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Galileo Galilei tra scienza e letteratura
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Biografia di Galileo 15 febbraio 1564 Galileo nasce a Pisa, primo di sette figli di Vincenzo Galilei e Giulia Ammannati. 1574 (10 anni) La famiglia si trasferisce a Firenze. 1581 (17 anni) Si iscrive a medicina, a Pisa. Ma ben presto è più attratto dalla matematica (trascurata a Pisa). 1583 (19 anni) Studia la fisica di Aristotele (corso di Francesco Bonamico): comprende come sia centrale il problema del moto. Lavora sul baricentro dei corpi; inventa uno strumento per la determinazione del peso specifico; scopre l’isocronismo del pendolo. 1585 (21 anni) Ritorna a Firenze, avendo abbandonato gli studi. Ora si occupa di meccanica e idraulica (lavori pubblicati solo nel 1638). Vive impartendo lezioni private. 1587–1588 (24 anni) Conferenze di carattere letterario (su Dante, Ariosto, Tasso) all’Accademia Fiorentina.
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1589 – (25 anni) Per i buoni uffici di un amico del padre, ottiene la cattedra di matematica a Pisa (corso di carattere complementare). Conduce esperimenti sul piano inclinato. 1591 (27 anni) Morte del padre. Difficoltà economiche. I 60 scudi di stipendio non bastano per le necessità della famiglia. 1592 – (28 anni) Ottiene la cattedra di matematica a Padova. Saranno i 18 migliori anni della sua vita. Impartisce lezioni private a futuri principi e cardinali. Scrive opere di idraulica, sulle fortificazioni, di statica delle macchine. Inventa strumenti di misura. Grande libertà di pensiero, garantita dalla Repubblica Veneta. A Padova incontra Marina Gamba, dalla quale avrà tre figli: Virginia e Livia, entrambe monache, e Vincenzo, legittimato nel 1619. 1597 (33 anni) Per la prima volta si pronuncia a favore del sistema copernicano, in due lettere private. 1609 (45 anni) Apprende dell’esistenza del cannocchiale, lo perfeziona e lo punta al cielo.
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1610 (46 anni) Sidereus Nuncius. Pubblica le sue scoperte astronomiche, dedicando l’opera al Granduca di Toscana, Cosimo II. 1610 Nomina a Matematico Primario a Pisa, senza obbligo di lezioni, e a Filosofo granducale. Lascia Padova per Firenze. 1611 (47 anni) Presenta a Roma le sue scoperte al Collegio Romano, presenti i cardinali Bellarmino e Barberini (il futuro papa Urbano VIII). Vengono accolte con favore. Entra nell’Accademia dei Lincei. 1612 (48 anni) Discorso intorno alle cose che stanno in su l'acqua, o che in quella si muovono. Forte polemica con gli aristotelici. 1613 (49 anni) Istoria e dimostrazioni intorno alle macchie solari e loro accidenti, in risposta al gesuita Christoph Scheiner.
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1614–15 (51 anni) Scrive le Lettere copernicane, in cui prende una posizione netta a favore del sistema eliocentrico, con l’invito a reinterpretare le Sacre Scritture. 1614 La denuncia in S. Maria Novella del frate domenicano Tommaso Caccini: le tesi di Galileo sono eretiche poiché contraddicono le Scritture. 1615 Caccini, a Roma, nel palazzo del Sant’Uffizio, denuncia Galileo. Bellarmino invita Galileo a considerare l’eliocentrismo come mera ipotesi matematica. dicembre 1615 Galileo chiede udienza a papa Paolo V (Camillo Borghese) per difendere le sue tesi. marzo 1616 (52 anni) Il Sant’Uffizio decreta che le teorie copernicane sono stolte e assurde. Il De revolutionibus di Copernico viene messo all’indice fino a che non sia corretto (ipotesi puramente matematica): lo sarà quattro anni dopo. Intimazione a Galileo di non diffondere oltre le teorie copernicane, se non come semplice ipotesi matematica.
