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PubblicatoGiacinto Gentili Modificato 9 anni fa
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Sogno e speranze: un difficile “cammino” per non dimenticare…
…<< perché non si può estirpare un istinto morale>>
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Parliamo di una data in particolare:
“Immaginiamo il risorgimento come un coro a più voci, in cui il direttore fatica affinché il canto e il suono siano melodici e che, alla fine, riesce a conquistare l’armonia con un gran successo”. Questa metafora non è casuale ma, potrebbe ben raccontare la realtà dei fatti dell’epoca… raccontare i protagonisti che s’impegnarono , che sacrificarono la vita, il tempo per il raggiungimento del loro obiettivo. Spesso crediamo che perché la vita di ogni singolo essere umano possa assumere un valore sia necessario superare delle prove, vivere un’esperienza che può essere piacevole o, perché no, anche negativa. E così una semplice creatura umana diventa UOMO… ma solo “grazie” a quel dolore… a quella felicità… a quell’esperienza che lo ha segnato profondamente ! Anche per un paese questo assunto può essere valido se ci pensiamo bene… perché come sappiamo, ogni paese, ogni nazione ha la sua storia, il suo passato, che con lo scorrere del tempo lo ha trasformato in quello che è oggi. Parliamo di una data in particolare: 17 marzo 1861
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LOTTARE PER UN IDEALE Tre modi diversi di intendere il raggiungimento dell’unità d’ Italia: Cavour, Garibaldi, Mazzini
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Il conte Camillo Benso di Cavour rappresenta la figura dell’intellettuale liberale moderato. Egli perseguiva “il giusto mezzo” tra la politica reazionaria e le esagerazioni dei rivoluzionari democratici. In politica estera l’obiettivo di Cavour fu di creare una situazione internazionale favorevole all’unificazione italiana. Il grande impegno diplomatico, messo in atto da Cavour per guadagnare appoggi internazionali per l’unificazione, si concretizzò negli accordi di Plombieres, stipulati con la Francia di Napoleone III…
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<< Questo, dunque, è quel che raccontano i libri di storia, ma personalmente riteniamo, soprattutto in virtù di ciò che accadde dopo, che Cavour non creò l’Italia… ma la ‘divise’ ancora di più! Perché diciamo questo? Perché egli sembrò, in realtà, volto soltanto allo sviluppo del nord d’Italia (Piemontesizzazione) , facendolo diventare quasi un neo-impero… e , in tutto questo, il sud che ruolo rivestiva? Nessuno! >>
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…Nel 1860 entrò in gioco Garibaldi che, con i suoi mille, intraprese una vittoriosa campagna di liberazione del sud. Cavour temeva il diffondersi delle sue idee repubblicane, tuttavia si rendeva conto che senza il suo aiuto non sarebbe stato possibile unificare l’Italia. A fianco di Garibaldi, nella spedizione che lo portò a conquistare l’Italia meridionale, accorsero numerosi volontari. Essi non avevano una vera divisa, ma indossavano camicie rosse di diversa fattura, destinate a diventare il simbolo del soldato garibaldino.
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L’ intento di Mazzini, invece, tramite la fondazione del Partito D’Azione di ispirazione democratica, era di rendere la società umana, per quanto possibile, somigliante alla società divina, ovvero fatta di uguaglianza,amore e una sola felicità. “ Noi protestiamo contro ogni disuguaglianza, contro ogni oppressione, […] perché noi non consideriamo nessuno come straniero; noi distinguiamo solamente il giusto dall’ingiusto. […]questo costituisce l’essenza di ciò che gli uomini sono concordi nel chiamare movimento democratico”
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Le battaglie che “fecero” l’ Italia…
Spedizione a Sapri-28 Giugno 1857 Seconda guerra di indipendenza-26 Aprile 1859 Battaglia di Magenta-4 Giugno 1859 Battaglie a San Martino e Solferino-24 Giugno 1859 Armistizio di Villa Franca-11 Luglio 1859 Spedizione dei mille: - Battaglia di Calatafimi 15 Maggio 1860 - Battaglia di Milazzo 20 Luglio 1860 - Ribellione di Bronte - Battaglia nel Volturno 1 e 2 Ottobre 1860 26 Ottobre 1860 incontro a Teano 17 Marzo 1861 Unità d’Italia 1866 terza guerra di indipendenza , annessione del Veneto 2 Ottobre 1871 Lazio e Roma annesse all’Italia
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“E qual più bello spettacolo può affacciarsi alla mente di un italiano,che la sua patria una, forte, potente, devota a Dio concorde e tranquilla in sé medesima , rispettata e ammirata dai popoli? […]i o m’immagino la mia bella patria una di lingua, di lettere, di religione, di pensiero scientifico, di costume cittadino, di accordo pubblico e privato fra i vari stati ed abitanti, che la compongono. Me la immagino poderosa ed unanime per un’alleanza stabile e perpetua dei suoi vari principi” Questo è il sogno di un teorico dell’unità d’Italia: Vincenzo Gioberti; il quale afferma che in questa Italia può rivivere lo spirito dell’antica Roma, ma rafforzato dal cristianesimo, che costituisce la vera linfa di ogni possibile rinnovamento, l’unica realtà in grado di guidare il progresso non solo italiano ma del mondo intero.
