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Corso di formazione per addetti alla prevenzione incendio

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Presentazione sul tema: "Corso di formazione per addetti alla prevenzione incendio"— Transcript della presentazione:

1 Corso di formazione per addetti alla prevenzione incendio
attività a elevato rischio d’incendio

2 RIFERIMENTI LEGISLATIVI
D.P.R.151 del (prima D.M ) identifica 80 attività soggette al controllo dei V.V.F. per le quali è previsto l’obbligo di ottenere il C.P.I. rilasciato dal comando provinciale dei V.V.F.

3 (eliminato parere di conformità)
NOVITA’ del DPR 151/11 Le attività sottoposte ai controlli di prev. inc. sono distinte in 3 categorie con diversa disciplina CAT. A CAT. B CAT.C solo SCIA (eliminato parere di conformità) PARERE + SCIA PARERE + SCIA + SOPRALLUOGO (Entro 60 giorni) Sopralluoghi a campione entro 60 giorni

4 NOVITA’ + IMPORTANTE Dalla DIA alla SCIA …
La responsabilità di datore di lavoro e tecnico diventa CONGIUNTA attraverso l’ASSEVERAZIONE Il professionista consapevole della sanzione penale prevista dall’art. 19 comma 6 della L.241/90, dall’art. 20 comma 2 del D.Lgs 139/06, nonché di quelle previste dagli art. 359 e 481 del C.P. in caso di dichiarazioni mendaci e falsa rappresentazione degli atti ASSEVERA LA CONFORMITA’ delle OPERE ….

5 RIFERIMENTI LEGISLATIVI
D. Lgs 81/2008 art. 18 comm 1 lett. b: designazione degli addetti alla prevenzione incendi e gestione delle emergenze art. 18 lett. T) e art. 43: individua le misure e i mezzi necessari per ridurre il rischio d’incendio art. 44: il lavoratore non può essere perseguito nel caso non riesca ad adempiere alle procedure d’emergenza art. 36: informazione e formazione a tutti i lavoratori sulle procedure di emergenza

6 RIFERIMENTI LEGISLATIVI
D.LGS. 81/2008 art D.M. 10 marzo 98 art. 2: Valutazione del rischio incendio: Basso – Medio – Elevato art. 4: La manutenzione di impianti e sistemi antincendio deve essere fatta secondo le norme tecniche art. 5: Obbligo per le attività soggette a CPI e per quelle con più di 9 addetti di elaborare un piano di emergenza

7 RIFERIMENTI LEGISLATIVI
all. 2.11: I lavoratori addetti alla lotta antincendio devono mantenere efficienti le attrezzature antincendio all. 7.4: Almeno una volta l’anno bisogna effettuare una esercitazione antincendio che preveda l’evacuazione totale di tutto il personale

8 La normativa antincendio per le attività alberghiere
D.M. 9 aprile 94: approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi delle attività ricettive turistico alberghiere. D.M. 6 ottobre 2003: aggiornamento delle disposizioni di prevenzione incendi per le attività turistico alberghiere esistenti di cui al decreto 9 aprile 1994

9 Documenti presenti in azienda
CPI (certificato di prevenzione incendi) Valutazione del rischio incendio Piano di emergenza ed evacuazione Attestazione addetti antincendio Registro dei controlli antincendio (D.p.r. 37 gennaio 98)

10 La combustione La combustione è una reazione chimica esotermica (che produce calore) che si verifica in presenza di tre elementi, combustibile – comburente – innesco, questi tre elementi devono essere presenti in giusta misura.

11 Il triangolo del fuoco

12 I principi di spegnimento
RAFFREDDAMENTO Intervento fatto prevalentemente con acqua che permette di abbassare la temperatura del combustibile, fino a far cessare la combustione.

13 I principi di spegnimento
SEPARAZIONE Si interviene togliendo il combustibile, operazione fatta spesso negli incendi boschivi tagliando gli alberi cercando di fermare le fiamme, è anche il miglior intervento da fare in presenza di un fuoco di gas (chiudere la valvola).