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1618 (54 anni) Disputa con il gesuita Orazio Grassi sulle comete. Galileo si convince che i gesuiti hanno una grossa influenza nei palazzi romani e ingaggia una lotta serrata per screditarli. 1623 (59 anni) Pubblica Il Saggiatore, dedicandolo a Urbano VIII (Maffeo Barberini), che si era dimostrato suo estimatore al processo del 1616. 1623 – Sei udienze con il papa, che lo incoraggia a continuare i suoi studi, ma che gli nega la revoca dell’ammonizione del 1616. 1630 (66 anni) Presenta al papa il Dialogo sopra i due Massimi Sistemi per ottenerne l’imprimatur. I gesuiti si scatenano contro quest’opera, definita “esecranda e perniciosa più che le opere di Lutero e Calvino”. Il papa affida l’incarico di giudicarla a censori che non capiscono di astronomia. I tempi si allungano e Galileo freme. 1632 (68 anni) Il Dialogo viene infine pubblicato a Firenze. Subito dopo, Galileo viene chiamato a comparire davanti al Tribunale dell’Inquisizione, poiché l’ipotesi copernicana viene ancora presentata come reale. È malato e rimanda la comparizione.
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13 febbraio – 22 giugno 1633 (69 anni)
Nel processo, Galileo viene riconosciuto colpevole per “aver tenuto e creduto dottrina falsa e contraria alle Sacre e divine Scritture…”. La pena: messa all’indice del Dialogo; l’abiura della tesi copernicana; un periodo di prigionia, poi trasformato negli “arresti domiciliari” ad Arcetri. 1638 (74 anni) Pubblica a Dresda quella che viene giudicata la sua opera più importante: Discorsi e dimostrazioni matematiche attorno a due nuove scienze. Tratta di resistenza dei materiali e di dinamica, senza discutere esplicitamente del sistema del mondo. In realtà, l’opera rigetta le obiezioni meccaniche contro il copernicanesimo, ma i teologi non la condannano, perché non ne comprendono la portata. 8 gennaio 1642 (78 anni) Galileo, cieco e malato, senza più la compagnia della figlia Virginia, deceduta nel 1634, si spegne ad Arcetri, circondato dai suoi allievi Vincenzo Viviani ed Evangelista Torricelli.
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Galileo e la trattatistica del seicento
La trattatistica del ‘600 è dominata dalla figura di Galileo Galilei, egli si collega con gli intellettuali anticonformisti dell’epoca quali: Sarpi, Campanella e Bruno. Soprattutto con Giordano Bruno condivide lo studio per le teorie copernicane e teorizza la fine dell’antropocentrismo. Ma Galileo inaugura un metodo scientifico di studio oltre la semplice teoria filosofica e metafisica. Galileo riprende e rinnova la tradizione umanistica rinascimentale dell’epistola , strumento utile per comunicare in forma scientifica con i dotti dell’epoca. Come scrittore Galileo usa il volgare fiorentino per la divulgazione scientifica, da questo momento in poi accanto al latino la lingua fiorentina diventa lingua della scienza.
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Opere di Galileo In latino per gli addetti ai lavori;
in volgare per la divulgazione. 1586: La bilancetta (pubblicata postuma nel 1644) 1590: De motu 1593: Mecaniche; Trattato delle fortificazioni; Breve istruzione dell’architettura militare 1585: Theoremata circa centrum gravitatios solidorum 1597: Trattato della sfera ovvero cosmografia 1597: Lettera a Keplero 1597: Lettera a Mazzoni 1599: Le mecaniche 1606: Le operazioni del compasso geometrico et militare 1607: Difesa contro alle calunnie di Baldassar Capra 1610: Sidereus Nuntius 1611: Discorso intorno alle cose che stanno in su l’acqua o che in quella si muovono
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Opere di Galileo in volgare
1611: Lettera a B. Cesi 1613 :Tre lettere a Marco Welser ( storia e dimostrazioni intorno alle macchie solari e loro accidenti) 1613/15: Lettere copernicane (a Benedetto Castelli; a Monsignor Piero Dini; alla Granduchessa di Toscana Cristina di Lorena) 1616 :Lettera al cardinale Alessandro Orsini (Discorso del flusso del mare) 1619: Discorso delle comete 1623: Il Saggiatore 1632: Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo 1638: Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze attinenti alla meccanica 1640: Lettera al principe Leopoldo di Toscana ( sopra il candore lunare) 1656: esce postumo il Trattato della sfera
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ELOGIO DI GALILEO (G. Marino Adone 1623)
Tempo verrà che senza impedimento queste sue note ancor fien note e chiare , mercè di un ammirabile stromento per cui ciò ch’è lontan vicino appare E, con un occhio chiuso e l’altro intento, specolando ciascun l’orbe lunare, scorciar potrà lunghissimi intervalli per un picciol cannone e due cristalli. Del telescopio, a questa etate ignoto, per te fia, Galileo l’opra composta , L’opra ch’al senso altrui, benché remoto Fatto molto maggior l’oggetto accosta. Tu, solo osservator d’ogni suo moto, e di qualunque ha in lei parte nascosta, Potrai, senza che vel nulla ne’ chiuda Novello Endimonion, mirarla ignuda.
