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DELLA LESIONE OSTEOPATICA
BASI FISIOLOGICHE DELLA LESIONE OSTEOPATICA (sintesi) 1 “La colonna vertebrale è un organo” (W.V.Cole) UNITA’ INDIVISIBILE DI STRUTTURA E FUNZIONE Legame meccanico Legame Neurologico Legame Circolatorio Quindi il rachide è una struttura eminentemente integrata per se stessa ed in rapporto ad altri organi, unica e complessa, da rispettare. continua
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CORPO COME UNITA’ FUNZIONALE
2 CORPO COME UNITA’ FUNZIONALE GLOBALITA’ Nel 1950 Korr definisce la “LESIONE OSTEOPATICA” come la “INSIDIOSA QUINTA COLONNA DELLA SALUTE DELL’UOMO” e che mette in grave rischio l’Omeostasi: OMEOSTASI CAPACITA’ DEL CORPO DI AUTOREGOLAZIONE AUTOGUARIGIONE AUTODIFESA continua
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Possiamo definire la Lesione Osteopatica come una
3 Possiamo definire la Lesione Osteopatica come una DIMINUZIONE TOTALE O PARZIALE DI MOVIMENTO LESIONE OSTEOPATICA PRIMARIA Si svilupperanno effetti locali e a distanza: IPERESTESIA: dei muscoli e vertebre IPERIRRITABILITA’: con cambiamenti della attività muscolare MODIFICAZIONE DELLA TRAMA TESSUTALE: nei muscoli, connettivo, pelle MODIFICAZIONE DEL MICROCIRCOLO: degli scambi tra sangue e tessuti CAMBIAMENTI DELLE FUNZIONI SOMATICHE E VISCERALI Troviamo come principali responsabili di questi effetti i Nervi Efferenti che emergono dal SNC: infatti l’ATTIVITA’ e lo STATO dei tessuti e degli organi sono influenzati (attraverso l’eccitazione e l’inibizione) dai nervi efferenti. Questa attività è a sua volta condizionata dal numero di influssi condotti lungo ciascuna fibra efferente (SOMMAZIONE TEMPORALE) e dal numero delle fibre implicate (SOMMAZIONE SPAZIALE). In tutti questi organi problemi insorgono quando c’è sia una IPER sia una IPO attività dei Nervi Efferenti, protratte nel tempo e si manifestano attraverso effetti secondari. continua
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Alterata permeabilità.
4 Effetti Secondari (nel tempo) Iperattività del Muscolo Fibrosi, cambiamenti chimici e metabolici Ipo attività Atrofia Edema, Infiammazione, Alterata permeabilità. Iperattività Fibre simpatiche delle arteriole La LESIONE OSTEOPATICA influenza i fattori che controllano l’attività dei neuroni efferenti, Determinando una IPER o IPO attività di queste fibre e degli organi che vanno ad innervare. Ciò si spiega con i principi di: RECIPROCITA’: TUTTO COMUNICA CON TUTTO ALL’INTERNO DEL SNC.(attraverso la rete di interneuroni,ciascun neurone può influenzare gli altri o essere influenzato). CONVERGENZA: UN GRAN NUMERO DI FIBRE NERVOSE CONVERGONO SU UN SINGOLO NEURONE MOTORIO CHE RAPPRESENTA “LA VIA FINALE COMUNE”. continua
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5 Ciascuna cellula delle Corna Anteriori, riceve influssi provenienti da diverse zone attraverso le fibre che convergono e fanno sinapsi su di essa. Certe fibre convergenti esercitano una influenza eccitomotrice, altre una influenza inibitrice sullo stesso neurone motore. continua
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La Facilitazione Azione collettiva delle fibre presinaptiche
6 La Facilitazione Azione collettiva delle fibre presinaptiche sulla “VIA FINALE COMUNE” Il motoneurone prima di inviare uno stimolo deve essere facilitato, “preriscaldato, da un certo numero di stimoli provenienti dalle fibre presinaptiche. Raggiunto il numero necessario di stimoli si arriva alla SOGLIA SUBLIMINALE. Numero di stimoli necessari a far scaricare il neurone. Soglia Subliminale Sicura che impedisce Al neurone effettore di scaricare sempre. continua
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leggero a produrre una risposta riflessa.