14 I principi di spegnimento
SOFFOCAMENTO Azione di separazione del combustibile dal comburente (ossigeno), intervento che si può fare con una coperta antifiamma o mediante l’utilizzo degli estintori o altri mezzi di emergenza (sabbia o terra)

15 Principali cause d’incendio
Per quanto riguarda le attività industriali le principali cause d’incendio sono le seguenti: Causa elettrica Lavorazioni che producono forti attriti e scorie incandescenti Sigarette Autocombustione

16 Causa elettrica togliere tensione a fine turno di lavoro
I cortocircuiti ed i sovraccarichi di tensione sono tra le principali cause d’incendio, anche se l’impianto elettrico fatto a regola d’arte (secondo le norme di legge) interviene in caso di malfunzionamento, per ridurre i rischi bisogna seguire alcune semplici procedure: togliere tensione a fine turno di lavoro controllare i cavi di alimentazione rispettare la portata indicata su prese multiple e prolunghe si ricorda inoltre che gli impianti devono essere controllati periodicamente (mensilmente il differenziale in casa)

17 Lavorazioni che producono scorie incandescenti
Le lavorazioni che producono scorie incandescenti ed attriti (smerigliatura) devono essere fatte da personale qualificato, se le stesse sono fatte all’interno di locali a rischio (depositi, archivi etc.) dovranno essere fatte solo in orari prestabiliti dal responsabile aziendale (possibilmente al mattino), alla fine dei lavori dovrà essere fatto un controllo ed una bonifica dei locali.

18 SIGARETTE La legge n° 3 del 16 gennaio 2003 vieta il fumo in tutti i locali pubblici ed ambienti di lavoro, è importante che all’interno di ogni attività ci sia una persona incaricata di controllare che questo divieto venga rispettato, in particolare controllando i locali più a rischio (depositi, archivi, etc.).

19 Autocombustione L’autocombustione è un fenomeno abbastanza raro in natura, è possibile in presenza di sostanze organiche e vegetali (fieno, oli, cereali, rifiuti, etc.) ed è dovuto ad un processo di fermentazione a basse temperature che produce gas infiammabili con un basso punto di accensione, nell’industria ci possono essere dei processi di autocombustione in presenza di stracci o altri rifiuti intrisi di oli vegetali e naturalmente nei mulini o depositi di cereali.

20 IL COMBUSTIBILE Il combustibile come detto in precedenza è quell’elemento che a determinate temperature si combina con l’ossigeno dando luogo alla combustione e si differenzia in base al suo stato di aggregazione in tre tipi: solido, liquido e gassoso.

21 CARATTERISTICHE DEI COMBUSTIBILI
I combustibili solidi possono essere più o meno infiammabili in base ad alcune loro caratteristiche: umidità – porosità – pezzatura - forma Mentre per tutti i combustibili ci sono altre caratteristiche che li differenziano come infiammabilità.

22 Temperatura di accensione
Temperatura minima alla quale un combustibile brucia spontaneamente a contatto con l’ ossigeno presente nell’ aria (es. legno 250°).

23 Temperatura di Infiammabilità
È la temperatura minima alla quale un liquido emette una quantità di vapori tale da formare con l’ aria una miscela infiammabile a contatto con innesco (es. benzina, - 37°).

24 Classificazione dei liquidi
CATEGORIA T. I. CLASSIFICAZIONE A (R11) < 21° Facilmente infiammabili liquidi che possono dar luogo a scoppi B (R10) 21° 65° Liquidi infiammabili C > 65° Liquidi combustibili

25 Campo di Infiammabilità
È dato da un limite inferiore (LII) e un limite superiore (LSI) di infiammabilità, ed è espresso in percentuale in volume d’ aria. Indica la giusta concentrazione di gas o vapore necessaria per formare una miscela infiammabile o esplosiva a contatto con innesco (es. metano 5% – 15%)

26 Densità di vapore Indica il peso di un volume di gas o vapore, rispetto ad un pari volume di aria secca. Il parametro di riferimento utilizzato nell’ antincendio per determinare se un gas è pesante o leggero è 0,8 (es. metano 0,6 – gpl 2 ca.).

27 Caratteristiche dei combustibili
Combustibile T.A. T.I. L.I.I. L.S.I. D.V. Acetilene 535° ---- 2,5 80 0,9 Acetone -18° 13 Benzine 450° -37° 1,4 7,4 Gasolio 338° 65° 1,5 7,5 3,5 Idrogeno 530° 4 75 0,07 Metano 5 15 0,6 GPL 505° 2,4 9,3 1,8 Olio lubr. 302° 160° 1,2 8

28 Fuochi da oli e grassi vegetali animali
Le classi di fuoco Materiali solidi Liquidi Gas infiammabili Metalli (novità) CLASSE F Fuochi da oli e grassi vegetali animali Fuochi di natura elettrica

29 Fuochi di materiali solidi
I fuochi di classe A riguardano tutti i materiali solidi, legna, carta, plastica, tessuti, pellami e tutti i materiali che bruciano con brace. Per lo spegnimento di fuochi di materiali solidi l’estinguente migliore da utilizzare è l’acqua sia a getto diretto che nebulizzata.

