un partner estero, senza cedere il controllo) Furono invitati ad una riunione con la proprietà, e si sentirono rispondere che “le decisioni opportune sarebbero state prese dal soggetto economico” … Di lì a poco Giovanni e Giacomo Brambilla, figli del fondatore ed in possesso del 60% delle azioni della azienda, decisero di vendere …. Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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Il Soggetto Economico Il Soggetto Economico è l’insieme di persone cui pertengono gli interessi istituzionali economici che fanno capo all’azienda Interessi istituzionali si esprimono nel lungo termine Al Soggetto Economico spettano le decisioni ultime sui fatti inerenti agli interessi istituzionali Il concetto di soggetto economico origina dalla considerazione che l’azienda nasce per soddisfare gli interessi istituzionali dell’istituto impresa: pertanto è dall’indagine di quali siano gli interessi dell’impresa e di quali siano le persone in capo alle quali tali interessi riverberano consente di individuare il soggetto economico. L’impresa nasce per iniziativa di una o più persone che tramite essa intendono perseguire propri interessi. Sulla base di tali interessi (che non necessariamente sono identificati con il maggiore incremento di ricchezza!) l’impresa viene strutturata in un certo modo, limitatamente alle possibilità offerte dal sistema giuridico, garantendo così l’istituzionalizzazione degli interessi di coloro che la pongono in vita. Gli interessi non si esauriscono nella finalità dell’impresa, ma riverberano anche nel modo in cui tale finalità viene perseguita! Il processo di istituzionalizzazione è quel processo in base al quale certe regole, certe procedure, certe consuetudini, certi valori, sedimentano nella vita di una impresa divenendone parte imprescindibile, essenziale, che rimane sullo sfondo dei comportamenti e delle scelte degli attori più o meno consciamente. Proprio perché l’impresa nasce per soddisfare determinati interessi, il cui epicentro è il SE e che vengono istituzionalizzati nell’impresa stessa, il potere decisionale ultimo appartiene al SE stesso. L’individuazione del SE tuttavia non è semplice, dal momento che esso scaturisce dal modo in cui gli interessi si istituzionalizzano nella vita dell’impresa. Non è sufficiente la maggioranza di voto nell’assemblea per determinare il SE, sebbene sia elemento necessario il potere di decisione. In realtà il potere che compete al SE è il potere reale, e non formale: dunque il potere di influenzare il voto, di determinare il destino dell’azienda. Questo spiega ad esempio perché nelle Public Company il SE siano in realtà i manager, oppure in certi casi i Sindacati (vedasi il caso tedesco) oppure grandi azionisti senza diritto di voto (vedasi i Fondi Pensione americani, co voto limitato nelle assemblee ma molto influenti sul mngt). Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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Soggetto Economico Perché è importante il Soggetto Economico: Perché alcune decisioni … pesano più di altre (decisioni del soggetto economico sono basate su un potere decisionale acquisito e ‘protetto’ da una cornice istituzionale) Per capire quali siano i fini e gli obiettivi della azienda (e come questi possano cambiare nel corso del tempo dato che … il soggetto economico non è immutabile) Per capire come potrà evolvere nel corso del tempo (… che fine farà la Fiat?) Per comprenderne meglio i comportamenti praticati (che dipendono molto di più dal soggetto economico che non da altri attori) Comprendere chi rivesta il ruolo di SE in azienda consente di evidenziare quali siano i reali interessi che reggono l’azienda, e quindi consente di prevederne le scelte strategiche, i comportamenti prossimi futuri, le politiche di remunerazione del capitale, ecc. Siccome il SE scaturisce dall’atteggiarsi degli interessi istituzionali, va da sé che esso non possa essere individuato se non indagando quali siano detti interessi; tale indagine è possibile analizzando appunto le scelte compiute nel recente passato, le regole esplicite (statuti, patti parasociali, ecc.) e implicite (consuetudini comportamentali, valori dominanti) che ispirano la vita dell’impresa, ecc. Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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La nozione di governance
Mercato e Impresa sono diversi per il modello di governo delle transazioni che li ispira e li guida libero scambio vs autorità Corporate Governance: è l’insieme di principi, istituzioni e meccanismi che regolano l’esercizio del potere di governo (autorità) d’impresa regolamentando i rapporti fra il soggetto economico e gli altri attori interni rilevanti Specificità nazionali: i modelli di governance variano da Paese a Paese, in base alle previsioni legislative in ordine alle forme giuridiche e ai meccanismi che regolano il funzionamento d’impresa e al sistema economico in cui si inseriscono (efficienza dei mercati finanziari) Obiettivo del legislatore: garantire il finanziamento delle iniziative d’impresa (convogliare il risparmio negli investimenti), garantire la gestione più efficace ed efficiente delle imprese, tutelare il corretto funzionamento del sistema finanziario (tutela del risparmio) La Governance viene introdotta tramite il concetto di autorità che sovrintende all’organizzazione, differentemente dal mercato. E’ un concetto legato a quello di SE precedentemente visto in quanto la Governance, costituita dall’insieme di regole che informano la vita dell’impresa, rappresenta la modalità attraverso la quale vengono perseguiti (e modificati nel tempo) gli interessi istituzionali. Nella lezione si affrontano i modelli di governace previsti e tutelati dalla legislazione nazionale: quindi modelli fondati su regole FORMALI. La governace in realtà è influenzata anche da regole informali, consuetudini, meccanismi operativi la cui regolamentazione è lasciata alla libera disponibilità di ciascuna impresa. Più interessante delle differenti forme che la CG assume nei diversi ordinamenti giuridici è il tema delle finalità che il legislatore persegue dettando le norme di funzionamento delle imprese. Tre