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Facoltà di Economia Università degli Studi di Parma Corso di Economia Industriale Cap. 2 Anno Accademico 2015-16.

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Presentazione sul tema: "Facoltà di Economia Università degli Studi di Parma Corso di Economia Industriale Cap. 2 Anno Accademico 2015-16."— Transcript della presentazione:

1 Facoltà di Economia Università degli Studi di Parma Corso di Economia Industriale
Cap. 2 Anno Accademico

2 Quesiti principali Cosa è e quali obiettivi persegue l’impresa?
Che relazione c’è tra costi e efficienza? Quali fattori influenzano le dimensioni dell’impresa?

3 L’impresa

4 Definizione di impresa
L’impresa è una organizzazione produttiva che trasforma input (fattori di produzione) in output (prodotti venduti sul mercato ad un dato prezzo).

5 Obiettivi dell’impresa
Massimizzazione dei profitti nel lungo periodo

6 Obiettivi dell’impresa
La massimizzazione dei profitti è una ipotesi di carattere descrittivo e di carattere prescrittivo

7 Obiettivi dell’impresa
La massimizzazione dei profitti è una ipotesi di carattere descrittivo e di carattere prescrittivo

8 Vincolo di efficienza L’impresa per max  deve:
vendere la quantità ottima (non max) produrre in condizioni di efficienza tecnica

9 Vincolo di efficienza L’impresa per max  deve:
vendere la quantità ottima (non max) produrre in condizioni di efficienza tecnica Efficienza tecnica: data una certa quantità di fattori di produzione, si dovrà max l’output utilizzando la tecnologia più avanzata disponibile in un dato momento

10 Ipotesi alternative Ipotesi manageriale (Marris)
Ipotesi evolutiva (Nelson e Winter) Ipotesi di x-inefficiency (Leibenstein)

11 Obiettivi dell’impresa Ipotesi Manageriale
Manager e azionisti hanno funzione di utilità diverse

12 Obiettivi dell’impresa Ipotesi Manageriale
Manager e azionisti hanno funzione di utilità diverse Il manager max status, remunerazione e stabilità dell’incarico

13 Obiettivi dell’impresa Ipotesi Manageriale
Manager e azionisti hanno funzione di utilità diverse Il manager max status, remunerazione e stabilità dell’incarico L’azionista max il rendimento azionario di breve periodo

14 Obiettivi dell’impresa Ipotesi Manageriale
Manager e azionisti hanno funzione di utilità diverse Il manager max status, remunerazione e stabilità dell’incarico L’azionista max il rendimento azionario di breve periodo L’azionista soffre di asimmetria informativa

15 Obiettivi dell’impresa Ipotesi Manageriale
Manager e azionisti hanno funzione di utilità diverse Il manager max status, remunerazione e stabilità dell’incarico L’azionista max il rendimento azionario di breve periodo L’azionista soffre di asimmetria informativa Il manager max la crescita sotto il vincolo di una reddititività media

16 Obiettivi dell’impresa Ipotesi evolutiva
L’impresa è il luogo di accumulazione di competenze tecnologiche e organizzative (tecnologia endogena)

17 Obiettivi dell’impresa Ipotesi evolutiva
L’impresa è il luogo di accumulazione di competenze tecnologiche e organizzative (tecnologia endogena) Il sapere societario è il principale fattore di efficienza

18 Obiettivi dell’impresa Ipotesi evolutiva
L’impresa è il luogo di accumulazione di competenze tecnologiche e organizzative (tecnologia endogena) Il sapere societario è il principale fattore di efficienza Nel breve periodo la max del profitto può essere in conflitto con lo sviluppo del sapere societario

19 Obiettivi dell’impresa Ipotesi evolutiva
L’impresa è il luogo di accumulazione di competenze tecnologiche e organizzative (tecnologia endogena) Il sapere societario è il principale fattore di efficienza Nel breve periodo la max del profitto può essere in conflitto con lo sviluppo del sapere societario Obiettivi di max del profitto di breve periodo possono essere sacrificati a vantaggi dell’accumulazione di sapere societario

