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PubblicatoTaddeo Bevilacqua Modificato 9 anni fa
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Lezione II Le fonti per lo studio dell’Italia antica Parte prima: i caratteri generali e le fonti letterarie
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L’importanza delle fonti
H = P/p ovvero, la Storia (H) nasce dall’incontro tra il passato (P) e il presente (p), dalla relazione fra i documenti che il passato ci ha lasciato e l’interpretazione che noi, uomini del presente, ne diamo. La documentazione antica è dunque il primo e fondamentale pilastro sul quale si basa la ricostruzione storica. 2 2 2
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Che cos’è “fonte”? Fonte è tutto ciò che ci viene dal passato: dunque non solo gli scritti degli storici antichi, ma per esempio anche i segni che il passato ha lasciato nel paesaggio attuale. In particolare nella ricostruzione della storia del mondo antico, per la quale le fonti a disposizione sono piuttosto scarse, non possiamo trascurare alcun tipo di informazione che ci giunge dal passato. 3 3 3
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La classificazione in base al supporto materiale
Fonti letterarie Fonti epigrafiche Fonti papiracee Fonti numismatiche Fonti archeologiche 4 4 4
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Altre categorie di fonti di interesse per lo studio dell’Italia meridionale in età romana
Fonti medievali Segni del paesaggio Toponomastica
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I tratti comuni delle fonti per la storia del mondo antico
Scarsità: in confronto alle epoche posteriori, i documenti antichi sono in quantità inferiore. Impossibilità di usare le fonti in modo immediato: ogni documento deve essere decifrato, tradotto, interpretato, datato. Mancanza di trattazioni organiche: la maggior parte dei dati si trova dispersa in documenti di vario carattere. Difficoltà di uso statistico dei dati: il campione da noi posseduto, oltre ad essere poco significativo, è casuale; alcuni periodi e alcune località sono molto meglio documentate di altre. 6 6 6
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Le fonti letterarie: caratteri fondamentali
Ritenute fino a qualche tempo fa le uniche fonti basilari per la ricostruzione storica poiché illuminano i temi politici, militari e culturali che erano ritenuti i soli oggetti della Storia. Con l’allargamento del concetto di Storia le fonti letterarie hanno perso parte delle loro preminenza. Le opere della letteratura greca e latina sono giunte a noi in genere attraverso la mediazione della tradizione manoscritta medievale. Fanno eccezione poche opere tramandate direttamente dall’antichità da fortunati ritrovamenti di papiri letterari.
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Gli effetti della tradizione manoscritta
Spesso tra l’originaria redazione di un’opera letteraria e la sua prima edizione a stampa sono trascorsi anche 16 o 17 secoli (fino a nel caso di Omero) In questo lunghissimo lasso di tempo la trasmissione del testo è stata assicurata solo da copie manoscritte. Questo processo ha portato inevitabilmente ad una corruzione del testo (in particolare per quanto riguarda le cifre). Alla Filologia classica spetta il compito di ricostruire, sulla base dei manoscritti esistenti, un testo il più vicino possibile a quello redatto dall’autore.
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Gli autori greci e latini: gli Storiografi
Polibio di Megalopoli, nato intorno al 200 a.C. Un’esponente della Lega Achea, deportato dopo il 167 a.C., dove entra in contatto con il circolo degli Scipioni. Autore di una storia universale che intendeva spiegare l’ascesa di Roma a potenza mondiale, dal 264 al 146 a.C. Dei 40 libri originari delle sue Storie si conservano integralmente solo i primi 5 (eventi dal 264 al 216 a.C.) Gli altri sono noti solo per estratti.
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Gli autori greci e latini: gli Storiografi
Diodoro Siculo, autore in età augustea di una Biblioteca Storica, in greco. Uno storico a tavolino, il cui valore dipende dalle fonti che usa (per esempio Posidonio di Apamea) Dei 40 libri originari della sua storia universale si conservano integri solo i primi 5 (storia del Vicino Oriente) e libri XI-XX (storia di Roma tra il 480 e il 302 a.C.) Dionigi di Alicarnasso, autore di un’Archeologia romana, pubblicata nel 7 a.C., in greco. Scopo dell’opera: dimostrare ai Greci che il dominio Roma era inevitabile e giusto (e che Roma stessa era una città di origine greca). Dei 20 libri originari (dalle origini di Roma al 264 a.C.) restano integri i primi 10.
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Gli autori greci e latini: gli Storiografi
Tito Livio (59 a.C. – 17 d.C.) autore di una gigantesca Storia di Roma dalla sua fondazione, in 142 libri, dalle origini fino al 9 a.C. Restano solo i libri I-X (dalla fondazione di Roma al 293 a.C.) e i libri XXI-XLV ( a.C.). Uno storico in grado di rielaborare in modo magistrale le sue fonti (in primis Polibio).