sono gli obiettivi principali: 1: Garantire il finanziamento delle iniziative imprenditoriali: il problema nasce dal fatto che i progetti d’impresa richiedono la disponibilità di capitale, che spesso non è completamente nella disponibilità di chi possiede l’idea. Costui deve allora convincere altre persone a rischiare capitale insieme a lui, finanziando il progetto. La disponibilità a rischiare sarà tanto maggiore quanto maggiori saranno (fra l’altro): la bontà del progetto e le capacità di chi è chiamato a gestirlo la possibilità di controllare periodicamente l’avanzamento del progetto, la destinazione del denaro, il merito delle scelte compiute da chi gestisce la possibilità di svincolare il finanziamento (exit option) in tempi brevi e a basso costo 2: Garantire la gestione più efficace ed efficiente delle imprese, la quale a sua volta è funzione dell’informazione disponibile per chi investe, della facilità di spostare il proprio denaro da un investimento che viene gestito male ad uno gestito con maggiore capacità, e infine dalla possibilità di controllare l’operato del SE e di cambiarlo se necessario (contendibilità); 3: tutela del sistema finanziario e del risparmio: il terzo obiettivo del legislatore è naturalmente il corretto funzionamento del sistema finanziario (postulato al raggiungimento degli altri due obiettivi appena discussi) e di tutela del risparmio, per cui si mantenga nel tempo la disponibilità dei risparmiatori a investire in progetti rischiosi e si evitino speculazioni sui risparmiatori tali da destabilizzare la vita della collettività E’ opportuno citare il caso Enron, come esempio di come i precetti di corporate governance, pur dettati con rigore, siano stati disattesi e ciò abbia portato ad un danno nel sistema economico americano (perdita di fiducia degli investitori) da molti definito come superiore al danno dell’attentato terroristico dell’11 settembre 2001. Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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Modelli di Corporate Governance
I modelli di governance sono funzione del rapporto fra proprietà e potere di gestione dei fattori produttivi pertanto sono collegati ai modelli proprietari Proprietà Controllo Due variabili essenziali: Composizione della compagine proprietaria Responsabilità Stabilità nel tempo della compagine stessa Autonomia dell’impresa dalla figura personale dei singoli soci I modelli: a proprietà chiusa (padronale) a proprietà aperta (manageriale) Come si evinceva dalla slide precedente, il problema della CG è essenzialmente un problema di meccanismi di controllo sulla destinazione e gestione del denaro investito in impresa. Nella teoria economica questo aspetto è stato analizzato nella prospettiva della divisione fra proprietà e controllo e dunque nel rapporto che si dà fra queste due dimensioni del diritto di proprietà. La proprietà infatti si declina in libertà di destinazione di un bene e in diritto a cogliere i frutti derivanti da detto bene. In termini di diritto commerciale, tali due dimensioni assumono una particolare connotazione in capo al proprietario del capitale di rischio, che definiamo azionista: Liberta di destinazione: diritti amministrativi Diritto ai frutti: diritti patrimoniali Come si vedrà durante la lezione, le forme di CG sono caratterizzate dal diverso comporsi ed esplicarsi di tali due dimensioni e dalle conseguenze che esso esplica a livello di procedure e comportamenti (voti assembleari, delega di gestione). La divisione fra proprietà e controllo determina il sorgere di problematiche nuove e l’emergere di due preoccupazioni per il legislatore: la composizione della compagine sociale, per la responsabilità che ricade su di essa in termini patrimoniale per le obbligazioni contratte dalla società (diversi livelli di responsabilità cui corrispondono diversi obblighi formali connessi all’informazione all’esterno: deposito bilanci, procedure nei voti assembleari, ecc.); La durata nel tempo dell’iniziativa, indipendentemente dalla figura dei soci (livello di autonomia della società dal destino dei singoli soci, trasferibilità delle quote/azioni, ecc.) Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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L’impresa padronale Coincidenza fra proprietà e potere di governo Largamente maggioritaria nelle economie avanzate (e soprattutto in Italia) Proprietà concentrata nelle famiglie (o in un individuo) Ben visibile la presenza dell’imprenditore-fondatore (one-man company) Controlla l’impresa dal punto di vista proprietario La governa dal punto di vista decisionale Fini dell’imprenditore coincidono (sono tutt’uno) con quelli dell’impresa Massimizzazione dei profitti Orizzonte temporale Propensione al rischio L’impresa padronale viene introdotta sulla base della logica della separazione fra proprietà e controllo: l’impresa padronale è quella in cui la proprietà e il governo dell’impresa sono concentrate in un’unica figura. Da ciò deriva che i fini dell’imprenditore come persona fisica e quelli dell’impresa tendano a coincidere. Da questa coincidenza derivano peraltro i punti di forza e quelli di debolezza del modello di impresa padronale Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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L’impresa padronale Il sistema di valori: il caso Olivetti
