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PubblicatoVittoria Cappelletti Modificato 9 anni fa
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Buongiorno ragazzi! Io sono Olmo, mi chiamo proprio così! A Mergozzo
tutti mi conoscono, sono residente da tanti anni e ne ho viste di cose….. Voglio fare con voi un lungo viaggio nella storia, seguitemi!
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Eccoci nel Neolitico, le glaciazioni
si sono ormai concluse, le foreste ricche di fauna hanno preso il posto del ghiaccio inospitale e le valli alpine sono ormai popolate da insediamenti stabili di cacciatori e agricoltori.
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l’uomo del Neolitico viveva sulle sponde del nostro bel lago?
Sapete che già 5000 anni fa l’uomo del Neolitico viveva sulle sponde del nostro bel lago? Anche se, a quel tempo, l’aspetto del paesaggio era ben diverso.
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Quest’uomo preistorico lavorava
la selce per ricavarne attrezzi di vario tipo. Lo dimostrano i ritrovamenti in località Ronco e Praviaccio: attrezzi finiti e molte schegge di scarto di lavorazione che provano che vennero lavorati proprio qui!
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Per quale motivo utilizzarono proprio questo materiale?
La selce è una roccia molto dura, con una particolare proprietà: quella di rompersi facilmente in frammenti e schegge a forma di conchiglia con bordi piuttosto taglienti.
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Va detto che però la selce non è compresa
tra i tipi di rocce presenti nel nostro territorio ed è sicuramente un materiale importato allo stato grezzo, forse scambiato da cacciatori che percorrevano lunghe distanze per trovarla. Anche l’ossidiana è una pietra dura e molto tagliente. È una roccia di origine vulcanica. Mio nonno, che è originario della Sardegna, me ne ha parlato: qui da noi non c’è, ma là è piuttosto diffusa. Lo sappiamo, mio nonno, vecchio scalpellino che di pietre se ne intende, mi ha detto che le nostre montagne abbondano invece di cristallo di quarzo, una pietra anch’essa dura che si scheggia facilmente.
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Cari bambini, vi affido al piccolo Uhu, lui vi accompagnerà nella fabbrica litica, si chiama così la lavorazione della pietra nel linguaggio degli esperti! Ciao! Sono il piccolo Uhu, ho suppergiù la vostra età, ma la mia vita è già fatta di lavoro! Vi mostrerò come viene lavorata la selce per ricavarne utensili di tutti i tipi!
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Sto imparando, ci vuole una certa esperienza.
Lo sai fare anche tu? Sto imparando, ci vuole una certa esperienza. È un’abilità che ci tramandiamo di padre in figlio e, mano a mano che passa il tempo, miglioriamo.
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La prima cosa che facciamo è la scheggiatura, percuotendo un blocco o un frammento di roccia che prende il nome di nucleo. Questa abilità ci deriva da epoca antica, dal Paleolitico; pensate che già 2 milioni di anni fa, il nostro antenato, l’Homo habilis, scheggiava la pietra per produrre lamelle da utilizzare per incidere e scavare.
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Ah sì certo! I chopper! Anche il nostro libro di storia lo riporta!
Allora è vero! Il chopper non è solo una moto!
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Le tecniche di scheggiatura della pietra sono cinque
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La PERCUSSIONE DIRETTA, dove un blocco di pietra (a), tenuto in mano, viene colpito con un percussore di pietra, osso o legno, per ottenere delle schegge.
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La PERCUSSIONE INDIRETTA, che produce la scheggia battendo con un percussore su uno scalpello che la distacca dal nucleo.
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La PERCUSSIONE SU INCUDINE, che avviene battendo direttamente il blocco di pietra da scheggiare su un supporto rigido chiamato incudine.
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La PERCUSSIONE BIPOLARE, in cui il blocco di pietra da scheggiare è appoggiato su un supporto e poi colpito con un percussore.
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La PRESSIONE, che avviene premendo con una punta d’osso o di legno sul margine del blocco di pietra già predisposto con altre tecniche.
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Ora che hai conosciuto tutte queste tecniche per lavorare la selce, puoi ammirare nelle vetrine del Museo dedicate alla preistoria alcuni dei manufatti prodotti nella mia epoca! Buona visita!
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