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Imparare a farsi stranieri
MEDDI Luciano, Farsi stranieri per la Missione, Assisi 2009 Imparare a farsi stranieri La missione a partire dall’altro. Indicazioni pastorali. Intervento di Luciano MEDDI – Assisi 1 settembre
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Temi & interessi Chiarimenti sul tema Nelle pratiche missionarie
La missione come pellegrinaggio “Imparare” a farsi stranieri? Alcune precomprensioni
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Come possiamo intendere questo tema? Chiarimenti sul tema
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Chiarimenti sul tema imparare a farsi stranieri
È una espressione “evocativa” e simbolica Si collega ad espressioni simili: Missione pellegrina, Missione povera e Missione a partire dall’alterità Si collega alla teologia missionaria che supera l’ecclesiocentrismo e si ripensa a partire dalla visione trinitaria annunciata e vissuta da Gesù di Nazareth e il servizio al Regno
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Chiarimenti sul tema imparare a farsi stranieri
Perché nasce questa espressione? In passato la missione pur essendo “straniera” non si è comportata come realtà “straniera” Ma ha presentato se stessa come conquistatrice e sostitutiva della cultura Senza incidere nel cuore e suscitare l’adesione
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Chiarimenti sul tema imparare a farsi stranieri
I risultati del laboratorio Ricco Accento su: conoscere bene, saper aspettare, avere pazienza, interagire … Forse troppo legato al missionario/a come individuo più che alla missione come azione ecclesiale Ipotesi: continuare a ripensare anche a partir da diverse categorie di servizio missionario …
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Chiarimenti sul tema imparare a farsi stranieri
Alcuni contenuti e competenze È non violenta Costruisce relazioni Esige una identità aperta Esige discernimento e mediazione Si attua attraverso condivisione (inserzione) e stile di collaborazione Chiede povertà e svuotamento di sé (Kenosi) Sopporta la non-stabilità Vive nei e dei luoghi dell’altro Genera e fa crescere l’altro come soggetto (ecclesiale) Si fonda sul primato assoluto del Dio della vita
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Come si inserisce nelle (tradizionali) pratiche missionarie
Come si inserisce nelle (tradizionali) pratiche missionarie? Quale è il punto di novità e di arricchimento?
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Nelle pratiche missionarie
La partenza missionaria si fondava sulla necessità di portare la salvezza- sacramento e inserire nella chiesa La nuova partenza (fine ‘800) riconosce la necessità di convertire (=convincere, motivare…) prima del battesimo e per questo fa suo il programma “colonialista” della Conferenza di Berlino 1885) chiamato civilizzazione
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Nelle pratiche missionarie
Benedetto XV (Maximum Illud, 1919) ampliò inserendo la finalità della implantatio ecclesiae: chiesa locale, formazione del clero e della vita religiosa La grande ripresa missionaria tra le due guerre si sviluppò quindi nell’idea di andare a organizzare la pastorale: parrocchia, catechismo, sacramenti, carità, nelle nuove chiese!
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Nelle pratiche missionarie
A ben vedere è una missione fondata su un “oggetto” preciso: la salvezza La Pratica Missionaria consisteva Nella ripetizione della pratica pastorale europea (tridentina) Che NON è PM, ma cura pastorale! Con alcuni adattamenti Sostenuta da azioni di carità (a volte fino all’estremo)
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Le pratiche missionarie nuove
Nascono da Le numerose resistenze, la fine del contesto coloniale dettato da Berlino 1885, la crescita culturale ed economica dei diversi paesi… Lo sviluppo filosofico e teologico della soggettività e della storicità del processo della conoscenza Hanno messo in crisi il “paradigma modermo” della missione (Borsh 2000; Comblin 1989), quello fondato sull’oggetto da “trasportare”
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Le pratiche missionarie nuove
Anche sostenute dal Concilio (AG nn. 3-9) nascono nuove teologie per la missione e per la pratica missionaria Sono centrate sulla declinazione delle Tre Missioni trinitarie La volontà salvifica del Padre La mediazione dello Spirito nel cosmo, nella storia, culture e religioni L’esemplarità e la mediazione di Gesù di Nazaret
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Le pratiche missionarie nuove
Si ispirano a: “primato della evangelizzazione” come criterio per fondare nuove chiese e modelli di vita cristiana (incarnazione, inculturazione, contestualizzazione) Servizio allo Shalom (regno di Dio, Actio Dei…) senza nessun iniziale interesse per la costruzione della chiesa (battesimo….) Sola testimonianza , presenza contemplativa e caritativa Dialogo interreligioso al fine di costruire nuove forme “religiose”
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Le pratiche missionarie nuove
Anche in questo contesto viviamo il dubbio che il nuovo non sia nato sotto il segno dello Spirito… Occorre però ricordarci che tali “intuizioni” nascono dalla crisi radicale del sistema missionario preconciliare E che non è evangelico continuare a sperare o “brigare” per far tornare il modello dell’appoggio politico ed economico…
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La missione come pellegrinaggio
La missione come pellegrinaggio. Quali modificazioni nella Pratica Missionaria?
