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ELLENISMO Con il termine ellenismo si intende il periodo che va dalla morte di Alessandro Magno (323 a.C.) alla conquista romana dell’Egitto, sancita dalla.

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Presentazione sul tema: "ELLENISMO Con il termine ellenismo si intende il periodo che va dalla morte di Alessandro Magno (323 a.C.) alla conquista romana dell’Egitto, sancita dalla."— Transcript della presentazione:

1 ELLENISMO Con il termine ellenismo si intende il periodo che va dalla morte di Alessandro Magno (323 a.C.) alla conquista romana dell’Egitto, sancita dalla battaglia di Azio del 41 a.C. È questo il periodo che vide l’arte greca diffondersi per un’area molto vasta del bacino mediterraneo e dell’Asia mediorientale. Ad una fase, in cui l’arte greca era stata l’espressione nazionalistica di alcune polis greche, successe una fase in cui quest’arte divenne cosmopolita ed universale. Essa ebbe, quindi, come centri di produzione non solo Atene, ma anche Pergamo, Rodi, Antiochia e soprattutto Alessandria d’Egitto, la città fondata da Alessandro Magno alle foci del Nilo. Alessandria divenne, in questo periodo, la vera capitale culturale dell’antichità. Centro in cui converse tutta la sapienza antica, il suo maggior monumento divenne la Biblioteca. In essa erano raccolti la maggior parte dei testi prodotti dal mondo classico. I numerosi incendi che subì, fino alla totale distruzione nel VII secolo ad opera degli arabi, ci hanno privato di una grande fonte di conoscenza sulla storia e sulla cultura antica.

2 L’arte ellenistica presenta caratteri che la differenziano da quella propriamente classica:
Vengono sempre meno rispettati canoni quali la proporzione, la misura, l’equilibrio, per dar luogo a prodotti che miravano al meraviglioso, allo scenografico; nella rappresentazione umana, si assiste ad un maggior verismo e ad una maggior analisi anche introspettiva e psicologica, diversamente dall’arte classica che tendeva ad idealizzare le proprie rappresentazioni artistiche, limitandosi però alla sola forma esteriore dell’uomo. gli dei che l'uomo sente vicini non sono più le grandi, potenti e distanti divinità olimpiche, ma quelli che meglio interpretano i suoi sentimenti più intimi e nascosti: la sfera individuale e quella dell'intimità della famiglia, dunque, si pongono al centro del rapporto con il divino L’arte ellenistica fu un fenomeno di ampia e profonda portata. Essa, non solo fu più estesa territorialmente, ma si aprì ad un pubblico molto più vasto, anche privato, non limitandosi alle funzioni civiche e religiose. La sua opera di divulgazione della civiltà artistica greca fu fondamentale sia per la successiva arte romana, sia per i riflessi che produsse sulla cultura bizantina e sulla coscienza artistica europea fino a tempi recenti.

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5 Oltre la SCULTURA CLASSICA
Prassitele ( a.C.) Di fronte alla crisi degli ideali ellenici si assiste a: un ripiegamento verso l’interiorità attraverso: – la Quotidianità (atteggiamento confidenziale) – i Sentimenti (atteggiamento affettuoso di Hermes verso Dionisio) – il Gioco (Hermes fa giocare Dioniso con un grappolo d’uva) Prassitele è l’artista che incarna maggiormente il suo tempo Afrodite Cnidia Apollo sauroctònos

6 Afrodìte Cnìdia, così chiamata perché acquistata dagli abitanti di Cnido (città presso le coste dell'Asia Minore). Questi, affinchè tutti potessero godere della grande bellezza della statua, la collocarono in un tempietto il cui naos era dotato non di una, ma di due aperture lungo lo stesso asse. Per la prima volta una dea viene rappresentata nuda mentre, prima del bagno rituale (o subito dopo), appoggia un panno sopra un'anfora (o lo prende). Il corpo sinuoso, a «S», mostra tutti gli attributi della femminilità. Proprio per l'articolarsi delle membra secondo una linea curva è necessaria, ai fini statici, la presenza dell'anfora con il soprastante panno drappeggiato per fornire un adeguato appoggio. Le pieghe del drappo, in presenza della luce, generano infatti ombre che contrastano con la morbida e liscia nudità della dea. Copre le proprie parti intime con la mano destra, e sembra quasi stupita come se un estraneo fosse apparso improvvisamente. La divinità è resa così umana. Lo spettatore è coinvolto nell'azione.