Un esempio dell’importanza dei valori extra-economici è dato dal caso di Adriano Olivetti, che fu a capo della azienda dal 1938 (anno della successione del padre Camillo), all’anno della morte, avvenuta nel 1960. Accanto alla attività imprenditoriale coltivò molteplici interessi, occupandosi di urbanistica, di attività editoriali, e di politica, divenendo parlamentare nel 1958 per conto di un movimento chiamato Comunità, che aveva costituito nel 1948 per affermare principi di socialismo umanitario e di libertà al di fuori dei tradizionali partiti politici Questi interessi segnarono profondamente la vita e la cultura della Olivetti, che si distinse, negli anni ‘50 e ‘60, per la grande attenzione prestata allo sviluppo e alla valorizzazione delle persone (la Olivetti fu tra l’altro antesignana in Italia dei programmi di formazione e di sviluppo manageriale), per lo sviluppo di modalità organizzative poco improntate alla gerarchia, per il grande impegno ad integrare la fabbrica con il territorio del Canavese, in modo da promuovere, attraverso la azienda, la crescita della intera comunità sotto il profilo del benessere economico, del livello culturale e della qualità dei servizi sociali Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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L’impresa padronale Punti di forza Vis imprenditoriale Dedizione Agilità Punti di debolezza Fragilità finanziaria Fragilità manageriale Problemi successori Dipendenza da una-poche risorse Dimensione non adeguata a reggere la concorrenza L’impresa padronale si caratterizza per alcuni punti di forza che derivano dal fatto che il potere decisionale è concentrato nelle mani di una sola persona (o comunque poche persone che formano un gruppo estremamente coeso, quale la famiglia): La vis imprenditoriale è identificabile sia con la capacità innovativa dell’imprenditore, la sua capacità di progettare, la sua propensione al rischio, sia con l’energia e l’entusiasmo che la figura dell’imprenditore vincente è in grado di infondere nelle persone che lavorano nell’azienda; La dedizione è legata alla vis imprenditoriale e indica la disponibilità del soggetto di comando ad investire nell’azienda tempo, energie, capitali, anche in situazioni che potrebbero scoraggiare un investitore. L’agilità indica la capacità di adattarsi rapidamente ai cambiamenti nel contesto competitivo, innovando sia i prodotti sia i processi, esplorando nuove opportunità di business (è frequente la diversificazione nelle imprese padronale, seppure non sempre di successo); l’agilità deriva dalla semplificata struttura dei processi decisionali Punti di debolezza Fragilità finanziaria: l’impresa padronale può fare affidamento prevalentemente sul patrimonio dell’imprenditore (che comunque è spesso limitato rispetto alle esigenze di investimento dell’azienda) e su un rapporto privilegiato con una banca (generalmente una banca locale, quindi in grado di erogare un limitato ventaglio di servizi e difficilmente in grado di supportare adeguatamente la crescita dell’impresa). Generalmente la struttura finanziaria delle imprese padronali è sbilanciata verso un pesante indebitamento bancario, che può essere positivo in presenza di leva finanziaria, ma costituisce un ostacolo in situazioni di necessità di investimenti o in caso di crisi, anche temporanee. Fragilità manageriale: manca un processo di delega, l’imprenditore è per natura accentratore, e ciò limita fortemente la nascita di una struttura manageriale in grado di supportare la crescita (non si dà crescita senza delega: la delega prevede la specializzazione delle funzioni e quindi un più efficiente uso delle risorse) e in grado di sopperire all’eventuale assenza dell’imprenditore Problemi successori: legato alla fragilità manageriale, questo aspetto identifica nel passaggio generazionale un momento di possibile crisi per l’impresa: se i figli dell’imprenditore non saranno all’altezza del padre l’impresa andrà incontro quasi certamente al declino proprio per la mancanza di una struttura manageriale in grado di garantirne l’autonomia rispetto a una figura personalistica di imprenditore. (nelle imprese di medie dimensioni il problema è spesso risolto con un management buy-out) Dipendenza da una-poche risorse: il problema è riferito al fatto che generalmente l’impresa padronale nasce da una idea di successo che l’imprenditore ha avuto in passato e sulla quale si è costruita la fortuna aziendale. Il fatto che tutto il potere decisionale sia nelle mani di un singolo, e il fatto che tale potere si fondi non solo sulla proprietà ma soprattutto sull’autorità conquistata con i passati successi, può portare a una certa miopia nell’analisi delle situazioni attuali. Si tendono a confermare con fiducia le fonti del vantaggio competitivo costruito in passato senza cercare di diversificare tali fonti (problema cognitivo) Dimensioni inadeguate: il problema è sia di natura finanziaria (connesso alla fragilità finanziaria: difficoltà nel fare nuovi investimenti, minore capacità di reggere pressioni competitive prolungate) sia di natura meramente commerciale: a seconda del settore, la piccola dimensione può rivelarsi negativa a causa del differente potere contrattuale con le controparti (caso dei piccoli esercizi commerciali verso la grande distribuzione) Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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L’impresa manageriale
Viene meno la coincidenza delle figure di proprietario (capitale di rischio) e gestore (potere esecutivo) Individuazione del soggetto economico è più difficile: azionisti Finanziano la azienda Sono interessati al profitto (dividendi,aumento di valore delle azioni) Svolgono un controllo sui manager tramite il CdA e le assemblee dirigenti e manager Organizzano i fattori della produzione Hanno potere decisionale e sono interessati alla crescita Partecipano al CdA come amministratori delegati Si riprende qui la distinzione fra proprietario e gestore: l’impresa manageriale si caratterizza proprio per la separazione fra le due figure. I proprietari sono gli azionisti, coloro che detengono i diritti patrimoniali in quanto titolari della proprietà del capitale. I diritti amministrativi sono espressi in termini di partecipazione alle decisioni aziendali tramite il voto in assemblea. Il vero potere esecutivi risiede nel Consiglio di Amministrazione: non necessariamente un socio è anche consigliere! Nella slide è evidenziata anche la differenza di obiettivi e finalità che gli azionisti hanno rispetto ai manager: il profitto e l’incremento di valore azionario i primi; la crescita e il mantenimento nel tempo i secondi. Occorre sottolineare che gli azionisti si dividono in due categorie, riprese nelle slide successive: quelli che rappresentano un nucleo stabile di proprietà, interessati più al mantenimento nel tempo e alla crescita, e quelli di minoranza, interessati alla proprietà azionaria come puro investimento, spesso poco coinvolti nella vita sociale (scarsa partecipazione alle assemblee). Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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L’impresa manageriale: il caso Laika
