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PubblicatoGiulietta Antonelli Modificato 9 anni fa
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CREAZIONE DI VALORE PER GLI STAKEHOLDER E RENDICONTAZIONE SOCIALE
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ALCUNI RICHIAMI IN TEMA DI NATURA E DI FUNZIONI DELL’IMPRESA...
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In tema di natura e funzioni dell’impresa ci sono due ipotesi base: A.L’impresa non ha obiettivi suoi, ma è uno strumento con cui chi la controlla (l’imprenditore, i soci, i cooperatori) persegue i propri interessi B.L’impresa, in rapporto al suo ruolo istituzionale, è una entità autonoma con obiettivi propri di durabilità e continuità nel tempo e con funzioni di risposta a bisogni individuali e collettivi
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A. Si tratta storicamente degli obiettivi di profitto, perseguiti in un quadro ± definito e stringente di vincoli e norme posti a salvaguardia dell’interesse e del bene pubblico In proposito ci sono ipotesi, fortemente radicate negli USA, secondo cui il ruolo dell’impresa consiste esclusivamente nel perseguire il profitto Si vedano in proposito: la causa dei fratelli Dodge contro Henry Ford e la sentenza della Corte Suprema dello Stato del Michigan del 1919 a proposito degli obiettivi di profitto e della politica dei dividendi della Ford M.C. le affermazioni di Milton Friedman circa il fatto che perseguendo il max profitto l’impresa concorre all’ottimo utilizzo delle risorse del sistema economico, escludendo ogni ipotesi di responsabilità sociale
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B. Secondo la Scuola Italiana di Economia Aziendale la autonomia e la durabilità dell’impresa sono legate alla sua capacità di operare con continuità nel tempo, sempre in condizioni di economicità La autonomia e la durabilità dell’impresa sono legate alla sua capacità di progettare e realizzare risposte produttive appropriate per i bisogni espressi sul mercato, e generare un congruo volume di ricavi con cui remunerare i fattori produttivi ed il capitale di rischio Queste ipotesi implicano: - una progettualità dell’impresa proiettata in una prospettiva di medio/lungo termine - la capacità di sviluppare e valorizzare il patrimonio di risorse e di relazioni dell’impresa - un ruolo dell’impresa funzionale allo sviluppo equilibrato della società (pieno impiego e remunerazione congrua dei fattori produttivi; capacità di risposta ai bisogni emergenti)
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Va ricordato che rispetto a queste ipotesi la Costituzione della Repubblica italiana considera l’impresa un attore costitutivo, ma non irresponsabile, del sistema economico e sociale Art 41 - comma 1 :“La Costituzione della Repubblica italiana riconosce la libertà dell’iniziativa economica privata” - commi 2 e 3: l’attività dell’imprenditore “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata ai fini sociali”.
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Tuttavia la natura e le funzioni dell’impresa non sono dati immodificabili ma sono variabili condizionate dai processi evolutivi dell’economia e della società in proposito si possono individuare tre modelli: l’impresa imprenditoriale l’impresa manageriale l’impresa post-industriale
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L’impresa imprenditoriale è strumento dell’iniziativa del proprietario- imprenditore e del perseguimento dei suoi interessi le sue risorse fondamentali sono il capitale e l’iniziativa apportati dall’imprenditore persegue il profitto per remunerare l’iniziativa e compensare il rischio dell’imprenditore
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L’impresa manageriale è un attore del sistema che utilizza capitali apportati da una pluralità di proprietari o raccolti sul mercato in cambio di remunerazioni soddisfacenti; che utilizza fattori produttivi in vista di risposte produttive soddisfacenti le sue risorse fondamentali sono il capitale e la professionalità del management persegue la creazione di valore per gli shareholder
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L’impresa post-industriale è un attore che opera come soggetto progettuale e sistema cognitivo concorrendo all’evoluzione del sistema economico e sociale in funzione dei suoi progetti imprenditoriali mobilita il contributi di una pluralità di stakeholder, che apportano risorse ed esprimono attese da soddisfare, persegue la creazione di valore per gli stakeholder più in generale, non utilizza solo capitale monetario apportato da proprietari e creditori, ma anche professionalità e competenze del personale, tecnologie e conoscenze dei fornitori e dei partner, fiducia dei consumatori, risorse naturali ed ambientali, fiducia di cittadini e collettività per il rispetto di standard etici condivisi, assumendosene le relative responsabilità
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...ALCUNE PREMESSE IN TEMA DI SOSTENIBILITÀ DELLO SVILUPPO E RESPONSABILITA’ SOCIALE DELL’IMPRESA...
