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PubblicatoOttavio Carlini Modificato 8 anni fa
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Beati gli afflitti, perché saranno consolati
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Camminando lungo il sentiero ci potrà capitare di sentire la stanchezza e il passo più pesante. Allora qualcuno potrebbe dire: “Basta! Torno indietro! Perché dovrei andare oltre?”
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Ma poi ti guardi intorno e vedi la bellezza nascosta nelle pieghe di ciò che ti circonda, osservi la vetta della montagna e dici: “Un passo ancora!”. E sei arrivato ancora più su! Sperimenti la gioia profonda.
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Anche se abbiamo poca esperienza della vita, ci accorgiamo che c’è tanto dolore: famiglie in cui manca l’amore, la morte di una persona cara, un imprevisto che costringe a rinunciare a tanti sogni, c’è poi chi è triste e solo.
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Il mondo dice: “Scappa via da tutti questi che soffrono, per non soffrire anche tu!”.
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Gesù invece dice che proprio coloro che soffrono sono i beati, i preferiti, perché saranno consolati. Gesù stesso sulla croce, infatti, ha fatto suo ogni nostro dolore, tristezza, distacco, solitudine, lacrima per essere sempre con noi, anche nei momenti brutti e dirci: “Sono con te!”.
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Risorgendo, Gesù ci invita ad alzare lo sguardo e a scoprire che la vita vera ci attende nell’incontro definitivo con Dio Padre. Solo gli occhi che hanno pianto sanno cogliere la bellezza di Dio nascosta nelle sfumature d’ogni giorno.
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Noi chierichetti, allora, non vogliamo farci prendere in giro dal mondo, cercando solo quello che ci piace: perché sappiamo che la felicità vera è diversa dall’allegria di un momento, che poi passa.
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Dio ci consola e ci sostiene ogni istante della nostra vita; ascoltando la sua voce, ogni nostro passo diventa più deciso e sicuro. Se, invece, cerchiamo solo le gioie passeggere, quando si affaccia il dolore il nostro cuore è insensibile alla voce di Dio e anziché offrire a Lui il dolore ci chiudiamo nella disperazione e nell’infelicità.
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