30 Fuochi di liquidi I fuochi di classe B riguardano tutti i liquidi infiammabili e combustibili (benzine-alcol-oli-etc.), questi bruciano solo con fiamma quindi l’azione di spegnimento ideale è il soffocamento.

31 Fuochi di gas I fuochi di classe C riguardano i gas infiammabili, questi fuochi si presentano con dardi di fuoco che fuoriescono da una tubazione o da una bombola di gas, il sistema migliore di spegnimento in questo caso è quello di togliere il combustibile intervenendo nella valvola di intercettazione nel caso di tubazione o nella valvola a volantino nel caso di bombole.

32 Fuochi di metalli I fuochi di classe D sono dei fuochi molto particolari in quanto si tratta di metalli in polvere che reagiscono spontaneamente a contatto con acqua (magnesio-potassio-sodio-alluminio etc.), inoltre questi metalli bruciano ad alte temperature rendendo particolarmente difficoltosa l’azione di spegnimento. Nessuno dei comuni estinguenti può essere usato per spegnere fuochi di classe D ma si devono utilizzare esclusivamente delle polveri speciali per metalli a base di cloruro di sodio.

33 Gli estinguenti Acqua Impianti fissi Schiuma Polvere
Anidride carbonica (CO2) Idrico Idrocarburi alogenati Impianti fissi Estintori

34 ACQUA L’acqua è un estinguente che agisce per raffreddamento, abbassa la temperatura del combustibile solido fino a portarlo al di sotto della sua temperatura di accensione. È in assoluto l’estinguente più diffuso, spesso però non si conoscono le reazioni che l’acqua può provocare a contatto con alcuni combustibili, ad esempio con i liquidi dove a causa del suo peso specifico l’acqua va sul fondo del liquido causandone il traboccamento dal contenitore o l’aumento della superficie. A contatto con olio che sta bruciando l’acqua può dare luogo ad una reazione molto pericolosa detta boilover, cioè l’improvvisa evaporazione dell’acqua sul fondo dell’olio causa un violento aumento della fiamma. Si ricorda inoltre che l’acqua non può essere usata su fuochi natura elettrica.

35 Effetto boilover L’olio si scalda Si accende

36 Il risultato dell’acqua sull’olio
Oltre 3 metri

37 ACQUA si L’acqua è un estinguente ideale per spegnere i materiali solidi, il suo potere di raffreddamento unito alla capacità penetrante garantisce lo spegnimento delle braci anche in profondità L’acqua non può essere usata nei fuochi di liquidi perché la gran parte dei liquidi infiammabili hanno un peso specifico inferiore all’acqua e quindi galleggiano sull’acqua continuando a bruciare Nei fuochi di gas l’acqua viene usata per raffreddare tubazioni o bombole coinvolte dalle fiamme per evitarne lo scoppio L’acqua è un conduttore di energia elettrica quindi non può essere usata su apparecchi in tensione

38 SCHIUMA La schiuma è un estinguente composto da acqua ed un additivo miscelato con l’acqua in concentrazioni dal 2% al 6% e può essere usata a bassa media o alta espansione, la sua azione di spegnimento è soffocamento e raffreddamento, può essere usata sui materiali solidi ma soprattutto sui liquidi dove è molto efficace, perché avendo un peso specifico molto basso rimane in superficie galleggia sul liquido e coprendone la superficie non permette ai vapori infiammabili di andare a contatto con l’aria. Nei solidi spegne raffreddando e soffocando, si ricorda che essendo a base d’acqua è un conduttore di energia elettrica e quindi non può essere usata su fuochi di natura elettrica e su fuochi di metalli.