Fondata nel 1964 da Giovanni Moscardini, la azienda produce camper ed ha un elevato grado di integrazione per meglio controllare la qualità del prodotto finito. Laika, nonostante le dimensioni, è una azienda sui generis, perché molto orientata alla ricerca di nuove soluzioni.” Da questo punto di vista, la presenza di un imprenditore accentratore può essere un problema, se tale presenza condiziona il funzionamento e la sua assenza si rileva come un grave problema. In Laika tutti sono utili ma nessuno é indispensabile; l’attuale vertice aziendale ricorre a managers professionisti per le responsabilità funzionali lasciando loro ampio spazio nell’ambito delle rispettive funzioni. In questo senso la azienda è diversa da altre del settore, contraddistinte dalla presenza di un imprenditore accentratore” Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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L’impresa manageriale
Punti di forza Professionalizzazione dell’attività dirigenziale Maggiore meritocrazia Orientamento alla continuità dell’impresa Punti di debolezza Problema di delega moral hazard del mngt monitoring Maggiore burocrazia Punti di forza: Professionalizzazione: i compiti vengono suddivisi fra manager e questa specializzazione consente una maggiore efficienza e una più elevata capacità di comprensione dei problemi e di esplorazione delle soluzioni e delle opportunità. Inoltre la specializzazione accresce le capacità cognitive della funzione dirigenziale: diventa più efficace la selezione delle informazioni rilevanti, si creano alberi decisionali per cui le decisioni vengono suddivise per livello di importanza e smistate ai manager: maggiore prossimità del soggetto decisore al problema da risolvere. Inoltre la gerarchizzazione dell’informazione e delle decisione consente di liberare la funzione dirigente dal rischio di congestione e consentendole di concentrasi sulle decisioni rilevanti a livello strategico. Meritocrazia: all’interno dell’organizzazione esistono dei sistemi di controllo gerarchico e di valutazione, per cui, visto l’roientamento alla crescita, è più probabile che i ruoli vengano rivestiti sulla base delle competenze dimostrate. Orientamento alla continuità: i manager hanno interesse alla crescita e al mantenimento nel tempo dell’impresa perché: hanno interesse a mantenere il posto di lavoro hanno interesse al prestigio (dimostrare al mercato di essere bravi, e quindi acquisire posizione sociale e inoltre vedere crescere le proprie chance di retribuzione) hanno interesse a godere di sempre maggiori benefit, che sono funzione della dimensione dell’impresa vedono spesso la propria retribuzione legata all’andamento aziendale (stock options) Punti di debolezza: Problema della delega: la separazione fra proprietà e controllo comporta il problema della delega, che si articola in due momenti: Moral hazard, definito come la possibilità che il mngt gestisca l’azienda in modo imprudente, o comunque temerario, dal momento che il rischio di conseguenze dannose ricade su qualcosa di sua proprietà. Inoltre il problema del moral hazard si pone in termini di entrenchment manageriale, per cui i manager possono gestire perseguendo propri interessi in conflitto con quelli della proprietà. Monitoring: si intende il controllo che la proprietà svolge sull’operato del mngt. Il controllo può essere fatto ex ante (definendo in termini stringenti le clausole dei contratti di mandato con cui si delega ai manager la gestione; verificando la congruenza delle politiche proposte dal CdA rispetto agli obiettivi del Soggetto Economico; valutando l’affidabilità e onestà delle persone) e soprattutto ex post, tramite il controlo periodico sui risultati, l’analisi degli scostamenti dai risultati, ecc. Il problema del monitoring si pone anche in riferimento al trade-off tra la autonomia di gestione di cui deve godere il gruppo dirigente per ottenere buoni risultati di gestione e la possibilità degli azionisti (soprattutto di minoranza, poco o per nulla rappresentati nei CdA) di ingerirsi nel merito delle scelte di gestione (gli azionisti, una volta dettate le linee guida dell’operato del mngt, possono compiere controlli di legittimità sull’operato del mngt ma quasi mai di merito; solo i consiglieri nel CdA hanno il potere di valutare nel merito). Burocrazia: l’altra faccia della medaglia della specializzazione manageriale è la burocrazia, che può comportare rallentamenti nei flussi di informazione, nelle decisioni, nella risposta agli stimoli esterni (inerzia). Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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La public company Polverizzazione estrema del capitale tra una moltitudine di azionisti Minima identificazione tra azionista e impresa Trasparenza Vantaggi per gli investitori Possono investire i loro capitali se le remunerazioni sono interessanti; Possono diversificare il rischio … a condizione che vi sia un mercato di Borsa Efficiente La PC è il modello estremo dell’impresa a proprietà aperta manageriale; si caratterizza per il fatto che non esiste un azionista che possiede un pacchetto di azioni di significative proporzioni, bensì il capitale è distribuito far un numero elevatissimo di piccoli azionisti. La polverizzazione della proprietà comporta una certa difficoltà per gli azionisti nello svolgere la funzione di indirizzo aziendale e di controllo sull’operato del management indipendentemente dalle indicazioni che proprio dal management vengono. I piccoli azionisti sono interessati al rendimento del loro investimento, in modo sostanzialmente indipendente da come l’azienda venga gestita: il loro orizzonte è solitamente di breve termine, manca il senso di partecipazione, le assemblee vedono la partecipazione di una ridottissima parte dell’azionariato (anche per problemi logistici di distanze, solo di recente affrontati con il voto elettronico a distanza) e nella maggior parte dei casi sono pienamente influenzate da quegli stessi manager che dovrebbero invece essere sottoposti al potere assembleare. Le PC sono in genere abbastanza