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Nello sviluppo non si risolve solo nella dimensione economica Robert Kennedy, Ministro della Giustizia USA, primi anni ’60: “…non troveremo né un fine per la nazione né la nostra personale soddisfazione nella mera continuazione del progresso economico, nell’ammassare senza fine beni terreni. Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi nazionali sulla base del prodotto interno lordo. Perché il PIL comprende l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette e le ambulanze per sgombrare le strade dalle carneficine. Mette sul conto le serrature speciali con cui chiudiamo le nostre porte e le prigioni per coloro che le scardinano. Il PIL comprende la distruzione dei boschi e la morte dei fiumi, la produzione di armi e la ricerca per la guerra batteriologica, i programmi televisivi che inneggiano alla violenza. E se il PIL comprende tutto questo, molte cose non sono calcolate. Il PIL non tiene conto dello stato di salute delle nostre famiglie, della qualità dell’educazione dei bambini e della gioia dei loro giochi. E’ indifferente alla decenza delle nostre fabbriche ed alla sicurezza delle strade. Non comprende la solidità dei matrimoni,l’intelligenza delle nostre discussioni, l’onestà dei dipendenti”.
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…segue… Negli anni ’90 il premio Nobel per l’economia Amartya Sen sostiene che “lo sviluppo deve essere inteso come un processo di espansione delle libertà reali di cui godono gli esseri umani. In tale prospettiva, tutte le conquiste, tanto nella sfera privata quanto in quella pubblica e politica, sono soltanto mezzi per accrescere qualsiasi forma di libertà, che rimane, allo stesso tempo, il fine primario e il mezzo principale per conseguire lo sviluppo. Di conseguenza, la sfida consiste nell’eliminare i vari tipi di ‘non libertà’ che limitano o negano all’uomo l’opportunità o la capacità di agire secondo ragione e di costruire la vita che preferisce: tra essi vanno percjò annoverati la fame e la miseria materiale al pari della tirannia, la precarietà economica, il degrado ambientale così come l’intolleranza o la repressione, il sottosviluppo non meno dell’autoritarismo delle classi dirigenti” E’ ormai all’ordine del giorno l’elaborazione di indicatori per il monitoraggio dello sviluppo che sostituiscano/integrino il PIL tenendo conto anche della qualità della vita individuale e collettiva.
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…segue… Il rapporto Brundtland, elaborato nel 1987 dalla Commissione mondiale sull'ambiente e lo sviluppo dell’ONU fornisce la seguente definizione di sviluppo sostenibile:« Lo sviluppo sostenibile, lungi dall’essere una definitiva condizione di armonia, è piuttosto un processo di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti con i bisogni futuri oltre che con gli attuali». In altri termini, occorre evitare che la soddisfazione dei bisogni delle generazioni attuali comprometta la soddisfazione dei bisogni delle generazioni future.rapporto Brundtland1987
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…segue… Nel 2000 il summit UE di Lisbona sottolinea l’obiettivo di un Europa in cui “l’economia della conoscenza deve diventare la più competitiva e dinamica del mondo, capace di una crescita economica sostenibile accompagnata da un miglioramento continuo qualitativo e quantitativo dell’occupazione e da una maggiore coesione sociale” Nel 2001 la Commissione delle Comunità Europee pubblica un Libro Verde dal titolo “Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese” in cui si afferma che la responsabilità sociale può essere intesa come “l’integrazione volontaria delle problematiche sociali ed ecologiche nelle operazioni commerciali e nei rapporti delle imprese con gli stakeholder” e che “al di là delle esigenze regolamentari e convenzionali cui devono comunque conformarsi” le imprese dovrebbero sforzarsi di “elevare le norme collegate allo sviluppo sociale, alla tutela dell’ambiente ed al rispetto dei diritti fondamentali, adottando un sistema di governo aperto, in grado di conciliare gli interessi delle varie parti interessate nell’ambito di un approccio globale della qualità e dello sviluppo sostenibile”.