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9 Apollo sauroctònos (Apollo uccisore di lucertole, da sàuros, lucertola e ktèinein, uccidere).
Apollo, ancora fanciullo e dalle membra molli, acerbe, quasi femminee, si appoggia con morbido abbandono ad un tronco d'albero (necessario per reggere la statua). La sua testa è ruotata verso destra e appena reclinata in avanti Il piede sinistro, accostato al tallone destro, fa sì che la gamba sinistra sia completamente rilassata e quasi disarticolata, accrescendo il senso di cedevolezza del tenero corpo flessuoso. Il giovane dio, dallo sguardo un po' distratto, è colto nell'attimo in cui sta per trafiggere con uno stilo una lucertola arrampicatasi sul tronco. È un dio che sta giocando: si tra­ta quindi di un'attività che nessuno scultore delle età precedenti avrebbe mai pensato di attribuire a un essere divino.

10 [a] La statua si articola attorno a un asse obliquo.

11 [b] Il dio si appoggia a un albero…

12 [c] la testa è ruotata verso destra e reclinata in avanti.

13 [d] Il piede sinistro accostato al tallone
destro…

14 [e] fa sì che la gamba sinistra sia rilassata.

15 [f] Il dio sta per trafiggere una lucertola.

16 Qui è raffigurato un momento del mito della nascita del signore dell'ebbrezza. È importante la relazione fatta di spazi, di gesti e di sguardi, che si stabilisce tra i due soggetti divini. Prassitele mostra Hermes mentre, in una sosta durante il viaggio, si riposa e fa giocare il bambino. Le due divinità sono rappresentate in un atteggiamento molto dolce e confidenziale. Hermes con Dioniso bambino

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18 Skòpas porta alle estreme conseguenze la ricerca formale di Prassitele.
Lo fa con la statua di Pothos divinità minore che personifica una delle tre forme del sentimento amoroso (il languore verso l'oggetto d'amore lontano). La divinità è totalmente inclinata su un lato, ha le gambe incrociate, il busto abbandonato, le braccia sollevate e appoggiate a un sostegno esterno - in questo caso più necessario che mai - costituito da un mantello riccamente pieghettato. Il suo viso, dolcemente rivolto in alto, ha gli occhi infossati, profondi, languidi e sognanti.

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21 Ma Skopas è capace anche di pàthos, cioè di forti eprofondi sentimenti, come si vede dal piccolo busto della Mènade danzante. Il corpo, in preda ai furori dionisiaci, è tutto un movimento che le conferisce grande vitalità. Il capo è rovesciato all'indietro, come trascinato dalla gran massa di capelli Lo sguardo perso verso l'alto invita l'osservatore a provare le stesse violente sensazioni. La veste della baccante (tenuta ii vita da una cintura), scossa dagli scomposti movimenti dela danza, si apre lasciando nudo un intero lato del corpo. Espediente questo che le conferisce un'elevata carica erotica.

22 Il dio è colto mentre ha appena scagliato una freccia.
La testa è orientata nella stessa direzione del braccio sinistro sollevato e teso lateralmente. Il volto è imperturbabile. Le proporzioni, con l'allungamento delle gambe e l'esilità della struttura corporea, risentono molto della nuova ricerca di Prassitele. Mentre Policleto aveva strutturato le masse corporee e i movimenti secondo un rapporto chiastico, Leochares è tutto concentrato sulla leggerezza. La gamba destra è appena tesa e il piede poggia completamente a terra, quella sinistra è appena piegata, tenuta un po' indietro rispetto all'altra e il piede poggia solo con la punta. Questo vuol dire che l'equilibrio è dato dalla collaborazione delle due gambe che sembrano essere ugualmente caricate. Esse fanno sì che il dio, quasi senza peso, non sembri camminare sulla terra ma che la sfiori appena. Leòchares, l’Apollo del Belvedere.