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Gli autori greci e latini: gli Storiografi
Plutarco di Cheronea ( d.C. circa), un erudito, autore tra l’altro delle Vite Parallele. Biografie di Greci e Romani illustri, messi a confronto e proposti come modelli etici. Appiano di Alessandria, autore verso il 160 d.C. di una Storia romana. La materia è organizzata per guerre sostenute dai Romani, dalle origini fino all’età del II triumvirato (40 a.C. circa); si aggiungono i 5 libri delle Guerre civili.
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Gli autori greci e latini: i Geografi
Strabone di Amasea (64 a.C d.C. circa) Autore di una Geografia in 17 libri, di cui i libri V e VI dedicati all’Italia Un geografo “a tavolino”, autore di descrizioni impressionistiche.
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Gli autori greci e latini: i Geografi
Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) Autore di una Naturalis Historia in 37 libri; il libro III, ai capitoli contiene una descrizione dell’Italia. Un compilatore infaticabi-le, animato da grande curiosità più che da un genio brillante.
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La letteratura “tecnica”
I manuali di agricoltura di Catone, Varrone, Columella e Palladio, fondamentali per conoscere come si svolgeva la principale attività economica dell’Italia antica. Gli scritti degli agrimensori romani, importanti per conoscere la concezione che i Romani avevano dello spazio. Gli Itinerari, elenchi di città e stazioni di sosta lungo alcuni percorsi, con le distanze che le separavano, con funzione pratica di guida per il viaggiatore. Potevano apparire in forma testuale (itineraria descripta o adnotata) o in forma di carta (itineraria picta).
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L’Itinerarium provinciarum Antonini Augusti
Un itinerario testuale che riporta i principali percorsi terrestri del mondo romano, compilato ai tempi di Diocleziano (fine III sec. d.C.) Si fonda su materiali dell’inizio del III sec. d.C., al tempo di Caracalla (Marcus Aurelius Antoninus). Le distanze sono espresse in miglia (milia passuum) = metri. Tra i percorsi trattati in questo itinerario anche quello che toccava diverse località dell’odierna Calabria, lungo la via Popilia / Annia.
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Il passo dell’Itinerarium Antonini concernente l’antica Emilia (98, 2 - 100, 4)
Italiae Iter quod a Mediolano per Picenum et Campaniam ad Columnam id est Traiectum Siciliae, ducit. m(ilia) p(assuum) DCCCCS A Mediolano Laude civitas m(ilia) p(assuum) XVI Placentia civitas m(ilia) p(assuum) XXIIII Fidentiola vicus m(ilia) p(assuum) XXIIII Parme civitas m(ilia) p(assuum) XV Regio civitas m(ilia) p(assuum) XVIII Mutina civitas m(ilia) p(assuum) XVII Bononia civitas m(ilia) p(assuum) XXV Foro Corneli civitas m(ilia) p(assuum) XXIIII Faventia civitas m(ilia) p(assuum) X Cesena civitas m(ilia) p(assuum) XXIIII Ariminum civitas m(ilia) p(assuum) XX (Itinerari) dell'Italia. Itinerario che conduce da Milano, attraverso il Piceno e la Campania, alla colonna, cioè al traghetto per la Sicilia. 900, 5 miglia. Da Milano alla città di Lodi, 16 miglia. Alla città di Piacenza, 24 miglia. Al villaggio di Fidenza, 24 miglia. Alla città di Parma, 15 miglia. Alla città di Reggio, 18 miglia. Alla città di Modena, 17 miglia. Alla città di Bologna, 25 miglia. Alla città di Imola, 24 miglia. Alla città di Faenza, 10 miglia. Alla città di Cesena, 24 miglia. Alla città di Rimini, 20 miglia.
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Altri itinerari Itinerarium Maritimum Antonini Augusti: descrive diverse rotte nel Mediterraneo, tra le quali anche quella nel golfo di Taranto, che toccava Crotone, capo Zefirio (oggi capo Bruzzano) e Reggio. Itinerarium Burdigalense o Hierosolymitanum: descrive il percorso di pellegrinaggio tra Burdigala (Bordeaux) e Gerusalemme (seconda metà del IV sec. d.C.); non tocca l’attuale Calabria.
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Un itinerarium pictum: la Tabula Peutingeriana
Copia medievale (XII sec.) su pergamena di una carta forse risalente al II-III sec. d.C. Donata agli inizi del XVI sec. dall’umanista Konrad Celtis al nobile di Augsburg Konrad Peutinger; oggi alla Biblioteca Nazionale di Vienna. Raffigura il mondo conosciuto dagli antichi in 12 segmenti (il primo è perduto), con una forte deformazione nel senso della longitudine. Non vuole essere una rappresentazione fedele del mondo (imprecisioni nella localizzazione di fiumi, laghi, monti), ma dare un’idea schematica dei percorsi stradali e dei luoghi di interesse lungo tali percorsi.
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La Tabula Peutingeriana: particolare del segmento VII con l’Italia meridionale
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Una grande città e un centro termale: Aquileia e Fons Timavi (facsimile di K. Miller, 1887)
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La Calabria meridionale nella Tabula Peutingeriana
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