39 SCHIUMA si La schiuma può essere usata su fuochi di materiali solidi ed è efficace in quanto rimane in superficie facendo un azione di soffocamento, e in più penetrando nel materiale raffredda in profondità La schiuma è l’estinguente ideale per liquidi infiammabili e combustibili, avendo un peso specifico molto basso rimane in superficie separando i vapori dei liquidi dall’aria La schiuma non trova alcun impiego su fuochi di gas La schiuma è fatta con acqua e un additivo, quindi non può essere usata essendo un conduttore di energia elettrica

40 POLVERE La polvere è in assoluto l’estinguente più diffuso in Italia, è utilizzabile e molto efficace su qualsiasi classe di fuoco. La particella di polvere a contatto con il fuoco si decompone facendo prima un azione chimica di inibizione e poi posandosi sul materiale che sta bruciando lo separa dall’aria. Viene utilizzata prevalentemente per mezzo di estintori dove si trova in composizioni diverse, la sua efficacia infatti può essere maggiore o minore in base alla concentrazione di fosfato d’ammonio in essa contenuto ( %). La polvere è molto fine e volatile, penetra dappertutto lasciando molti residui, per questo motivo ne è sconsigliato l’utilizzo su apparecchiature elettriche ed elettroniche delicate.

41 POLVERE si La polvere è molto efficace sui fuochi di materiali solidi grazie alla sua capacità separante, si posa sul materiale formando una crosta che mantiene separato il combustibile dal comburente Sui liquidi la polvere agisce chimicamente (per inibizione molecolare), inoltre agisce anche per separazione. Nei gas la polvere può essere usata anche se il metodo migliore per spegnere è quello di togliere il combustibile. La polvere è un estinguente dielettrico quindi può essere usata anche su apparecchi in tensione, si ricorda però che i residui lasciati dalla polvere possono danneggiare le apparecchiature.

42 Anidride carbonica CO2 L’anidride carbonica CO2 è un gas naturale, viene utilizzato come estinguente grazie alla sua capacità asfissiante, si combina con l’ossigeno riducendone la concentrazione, spegne il fuoco per soffocamento. La sua maggiore efficacia si ha in ambienti chiusi, dove riesce a ridurre la concentrazione di ossigeno. Nei fuochi di materiali solidi non è efficace perché non riesce a spegnere le braci. È conservato in bombole allo stato liquido, quando si utilizza l’estintore bisogna fare attenzione al getto di gas, che quando fuoriesce raffredda molto (c.a. –80°), inoltre riduce la concentrazione di ossigeno nell’aria, quindi in ambienti chiusi può causare asfissia.

43 si Anidride carbonica CO2
Nei materiali solidi l’anidride carbonica non è efficace perché non riesce a spegnere le braci, può essere usata solo per piccoli fuochi si Nei liquidi l’anidride carbonica è abbastanza efficace riesce a spegnere i liquidi se si trovano in un contenitore dove riesce a coprirne tutta la superficie Sui fuochi di gas l’anidride carbonica può essere usata anche se il metodo migliore per spegnere rimane quello di togliere il combustibile. Sui fuochi di natura elettrica l’anidride carbonica è l’estinguente consigliato per la sua dielettricità e soprattutto perché non lascia residui (non danneggia)

44 Idrico L’estintore idrico è uno dei più usati in europa contiene una di miscela di acqua e un additivo, è simile ad un estintore a schiuma e spegne il fuoco con le stesse azioni di raffreddamento e soffocamento, è utilizzabile su materiali solidi e liquidi ed anche su fuochi di natura elettrica fino a 1000 volt. È un estintore facile da utilizzare anche da chi non ha mai utilizzato estintori, non producendo polvere o gas facilita la permanenza nei locali e quindi permette di accertarsi di aver spento il fuoco.

45 Idrocarburi alogenati
Gli idrocarburi alogenati sono dei gas chimici usati come estinguenti per la loro efficacia di spegnimento, spengono il fuoco agendo chimicamente direttamente sulla fiamma per catalisi negativa, un tempo molto usati sia in estintori che impianti fissi, dal 94’ sono stati banditi perché dannosi per la stratosfera (CFC). Negli impianti fissi sono stati sostituiti da altri gas non dannosi per l’ambiente, negli estintori invece sono meno utilizzati.

46 I prodotti della combustione
Durante un incendio vengono prodotti gas e fumi caldi, la tipologia e pericolosità dei gas prodotti varia in base al materiale che sta bruciando, tra i più pericolosi troviamo sicuramente due gas sempre prodotti CO - CO2 Ossido di Carbonio e Anidride Carbonica, il primo viene prodotto quando la combustione avviene in carenza di ossigeno ed è estremamente tossico del sangue, mentre l’anidride carbonica è un gas asfissiante. Per proteggersi dai fumi e gas in situazioni di emergenza si consiglia di coprirsi le vie aeree con un fazzoletto o straccio bagnato, e di rimanere bassi dove si troverà un’aria più fresca e pulita. Per intervenire in locali invasi da fumo bisogna invece proteggersi con degli idonei dispositivi di protezione individuale.