7 Allorché in un certo segmento midollare, una percentuale cospicua di cellule del corno anteriore viene mantenuta in uno stato di eccitazione subliminale, basterà uno stimolo leggero a produrre una risposta riflessa. (per es.: INDIVIDUO TESO – cellule delle corna anteriori in eccitazione subliminale anche a riposo. Denslow con i suoi esperimenti dimostrò che la SOGLIA SUBLIMINALE di una zona in lesione osteopatica è più bassa che in un segmento normale (PIU’ LA LESIONE E’ SEVERA PIU’ LA SOGLIA E’ BASSA). (Si cercò di dimostrare il perché ad una leggera pressione su una spinosa di una vertebra in lesione si provocasse una contrazione riflessa dei paravertebrali, mentre per ottenere la stessa contrazione su un segmento normale ci volesse una importante pressione). Quindi Denslow, riguardo al fenomeno della Bassa Soglia nel segmento in lesione, formulò due ipotesi che tentò poi di dimostrare, attraverso diversi test sulle spinose di alcune vertebre dorsali (T4-T6-T8-T10). La prima ipotesi fù che potessero essere le apofisi dolorose a favorire l’abbassamento della soglia, a causa dei recettori di pressione e terminazioni nervose delle apofisi ipersensibili che scaricano di più sulle corna anteriori. La seconda fù che questo abbassamento di soglia fosse causato dall’ iper-irritabilità dei neuroni motori (le cellule del corno anteriore che innervano i paravertebrali del segmento in lesione sono mantenute ad un livello di eccitabilità più alta). Per confutare o dimostrare queste ipotesi Denslow procedette con i test sopraccitati; attraverso quelli basati sulla desensibilizzazione della spinosa in lesione (per es.), mediante iniezione locale di procaina, egli confermò che non era solo la spinosa dolorosa a stimolare le corna anteriori del segmento in lesione, ma che l’iper-eccitabilità del segmento esiste indipendentemente dagli stimoli provenienti da questa (le modificazioni palpatorie e di sensibilità della spinosa sono significative dal punto di vista diagnostico, ma sono assolutamente secondarie ad altre alterazioni midollari). Denslow confermò inoltre che la propagazione intersegmentaria dello stimolo, dell’eccitazione, a partire da zone sane, converge sulla zona midollare della vertebra in lesione(Principio di reciprocità: tutto comunica con tutto nel SNC – Principio di convergenza: un gran numero di fibre nervose convergono su un singolo neurone motorio che rappresenta la via finale comune). Infine Denslow dimostrò che, anche a riposo(paziente sdraiato sulla pancia) un segmento in lesione è più sensibile agli stress posturali trasmessi dai propriocettori muscolari e tendinei, rispetto alle zone sane (dove non vi è generalmente attività, né tonica né fasica, sui muscoli della colonna a riposo), infatti mantiene una certa attività muscolare in assenza di stimolazione esterna. La radice anteriore della zona in lesione ha un certo numero di motoneuroni in stato di relativa iper-eccitabilità, e questa radice si trova pronta a scaricare ad uno stimolo minimo, qualsiasi sia la provenienza. continua
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MANTENGONO CRONICAMENTE
8 Possiamo trovare nei PROPRIOCETTORI una delle cause più probabili dell’origine dell’iper-eccitabilità segmentaria. PROPRIOCETTORI (recettori di lunghezza, di tensione, di pressione, nei muscoli e nel connettivo). Sensibili a problemi posturali. Recettori non adattabili. MANTENGONO CRONICAMENTE IL CIRCOLO VIZIOSO DI IRRITAZIONE LA CRONICITA’ DEL CIRCOLO VIZIOSO PORTA A CAMBIAMENTI STRUTTURALI CAMBIAMENTI MORFOLOGICI CAMBIAMENTI METABOLICI CAMBIAMENTI TESSUTALI continua
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9 Quindi possiamo ora integrare la definizione di LESIONE OSTEOPATICA: si può dire che, oltre ad essere una zona soggetta a diminuzione parziale o totale di movimento: è un SEGMENTO FACILITATO, CON LIMITE DI SOGLIA BASSO; dove il corno anteriore del segmento midollare corrispondente è bombardato da stimoli afferenti provenienti da strutture segmentarie corrispondenti; dove i propriocettori, un viscere patologico, un trigger point o qualsiasi altra struttura possono, attraverso la propria radice posteriore, essere responsabili di una facilitazione del corno anteriore. Le strutture che ricevono le fibre efferenti di questo segmento possono essere esposte ad eccitazione o inibizione eccessive. Tale FACILITAZIONE può estendersi, oltre che ai motoneuroni, anche ai neuroni pregangliari del simpatico, ai neuroni della via spinotalamica. La lesione osteopatica e’ centripeta, e cioè il segmento in lesione lo si considera come il punto dove convergono gli stimoli irritativi. continua
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La Terapia Manipolativa
10 La Terapia Manipolativa Cerca l’IPO Rompe il circolo vizioso Irritativo (della lesione osteopatica) Quindi interrompe Il riflesso SOMATO - VISCERALE Il riflesso VISCERO - SOMATICO
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