20 Obiettivi dell’impresa Ipotesi di x-inefficiency
L’impresa come agente collettivo è soggetta a vincoli di razionalità limitata

21 Obiettivi dell’impresa Ipotesi di x-inefficiency
L’impresa come agente collettivo è soggetta a vincoli di razionalità limitata Le scelte tecnologiche, di mercato e organizzative non sono massimizzanti

22 Obiettivi dell’impresa Ipotesi di x-inefficiency
L’impresa come agente collettivo è soggetta a vincoli di razionalità limitata Le scelte tecnologiche, di mercato e organizzative non sono massimizzanti L’organizzazione interna non può essere perfettamente monitorata e quindi permangono margini di inefficienza

23 Obiettivi dell’impresa Ipotesi di x-inefficiency
L’impresa come agente collettivo è soggetta a vincoli di razionalità limitata Le scelte tecnologiche, di mercato e organizzative non sono massimizzanti L’organizzazione interna non può essere perfettamente monitorata e quindi permangono margini di inefficienza Il profitto non è massimo, ma workable (ragionevole)

24 Costi e efficienza dell’impresa

25 Motivazioni all’analisi dei costi
L’analisi dei costi è necessaria: per ottenere indicazioni operative relative alle scelte dei livelli e della composizione della produzione; per comprendere i vantaggi di entrata e di uscita da un settore per analizzare le forme di concorrenza presenti in un settore per individuare i vantaggi di specifiche politiche di concorrenza per prevedere gli effetti delle politiche industriali

26 Tipologia di base dei costi
Costi fissi (F) Costi variabili (VC) Costi totali (C) Costi marginali (MC)

27 Def. Costo fisso Un costo è fisso quando non varia al variare del livello di produzione (es. canone telefonia; affitto di un immobile; canone leasing di un macchinario; ecc.)

28 Def. Costo variabile Un costo è variabile se varia al variare del livello di produzione (es. materie prime; collegamento internet dial; semilavorati; ecc.)

29 Def. Costo totale Il costo totale è la somma dei costi fissi e variabili con riferimento ad un dato volume di output (q)

30 Def. Costo marginale Il costo marginale è l’incremento di costo derivante dalla produzione di una unità addizionale di output MC=dC(q)/dq

31 Costo irrecuperabile Quota dei costi fissi che non può essere recuperato se l’impresa cessa l’attività es: investimento pubblicitario; investimento in ricerca di mercato

32 Costi medi Costo variabile medio: rapporto tra costo variabile e quantità prodotta: AVC=VC(q)/q

33 Costi medi Costo variabile medio: rapporto tra costo variabile e quantità prodotta: AVC=VC(q)/q Costo fisso medio: rapporto tra costo fisso e quantità prodotta: AFC=F/q;

34 Costi medi Costo variabile medio: rapporto tra costo variabile e quantità prodotta: AVC=VC(q)/q Costo fisso medio: rapporto tra costo fisso e quantità prodotta: AFC=F/q; Costo medio: rapporto tra costo totale e quantità prodotta: AC=C(q)/q=AVC+AFC

35 Tipologie di costi C Q1=10 Q2=20 Q3=30 Q4=40

36 Tipologie di costi C AFC Q1=10 Q2=20 Q3=30 Q4=40

37 Tipologie di costi C AVC Q1=10 Q2=20 Q3=30 Q4=40

38 Tipologie di costi C AVC MC Q1=10 Q2=20 Q3=30 Q4=40

39 Tipologie di costi C AFC AVC MC Q1=10 Q2=20 Q3=30 Q4=40

40 Tipologie di costi C AFC AC AVC MC Q1=10 Q2=20 Q3=30 Q4=40

41 Precisazioni sui costi(controllare)
AVC<AC <=>AFC AFC<AC <=> AVC MC<=>AC <=>AVC

42 Costi medi e fungibilità/specializzazione degli impianti
Si immagini che il bene Y possa essere prodotto con due tecnologie: T1AC1= tecnologia fungibile T2AC2= tecnologia specializzata