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Galileo autore di poesie La Sfinge Galileo Galilei 1643
Mostro son io più strano e più diforme Che l’Arpia, la Sirena o la Chimera; Né in terra, in acqua è alcuna fiera Ch’abbia di membra così varie forme. Parte a parte non ho che sia conforme, Più che s’una sia bianca e l’altra nera; Spesso di cacciator dietro ho una schiera, Che de’ miei piè van rintracciando l’orme. Nelle tenebre oscure è il mio soggiorno; Ché se dall’ombre al chiaro lume passo, Tosto l’alma da me sen fugge, come Sen fugge il sogno all’apparir del giorno E le mie membra disunite lasso, E l’esser perdo, con la vita, e ‘l nome.
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La formazione letteraria e lo stile
Galileo aveva studiato grammatica e retorica (De inventione di Cicerone e la Retorica ad Herrennium, sono a fondamento della sua argomentazione) A Padova teneva lezioni in latino, ma si dilettava anche di poesia, e scrive in un volgare sobrio e simmetrico alcuni trattati tecnici, ed alcuni testi divulgativi. . Forme:Trattato, nella forma di saggio per addetti ai lavori, sia in latino che in volgare . Dialogo, nella forma della tradizione filosofica Lettera, classica nell’impostazione, ma sempre rapida, accattivante,elegante agile nel ragionamento, molto precisa nel lessico, anche se spesso colloquiale; sia in italiano che in latino. Lettera di Galileo
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Lingua usata Latino per quasi tutti i trattati e molte lettere: è la lingua ufficiale del mondo scientifico ed accademico del tempo ed è funzionale alla comunicazione con gli addetti ai lavori, al confronto ed alla ricerca; Stringata, ma discorsiva ed elegantissima nel Sidereus; più tecnica, meno elegante nell’ultima opera dove inserisce per la prima volta il concetto di inerzia e relatività e deve impostare per così dire una nuova scienza attraverso “sensate esperienze e certe dimostrazioni”. Non vien mai meno, però, neanche nelle lettere più informali, all’impianto espositivo classico( inventio, dispositio, elocutio, memoria ed actio) e al rigore scientifico del metodo ( definizioni, assiomi, dimostrazioni). A questo unisce un’attenzione scrupolosa per i termini noti ed i neologismi che usa .
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Il sidereus nuncius Nel periodo padovano applica le scienze matematiche per la costruzione di nuove macchine per la Repubblica di Venezia. A contatto con i vetrai di murano nel 1609 e prendendo spunto da alcuni esemplari provenienti dall’Olanda costruisce il primo cannocchiale. Nuove scoperte astronomiche: la superficie della luna , il numero delle stelle era infinito e i satelliti di Giove. Tutte le sue osservazioni notturne furono trascritte nel Sidereus Nuncius. Opera in latino perché scritta per i dotti dell’epoca. Opera dedicata a Cosimo II dei Madici. L’opera rivoluziona l’immaginario dell’uomo secentesco.
