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PubblicatoTimoteo Basso Modificato 9 anni fa
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BA MIDBAR Il libro dei NUMERI
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Questo libro non ha una chiara struttura letteraria, per cui c’è chi ha pensato che fosse una specie di deposito, nel quale tutto il materiale proveniente dalle antiche fonti, venisse buttato lì alla “rinfusa”.
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Considerando l’insieme dei libri del Pentateuco si può notare: a)Una generazione che Mosè ha tratto fuori dall’Egitto e al Sinai ha ricevuto la legge (Esodo e Levitico) b)Un’altra generazione che sta per entrare nella terra promessa, generazione che non ha conosciuto la schiavitù
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Questo passaggio dalla vecchia alla nuova generazione avviene “ba midbar” cioè nel deserto. Notate le parole: PASSAGGIO (dice riferimento alla Pasqua) Dal “vecchio al nuovo”… cioè dalla morte alla vita
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Si può anche capire come questo libro, nella sua composizione e redazione rifletta il “passaggio” dalla generazione dell’esilio, strappata dalla propria terra, alla generazione sorta durante l’esilio e che sta per ritornare nella terra, che non ha mai visto e conosciuto.
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A determinare le due generazioni, e quindi anche la struttura del libro, cioè le due parti che lo compongono, stanno due censimenti (cap.1 e cap.26). Per cui le due parti del libro sono: Cap.1-25: in cui si consuma la morte della vecchia generazione dell’Egitto, a causa della insistente ribellione contro Dio, soprattutto nel momento cruciale (cap.13-14) quando ritornano gli esploratori
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Cap.26-36: è la comparsa di una nuova generazione, che si prepara ad entrare nella terra promessa. Sono narrazioni animate da fiducia e speranza, non più ribellione e morte Le due parti sono introdotte da due censimenti
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Prima parte: In sintesi: i primi dieci capitoli contengono il censimento del popolo di Dio e l’organizzazione per la marcia nel deserto. Quando tutto è pronto per partire, il popolo cade nella ribellione (11 e 12) e soprattutto quando rientrano gli esploratori (13-14). Ci sono anche elementi di speranza che sembrano proprio appartenere alla nuova generazione.
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Seconda parte: Il nuovo censimento e le narrazioni seguenti si collocano geograficamente nelle steppe di Moab, vicino al Giordano. Sono narrate le vittorie; e nelle discussioni per la divisione del territorio tutto si conclude positivamente. Le leggi promulgate si riferiscono già al possesso della Terra promessa.
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PERCHE’ LEGGERE QUESTO LIBRO? Dice S.Paolo, riferendosi alla storia del libro dei Numeri: Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, 2 tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare, 3 tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, 4 tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. 5 Ma la maggior parte di loro non fu gradita a Dio e perciò furono sterminati nel deserto. 6 Ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono. 7 Non diventate idolatri come alcuni di loro, secondo quanto sta scritto: Il popolo sedette a mangiare e a bere e poi si alzò per divertirsi. 8 Non abbandoniamoci all’impurità, come si abbandonarono alcuni di loro e in un solo giorno ne caddero ventitremila. 9 Non mettiamo alla prova il Signore, come lo misero alla prova alcuni di loro, e caddero vittime dei serpenti. 10 Non mormorate, come mormorarono alcuni di loro, e caddero vittime dello sterminatore. 11 Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per nostro ammonimento, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi.
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In ultima analisi sono considerare due principi biblici: a)Il passaggio da una generazione all’altra: “di generazione in generazione la sua misericordia”. Vecchio e nuovo b)Continuità e discontinuità. Comunicazione/comunicabilità: Il cuore dei padri verso e figli
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Il filo conduttore è quello dell’obbedienza ad una parola autorevole, insieme anche alle molteplici sfide che una nuova situazione e nuove culture pongono al credente.