trasparenti: dal momento che ricorrono massicciamente al mercato del capitale di rischio e subiscono il giudizio condizionante di agenzie di rating e di analisti di fondi d’investimento, la comunicazione finanziaria che rivolgono al mercato è generalmente di buon livello. La legge peraltro nei Paesi anglosassoni impone una trasparenza particolare dovuta al ruolo che le PC svolgono nel sistema sociale e nella allocazione del risparmio. Una condizione importante per il corretto funzionamento dei meccanismi su cui si fonda la struttura di CG delle PC è l’esistenza di un mercato di borsa efficiente e l’esistenza di una serie di attori che effettuano sull’impresa quel controllo precluso nei fatti agli azionisti (società di rating, di revisione, di analisi finanziarie). NB: mercato efficiente significa che i corsi azionari (prezzo delle azioni) incorporano tutte le informazioni necessarie alla corretta valutazione delle azioni. Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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La public company: il caso Magona
Magona SpA è una società ultracentenaria che si occupa della trasformazione di prodotti siderurgici. Nonostante abbia avuto sempre un capitale sociale molto limitato, si è costantemente configurata come una ‘mini public company’. La proprietà ha sempre avuto un ruolo distaccato rispetto alla conduzione della impresa, occupandosi della raccolta dei capitali necessari ed astenendosi dal pronunciarsi sugli indirizzi strategici da intraprendere. Anche quando, sul finire degli anni ‘80, Magona passa sotto il controllo del gruppo Lucchini, la operatività quotidiana dei fatti dell’impresa rimane nelle mani del management aziendale, mentre l’indirizzo strategico si accentua nella persona del Presidente. Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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La public company Punti di forza Accesso al capitale di rischio Orientamento alla crescita Governo del management Contendibilità Punti di debolezza “L’impresa di tutti rischia di essere l’impresa di nessuno” (Sloan, 1963): nella maggior parte dei casi il vero padrone è il mngt Interessi di azionisti e managers possono divergere principal-agent Divergenza di obiettivi azionisti: profitto; managers: crescita Le remunerazioni possono essere ‘solo’ soddisfacenti, invece che ‘massime’ Punti di forza: Accesso al capitale di rischio: la PC in ragione della altissima dispersione del capitale gode di fatto di un elevato livello di accesso al capitale: in caso di aumenti di capitale (finanziamento dell’impresa tramite ricorso al mercato) è probabile che una grande quantità di azionisti lo sottoscriva, vista l’esiguità dell’aumento stesso a livello del singolo azionista. In altre parole non si verifica il problema che un singolo azionista debba sopportare un elevato sacrificio e rischio in ragione di una quota significativa di capitale (e quindi di una quota significativa di aumento da sottoscrivere). Orientamento alla crescita: la guida del mngt garantisce solitamente che l’obiettivo della gestione sia quello della crescita e quindi della continuità aziendale, bilanciando l’atteggiamento speculativo ( e talvolta predatorio) di chi ha un orizzonte di breve termine. Governo del mngt: garantisce una sorta di tecnocrazia, per cui sia la gestione sia la definizione degli obiettivi sono rimesse ad una classe di soggetti molto competenti quali i manager. Contendibilità: è un vantaggio per il sistema economico in quanto garantisce che se il mngt non offre adeguati livelli di remunerazione agli azionisti (gestendo sulla base del principio dell’efficienza e dell’economicità le risorse a disposizione) possa essere sostituito grazie all’operare di meccanismi di mercato: i corsi azionari declinano infatti fino a rendere possibile un’OPA che offra il ricambio del gruppo dirigente. Punti di debolezza: Proprietà del mngt: i soci vengono di fatto espropriati dei propri diritti amministrativi e ciò comporta la difficoltà nel controllo ex ante ed ex post Divergenza di interessi: si evidenzia il problema pincipale-agente, della delega, già osservato. Ciò può portare ad attestare l’azienda su risultati considerati dal mercato “soddisfacenti” ma in realtà non ottimali, né da un punto di vista dell’efficienza né dal punto di vista dell’allocazione di risorse (problema degli sprechi dovuti ai benefit, problema delle remunerazioni e delle stock option) Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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L’impresa a proprietà ristretta
Nucleo ristretto di azionisti stabili Nessun azionista è da solo dominante Vi sono forti interessi familiari Vi è spesso la presenza di banche ed altri istituti finanziari Elevata polverizzazione delle quote di capitale rimanente L’impresa a proprietà ristretta è una variante dell’impresa manageriale frammista con elementi di impresa padronale. Vi è una forte presenza dei soci nella gestione, la loro figura personale è rilevante, la loro capacità di influenza e di controllo sul management è considerevole; tuttavia la gestione è demandata ad un gruppo un mngt la cui delega è piena. Gli stessi azionisti, quando sono coinvolti nel gruppo di gestione, sono considerati manager a tutti gli effetti. Ciò deriva dal fatto che l’impresa deve rispondere a soggetti finanziatori esterni (banche o mercato azionario e obbligazionario) per cui necessita di una gestione professionale e il più possibile formalizzata e trasparente. Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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Impresa a proprietà ristretta: il caso SAES Getters