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Comunica spesso con molti disegni per comunicare le sue osservazioni
Disegno della Luna di Galileo Comunica spesso con molti disegni per comunicare le sue osservazioni
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La svolta epocale del sidereus
Il libretto pubblicato nel 1610 in sole 550 copie dopo meno di una settimana fu introvabile, la fama di Galileo si diffuse a macchia d’olio. In poco tempo sino in Cina il libretto e le scoperte di Galileo si diffusero tanto da sconvolgere radialmente le credenze più radicali e incrollabili dando ragione alla tesi di Giordano Bruno sull’universo infinito.
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Le lettere copernicane
Il successo del sidereus nuncius collocò lo scienziato italiano nell’astronomia internazionale. Ma le critiche dei pensatori tradizionalisti che avevano provocato la condanna al rogo di Giordano Bruno nel 1600 persuasero Galileo a cercare di convincere la chiesa che le nuove teorie astronomiche non mettevano a repentaglio la fede cattolica. La chiesa in un primo tempo non condanna le idee copernicane anzi concedeva che esse circolassero solo sotto forma di ipotesi matematiche. Ma Galileo non sta a questo compromesso vuole convincere la chiesa che le teorie copernicane non sono solo un’ ipotesi ma una rappresentazione esatta dell’universo. Allora lo strumento di questa sua battaglia sono le lettere copernicane scritte fra il 1613 e il 1615.
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Galileo e la divulgazione scientifica
Lettera a Keplero 1597 Lettera a Mazzoni 1597 Lettere Copernicane 1613/1615 in Latino per personaggi autorevoli addetti ai lavori (a Benedetto Castelli; a Monsignor Piero Dini; alla Granduchessa di Toscana Cristina di Lorena) Tre lettere a Marco Welser : storia e dimostrazioni intorno alle macchie solari e loro accidenti 1613 Lettera al cardinale Alessandro Orsini (Discorso del flusso del mare) 1616 Il Saggiatore 1623
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Epistolario ( dal1574 al 1642) 9volumi nell’edizione nazionale delleopere
A scienziati Keplero/Cartesio/ I Matematici della Compagnia di Gesù / Castelli/ Vinta/ Dini e filosofi italiani e stranieri Mazzoni A scolari Ad amici Sagredo/ Sarpi/ Torricelli /Guidubaldo del Monte /Contarini A prelati A discepoli A principi ( la corte granducale/ il principe Cesi/ Antonio, Giuliano de’ Medici) A politici (il Doge Leonardo Donato) Alla figlia Virginia (tutte perdute)
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Lettera a Keplero 1597: dichiara la propria adesione alla teoria Copernicana “ Certo è mortificante che siano così rari gli uomini amanti della libertà i quali per di più non perseguano modi erronei di ricerca … già da molti anni ho aderito alla teoria copernicana, anche perché partendo da tale posizione ho scoperto la ragione di molti fenomeni naturali che sono senza dubbio esplicabili in base alla corrente opinione. Ho già scritto molte argomentazioni e molte critiche delle tesi avverse, ma finora non ho osato pubblicarle… tanto grande è il numero degli stolti …”
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Il saggiatore Dopo il divieto del 1616 Galileo nel 1623 pubblica il Saggiatore (il bilancino di precisione degli orefici) È un trattato polemico e scientifico in forma di lettera indirizzato ad un accademico dei lincei Virginio Cesarini È un testo di polemica contro il gesuita astronomo Orazio Grassi e la sua teoria sulle comete secondo la quale aveva confermato le teorie dell’astronomo danese Tycho Brahe secondo cui : le comete sono dei corpi celesti; i pianeti ruotano intorno al sole ma la luna e il sole ruotano intorno alla terra Così il testo del gesuita chiamato “la libra” cioè la bilancia viene confutato da una bilancia di precisione “Il saggiatore”. Nel testo possiamo osservare la perizia dello scienziato a ironizzare sulle errate deduzioni matematiche del gesuita ma soprattutto Galilei difende la fondamentale importanza della verifica sperimentale come unico modo per correggere e per leggere il libro della natura. Nel testo aggiunge anche l’espediente di una favola per rendere la sua discussione più appetibile e più affascinante sotto il profilo letterario. Leggere la favola dei suoni a pag e relativa analisi.