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Dal punto di vista letterario ritroviamo un insigne romantico, Alessandro Manzoni, il quale scrisse nell’ode Marzo 1821: “han giurato : non fia che quest’onda scorra più tra due rive straniere: non fia loco ove sorgan barriere tra l’Italia e l’Italia, mai più“
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La storia d’amore descritta dal poeta Francesco Dall’Ongaro rappresenta e dà il senso a quello che sarà il simbolo dell’unità: il Tricolore. “L’innamorato da Siena porta alla sua donna una coccarda bianca e rossa volendo esprimere con questi due colori i sentimenti che li univano…ma la donna vi aggiunge il verde di una foglia che assegna al tricolore il valore simbolico del riscatto raggiunto da un’Italia finalmente combattiva e orgogliosa”.
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Narriamo ora la storia di un personaggio sconosciuto alla nostra memoria ma pur sempre, un uomo come tanti altri che l’unità d’Italia l’ha “fatta” e vissuta: Luciano Manara. Egli credeva e sognava un futuro italiano e progettava come allontanare lo straniero dalla sua terra. Luciano fu sempre in prima linea a combattere gli austriaci, mentre la sua amorosa Carmelità Fè la guerra non la combatteva in campo, ma in casa: trascorreva notti e giorni a preparare bende per i feriti e confezionava bandiere tricolore. E proprio una di queste bandiere il 22 marzo 1848 fu spiegata sul bastione di quella che allora si chiamava Porta Tosa e, quella stessa porta, all’indomani dell’unità d’Italia fu ribattezzata Porta Vittoria per ricordare l’evento della liberazione della città di Milano.
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D’altro canto Giuseppe Cesare Abba volle celebrare l’impresa patriottica, esaltando l’eroismo dei mille e offrendo un’immagine gloriosa e idealizzata dell’Italia risorgimentale, animata da un grande entusiasmo e da un intenso spirito di solidarietà. Egli scrisse le “Noterelle” in modo rappresentativo, lasciandole interrotte, per far riferimento ad un’unità non del tutto raggiunta: “ Mi par che cominci a tirar un vento di discordie tremende. Guardo gli amci. Questo vento ci piglierà tutti, ci mulinerà un pezzo come foglie, andremo a cadere ciascuno sulla porta di casa nostra. Fossimo come foglie davvero, ma di quelle della sibille; portasse ciascuna una parola: potessimo ancora raccoglierci a formar qualcosa che avesse senso, un dì: povera carta… rimani pur bianca… Finiremo poi”. Augurandosi che quelle pagine potessero in un futuro essere degne di raccontare una gloriosa vittoria.
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Lo sviluppo della cultura a cavallo dell’unità d’ Italia
Letterati e artisti scelsero di raccontare e di raffigurare storie del passato, in cui si riteneva fosse nato lo spirito nazionale.
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Si devono a Giuseppe Verdi i melodrammi più rappresentativi del risorgimento per i temi allusivi alla nazione e alla “schiavitù ” del popolo italiano. Tra i suoi melodrammi ricordiamo l’Aida e il Nabucco.
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Va, pensiero, sull'ali dorate; Va, ti posa sui clivi, sui colli, Ove olezzano tepide e molli L'aure dolci del suolo natal! Del Giordano le rive saluta, Di Sionne le torri atterrate... Oh mia patria sì bella e perduta! O membranza sì cara e fatal! Arpa d'or dei fatidici vati, Perché muta dal salice pendi? Le memorie nel petto riaccendi, Ci favella del tempo che fu! O simile di Solima ai fati Traggi un suono di crudo lamento, O t'ispiri il Signore un concento Che ne infonda al patire virtù!
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I film che narrarono, tra fantasia e realtà, la storia…
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Gerolamo Induno è uno dei più celebri pittori soldati risorgimentali, il quale partecipò alla spedizione dei mille registrando scrupolosamente i momenti più significativi, tra cui l’imbarco a Genova di Garibaldi. Oltre ad egli ,ricordiamo Giovanni Gallucci, che dipinse la “battaglia di Castelfidardo ”
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L’inno: la “voce” della nostra storia
La bandiera venne inventata , scelta da Mazzini da un verso di Dante Alighieri: <<…sovra candido vel cinta d’uliva donna m’apparve, sotto verde manto vestita di color di fiamma viva.>> sostiene Benigni. E afferma: “trovatemi un altro popolo che ha i colori del poeta più grande del mondo!”. “Noi siamo da secoli Calpesti, derisi, perché non siam popolo, perché siam divisi Raccolgaci un’unica bandiera, una speme: di fonderci insieme già l’ora suonò. Stringiamci a coorte siam pronti alla morte l’Italia chiamò.”
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Creato da: Gorrasi Anna Malito M
Creato da: Gorrasi Anna Malito M. Gessica Pantanella Marta Trotta Miriam F. Docente: M. Paola Veltri
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