43 Fungibilità e specializzazione degli impianti
q

44 Fungibilità e specializzazione degli impianti
q1 q4 q

45 Fungibilità e specializzazione degli impianti
AC1 q1 q4 q

46 Fungibilità e specializzazione degli impianti
AC2 AC1 q1 q4 q

47 Fungibilità e specializzazione degli impianti
AC2 AC1 q2 q3 q

48 Fungibilità e specializzazione degli impianti
AC2 AC1 q1 q2 q3 q4 q

49 Conclusioni In contesti ad elevata variabilità della domanda gli impianti fungibili tendono ad essere più efficienti di quelli specializzati

50 Breve e lungo periodo Per breve periodo si intende l’arco temporale durante il quale gli input di produzione sono dati. Ogni cambiamento nella combinazione degli input genera costi.

51 Breve e lungo periodo Per breve periodo si intende l’arco temporale durante il quale gli input di produzione sono dati. Ogni cambiamento nella combinazione degli input genera costi. I costi di modificazione della combinazione degli input vengono definiti costi di aggiustamento

52 Breve e lungo periodo Per breve periodo si intende l’arco temporale durante il quale gli input di produzione sono dati. Ogni cambiamento nella combinazione degli input genera costi. I costi di modificazione della combinazione degli input vengono definiti costi di aggiustamento Per lungo periodo si intende l’arco temporale durante il quale è possibile attuare cambiamenti negli input di produzione con costi di aggiustamento nulli

53 I costi medi nel breve e nel lungo periodo
Se l’impresa attua scelte razionali, il costo medio di lungo periodo (LRCA) risulta sempre uguale o inferiore al costo medio di breve periodo (SRAC)

54 Relazione tra curva LRAC e curve SRAC
Ne consegue che la curva dei LRAC è costituita dall’inviluppo delle curve di breve periodo, SRAC. La curva dei LRAC è costituita dall’insieme dei segmenti delle curve dei SRAC che consentono di produrre ai costi più bassi.

55 Curva di inviluppo C AC1 q

56 Curva di inviluppo C AC1 q

57 Curva di inviluppo C AC1 q

58 Curva di inviluppo C AC1 AC2 q

59 Curva di inviluppo C AC1 C1 C2 AC2 q

60 Curva di inviluppo C AC1 AC2 q

61 Curva di inviluppo C AC1 AC2 q

62 Curva di inviluppo C AC1 AC2 AC3 q

63 Curva di inviluppo C AC1 AC2 AC3 q

64 Curva di inviluppo C AC1 AC2 AC3 q

65 Curva di inviluppo C AC1 AC4 AC2 AC3 q

66 Curva di inviluppo C AC1 AC4 AC2 AC3 q

67 Curva di inviluppo C LRAC q

68 Costo opportunità Il costo opportunità di una azione (per es. investimento) è il rendimento che deriverebbe dall’impiego delle stesse risorse nella migliore alternativa disponibile. (es. acquistare o affittare una abitazione; lavoro autonomo o dipendente)

69 Economie di scala: Si registrano economie di scala quando i costi di produzione diminuiscono all’aumentare dei volumi di produzione

70 Economie e diseconomie di scala: Rendimenti crescenti
AC1 Q

71 Economie e diseconomie di scala: Rendimenti decrescenti
AC3 Q

72 Economie e diseconomie di scala: Rendimenti costanti
AC2 Q

73 Economie e diseconomie di scala: Rendimenti crescenti, costanti e decrescenti
AC3 AC2 AC1 Q

74 Economie e diseconomie di scala:
Q1 Q Q2 Q3 Q4

75 Economie e diseconomie di scala:
Rendimenti crescenti Q1 Q Q2 Q3 Q4

76 Economie e diseconomie di scala:
Rendimenti costanti Q1 Q Q2 Q3 Q4

77 Economie e diseconomie di scala:
Rendimenti decrescenti Q1 Q Q2 Q3 Q4

78 Origine delle economie di scala
Presenza di costi fissi Specializzazione delle funzioni Costi di riassetto Legge dei grandi numeri e costi delle scorte