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DIALOGO SOPRA I DUE MASSIMI SISTEMI DEL MONDO
Il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo è un'opera di trattatistica scientifica composta da Galileo Galilei negli anni tra il 1624 e il 1630, pubblicata nel Scritta sotto la forma di dialogo, è stata un'opera di enorme successo all'epoca, tanto che la Chiesa , dapprima disposta ad accettarla come commedia filosofica , a patto che l’autore mantenesse un atteggiamento neutrale sulle due teorie astronomiche, inserisce l'opera nell'Indice dei libri proibiti nel 1633. Il Dialogo si presenta, nonostante la lettera nicodemica iniziale, come una confutazione del sistema tolemaico-aristotelico a favore di un sistema copernicano, benché le teorie moderne rivelino l'inesattezza della dimostrazione galileiana sulle maree. Si pone però come un importante scritto filosofico all'interno di quella che sarà l'imminente rivoluzione scientifica, conciliando linguaggio e semplicità divulgative. Il nuovo metodo scientifico (o appunto metodo galileiano) si muoverà da questa sua pubblicazione, in particolar modo verrà esplicata la teoria della conoscenza di Galileo. Oltre che un trattato scientifico-astronomico infatti si presenta come una grande opera filosofica.
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I personaggi Il Dialogo è impostato e portato avanti da tre diversi personaggi: due di questi, Salviati e Simplicio, sono due scienziati; il terzo invece è un patrizio veneziano, Sagredo. La scelta dei personaggi e il loro numero infatti non è casuale: Galileo utilizza i due scienziati come portavoce dei due massimi sistemi del mondo, cioè delle due teorie che in quel periodo andavano scontrandosi. Il terzo interlocutore rappresenta invece il discreto lettore, l'intendente di scienza, colui a cui è destinata l'opera: interviene infatti nelle discussioni chiedendo delucidazioni, contribuendo con argomenti più colloquiali, comportandosi come un medio conoscitore di scienza.
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I personaggi Filippo Salviati ( ) Salviati è uno scienziato e astronomo proveniente da una nobile famiglia fiorentina. Si fa portavoce delle idee copernicane di Galileo: viene descritto dall'autore come uno scienziato con una personalità equilibrata, acuto e soprattutto razionale. Nel Dialogo ha una duplice funzione: controbattere alle teoria di Simplicio e allo stesso tempo correggere le ingenuità di Sagredo, cercando quindi di chiarire le evidenti difficoltà che comportava la teoria copernicana del tempo. Giovan Francesco Sagredo ( ) Sagredo è un nobile e colto veneziano, di idee progressiste e di grande esperienza, si interessa al dibattito sebbene non sia un astronomo professionista; egli costituisce una sorta di moderatore tra le due parti e rappresenta i destinatari dell'opera: persone curiose ma per nulla esperte della materia trattata. Il riferimento storico è preciso: Giovan Francesco infatti fu un nobile diplomatico della Repubblica di Venezia, nemico in particolar modo della censura religiosa.
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I personaggi Simplicio « Ma io credo che i fondamenti de i Peripatetici sien tali, che non ci sia da temere che con la rovina loro si possano construire nuove scienze » (Simplicio, Giornata prima) Simplicio è un peripatetico dalla rigida impostazione scolastica, rappresenta la dottrina tradizionale e dogmatica che non riconosce altri argomenti che quelli ammessi nelle opere passate; non sembra che rappresenti una determinata persona del tempo di Galileo, né quindi, come i nemici suoi vollero far credere, il papa Urbano VIII. Il suo nome ricorda quello del celebre commentatore delle opere di Aristotele per identificare il difensore delle posizioni degli scienziati della scuola aristotelica, appunto, Simplicio di Cilicia. A Galileo inoltre non sfugge l'implicazione ironica del nome, che in italiano ricorda l'aggettivo semplice. Duplice può esserne il significato: da una parte potrebbe indicare ciò che è semplice, chiaro, evidente, facilmente dimostrabile; dall'altra invece potrebbe voler dire banale, sciocco, privo di sapere. Simplicio però non è sciocco, piuttosto è il banale modello dello scolastico incapace d aprirsi al nuovo e quindi di apprendere: ciò che è intuitivo infatti non è sempre ciò che è vero, quindi Simplicio non è sempliciotto. La figura storica di questo personaggio però non è nota: in trasparenza si delinea però la figura di Cesare Cremonini ( ), un collega di Galileo e filosofo aristotelico, che rappresentava la reazione alle teorie copernicane.
