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PubblicatoFaustino Russo Modificato 8 anni fa
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Intellettuali e tecnologia Una crisi lunga due secoli
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Definizione Sostantivo.m. e f. Chi fa un'attività in cui prevale il pensiero e, per estensione, chi esercita una professione che abbia attinenza con la cultura || fare l'i.; darsi arie da i., si dice di chi ostenta una presunta superiorità culturale
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Primo Levi I sommersi e i salvati (1986) C ita Jean Améry per contestarne la definizione di Intellettuale = persona con grandi competenze nel settore umanistico, con attitudini esclusive per il pensiero astratto e che non si interessa ai problemi concreti per i quali la scienza cerca spiegazioni col metodo sperimentale e se ne vanta. Per lui anche il matematico, il fisico, il chimico, il naturalista sono intellettuali.
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Si tratta di un pregiudizio che ha dominato per tutta l’epoca antica e medioevale fino al ventesimo secolo in base al quale il lavoro manuale o qualunque attività implichi l’interesse per il mondo materiale sarebbe “meccanica” cioè inferiore, subordinata rispetto al pensiero astratto. E’ un pregiudizio che ha dominato a lungo anche nella scuola, rafforzato dall’impostazione degli studi superiori prevista dalla riforma di Gentile, che Mussolini definì “La più fascista delle riforme”.
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A fronte di questo senso di superiorità, si è verificato il fatto che nella società moderna e contemporanea (si intendono gli ultimi due secoli) l’intellettuale “perde l’aureola” (Baudelaire), non si sente più utile e teme non solo la declassazione dal punto di vista sociale ma anche le conseguenze dell’importanza sempre crescente della tecnologia nella società.
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L’intellettuale prova sgomento di fronte al mondo che cambia Prova la sensazione di aver perso il controllo della situazione (sistema economico) Teme di essere declassato e di essere definitivamente lasciato indietro (internet, LIM) Può tuttavia avere l’opportunità di servirsi di nuovi strumenti anche se più “poveri.”
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E’ comunque possibile usare la tecnologia in modo consapevole, anche se non bisogna farsi illusioni che questo potrà cambiare immediatamente e radicalmente il mondo. (Calvino). Nella politica, come in tutto il resto della vita, per chi non è un balordo, contano quei due principi lì: non farsi mai troppe illusioni e non smettere di credere che ogni cosa che fai potrà servire.
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Si sceglie la prospettiva del rapporto con la tecnologia e col progresso scientifico per esaminare la crisi dell’intellettuale perché è l’aspetto della società contemporanea che lo fa sentire meno all’altezza.
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Il declassamento tra Romanticismo e Decadentismo In epoca romantica l’intellettuale si illude di poter cambiare la società in modo rapido e definitivo e viene deluso ( Involuzione della Rivoluzione, Foscolo…) E’ sgomento di fronte all’industrializzazione e ai progressi della scienza che lo emarginano e gli danno la sensazione che l’uomo abbia perso il senso dei suoi limiti (Mary Shelley –Frankenstein)
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Ha alcuni torti e alcune ragioni - si arrocca su posizioni arretrate per pigrizia mentale e per difendere i suoi privilegi; - segnala i pericoli insiti in una società concepita come una grande ingranaggio in cui il singolo individuo rappresenta una semplice rotella.
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La crisi economica e la scarsa capacità di controllo ricordano la situazione in cui la macchina sfugge di mano e schiavizza e poi fagocita l’uomo. Ricorda anche un treno in corsa che non si pujò fermare e che corre verso un destino inquietante. (Il segreto delle macchine – Kipling)
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Giovanni Pascoli Si rifugia nel “nido” delle relazioni familiari e nella contemplazione della natura per mettersi al riparo da una società in rapido cambiamento che lo spaventa con la sua violenza. http://www.tripadvisor.it/
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Pascoli in breve uso di oggetti naturali in funzione simbolica simbolo e come ispirazione per improvvise epifanie (fonosimbolismo) http://liceocuneo.it/~ipertesti/il-paesaggio-dell%27anima/La%20poetica%20di%20Pascoli.htm http://liceocuneo.it/~ipertesti/il-paesaggio-dell%27anima/Biografia%20di%20Pascoli.htm
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Il Futurismo I l Futurismo sostiene la distruzione acritica del passato e inneggia alla tecnologia come nuova forma di bellezza. La guerra e la violenza vengono esaltate come le modalità attraverso le quali una generazione di “superuomini” si affermerà ponendosi al di sopra di una società resa “grigia” dal “diluvio democratico”.* (D’Annunzio, Il Piacere) (Tato, sorvolando in spirale il Colosseo)
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Dal “Manifesto” del Futurismo Filippo Tommaso Marinetti (1909) NOI VOGLIAMO CANTARE l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità. 2. Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia. 3. La letteratura esaltò fino a oggi l'immobilità pensosa, l'estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno.