23 SCULTURA Ellenismo dal IV sec. a.C.. Periodo seguito all’invasione dei Macedoni e caratterizzato dal governo di Alessandro Magno ( a.C.) Alla sua morte l’impero viene spartito e nascono varie scuole artistiche. Per Ellenismo intendiamo, dunque, l'ellenizzazione dei territori conquistati: il vincitore greco porta al vinto la sua cultura (in particolare l'arte e la lingua), ma dal vinto eredita altri valori. L'integrazione di diverse culture, pertanto, da vita anche a un nuovo linguaggio artistico comune, in greco koinè. Mentre al tempo della libertà delle poleis ogni monumento stava a celebrare l'intera città, cioè l'insieme di tutti i cittadini, in età ellenistica i committenti delle grandi opere sono i regnanti o i ricchi potenti. Carattere distintivo dell'arte ellenistica sarà perciò la celebrazione del singolo.

24 Lisippo arrivò alla corte macedone quando Alessandro aveva circa 16 anni e ne divenne lo scultore preferito. Egli voleva imitare la natura. Caratteri del suo stile: le gambe lunghe e sottili [a], i fianchi stretti [b], Il busto allungato [c], la testa piccola [d], i capelli mossi [e], gli occhi piccoli, infossati e accostati [f], il naso sottile e dalle narici strette [g], la bocca piccola e dalle labbra lievemente dischiuse (h).

25 Apoxyòmenos («Colui che si deterge», dal verbo apoxyein, detergere),
Il giovane non sta effettuando alcuna gara e non è neppure un vincitore. È un atleta che, dopo la fatica dell'azione, si toglie di dosso l'olio e il sudore con lo strigile.

26 Questo vuoi dire che più che un modello ideale - come era codificato nel canone policleteo - l'oggetto della rappresentazione dovesse essere solo ciò che si vede. Ma sappiamo che gli uomini non sono tutti ugualmente proporzionati né, tantomeno, tutti atletici o belli. È chiaro, allora, che per Lisippo chiunque, anche un essere brutto, poteva costituire un modello degno da rappresentare. Questo è un fatto totalmente nuovo e, anzi, rivoluzionario. La realtà viene accettata per la prima volta quale essa è. Il ritratto, inteso come raffigurazione realistica di un soggetto, è conseguenza diretta di tale atteggiamento. Egli voleva rendere nelle sue opere un soggetto non nella sua realtà oggettiva, ma quale appare alla vista, cioè introdurre in esse un motivo di soggettività, cioè l'opinione, la personale percezione di quanto viene veduto e raffigurato. Lisippo, pertanto, è il creatore di un nuovo canone compositivo che si sostituisce a quello di Policleto.

27 La gamba destra non è più tesa, come nelle opere di Policleto, ma
[a] La gamba destra è flessa e con uno scarto laterale.

28 [b] Il bacino è ruotato…

29 [c] i fianchi sono stretti…

30 [d] e il torace allungato e sinuoso.

31 [e] Le spalle sono su una linea orizzontale perché le braccia sono sollevate…

32 [f] la testa è ruotata verso destra, rialzata e lievemente inclinata su un lato.

33 la testa si presenta piccola e con i capelli non più solo cesellati, come nel Doriforo, ma
[g] I capelli sono corposi e mossi.

34 [h] Il lato sinistro è in azione, quello destro a riposo.

35 [i] Il braccio sinistro crea una nuova relazione spaziale.

36 Salda nello spazio, ma instabile nell'aspetto per la complessità e la pluralità di pose e movimenti, la scultura si arricchisce, pertanto, di valori di dinamicità. Nell’Apoxyomenos è evidente dunque come al lato destro, con la gamba portante e il braccio nell'atto di raschiare, si opponga quello sinistro - verso cui si volge la testa - con la gamba in riposo e il braccio levato su cui si compie un'azione. Le sculture di Lisippo, infatti, introducono un nuovo tipo di connessione fra le parti che si qualifica come antitètico: egli assegna sempre l'azione a una metà (destra o sinistra) del corpo e il riposo all'altra. L'abbandono del canone policleteo, pertanto, comporta anche l'allontanarsi dal rapporto chiastico.


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