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…quindi… negli ultimi 20/30 anni si è fatto sempre più evidente l’impatto dell’attività delle imprese sul piano economico: produzione e distribuzione della ricchezza ambientale: consumo di materie prime, acqua, energia e produzione di emissioni, scarichi, rifiuti sociale: relazioni industriali, salute e sicurezza sul lavoro, formazione e istruzione, tutela delle diversità e pari opportunità
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…ED ALCUNE POSSIBILI IMPLICAZIONI PER L’IMPRESA E PER LA RESPONSABILITA’ SOCIALE DELL’IMPRESA
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A) Si diffonde l’idea che la responsabilità dell’impresa si estenda ad una triple bottom line Aspetti sociali Relazioni industriali Salute e sicurezza sul lavoro Formazione e istruzione Tutela delle diversità Pari opportunità Aspetti economici Produzione della ricchezza Distribuzione della ricchezza Aspetti ambientali Consumo di materie prime, acqua, energia Produzione di emissioni, scarichi, rifiuti
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B) …inoltre, in prospettiva, l’impresa potrebbe essere ritenuta responsabile per il suo impatto su diversi tipi di “capitale” usato per la gestione: sul capitale monetario apportato dai proprietari, in termini di incremento (utile) sul capitale umano (professionalità e competenze) apportato dal personale, in termini di valorizzazione sul capitale conoscitivo, in termini di processi di produzione e diffusione di conoscenza e di processi di innovazione sul patrimonio ambientale e sulle risorse naturali, in termini di salvaguardia e valorizzazione sul capitale “etico”, in termini di rispetto e valorizzazione di adeguati standard etici
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C) Infine Porter (2011) propone la creazione di valore condiviso come nuova frontiera dell’impresa, constatando che: i problemi sociali, ambientali, di sostenibilità dello sviluppo creano vincoli alle imprese ma delineano anche opportunità di crescita i processi di trasformazione dell’economia e della società tipici del mondo globalizzato e post-industriale generano problemi e bisogni nuovi, legati alla salvaguardia delle risorse ed alla qualità della vita (per es. nel campo delle energie rinnovabili, della alimentazione sostenibile, della salute e della assistenza agli anziani) che richiedono risposte innovative, rese possibili dal progresso scientifico e tecnologico →creare valore condiviso combinando strategia e tecnologia significa progettare risposte innovative capaci di assicurare benefici a livello sociale e creare valore economico
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N.B. si è osservato che per affrontare la sfida della creazione di valore condiviso le imprese devono misurarsi con 5 problemi radicare una missione sociale nella cultura aziendale e sviluppare innovazioni che possano contribuire a risolvere i problemi sociali approfondire le condizioni socio-economiche alla base dei bisogni cui si vuole rispondere per intervenire su di esse con iniziative innovative monitorare i benefici economici ed i benefici sociali delle iniziative intraprese (nuova frontiera del reporting) promuovere una cultura aziendale coerente con la creazione di valore condiviso e progettare la soluzione organizzativa migliore per gestire le iniziative (integrazione nel core business, creazione di unità autonome o semi-autonome, finanziamento di imprese esterne) co-progettazione e co-gestione delle iniziative con gli stakeholder
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RESPONSABILITÀ SOCIALE DELL’IMPRESA E COMUNICAZIONE AZIENDALE Si tratta di dimensioni che si estendono dal piano economico-finanziario al piano sociale-ambientale
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La responsabilità sociale si propone come una logica aziendale (accanto all’economicità) che riguarda le attese espresse nei confronti dell’impresa atteggiamenti che caratterizzano il comportamento dell’impresa in particolare, come atteggiamento dell’impresa la responsabilità sociale si esprime e può essere valutata con riferimento a due diversi aspetti A) il livello di assunzione di responsabilità sociale B) l’approccio adottato rispetto ai problemi di responsabilità sociale
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A) L’assunzione di responsabilità da parte dell’impresa può estendersi, con crescente valenza sociale, su più livelli: economico, relativo alle risposte produttive fornite ai bisogni legale, relativo al rispetto delle norme codificate (condizione necessaria per la durabilità dell’impresa) etico, relativo al rispetto di norme non codificate ma generalmente condivise discrezionale, assumendo in termini volontari politiche e iniziative autonome sul piano sociale e ambientale, interagendo con gli stakeholder e con la società