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4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo... Un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bella della Vittoria di Samotracia. 5. Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
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Dal “Manifesto” del Futurismo (1909) 11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole pei contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli
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Pirandello “I quaderni di Serafino Gubbio operatore” 1925 L’uomo è ridotto ad una macchina, è “senza qualità” E’ interessante l’ambientazione del romanzo nel mondo del cinema che Pirandello frequentò pur dichiarando di non amarlo.
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Argomentohttp://www.fermimn.gov.it/fermitutti/recensioni/archivio/narr_ita/analisi_gubbio.html Serafino Gubbio, giovane operatore alla Casa cinematografica "Kosmograph" è incuriosito da Varia Nestoroff, un'inquietante avventuriera russa, che, con la propria rapace e crudele personalità aveva distrutto la vita di Giorgio Mirelli, vecchia conoscenza di Serafino tradendolo con un certo Aldo Nuti e provocandone il suicidio. L'orrore del tragico evento allontana i due amanti, ma Aldo Nuti, diviso tra amore e odio per la donna (che intanto è divenuta prima attrice della Kosmograph), volendo riavvicinarla, si fa scritturare come attore dalla Casa cinematografica. Alla Kosmograph si prepara da tempo un nuovo film di soggetto indiano, La donna e la tigre, con una scena finale molto rischiosa, in cui un cacciatore dovrebbe affrontare senza alcuna protezione esterna una tigre reale. IAldo Nuti, seguito da Serafino Gubbio con la propria macchina da presa, entra in una grande gabbia; al "si gira", nella gabbia viene introdotta la tigre; Aldo Nuti imbraccia il fucile, ma rivolge la mira, attraverso uno spiraglio tra le sbarre, sulla Nestoroff che cade fulminata; la tigre si lancia su Nuti e lo sbrana prima di essere abbattuta. A Serafino, che con impassibile professionalità aveva ripreso la scena, la voce, per il terrore, "s'era spenta in gola, per sempre". Il film, per la morbosa curiosità suscitata dalla "volgare atrocità del dramma", si rivelò un successo e Serafino, ridotto a un "silenzio di cosa", pur acquisendo l'agiatezza continuò "- solo, muto e impassibile - a far l'operatore".
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Serafino Gubbio è l’intellettuale che rinuncia a svolgere un ruolo ideologico propositivo: è il nuovo intellettuale “senza qualità”: degradato alla pura mansione tecnica si trova ridotto ad un “silenzio di cosa” mentre le cose prendono il sopravvento sull’uomo
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Lo sgomento di fronte alla metropoli La metropoli moderna, percorsa dai tram elettrici, illuminata dalla luce elettrica, non esercita su Pirandello alcun fascino. La città è l’immagine del progresso che mira a rendere “facile e meccanica la vita” ma ciò “non ha nulla a che fare con la felicità”. (Luperini La letteratura come dialogo vol.3 pag.427 )
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L’idea della metropoli immensa e degradata è collegata all’idea della crisi di un’ intera civiltà che non riesce a dominare le sue creazioni. Esse si ingigantiscono e sfuggono al controllo, diventando vere e proprie degenerazioni di ciò che un tempo era al servizio dell’umanità: l’ambiente protetto e funzionale degli spazi urbani. La crisi economica fa pensare ad una prossima degenerazione del mondo occidentale fino a ridursi ad un proliferare di strutture che tentano di sopravvivere in modo caotico e disarticolato.
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Chi sono le macchine? Fritz Lang, nome completo Friedrich Christian Anton Lang ( 1890 – 1976), è stato un regista e sceneggiatore austriaco, noto soprattutto per i suoi lavori all’interno della scuola espressionista tedesca, dopo i quali si spostò a lavorare a Hollywood.