47 Sostanze di combustione Ossido di carbonio Tossico
Gas di combustione Pericolo Effetti Sostanze di combustione Ossido di carbonio Tossico Altera la composizione del sangue, esposizione 1,3% provoca incoscienza e morte in pochi minuti Sempre presente nella combustione in locali chiusi Anidride carbonica Asfissiante Accelera la respirazione, 9% provoca la perdita di coscienza in pochi minuti Grandi quantità negli incendi Idrogeno solforato Molto tossico Attacca il sistema nervoso, affanno e blocco della respirazione, odore di uova marce Materiali che contengono zolfo, lana, pelli, carne Anidride solforosa Irritante Mucose, occhi e vie respiratorie Materiali che contengono zolfo Ammoniaca Mucose, polmoni, mezzora di esposizione 0,25%/0,65% mortale Materiali che contengono azoto, lana, acrilici e fenolici Acido cianidrico Altam. Tossico Concentrazione dello 0,3 mortale, odore di mandorle amare Lana, seta e sostanze acriliche Acido cloridrico Altam. Irritante Concentrazioni di 1550 p.p.m. mortale, corrode metalli odore pungente Materiali che contengono cloro, pvc Aldeide acrilica o acroelina Concentrazioni sup. 110 p.p.m. mortale Carta, cotone fosgene Gradevole odore di fieno Decomposizione termica di sostanze contenenti cloro e carbonio

48 Protezione delle vie respiratorie
In caso d’incendio per poter intervenire in ambienti contaminati dai prodotti della combustione bisogna proteggersi le vie respiratorie, per farlo si possono utilizzare due dispositivi di protezione individuale, maschera e filtro antigas o autorespiratore. La maschera con filtro deve avere un filtro universale che protegga da qualsiasi gas e polvere, ma è limitata come impiego in locali dove la concentrazione di ossigeno sia superiore alla soglia di sicurezza per l’uomo cioè il 17%. Quindi in caso di incendio in ambienti chiusi la maschera con filtro non da un sufficiente grado di protezione, ma si può intervenire solo con autorespiratori.

49 Filtri antigas Colore Lettera* Protezione A Vapori organici e solventi
marrone A Vapori organici e solventi grigio B Sostanze inorganiche giallo E Anidride solforosa azzurro NO Ossidi di azoto verde K Ammoniaca Rosso Hg Vapori di mercurio nero Co Ossido di carbonio bianco P3 Massima capacità separante (polveri) * Alle lettere sono abbinati dei numeri da 1 a 3 che indicano il livello di protezione I filtri antigas possono essere di tre tipi, monovalente polivalente ed universale.

50 Durata dei filtri La durata dei filtri dipende dalla densità dei fumi e varia in base ai gas presenti nell’aria, per alcuni gas esiste un tempo stabilito dai costruttori, mentre per altri non c’è un tempo massimo ma all’interno della maschera si sente un gusto particolare che indica che il filtro ormai è saturo, si ricorda che se all’interno dei locali la concentrazione di ossigeno è inferiore al 17%, o ci sono concentrazioni di gas tossici superiori al 2% il filtro non dà alcuna protezione.

51 Autorespiratori Gli autorespiratori sono un dispositivo di protezione individuale che garantisce la massima protezione alle vie respiratorie. Si dividono in due tipi, a ciclo aperto e a ciclo chiuso, il primo è il più diffuso e quello in uso anche ai VVF perché più facile da usare e più economico è composto da una bombola di aria compressa collegata alla maschera, si respira l’aria contenuta nella bombola quindi l’autonomia è legata alla capacità della bombola e al consumo di chi lo utilizza, mentre il secondo funziona con una cartuccia contenente un prodotto che rigenera l’aria espirata quindi si respira sempre la stessa aria, garantisce un’autonomia maggiore ed è meno ingombrante. Autorespiratore a ciclo aperto