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B) L’approccio dell’impresa ai problemi di responsabilità sociale può essere passivo, di elusione e resistenza reattivo, di risposta a posteriori a specifiche sollecitazioni proattivo, di iniziativa autonoma anticipando i problemi interattivo, promuovendo il dialogo con gli attori sociali e istituzionali →La responsabilità sociale dell’impresa non è un quadro di regole e di norme definito ma è un processo aperto, interattivo, sperimentale e condiviso a livello collettivo, che investe la dimensione della comunicazione, sia come informazione che come dialogo
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La comunicazione socio-ambientale dell’impresa: è una rendicontazione volontaria (salvo, in Italia, che per le fondazioni bancarie che sono tenute a redigere un bilancio di missione e per le imprese sociali che sono tenute a redigere un bilancio sociale) può avere contenuti contabili ed extra-contabili, forme tabellari e narrative si rivolge a interlocutori selezionati (tipicamente gli stakeholder) ma anche alla generalità del pubblico è uno strumento per creare e mantenere un equilibrio relazionale consonante con gli stakeholder e con il contesto ambientale
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La comunicazione socio-ambientale dell’impresa: è onerosa sul piano - della rilevanza e della trasparenza delle informazioni da fornire (è impegnativa sul piano organizzativo) - delle risorse umane, strumentali e finanziarie da impegnare (implica il sostenimento di costi) può assicurare vantaggi sul piano - reputazionale (capitale immateriale) - della qualità e della stabilità dei rapporti con gli stakeholder - nei rapporti con soggetti (committenti, banche etiche) selettivi in base agli impegni di responsabilità sociale
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Obiettivi aziendali perseguibili attraverso la comunicazione socio-ambientale Pubbliche relazioni. Però c’è accountability appropriata solo se le performance socio-ambientali sono comunicate in modo corretto (negli aspetti sia positivi e che negativi). Miglioramento delle relazioni industriali. La comunicazione socio- ambientale però non si può limitare solo ai dipendenti ed alle loro rappresentanze sindacali. Interazioni con gli stakeholder. Però c’è accountability appropriata solo se vengono considerati tutti gli stakeholder e non solo quelli più influenti. Difesa documentata rispetto ad accuse o a criticità relative all’attività aziendale. Però c’è accountability appropriata solo se la difesa è documentata in modo credibile e la comunicazione non si limita a questo. Difesa anti-regolamentazione. Si forniscono dati e informazioni la cui assenza potrebbe sollecitare l’emissione di norme vincolanti.
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segue Valutazione della ricchezza prodotta e distribuita, dando trasparenza al Valore Aggiunto. Valutazione del contributo quantitativo dell’impresa, affiancando al bilancio d’esercizio tavole di costi-ricavi e di attività-passività sociali. In assenza di standard che rendano le informazioni verificabili e confrontabili si rischia di dare informazioni parziali e poco trasparenti. Valutazione globale dell’impresa, aggiungendo alla documentazione quantitativa anche informazioni qualitative. I rischi di cui al punto precedente aumentano.
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La comunicazione socio-ambientale dell’impresa può avvalersi: di standard di riferimento, aventi per oggetti requisiti o processi da osservare in campo socio-ambientale, spesso condizione per acquisire specifiche certificazioni; per es. - SA8000 (Social Accountability 8000) riguardante le condizioni di lavoro - AA1000 (AccountAbility 1000) riguardante aspetti etico sociali di standard di rendicontazione, aventi per oggetto modelli di reportistica socio-ambientale la cui diffusione consente di produrre report socio- ambientali più credibili e comparabili, come i Bilanci Sociali, per es. - GBS (Gruppo di lavoro per il Bilancio Sociale) - GRI (Global Reporting Initiative)
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Sono standard di riferimento per la certificazione socio-ambientale: Lo SA8000 (Social Accountability 8000), emesso nel 1997 e aggiornato nel 2001 dal CEPAA (Council for Economic Priorities Accreditation Agency) avente per oggetto gli standard etici in tema di condizioni di lavoro. Individua requisiti sociali per un comportamento eticamente corretto delle imprese e nelle filiere produttive, in tema di rispetto dei diritti umani, rispetto dei diritti dei lavoratori, tutela contro lo sfruttamento dei minori, garanzia di sicurezza e salubrità sul posto di lavoro. E’ un modello certificabile da un Ente Esterno AA1000 (AccountAbility 1000) sviluppato dall'ISEA (Institute of Social and Ethical Accountability) a partire dal 1999. E’ uno standard che fornisce i principi ed enuncia le fasi attraverso le quali gestire la redazione di un bilancio sociale.