SAES Getters nasce nel 1940 su iniziativa della famiglia Della Porta, per lo sfruttamento industriale del brevetto una originale valvola (il getter appunto) in grado di creare e mantenere la condizione di assenza d’aria necessaria nei tubi catodici delle televisioni. Il successo mondiale delle valvole prodotte in Italia non si ferma tuttavia ai soli tubi catodici: l’esperienza che in cinquanta anni l’azienda accumula nel campo delle valvole per il vuoto porta alla leadership mondiale in questo settore ad elevatissima tecnologia, con la proprietà di numerosi brevetti. Attualmente in ogni situazione in cui è necessario il mantenimento del vuoto, dai sistemi di produzione dei chip alle sofisticate apparecchiature del CERN di Ginevra, è presente tecnologia SAES Getters. Nonostante il successo mondiale, la presenza di numerosi stabilimenti nei cinque continenti e la quotazione alla Borsa di Milano nel 1986 e al Nasdaq americano dieci anni dopo (1986), l’azienda rimane saldamente in mano ai tre fratelli Della Porta, che insieme detengono più del 70% del capitale azionario e siedono nel CdA (Paolo Della Porta è presidente, il fratello Massimo è AD e Giuseppe è consigliere). Un pacchetto di azioni pari al 2% è detenuto da Mediobanca (una clausola statutaria di Mediobanca impedisce alla banca di detenere partecipazioni in proporzioni superiori), la quale fu advisor della quotazione alla Borsa di Milano. Il resto è appunto suddiviso fra una miriade di piccoli azionisti europei e americani. Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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Impresa a proprietà ristretta
Punti di forza Crescita privilegiata rispetto a redditività Significativo coinvolgimento del management Punti di debolezza Non contendibilità di fatto Forti necessità di mediazione tra gli interessi Rischi di conservatorismo Punti di forza: Crescita: è privilegiata rispetto alla redditività in quanto il gruppo di comando da una parte considera l’impresa non come investimento speculativo (spesso gli azionisti di maggioranza sono anche i fondatori o comunque loro eredi) e inoltre è fortemente in sintonia con il mngt, con il quale condivide gli obiettivi di fondo. Coinvolgimento del mngt: è un punto di forza in quanto consente di superare i problemi di delega principale-agente (moral hazard, entrenchment, monitoring); inoltre crea un importante coesione fra gestione e proprietà pur garantendo la professionalità della gestione e l’autonomia della struttura dalla figura personale degli imprenditori-soci. Punti di debolezza: Non contendibilità: la non contendibilità deriva dal fatto che un’OPA dovrebbe convincere i soci di maggioranza a vendere le proprie azioni: considerando il fatto che i soci non vedono la proprietà azionaria in termini meramente speculativi, la decisione di vendere risponderebbe a logiche diverse da quelle di prezzo su cui si basano le OPA. Mediazione fra interessi: la coesione fra azionisti di maggioranza e mngt e il dialogo con gli azionisti di minoranza e con altri finanziatori (banche) si fonda su complesse mediazioni di interessi che possono pregiudicare la libertà gestionale e l’esplorazione di opportunità di crescita valide. Conservatorismo: legato al problema della mediazione di interessi vi è il rischio di conservatorismo, per cui si continuano a ripetere i modelli strategici del passato senza esplorare nuove opportunità, mancando lo stimolo alla ricerca della redditività. Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
Quadro di sintesi + Public company separazione fra proprietà e controllo manageriale proprietà aperta Proprietà ristretta DIAPOSITIVA ANIMATA La diapositiva rappresenta una sintesi dei modelli affrontati durante la lezione. Le forme di impresa vengono esaminate lungo la dimensione della proprietà e del controllo e della loro separazione nella impresa manageriale, nella tradizione americana di Bearle e Means (1932) proprietà chiusa - padronale Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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Modelli di Corporate Governance
MODELLO CG IMPRESA PADRONALE IMPR. CONSOCIATIVA PUBLIC COMPANY struttura proprietaria stabilità proprietà valori guida soggetti chiave principali interlocutori orizzonte di riferimento obiettivi economici tradiz. potenziale finanziario costo del capitale managerialità flessibilità Trasparenza ruolo della borsa Criticità unitaria articolata polverizzata alta alta (nocciolo) bassa imprenditorialità crescita ritorno economico/ crescita imprenditore/proprietario mngt/finanziatori management famiglie azioniste dipendenti investitori istituzionali medio lungo medio/breve utile valore aggiunto valore delle azioni basso alto alto DIAPOSITIVA ANIMATA Svolgimento dell’esercitazione: Insieme alla classe definire quali connotazioni assumono le differenti dimensioni d’impresa elencate nella prima colonna all’interno dei tre diversi modelli di governance. Struttura proprietaria: la proxi è il numero di azionisti, ma la variabile misura in realtà la coesione stretta fra gli azionisti per cui voi è un azionista dominante che influenza completamente il voto degli altri (è il caso ad esempio dell’azionariato di famiglia, per cui il fondatore possiede la maggioranza delle azioni e meglie e figli posseggono il restante: è presente una molteplicità di azionisti ma l’indirizzo di voto è sempre unico) Stabilità proprietà: si riferisce alla possibilità che gli azionisti possano cambiare, modificando così le strategie, le linee di fondo e perfino gli stessi interessi istituzionali dell’impresa. Nell’impresa manageriale consociativa la stabilità dell’azionista di riferimento è in genere elevata, per il fatto che esiste un nocciolo di azionisti (di cui spesso fanno parte gli stessi manager, accanto ai fondatori) che hanno un orizzonte temporale lungo e quindi strategie di crescita o quanto meno di mantenimento. Nella PC ovviamente essendo l’azionariato polverizzato in un numero elevato di azionisti non esisterà un nucleo proprietario stabile, e il riferimento sarà dato dal gruppo di manager (stabili nella misura in cui sapranno soddisfare le attese degli azionisti, che sono quelle di elevati rendimenti sull’investimento nel breve periodo, sia in termini di dividendi sia in termini di valore azionario = capital gain) Valori guida: si intendono le motivazioni che guidano l’azione di chi è investito della gestione aziendale. L’imprenditorialità che guida l’attività dell’imprenditore, che informa di sé tutte le sue scelte e il suo comportamento all’interno dell’azienda, è un valore che travalica i concetti di reddito e di valore azionario, per ricomprendere motivazioni umane, valori esistenziali, che riverberano significativamente nella