52 La curva tipica dell’ incendio

53 IL CARICO D’ INCENDIO Il carico d’ incendio è la potenzialità termica massima raggiungibile in caso d’ incendio, ed è determinata dalla quantità e dal potere calorifico del materiale presente all’ interno dei locali soggetti all’ analisi. Potere calorifico è la quantità di calore prodotta dalla combustione completa di una massa o volume (nel caso di gas) di combustibile Il Carico d’ incendio viene espresso in Kg di legna standard per mq

54 ANALISI DEL RISCHIO INCENDIO
Il rischio si ottiene valutando le conseguenze che può provocare un incendio, a persone e cose (magnitudo), e le probabilità che lo stesso si possa verificare (frequenza) R = M X P

55 Sistemi di protezione Protezione passiva Protezione attiva
Compartimentazione Classe di reazione al fuoco dei materiali Vie di fuga Distanze di sicurezza Protezione attiva Piano di emergenza Estintori Impianti di rilevazione Impianti di spegnimento Evacuatori fumo e calore

56 Compartimentazione Compartimentare vuol dire suddividere un locale in locali più piccoli con delle strutture resistenti al fuoco, ed è un sistema di protezione molto utilizzato sia nell’ industria che nel privato, in quanto garantisce una migliore gestione dell’ emergenza evitando la propagazione di fumo e fiamme.

57 Compartimentazione Le separazioni e le porte tagliafuoco hanno sempre una sigla: REI ed un numero 15/180. R = stabilità E = tenuta I = isolamento 120 = tempo in minuti

58 Resistenza al fuoco delle strutture

59 Classe di reazione al fuoco dei materiali
Vene definita come reazione al fuoco di un materiale il grado di partecipazione di un materiale combustibile al fuoco al quale è sottoposto In relazione a ciò vengono così classificati: Classe 0: materiali non combustibili (materiali da costruzione, vetro, ferro e fibre minerali) Classe 1:materiali difficilmente combustibili (arredi trattati per alberghi, lana) Classe 2:materiali combustibili (tessuti normali) Classe 3:materiali facilmente combustibili Classe 4:materiali infiammabili Classe 5:materiali estremamente infiammabili

60 Vie di fuga Le vie di fuga e le uscite di emergenza devono sempre essere libere e mai ostacolate e sono soggette a continuo controllo. Larghezza min. 0,80 sup. un multiplo di 0,60 Altezza non inf. di 2 mt. Raggiungibili entro i 30 mt.

61 Dimensionamento vie di esodo
Attività di tipo normale Fino a 25 lavoratori 1 uscita da 0,80 m Tra 26 e 50 lavoratori 1 uscita da 1,20 m verso l’ esodo Da 51 a 100 lavoratori 1 uscita da 0,80 m “ 1 uscita da 1,20 m “ Più di 100 lavoratori 1 uscita da 0,80 m “ 1 uscita da 1,20 m “ ogni 50 o frazione tra 10 e 50 per le eccedenze di 100 Attività a rischio elevato e pericolo di esplosione 1 uscita da 1,20 m ogni 5 lavoratori con apertura verso l’ esodo

62 Segnaletica di sicurezza
rosso circolare segnale di divieto blu circolare segnale di obbligo giallo triangolare segnale di avvertimento rosso quadrato segnaletica antincendio verde quadrato segnaletica di salvataggio

63 Distanze di sicurezza Le distanze di sicurezza sono elementi importanti della protezione passiva, ne esistono tre: Distanza di sicurezza interna che la distanza tra i vari edifici di una stessa attività Distanza di protezione che è la distanza tra l’attività pericolosa e la recinzione Distanza di sicurezza esterna che è la distanza tra un edificio o un impianto di un attività e un edificio o impianto non facente parte della stessa attività

64 Piano di emergenza Il piano di emergenza è costituito da un’ insieme di procedure e da un organigramma che deve servire a gestire nel modo migliore una situazione di emergenza che si verifichi all’interno dell’azienda, in attesa dell’intervento dei soccorsi esterni

65 Estintori Idrico anidride carbonica polvere

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72 Manutenzione degli estintori
La manutenzione degli estintori deve essere fatta almeno ogni sei mesi da personale qualificato ed abilitato, secondo una norma tecnica di riferimento “UNI 9994”. Prevede le seguenti operazioni: sorveglianza: controllo eseguito da personale aziendale, atto a verificare che l’estintore non sia ostacolato, che sia carico (verificando il manometro), e che ci sia il cartello di segnalazione. controllo: intervento semestrale eseguito da personale qualificato, prevede il controllo del manometro, e l’integrità dell’estintore in tutte le sue parti. revisione: sostituzione della carica estinguente con la seguente frequenza; Polvere 36 mesi (3 anni) Anidride carbonica 60 mesi (5 anni) Idrici e schiumogeni 18 mesi (1,5 anni) Idrocarburi alogenati 72 mesi (6 anni)