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Un approfondimento in tema di AA1000 AA1000 fornisce criteri procedurali per la rendicontazione delle prestazioni etico-sociali di qualunque tipo di organizzazione economica, permettendo un controllo indipendente delle informazioni fornite, qualificandosi così come “standard di processo”. Non prescrive particolari contenuti e quindi è compatibile con diversi possibili “standard di contenuto”.
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AA1000 prevede un processo articolato nelle seguenti fasi: Planning. Definire valori e obiettivi sociali ed etici dell’organizzazione ed identificare gli stakeholder Accounting. Predisporre il sistema di raccolta delle informazioni rilevanti per la misurazione delle prestazioni etico-sociali Reporting. Comunicare agli stakeholder le prestazioni etico-sociali anche in funzione della raccolta di feed-back Auditing. Verifica di un terza parte indipendente Embedding. Attivazione di strumenti per rafforzare il processo ed integrarlo nei sistemi di governance Stakeholder engagement. Coinvolgimento degli stakeholder nelle fasi del processo. Revisione indipendente e coinvolgimento degli stakeholder sono considerati momenti rilevanti del processo.
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AA1000 prevede anche i seguenti principi Accountability. E’ il richiamo alla necessità per l’organizzazione di rendere conto responsabilmente delle proprie azioni attraverso il reporting Inclusione. E’ l’impegno al coinvolgimento nel processo di “tutti” gli stakeholder, a prescindere dalla poro capacità di “farsi ascoltare” Rilevanza. E’ la capacità delle informazioni fornite di assicurare la comprensione delle criticità del comportamento dell’organizzazione sul piano etico-sociale Rispondenza. E’ la coerenza con le attese informative degli stakeholder
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IL BILANCIO SOCIALE
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In tema di Bilancio Sociale esistono esperienze vecchie e nuove. Esperienze vecchie: In Francia. Il Bilancio Sociale è stato introdotto con una legge dal 1977 ed è obbligatorio per le imprese con più di 300 dipendenti. Ha valenza soprattutto interna in quanto riguarda i rapporti col personale; fornisce informazioni sul personale e sulle politiche per il personale In Germania. Il Bilancio Sociale è stato adottato da diverse grandi imprese a partire dagli anni ‘70 utilizzando un modello del gruppo di studio Bilanz-Praxis. Prevede di fornire informazioni in tema di azioni socialmente rilevanti dell’impresa, di Valore Aggiunto prodotto e distribuito e di contabilità sociale (attività sociali quantificabili)
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Le esperienze nuove in tema di Bilancio Sociale riguardano modelli: proposti da associazioni costituite con la finalità di proporre principi di redazione di questo tipo di report basati su elementi caratterizzanti relativi a principi di redazione, struttura, contenuto aventi per oggetto - la rendicontazione nei confronti degli stakeholder →Bilancio Sociale Multi-Stakeholder, es.modelloGBS - la rendicontazione socio-ambientale →Bilancio di sostenibilità, es. modello GRI
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Il Bilancio Sociale, modello GBS È stato proposto dal Gruppo di studio per il Bilancio Sociale, costituito nel 1998 da esponenti del mondo accademico, professionale e consulenziale E’ regolato dai “Principi di redazione del bilancio sociale”, emanati dal GBS nel 2001 Diversamente dal «bilancio d’esercizio» non è un rendiconto che accoglie dati e indicatori bilancianti, ma analogamente al «bilancio d’esercizio» è un documento di sintesi da redigere periodicamente (dii norma a fine periodo) secondo regole e procedure predeterminate E’ autonomo dal «bilancio d’esercizio», da cui però trae dati e informazioni (cfr. Sezione su VA) che risultano così certi e verificabili Può essere redatto da tutti tipi di aziende (private, pubbliche, ecc.) Va sottoscritto dall’organo di governo, che se ne assume la responsabilità per le informazioni prodotte E un documento consuntivo, ma deve contenere linee programmatiche per il futuro, consentendo confronti tra obiettivi e risultati E’ un documento pubblico, accessibile in particolare a quanti interessati
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Il Bilancio Sociale, modello GBS fornisce prescrizioni in tema di A) obiettivi B) principi di redazione C) struttura e contenuti