conduzione dell’impresa. La crescita caratterizza invece l’impresa manageriale, in quanto i privilegi dei manager (in termini di benefit, prestigio, remunerazioni) sono funzione della dimensione dell’impresa. Il ritorno economico caratterizza la PC in quanto per mantenersi tale deve garantire adeguate remunerazioni agli azionisti; contemporaneamente la crescita rimane un valore guida per le motivazioni appena addotte. Soggetti chiave: si intendono coloro che rivestono il ruolo principale nel decidere le linee di sviluppo, le strategie di gestione, la struttura e i meccanismi operativi. Principali interlocutori: ci si riferisce agli interlocutori del gruppo dirigente, ossia coloro con i quali è necessario mantenere una contemperanza di obiettivi e un dialogo, in virtù del ruolo importante rivestito nel soddisfacimento degli interessi istituzionali. Nel caso di impresa padronale gli interlocutori sono le famiglie azioniste, in quanto coinvolte nel capitale sociale e spesso coinvolte direttamente nella gestione esecutiva (familiari impiegati nell’azienda). Nel caso di impresa manageriale gli interlocutori principali sono spesso i dipendenti, specialmente coloro che occupano posizioni di responsabilità all’interno della struttura, in quanto sono coloro che traducono nella pratica le direttive imposte dal gruppo dirigente e dunque divengono un momento importante della crescita dell’impresa. Infine nella PC gli interlocutori chiave sono gli investitori istituzionali in quanto, nonostante sovente il loro voto sia limitato nelle assemblee, sono i soggetti maggiormente esposti nel capitale dell’impresa, i più competenti, quelli che hanno un orizzonte temporale di più lungo termine (e quindi in sintonia con il mngt) e quelli che riescono a influenzare profondamente il mercato con le proprie scelte di investimento o disinvestimento (decretando così il successo o il fallimento della politica di un mngt). Orizzonte di riferimento: si riferisce all’orizzonte temporale sul quale è valutato l’investimento da parte degli azionisti. Obiettivo economico tradizionale: l’utile è quanto l’impresa riesce a generare nell’esercizio senza considerare il costo del capitale proprio; il valore aggiunto è ciò che viene prodotto considerando fra i costi dei fattori anche il costo del capitale (che ovviamente è un costo opportunità); il valore delle azioni è il prezzo sul mercato delle azioni dell’impresa: esso non deriva soltanto dai risultati attuali ma soprattutto dai risultati prospettici (validità dei progetti del mngt, affidabilità e attendibilità del mngt, capacità riconosciute al mngt e all’azienda nel raggiungere gli obiettivi). Potenziale finanziario: deriva sia dal rapporto fra capitale proprio e mezzi di terzi (esprimendo in tal senso la capacità di ulteriore indebitamento) sia dalla capacità di accedere al mercato dei capitali (emissioni di obbligazioni e/o quotazione azionaria). L’impresa padronale risente di solito sia di una sovraesposizione debitoria sia della carenza di una struttura organizzativa in grado di supportare emissioni obbligazionarie o addirittura quotazioni (costo della quotazione sia in termini meramente economici sia soprattutto in termini di funzioni aziendali dedicate, tempo, costo opportunità, trasparenza). Le altre due forme hanno elevato potenziale finanziario soprattutto grazie alla molteplicità di azionisti, alla struttura organizzativa sufficientemente sofisticata (esistono funzioni dedicate alla finanza) sia all’accesso al mercato dei capitali di rischio. Costo del capitale: il costo del capitale è funzione del rischio dell’impresa, a sua volta funzione di variabili esogene (settore, fase del ciclo di vita) e di variabili endogene (struttura finanziaria dell’impresa, capacità del gruppo dirigente, difendibilità del vantaggio competitivo, validità delle strategie). Managerialità: è riferita al ruolo svolto dalla presenza di manager professionisti nell’impresa Flessibilità: è la capacità di rispondere a mutamenti nell’ambiente. La flessibilità è più alta nell’impresa padronale perché si è in presenza di minore inerzia burocratica Trasparenza: sia è riferita alla formalizzazione delle procedure sia alla comunicazione all’esterno dei fatti aziendali. Ovviamente maggiore è la necessità di ricorso a soggetti esterni, maggiore sarà la trasparenza richiesta da questi ultimi per dare il proprio contributo al’azienda (sia in termini finanziari sia in termini di risorse di collaborazione) Ruolo della Borsa: è importante in quanto canale di finanziamento a titolo di capitale Criticità: nel caso di impresa padronale la criticità è connessa all’accentramento in un unico o pochi individui di funzioni strategiche senza una condivisione dell’esperienza, una formalizzazione della conoscenza tacita, una abitudine alla gestione consentita ad altri. Questo accresce il rischio derivante dalla scomparsa dell’imprenditore. Collegato a ciò è il problema della successione: in mancanza di una struttura autonoma rispetto alla figura del fondatore la successione appare un momento critico. Nel caso di impresa manageriale il livello di redditività appare critico in quanto i manager sono più interessati a godere di benefit, a farne godere i dipendenti (interlocutori principali) e sono meno propensi a rischiare attestandosi su business poco rischiosi e quindi poco remunerativi. Critico nella PC è l’orientamento al breve termine nella valutazione ei risultati da parte degli azionisti. Ciò porta spesso il mngt a concentrarsi su progetti ad alto rischio/alto rendimento, oppure a operazioni puramente finanziarie in grado di aumentare i corsi azionari nell’immediato salvo poi rivelarsi fallimentari dal punto di vista industriale (il caso di molte fusioni e acquisizioni M&A), oppure a forzare i tempi di programmi di investimento senza consentire un adeguato consolidamento delle strutture aziendali sui nuovi progetti, oppure ancora a concentrarsi su progetti di breve periodo trascurando investimenti di lungo durata necessari per la sopravvivenza nel lungo termine (classico il caso dei tagli alla R&D). alto basso medio-basso bassa alta alta alta bassa medio-alta limitata limitata elevata marginale limitato fondamentale rischio/pass.generaz. livello di redditività orient. al breve termine Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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Le forme giuridiche d’impresa