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La missione come pellegrinaggio nuove esplorazioni
Il tema presentato nel convegno si può interpretare almeno come: Essere in cammino, in pellegrinaggio Farsi ed essere straniero Valore dell’alterità Queste “intuizioni “ non sostituiscono ma “riesprimono” la missione e la pratica missionaria
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La missione come pellegrinaggio nuove esplorazioni
Pellegrinaggio, farsi straniero e alterità ripensano la pratica missionaria in ordine Ai soggetti Ai luoghi Ai contenuti e compiti della missione Allo stile o spiritualità Alle strategie generali Alla finalità della missione Avendo come criterio la visione “piena” di missione Trinitaria e soprattutto la “missione dello Spirito”
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La missione come pellegrinaggio essere pellegrini
È la condizione di chi non appartiene ad una cultura, non ha gli stessi diritti e chiede di essere riconosciuto dalla comunità che accoglie Di divenire OSPITE Di collaborare con i MISSIONARI presenti nelle culture) Essere pellegrini nella fede include Chiarezza di orizzonte e di interpretazione Non possesso definitivo del contenuto perché è da cercare continuamente Perché la salvezza avviene nel tempo (storia: M.D. Chenu)
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La missione come pellegrinaggio essere e farsi stranieri
È una missione centrata su: Il riconoscimento dei soggetti missionari Centrata sulla relazione, inserimento, condivisione, esplorazione Apprendimento della lingua/cultura Vissuta nei luoghi della cultura dell’altro Senza nessun appoggio esterno Allo scopo di un arricchimento reciproco delle forme attraverso cui il regno si fa strada, il Vangelo si esprime, la chiesa si edifica… È momentanea e transitoria Non costruisce colonie delle chiese madri
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La missione come pellegrinaggio il valore dell’altro
La missione “della chiesa” Ripensa scopi e modi a partire dai bisogni di salvezza di un luogo, segni dei tempi, processi salvifici e pedagogici dei soggetti “altri” Pensa le sue finalità come incarnazioni continue e le esprime secondo i tempi e i luoghi (o non-luoghi) dell’altro Non ha un contenuto salvifico pre-definito ma lo scopre nella storia di un popolo e si mette al suo servizio
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La missione come pellegrinaggio nuove esplorazioni
Compito del missionario e degli Istituti o congregazioni È fatto di animazione più che di istituzioni Aiuta e sostiene i carismi degli individui più che il mantenimento delle opere Scopre nuove forme di interazione tra religiosi/e, FD e azione missionaria dei laici È essenzialmente azione evangelizzatrice e formatrice
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“Imparare” a farsi stranieri?
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“Imparare” a farsi stranieri? Una pedagogia del soggetto missionario
Chiarimento: formazione, pedagogia, spiritualità… Formazione come “auto” formazione Imparare dagli altri, dalle circostanze Integrando ma non stravolgendo Come autoformarsi? A cosa stare attenti?
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“Imparare” a farsi stranieri? Una pedagogia del soggetto missionario
La dinamica intersoggettiva della cultura L’identità “contiene” l’altro(Altro)-alterità Costruzione dell’identità nella interazione di relazioni sociali Una pedagogia della relazione a partire dall’altro Pratica sociale come pratica di rete e di reti
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“Imparare” a farsi stranieri? Una pedagogia del soggetto missionario
La questione delle motivazioni. Sia la missione che il missionario hanno bisogno di verificare sempre l’intero sistema motivazionale mettendo in giusto equilibrio la affermazione del bisogno di autorealizzazione e conservazione con quello dello svuotamento e della kenosi.
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“Imparare” a farsi stranieri? Una pedagogia del soggetto missionario
Sviluppare la autoconsapevolezza, guarire i propri sentimenti La missione/missionario è troppo sbilanciato sul versante dell’oggettivo da cui ricava identità e criteri di giudizio. L’alterità chiede di sviluppare l’atteggiamento della presa di distanza continua dalla propria identità (autoconsapevolezza). Di dare ascolto alle proprie sensazioni e sentimenti (soprattutto quelli di reazione) senza reinterpretarli in modo equivoco. Senza facili sublimazioni. Senza meccanismi di difesa che servono solo alla istituzione.
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“Imparare” a farsi stranieri? Una pedagogia del soggetto missionario
Abitare il luogo dell’ospite Attività complessa. Equilibrare il rapporto tra inserzione e identità. Attraverso passaggi progressivi che mettano in equilibri continuo l’assimilazione e adattamento del nuovo in rapporto alla propria cultura e personalità. Evitando la chiusura al nuovo per eccessiva difesa di sé e la perdita della propria identità. Sul piano sociale questo avviene attraverso la conoscenza dei diversi linguaggi che il luogo in cui si svolge l’attività missionaria esprime. Abitare è quindi imparare le lingue del luogo. Linguaggio è espressione complessa.
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“Imparare” a farsi stranieri? Una pedagogia del soggetto missionario
Servire i servitori di Dio (nuova identità del missionario ad vitam) “Dio li mette a capo della sua casa per il tempo con lo scopo di dare ai suoi servi il cibo a tempo opportuno e vigilare. Questo significa passare dalle mani e dalla bocca alla mente e al cuore, costruirsi una serie di abilità di animazione, management e vera leadership. Tra queste vanno segnalate: la capacità di costruire reti comunicative e operative, lo stile comunicativo autentico e democratico, la paternità\maternità adulta e consapevole. Diventa importante acquisire uno stile di azione veramente libera da ogni posizione di potere e possibilità di pressione sugli altri (conoscenza, denaro, autorità…) Uno stile missionario veramente povero cioè libero da ogni potere e bisogno di successo.
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“Imparare” a farsi stranieri? Una pedagogia del soggetto missionario
Godere e lodare Autorealizzazione e donazione Sentirsi capaci di amare, di interagire profondamente Trovare gioia nel veder crescere l’altro Avere come motivazione principale: lodare Dio per la presenza del suo Spirito…
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“Imparare” a farsi stranieri? Una pedagogia del soggetto missionario
Tornare a casa\ lasciare ad altri Saper riconoscere quando l’altro ha preso possesso della propria capacità Non identificarsi con il servizio reso
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