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A) Obiettivi due in particolare: fornire a tutti gli stakeholder un quadro complessivo delle performance dell’azienda, aprendo un processo interattivo di comunicazione sociale e fornire informazioni utili sulla qualità dell’attività aziendale migliorare - anche sotto il profilo etico-sociale - le conoscenze e le possibilità di valutazione e di scelta degli stakeholder
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B) Principi di redazione (n.17) per garantire la qualità del processo di formazione del bilancio sociale e delle informazioni in esso contenute Responsabilità: identificare le categorie di stakeholder cui l’azienda deve rendere conto Identificazione: dare informazioni sulla proprietà e il governo dell’azienda e definire la missione aziendale Trasparenza: esplicitare il procedimento logico di rilevazione, riclassificazione, elaborazione delle informazioni e di formazione del bilancio sociale Inclusione: di tutti gli stakeholder identificati e motivazione di eventuali esclusioni Coerenza: conformità delle politiche e delle scelte manageriali ai valori dichiarati nella missione Neutralità: indipendenza da interessi di parte Competenza di periodo: rilevazione degli effetti sociali nel momento di maturazione e realizzazione, non nel momento finanziariamente rilevante Prudenza: non sopravvalutazione del quadro della realtà aziendale; per i dati contabili valutazioni al costo Comparabilità: nel tempo (bilanci di diversi anni) e nello spazio (con bilanci di altre aziende)
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segue Comprensibilità, chiarezza e intelligibilità: informazioni chiare e comprensibili, equilibrio tra forma e sostanza, intelligibilità delle scelte aziendali Periodicità e ricorrenza: coincidenza del periodo amministrativo con quello del bilancio d’esercizio Omogeneità: utilizzo di un’unica moneta di conto Utilità: attitudine dei dati e delle informazioni a soddisfare le attese del pubblico Significatività e rilevanza: impatto effettivo degli accadimenti; se ci sono stime o valutazioni, devono essere fondate su ipotesi esplicite e congruenti Verificabilità dell’informazione: anche relativamente all’informativa supplementare al bilancio Attendibilità e fedele rappresentazione: informazioni scevre da errori e pregiudizi, non prevalenza degli aspetti formali su quelli sostanziali Autonomia delle terze parti: eventuali terze parti coinvolte nella redazione del bilancio devono essere autonome e indipendenti nel loro giudizio; le valutazioni di terze parti fanno parte di apposito distinto allegato
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C) Struttura e contenuti articolata in tre sezioni: C1) identità aziendale, C2) produzione e distribuzione del Valore Aggiunto, C3) relazione sociale
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C1) Identità aziendale Assetto istituzionale: assetto proprietario e governance, storia aziendale, dimensione, posizione sul mercato, assetto organizzativo Valori di riferimento: orientamenti valoriali, principi etici e codici deontologici supportati da requisiti di prescrittività, osservanza, stabilità, generalità, imparzialità, universalità Missione: finalità dell’azienda in campo economico e sociale Strategie: scelte e obiettivi a medio e lungo termine Politiche: scelte e obiettivi a breve termine, criteri cui viene orientata la gestione
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C2) Produzione e distribuzione del Valore Aggiunto Riclassificazione del conto Economico con evidenza della formazione del Valore Aggiunto Prospetto della destinazione del Valore Aggiunto con evidenza delle remunerazioni spettanti ai diversi stakeholder: personale, Pubblica amministrazione, capitale di credito, capitale di rischio, azienda e collettività
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C3) Relazione sociale Contiene la descrizione qualitativa e quantitativa dei risultati ottenuti in merito agli impegni assunti e degli effetti prodotti sui singoli stakeholder Fornisce informazioni sia di interesse generale che classificate per distinte categorie di stakeholder: personale, soci, finanziatori, clienti/utenti, fornitori, pubblica amministrazione, collettività Dichiara gli impegni assunti nei confronti degli stakeholder Prevede tre sezioni integrative contenenti giudizi e opinioni degli stakeholder, commenti e dichiarazioni dell’azienda, linee di miglioramento del bilancio sociale