La forma giuridica, prevista dalla legge prescrittivamente a tutela del funzionamento del sistema economico, definisce i soggetti responsabili patrimonialmente per le obbligazioni contratte nel funzionamento dell’impresa La forma giuridica stabilisce inoltre talune modalità di funzionamento dell’impresa, contemperando le esigenze della libera iniziativa imprenditoriale con l’esigenza di tutela del risparmio, del lavoro e dell’affidabilità del sistema economico Si introduce il concetto di forma giuridica riferendolo alle dimensioni della: Responsabilità patrimoniale per i debiti e le altre obbligazioni contratte dell’impresa Modalità di funzionamento dell’impresa sulla base di tre differenti esigenze: incentivare il finanziamento delle iniziative, anche delle più rischiose e onerose: per questa ragione vengono prescritte norme a tutela della t dei soci di minoranza e della trasparenza in generale (a favore dei finanziatori di debito) tutelare le soggettività più deboli che hanno rapporti economici con l’impresa: piccoli fornitori, lavoratori dipendenti. snellezza delle procedure, per offrire flessibilità e minore impaccio burocratico, coerentemente con l’esigenza di tutela del sistema economico (i piccoli imprenditori hanno minori obblighi formali delle grandi società, ma rispondono anche in proprio illimitatamente) Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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Le forme giuridiche: tassonomia
Diverse tipologie di forme d’impresa, a seconda del grado di responsabilità patrimoniale dei soci e delle prescrizioni di funzionamento: Ditte individuali Società di persone snc: società in nome collettivo sas: società in accomandita semplice Società di capitali srl: società a responsabilità limitata spa: società per azioni Le diverse forme di impresa sono affrontate secondo le dimensioni della responsabilità patrimoniale dei soci (chi e in che misura risponde delle obbligazioni contratte dall’impresa) e delle prescrizioni regolamentari sulle procedure che riguardano il rapporto fra soci e amministratori. La gradazione che va dalla ditta individuale alle società di capitale evidenzia come: Responsabilità: gradualmente la responsabilità passa da illimitata (riguardante tutto il patrimonio delle persone dei soci) a limitata (solo il capitale vincolato all’iniziativa = capitale sociale) Prescrizioni di funzionamento: gradualmente da previsioni vaghe a prescrizioni via via più stringenti, a tutela dei soggetti che interagiscono con l’impresa (le società di capitali ricorrono a capitale di rischio, e conoscono la separazione fra proprietà e controllo: da questi due elementi emerge la necessità di trasparenza e informazione). L’autonomia patrimoniale delle società di capitale (derivante dal riconoscimento della “personalità giuridica”) nasce dalla necessità di offrire una protezione giuridica (rischio limitato al capitale conferito) a coloro che intendono investire in opere di grande impegno finanziario (costruzione di ferrovie, ponti, navi, aerei, infrastrutture di comunicazione, grandi impianti chimici, siderurgici, ecc.), indispensabili allo sviluppo di un Paese ma non affrontabili con il patrimonio di poche persone. Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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Tipologie giuridiche + - ditta ind. snc sas srl spa Obblighi formali
SLIDE ANIMATA Il grafico consente di evidenziare come le due diverse dimensioni degli obblighi formali e dell’autonomia patrimoniale/responsabilità attraversino e, mutando, caratterizzino le differenti forme giuridiche d’impresa lungo un continuum. illimitata Responsabilità patrimoniale limitata quasi nulla Autonomia del patrimonio totale Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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Ditta individuale L’azienda appartiene ad una unica persona, detta “imprenditore”, che detiene pieno potere di amministrazione (esempio tipico: artigiano) Per le obbligazioni patrimoniali dell’impresa risponde la persona con tutto il proprio patrimonio (no separazione fra patrimonio dell’impresa e patrimonio della persona) Formalità procedurali molto ridotte Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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Società di persone L’impresa appartiene a più persone, che hanno veste di soci Per le decisioni vige il principio della collegialità, ispirato all’unanimità (salvo diverse pattuizioni statutarie dei soci) Coincidenza di qualifica di socio con quella di amministratore (amministrano i soci) Per le obbligazioni patrimoniali risponde prima il patrimonio della società (capitale sociale più riserve) e solo in seconda battuta il patrimonio personale di ciascun singolo socio per l’intero (responsabilità sussidiaria) Gli obblighi formali procedurali sono limitati alla registrazione dei patti sociali e al rispetto del criterio collegiale nelle decisioni Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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Società di capitali Distinzione fra patrimonio sociale e patrimonio personale dei soci per le obbligazioni patrimoniali sociali risponde esclusivamente la società (responsabilità limitata: riconoscimento della cd. “personalità giuridica”) Separazione fra qualifica di socio e di amministratore Separazione fra proprietà e controllo Il potere di amministrare è delegato ad uno o più amministratori eletti dall’assemblea Principio collegiale della maggioranza (inderogabile) Distinzione di fatto fra soci di maggioranza e di minoranza Centralità del momento assembleare per l’esercizio dei diritti amministrativi dei soci (limitati alla nomina e controllo degli amministratori) Previsione obbligatoria di stringenti procedure burocratiche Deposito dei bilanci (informativa verso i soci e verso l’esterno) Convocazione di assemblee Prof. Mario Benassi Economia e Gestione delle Imprese CdL Informatica per le TLC (2)
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