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PRIMA PARTE (capp.1-25) Prima sezione (capp.1-10) Riflessione generale sul censimento: Cfr. 2 Sam 24 e Lc. 2 Alcune osservazioni alla lettura del testo Capitolo 1 -“secondo i figli di Giacobbe”: continuità con la storia dei patriarchi e con la benedizione ad Abramo -“quanti potevano andare in guerra..” Si tratta pur sempre della conquista di una terra. Ma tutta la vita è una “battaglia2 -La tribù di Levi ha il ruolo di custodire l’ordinamento dell’accampamento
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Capitolo 2: l’ordine nell’accampamento e l’ordine di marcia. Fondamentale l’atteggiamento di obbedienza a Dio (34) Capitolo 3: ne viene indicato il compito: -Custodire “gli arredi della Tenda…” -v.14 vengono censiti i leviti e indicati i loro compiti -Essere segno del riscatto: i primogeniti degli ebrei furono salvati dall’angelo sterminatore … al loro posto ci sono i leviti. L’eccedenza è un’offerta in denaro Capitolo 4: vengono ancora identificati i gruppi dei leviti.
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Capitolo 5: sono contenute diverse leggi (l’impurità, la restituzione per la colpa commessa) e “l’ordalia della gelosia”, che riguarda un’antica pratica sulla quale si inserisce il rituale sacerdotale. Capitolo 6: il voto di Nazireato (cfr. la storia di Sansone e Giovanni Battista; cfr Gesù Mt2,23) (nazir consacrato; neser virgulto; nasur resto)
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Capitolo 7: -offerta dei carri per il trasferimento della tenda e degli arredi. -Offerta per la dedicazione dell’altare (Hannukà) Capitolo 8: -Le lampade per il candelabro -Offerta dei leviti per il servizio di Dio (8,9s)
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Capitolo 9: La Pasqua del deserto. -L’interesse sarà per gli ebrei della diaspora che non potevano andare a Gerusalemme e si trovavano in stato di “impurità” -La nube ricopre la Dimora Capitolo 10: Il suono delle trombe (teruah: grido di guerra) appartiene al rituale dell’Arca (2 Sam 6,15). Le tappe del deserto sono una marcia di guerra. Il rituale dell’Arca ha un posto importante nei combattimenti ( 1Sam.4,3 2 Sam11,11)
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LA BENEDIZIONE DI ARONNE La facoltà di benedire il popolo è presentata qui come una prerogativa che compete ai sacerdoti (cfr. Lv 9,22) e non ai re, come appare in due testi dove sono Davide (cfr. 2Sam 6,18) e Salomone (1Re 8,14.55-61) a benedire il popolo, o ai leviti (Dt 10,8 cfr. 21,5). 1. «Ti benedica il Signore e ti custodisca» (v. 24). La benedizione (berakah) è la parola efficace che conferisce benessere e felicità. Come conseguenza della benedizione divina si chiede a Dio di «custodire» (shamar) Israele. Questo verbo esprime non tanto la protezione di JHWH contro un immediato pericolo, ma soprattutto la sua premura per Israele in ogni momento della sua esistenza: da essa dipende per Israele la possibilità stessa di mantenersi in vita.
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2. «Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia» (v. 25). Il volto splendente di JHWH è un’immagine per indicare il sorriso con cui si rivolge al suo popolo. L'immagine del volto luminoso di Dio è frequente nei salmi (Sal 44,4; 89,16) anche come invocazione (Sal 31,17; 80,4.8.20; 119,135). Il sorriso di JHWH è auspicio di prosperità, di benevolenza e di protezione (cfr. Pr 16,15 dove si parla del re nei confronti dei suoi sudditi). La «grazia» consiste appunto nella benevolenza di Dio verso il suo popolo.
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3. «Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace» (v. 26). È segno di attenzione e di benevolenza, perché in caso contrario il popolo cade nella disperazione (cfr. Sal 30,8; 104,29; 44,25). La benevolenza e l'attenzione di Dio sono premessa del dono della «pace» (shalôm). 4. «Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò» (v. 27). Si conferma così la consegna ufficiale della formula ai sacerdoti i quali, pronunciando il nome di JHWH sugli israeliti, dichiarano la loro appartenenza a lui e si fanno mediatori della benedizione di Dio. Porre il nome di Dio sugli israeliti richiama il gesto concreto dell'imposizione delle mani, segno ordinario del conferimento di una benedizione.
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