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L’articolazione del Bilancio Sociale GBS
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Il Bilancio di Sostenibilità, modello GRI3 Il modello GRI (Global Reporting Initiative) è stato proposto come iniziativa congiunta promossa nel 1997 da CERES (Coalition for Environmentally Responsible Economics) e UNEP (United Nations Environment Programme) Versioni successive delle GRI Sustainibility Reporting Guidelines sono state emesse dal 2000 al 2011 Il modello è stato elaborato al fine di migliorare qualità, rigore e utilità della rendicontazione in tema di sostenibilità, ed in particolare sulla performance economica, ambientale e sociale, portandola al livello della rendicontazione economico-finanziaria Il modello è stato elaborato per poter essere utilizzato da ogni tipo di aziende ed enti, indipendentemente dalle dimensioni, dal settore di attività e dal paese
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Il modello GRI3 si articola come segue: Come rendicontare, attraverso le seguenti parti: Guida alla definizione del contenuto del report Principi di definizione del contenuto del report Principi di garanzia della qualità del report Guida alla definizione del perimetro del report (Protocolli tecnici) Cosa rendicontare, attraverso le seguenti parti: Informativa standard (Supplementi di settore)
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La Guida (alla definizione del contenuto del report) Riguarda l’identificazione, tenendo conto dei Principi di definizione del contenuto e della qualità del report e della Guida alla definizione del perimetro del report, degli: argomenti indicatori da includere nel report N.B. Gli indicatori sono distinti tra: core, rilevanti per la maggior parte di aziende ed enti che presentano report di sostenibilità e per la maggior parte degli stakeholder additional, rilevanti per un numero limitato di aziende ed enti o destinati a stakeholder particolarmente importanti L’adozione del modello può essere: in accordance, completa informal, parziale per indicatori, copertura degli argomenti e livello di trasparenza
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I Principi (di definizione del contenuto del report) riguardano Materialità (rilevanza): le informazioni devono riferirsi agli argomenti e agli indicatori che riflettono gli impatti economici, ambientali e sociali significativi o che potrebbero influenzare in modo sostanziale le valutazioni e le decisioni degli stakeholder Inclusività degli stakeholder: occorre identificare gli stakeholder e spiegare nel report in che modo si è risposto alle loro ragionevoli aspettative e ai loro interessi Contesto di sostenibilità: le performance devono essere ricondotte al contesto di riferimento e ai suoi problemi di sviluppo sostenibile Completezza: le informazioni devono riflettere in modo esauriente gli impatti economici, ambientale e sociali significativi e permettere agli stakeholder di valutare adeguatamente tali performance
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I Principi (di garanzia della qualità del report) riguardano Equilibrio: il report deve riflettere aspetti positivi e negativi della performance e permetterne una valutazione ragionata Comparabilità: presentazione delle informazioni tale da rendere possibili confronti nel tempo e nello spazio Accuratezza: livello di dettaglio e di precisione delle informazioni fornite Tempestività: presentazione a cadenza regolare e sollecita informazione agli stakeholder Chiarezza: comprensibilità per gli stakeholder adeguata spiegazione dei termini tecnici Trasparenza: esplicitazione dei processi, delle procedure e delle assunzioni che stanno alla base della preparazione del report Verificabilità: possibilità da parte di verificatori interni o esterni di accertare l’affidabilità dei dati e delle informazioni contenute nel report
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La Guida (alla definizione del perimetro del report) prescrive di includere nel perimetro del report le entità a monte a valle su cui si esercita controllo: capacità di determinare le scelte influenza significativa: capacità di partecipare alle scelte
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(Protocolli tecnici) Forniscono definizioni, procedure, formule per la elaborazione di specifici indicatori