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Ben prima di George Orwell e del suo romanzo1984, Lang ipotizza un possibile 2026, esattamente 100 anni di distanza da quello di produzione del film, nel quale le divisioni classiste sembrano accentuarsi; negli sfavillanti grattacieli di Metropolis, infatti, vivono gli industriali, i manager, i ricchi e nel sottosuolo vivono gli operai confinati in un ghetto, di cui i ricchi sembrano neanche ricordarsi; il capo di tutto questo è l’imprenditore-dittatore John Fredersen (Alfred Abel), che vive in cima al grattacielo più alto, quello coi rostri come piste di atterraggio per aerei CWikipedia)
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Per sottomettere gli operai che vengono incitati alla rivolta proprio dal figlio del grande industriale-dominatore e da una donna che vuole migliorare la loro condizione (Maria), verrà creato un androide del tutto simile a Maria per indurlo a comportarsi crudelmente e screditarlo agli occhi degli operai.
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Il film si conclude col ritorno della vera Maria e un’improbabile riconciliazione tra gli operai e il padrone, finale che successivamente Lang ripudiò.
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Temi fondamentali: - la città mostruosa; - l’asservimento degli esseri umani alle macchine; - l’assimilazione dell’essere umano alla macchina (la costruzione dell’androide) - l’uomo è una macchina o è un essere libero?
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La macchina non è né buona né cattiva, dipende dalla volontà di chi la utilizza. L’uomo proietta sulla macchina il suo “cuore di tenebra”, la accusa di poter fare ciò che egli fa quotidianamente: commettere atti di violenza e sopraffare i più deboli. Per questa ragione la macchina viene assimilata alla belva feroce: come molti esseri umani è capace di furia cieca e devastatrice. L’uomo teme nella macchina quello che farebbe bene a tenere a freno in se stesso: l’impulso a prevaricare gli altri. Singolarmente, nella fantascienza, anche la figura dell’alieno è caricata degli stessi significati.
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Charlie Chaplin Tempi moderni (1936) L’incipit ripropone la trasformazione dell’uomo in macchina
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Blade Runner (Ridley Scott 1982 ) I l fiilm ripropone gli stessi temi di Metropolis ma storia meno politicizzata: Deckard è incaricato di eliminare alcuni androidi che si ribellano al loro destino di morire presto per scoprire di essere innamorato di una di loro e forse di essere lui stesso un androide (i diversi finali). Celebre il monologo in cui il capo dei ribelli sta per morire e fa capire di avere la stessa sensibilità degli esseri umani. Il film appartiene al filone cyberpunk
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Il monologo di Roy Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. [3] Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione... e ho visto i raggi B [4] balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. [5] E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire.
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Il replicante manifesta la paura di morire che hanno gli esseri umani A partire da Blade Runner, macchine e androidi hanno letteralmente invaso il cinema: se ne trovano nella saga di Guerre Stellari e di Alien, che ripropone il classico trio essere umano-bestia-macchina. Se un giorno esisteranno macchine in grado di percepire se stesse e di manifestare sentimenti, dovranno essere trattate come se fossero vive.
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La virtualità e i suoi incubi Questo è anche il tema di A. I. Intelligenza artificiale, realizzato nel 2001 da Steven Spielberg in base ad un progetto di Stanley Kubrik, il quale aveva trattato il tema del calcolatore-umano nel suo celebre cult “2001 Odissea nello Spazio”, in cui il conflitto con gli esseri umani si conclude con la sconfitta del computer che si spegne supplicando l’essere umano di non ucciderlo.
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A. I. è la storia (abbastanza strappalacrime) delle disgrazie di un bambino-androide maltrattato dagli esseri umani che alla fine del film muore. Ancora una volta l’androide del film nasconde situazioni di emarginazione del tutto umane.
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Matrix (1999) L’umanità è schiava delle macchine senza saperlo perché è prigioniera in un immenso utero artificiale attraverso il quale è connessa ad una neurosimulazione. interattiva. Artefici di questo stato di cose sono altre macchine che hanno prevalso sugli esseri umani al termine di una guerra.
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Alcune persone consapevoli della situazione lottano per liberarla. Al termine della trilogia avverrà una riconciliazione tra macchine ed esseri umani grazie al sacrificio di un personaggio carismatico (Neo) che lotterà per sconfiggere un nemico in grado di distruggerli tutti. In una delle scene conclusive, per rivolgersi e Neo le macchine assumono un volto umano.
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Molto numerosi sono i romanzi di fantascienza in cui è trattato il rapporto tra uomo e macchina e il tema dell’androide, basti pensare a Io, robot di Isaac Azimov, dal quale è stato tratto un film ancora una volta basato sulla persecuzione degli androidi ad opera degli esseri umani.
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