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Simplicio personaggio tragicomico
Simplicio non è una marionetta risibile e comica nelle mani della logica galileiana, ma il suo personaggio manifesta un profondo vizio di personalità , la paura di crescere e affrontare l’ignoto con le proprie forze, il rifiuto di maturare in sé il coraggio di affrontare l’esperienza della vita e della conoscenza. Di conseguenza la sua tragedia è quella di avere timore della sua stessa curiosità e conoscenza dell’ignoto.
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Lo stile Nonostante la lettura dei classici del tempo come Ariosto e Tasso lo stile di Galileo è originale usa il volgare come lingua utile all’uso comune per esporre concetti che prima solo i dotti in latino erano in grado di comprendere. Galileo conferisce alla lingua italiana volgare la stessa dignità scientifica destinata sino ad allora al latino.
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La tecnica La scelta del dialogo serve per alimentare l’interesse del lettore e per teatralizzare argomenti problematici e difficili. La teatralizzazione rende il dialogo più semplice da far accettare alla censura del Sant’Uffizio L’ironia diventa uno strumento che sfugge più facilmente al controllo della censura. L’aristotelismo è parodiato con la tecnica dell’ironia. Il testo assume i caratteri di un’opera pedagogica capace di persuadere ed educare il lettore al ragionamento critico.
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La critica nel '900 Ma soprattutto due autori “leggono” criticamente e modernamente Galileo Bertold Brecht. e Italo Calvino . Bernolt Brecht in Vita di Galileo restituisce il quadro più completo di Galileo come uomo radicato nella vita in tutti i suoi aspetti e come scienziato Il dramma teatrale si articola in un continuo intreccio tra vita quotidiana e scienza, attraverso quindici quadri strutturati come flash sulla vita del protagonista,dal perfezionamento del cannocchiale a poco prima della sua morte, dal 1609 al Trentatre anni di vita che quindi non fungono da semplice autobiografia,ma forniscono uno spaccato storico-sociale dell’Italia del ‘600 per sollecitare nel lettore capacità critica e riflessione e corretta lettura della figura di Galileo ( cfr. teatro dello straniamento) I. Calvino in Lezioni americane esalta la rapidità e l’immediatezza di comprensione che permettono di stabilire con il lettore una comunicazione immediata “tra ogni cosa esistente o possibile”. “..la rapidità, l’agilità del ragionamento, l’economia degli argomenti, ma anche la fantasia degli esempi, sono per Galileo qualità decisive del pensare bene”. Calvino lo considera un grande scrittore, tanto che afferma: “ ..oggi cito Galileo che vedeva nella comunicazione alfabetica lo strumento insuperabile della comunicazione..”. Tra Galileo e Calvino si crea così una comunanza di stili e metafore quasi identiche sul tema della scrittura e della scienza cioè della divulgazione scientifica, come una linea ininterrotta creata dal movimento della penna “il sigillo di tutte le ammirande invenzioni umane” (Dialogo sopra i due massimi sistemi).
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La musica e i pianeti sotto la suggestione di Galileo
la musica di Gustav Holst ( ) The planets suite Musicista che recupera il legame tra astronomia e musica , fondendo suggestioni mitiche con sonorità moderne improntate alle audacie ritmiche ed armoniche di certa sperimentazione contemporanea . la suite n.3 è eseguita per la prima volta nel 1920 in 7 movimenti( i 7 pianeti; sono esclusi la Terra e Plutone scoperto solo nel 1930 ).
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