73 Manutenzione degli estintori
collaudo: consiste nel collaudo del serbatoio, e varia come frequenza in base al serbatoio, polvere idrici e schiumogeni ogni 6 o 12 anni, mentre anidride carbonica ogni 5 o 10 anni. Installazione degli estintori: devono essere in numero adeguato al rischio presente in azienda e alla superficie, appesi a muro ad una altezza non superiore a 1,60 m. e in prossimità degli accessi all’azienda (porte e portoni). Il DM 10 Marzo ’98 prevede uno standard minimo come numero di estintori; Minimo uno per piano – raggiungibile entro i 30 metri Il numero varia poi in base alla seguente tabella: Tipo di estintore Superficie protetta Rischio basso Rischio medio Rischio alto 13A – 89B 100 mq - 21A – 113B 150 mq 34A – 144B 200 mq 55A – 233B 250 mq

74 Impianto idrico antincendio
L’anello idrico antincendio è composto: Alimentazione (riserva idrica – pozzo - acquedotto) Prese d’acqua (idranti soprasuolo – idranti a muro – naspi) Attacco motopompa VVF L’anello idrico antincendio deve essere manutenzionato con frequenza semestrale secondo le norme tecniche UNI e EN 671/1-/2-/3.

75 Idranti a colonna Gli idranti a colonna possono essere di due tipi:
Soprasuolo (a sinistra) Sottosuolo (a destra) I più diffusi sono quelli soprasuolo e hanno tre attacchi maschio, che possono essere di due misure UNI 45 e UNI 70 e sono utilizzati dai VVF per caricare la loro autobotte o per collegarsi con le manichette.

76 Idranti a muro Gli idranti a muro sono le attrezzature a disposizione dei VVF e del personale aziendale per l’utilizzo di acqua, sono composti da una manichetta, una lancia e una valvola di alimentazione tutto all’interno di cassette metalliche posizionate all’esterno sul perimetro dell’azienda e possono essere di due misure: UNI 45 le più diffuse UNI 70 il numero indica il diametro della manichetta

77 Naspi I naspi sono molto diffusi nei centri commerciali ed alberghi, sono molto pratici da utilizzare per il personale aziendale, sono composti da un tubo semirigido avvolto in un tamburo, e possono essere di tre misure: UNI 20 UNI 25 UNI 33

78 Attacco motopompa VVF L’attacco motopompa VVF è composto da uno o più attacchi femmina UNI 70, una valvola di non ritorno e una valvola di sicurezza. Serve ai vigili del fuoco per alimentare l’impianto idrico aziendale in caso di necessità.

79 Impianto sprinkler L’impianto sprinkler è il classico impianto a pioggia e può essere di tre tipi: Impianto a umido: tutte le tubazioni sono riempite d’acqua e si attiva con la rottura dell’ampolla in vetro posizionata sull’ugello Impianto a secco: una parte d’impianto è riempita d’aria compressa Impianto a diluvio: tutte le tubazioni sono vuote si attiva con i rilevatori di fumo e l’acqua esce da tutti gli erogatori

80 Impianti a gas estinguenti
Impianti a gas estinguenti utilizzati per lo più per la protezione di CED ed archivi, si utilizzano dei gas estinguenti (chimici o naturali), si attiva automaticamente all’attivazione dei rilevatori di fumo e spegne per saturazione

81 Impianti di rilevazione
Si possono rilevare fumi, gas, calore e fiamma, i più diffusi sono quelli di fumo che possono essere lineari o puntiformi. Si tratta di rilevatori ottici che funzionano con lo stesso principio delle fotocellule dei cancelli elettrici, quando il raggio viene interrotto o deviato il rilevatore si attiva mandando un segnale acustico in una centrale elettronica

82 Evacuatori fumo e calore
Si tratta di lucernari che si aprono automaticamente in caso d’incendio, ed hanno lo scopo di far uscire il fumo ed il calore dai locali, vengono utilizzati prevalentemente in centri commerciali e capannoni.


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