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Informativa standard Articolata in tre parti: Strategia e profilo Modalità di gestione Indicatori di performance
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Strategia e profilo Strategia: descrizione della strategia e del contributo perseguito allo sviluppo sostenibile; richiamo del ruolo nella strategia aziendale degli obiettivi economici, ambientali e sociali più significativi; richiamo dei successi e fallimenti più significativi rispetto ai temi dello sviluppo sostenibile; descrizione dell’approccio al coinvolgimento degli stakeholder; indicazione delle più rilevanti sfide per il futuro Profilo organizzativo: dimensioni, prodotti, mercati, forma giuridica, struttura operativa, stakeholder Profilo del report: periodo di riferimento, perimetro del report, comparabilità col precedente report
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Modalità di gestione Governance: composizione e funzionamento del CdA, comitati per la governance (remunerazione dei dirigenti, carriere, ecc.), indicazioni rilevanti contenute nei codici etici (per es. presenza amministratori indipendenti) e nelle politiche gestionali (per es. in tema di pari opportunità nelle carriere dirigenziali) Coinvolgimento degli stakeholder: approccio e modalità di consultazione, tipo di informazioni generate nelle consultazioni, utilizzo di queste informazioni nel report Politiche direzionali e sistemi di management: scelte relative alle tematiche rilevanti ai fini della sostenibilità (per es. obiettivi in tema di risparmio energetico), eventuale adesione a codici di comportamento o a standard di riferimento per la gestione sociale (es. SA 8000) e ambientale (per es. AA10000) con o senza certificazioni
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Indicatori di performance economica Performance economica: “la dimensione economica della sostenibilità riguarda gli impatti sulle condizioni economiche dei propri stakeholder e sui sistemi economici a livello locale, nazionale e globale” Gli indicatori riguardano i seguenti aspetti: - performance economica (valore aggiunto generato e distribuito, flussi di capitale tra gli stakeholder, ecc.) - presenza sul mercato (spese su fornitori locali, assunzioni in sede locale, ecc.) - impatti economici indiretti (investimenti in infrastrutture e servizi, finanziamento fondazioni, donazioni, ecc.)
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Indicatori di performance ambientale Performance ambientale: “la dimensione ambientale della sostenibilità riguarda l’impatto sui sistemi naturali viventi e non viventi, compresi ecosistema, terreni, aria, acqua); sono in gioco input (es. risorse utilizzate) e output (es. emissioni, scariche, rifiuti) dell’attività svolta, rispetto di norme e regolamenti, investimenti in campo ambientale, impatto di prodotti e servizi Gli indicatori riguardano i seguenti aspetti: - materie prime - energia - acqua - biodiversità (insieme delle forme viventi geneticamente diverse e degli ecosistemi correlati) - emissioni, scarichi, rifiuti - prodotti e servizi - conformità (rispetto di leggi e regolamenti;sanzioni per mancato rispetto) - trasporti - generale (spese e investimenti per la protezione dell’ambiente)
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Indicatori di performance sociale Performance sociale: “la dimensione sociale della sostenibilità riflette gli impatti dell’organizzazione sui sistemi sociali in cui opera” Gli indicatori riguardano i seguenti aspetti: - pratiche e condizioni di lavoro: occupazione, relazioni industriali, salute e sicurezza sul lavoro, formazione e istruzione, diversità e pari opportunità - diritti umani: considerazione dei diritti umani nelle pratiche di investimento e nella selezione dei fornitori/appaltatori, non discriminazione, libertà di associazione e contrattazione collettiva, lavoro minorile, lavoro forzato, pratiche di sicurezza, diritti delle popolazioni indigene - società: collettività, corruzione, contributi politici, comportamenti anti- collusivi, conformità - responsabilità di prodotto: salute e sicurezza dei consumatori, etichettatura di prodotti e servizi, marketing communication, rispetto della privacy, conformità
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(Supplementi di settore) Contengono integrazioni ai report suggerite per aziende ed enti operanti in particolari settori
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