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PubblicatoSimona Spano Modificato 9 anni fa
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BE MIDBAR (2 parte) DAL CAP.11 AL CAP. 21,9
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ISRAELE DEVE RIFLETTERE SULLA PROPRIA STORIA Il deserto è la chiave di lettura della storia di Israele e del suo rapporto con Dio: Io SONO Adonai, che ti ha tratto fuori dall’Egitto Tu sei il mio popolo, la mia porzione scelta (santa) tra tutti i popoli Nel cammino verso la terra promessa a)Dio sta davanti (la nube) e sta al centro dell’accampamento b)Israele segue (cioè obbedisce) e si incontra con il suo Signore (culto)
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I PECCATI DI ISRAELE C’è una costante dentro le narrazioni dei peccati del deserto: il rimpianto dell’Egitto 1.I lamenti: -Tabera (incendio) -Kibrot-Taavà (le quaglie) 2. Contestazione di Aronne e Miriam contro Mosè (invidia)
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3. Gli esploratori della “Terra di Canaan” (capp.12- 13) (la paura) 4. Rivolta di Datan Core e Abiron: “la santità non appartiene a Mosè, ma a tutti” 5. Meribà: -Incredulità del popolo -Peccato di Mosè e Aronne e castigo
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6. I serpenti “brucianti” e il serpente di bronzo 7. Baalam e Baal –Peor (idolatria)* * (Lezione successiva)
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Caratteristiche dei peccati LAMENTO: alla lettera è trovare dei pretesti a)È scoppiato un incendio (Tabera) b)La noia di mangiare sempre e solo la manna (Kibrot – Taavà). Dio dona le quaglie
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INVIDIA (12,1-16) Maria e Aronne contro Mosè
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ESPLORAZIONE DELLA TERRA (capp.13-14) Mancanza di fiducia a cui è connessa “mettere alla prova Dio” (Tentare Dio)
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AUTORITA’ DI MOSE’: rivolta di Core, Datan Abiron. La santità appartiene a tutta la comunità L’esercizio del sacerdozio è per i figli di Aronne
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LITIGIO CON MOSE’ E CON DIO a MERIBA Anche Mosè e Aronne cadono nello stesso peccato di mancanza di fiducia
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SERPENTE DI BRONZO: il popolo non sopporta più la fatica del viaggio
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DIO SI RIVELA AL SUO POPOLO Dio che guida è al centro del suo popolo e nel momento in cui si scontra con il popolo si rivela anche. 1.“Il fuoco” è il segno della sua “santità” ma anche della sua gelosia (11,10) 2.L’intimità che ha con Mosè con il quale parla “bocca a bocca” e punisce con la lebbra Maria
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3. nell’esplorazione della terra, dove il popolo manca di fiducia, egli si dimostra come il Dio che compie grande prodigi 4. Il sacrificio per un voto, sale al cielo come profumo davanti a Dio con la triplice distinzione dei gesti: -Elevazione -Agitazione -Espiazione
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5. Con i riti di purificazione si rivela la santitò di Dio 6. Nel serpente di bronzo la potenza della sua parola
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MOSE’ a)E’ colui che intercede per il popolo (11,2) b)Egli ne sente tutto il peso e la responsabilità c)Egli è l’uomo di fiducia nella casa di Dio (Ebr. 3,1- 5) d)Nell’episodio dell’esplorazione intercede difendendo l’onore stesso di Dio e)Il peccato di Mosè: la solidarietà don il popolo f)Nel serpente di bronzo si pone al servizio di una parola potente: “quello che è strumento di morte diventa principio della vita”
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Numeri 21,4-9 4 Gli Israeliti si mossero dal monte Or per la via del Mar Rosso, per aggirare il territorio di Edom. Ma il popolo non sopportò il viaggio. 5 Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero». 6 Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì. 7 Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo. 8 Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». 9 Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.
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STRUTTURA DEL TESTO A)v.4-5: il popolo viene meno nell’animo a motivo del cammino/strada (lamento contro Dio e Mosè) A’) v. 7: Riconoscimento del peccato contro Dio e Mosè (pentimento) B) v. 6: Dio manda i serpenti brucianti (castigo) B’) v.8-9: Dio ordina di farsi un serpente e metterlo sopra l’asta (il castigo è fonte di vita) C) v.9 chi guarda resta in vita
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Bisogna considerare due testi dell’AT 2 Re 18,1-4:18 1 Nell’anno terzo di Osea, figlio di Ela, re d’Israele, divenne re Ezechia, figlio di Acaz, re di Giuda. 2 Quando egli divenne re, aveva venticinque anni; regnò ventinove anni a Gerusalemme. Sua madre si chiamava Abì, figlia di Zaccaria. 3 Fece ciò che è retto agli occhi del Signore, come aveva fatto Davide, suo padre. 4 Egli eliminò le alture e frantumò le stele, tagliò il palo sacro e fece a pezzi il serpente di bronzo, che aveva fatto Mosè; difatti fino a quel tempo gli Israeliti gli bruciavano incenso e lo chiamavano Necustàn. 5 Egli confidò nel Signore, Dio d’Israele.
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Sap.16,5s 5 Quando infatti li assalì il terribile furore delle bestie e venivano distrutti per i morsi di serpenti sinuosi, la tua collera non durò sino alla fine. 6 Per correzione furono turbati per breve tempo, ed ebbero un segno di salvezza a ricordo del precetto della tua legge. 7 Infatti chi si volgeva a guardarlo era salvato non per mezzo dell’oggetto che vedeva, ma da te, salvatore di tutti. 8 Anche in tal modo hai persuaso i nostri nemici che sei tu colui che libera da ogni male. 9 Essi infatti furono uccisi dai morsi di cavallette e mosconi, né si trovò un rimedio per la loro vita, meritando di essere puniti con tali mezzi. 10 Invece contro i tuoi figli neppure i denti di serpenti velenosi prevalsero, perché la tua misericordia venne loro incontro e li guarì. 11 Perché ricordassero le tue parole, venivano feriti ed erano subito guariti, per timore che, caduti in un profondo oblio, fossero esclusi dai tuoi benefici. 12 Non li guarì né un’erba né un unguento, ma la tua parola, o Signore, che tutto risana. 13 Tu infatti hai potere sulla vita e sulla morte, conduci alle porte del regno dei morti e fai risalire.
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Giovanni 3,14s. 14 E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15 perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. 16 Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17 Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18 Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
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