79 Origine delle diseconomie di scala
Costi di trasporto delle materie prime (multilocalizzazione) Costi di distribuzione del prodotto finito Costi di approvigionamento di input specialistici (lavoro qualificato) Costi di controllo (coordinamento)

80 La scala efficiente minima
Livello di produzione al di sotto del quale i costi medi aumentano in modo significativo

81 Scala efficiente minima
Q1 Q2 Q

82 Scala efficiente minima
Mes Q1 Q2 Q

83 Fattori influenti sulla dimensione dell’impresa

84 Fattori influenti sul numero e la dimensione relativa delle imprese in un settore
1.Economie di scala (efficienza tecnica) (+) 2. Economie di specializzazione (-) 3. Economie di varietà (di scopo) (+) 4.Integrazione verticale (+) 5.Acquisizioni/fusioni (+)

85 25/04/2017 1) Economie di scala

86 25/04/2017 Economie di scala La presenza di economie di scala indica la possibilità di ottenere miglioramenti di efficienza attraverso l’aumento delle dimensioni

87 25/04/2017 Esempio: L’impresa 1 produce l’input α che è destinato al prodotto finito A. La quantità prodotta di α (funzione della domanda finale di A) è q1 con un costo pari a c1.

88 Economie e diseconomie di scala:
25/04/2017 Economie e diseconomie di scala: C C1 AC αtot Q α Q1

89 25/04/2017 La quantità q1 si trova nel tratto discendente di AC e quindi un aumento della produzione (delle dimensioni) determina un aumento di efficienza (riduzione dei costi).

90 Economie e diseconomie di scala:
25/04/2017 C AC αtot C Q α Q4

91 2) Economie di specializzazione

92 Def. Economie di specializzazione
L’economie di specializzazione hanno origine in incrementi di efficienza (riduzione dei costi) derivanti dall’ampliamento della divisione del lavoro tra le imprese.

93 Economie di specializzazione
L’impresa 1 produce il bene finale Y in quantità pari a x1. Per realizzare Y l’impresa 1 necessita di due input intermedi (A e B) che produce internamente (con costi ACa e ACb). La gestione dell’attività produttiva richiede inoltre costi di coordinamento pari a ACc.

94 Economie di specializzazione e integrazione verticale
ACa ACc ACb Q

95 Economie di specializzazione
ACa ACc ACb Q x1

96 Economie di specializzazione
In X1, input a è prodotto ad ACa Min, ma non l’input b. L’input b non è prodotto in modo efficiente. Per migliorare la propria competitività l’impresa può decidere di limitatre la produzione ad a. Le dimensioni diminuiscono

97 3) Economie di varietà (di scopo)

98 Economie di varietà (di scopo)
Si registrano economie di varietà quando produrre congiuntamente due o più beni determina vantaggi in termini di produttività o di efficienza es. processo di cracking

99 Economie di varietà (di scopo)

100 Economie di scopo (di varietà)

101 Economie di varietà (di scopo)

102 Economie di varietà (di scopo) Funzione di costo subadditiva
C(q) q2 q1

103 Economie di varietà (di scopo) Funzione di costo subadditiva
C(q) C(q1,0) q2 q’1 q1

104 Economie di varietà (di scopo) Funzione di costo subadditiva
C(q) C(0,q2) q’2 q2 q1

105 Economie di varietà (di scopo) Funzione di costo subadditiva
C(q) C(q1,0) C(0,q2) q’2 q2 q’1 q1

106 Economie di varietà (di scopo) Funzione di costo subadditiva
C(q) C(q1,0) C(0,q2) q’2 q2 q’1 q1

107 Economie di varietà (di scopo) Funzione di costo superadditiva
C(q) C(q1,0) C(0,q2) q’2 q2 q’1 q1

108 Economie di varietà (di scopo) Funzione di costo additiva
C(q) C(q1,0) C(0,q2) q’2 q2 q’1 q1

109 Origine delle economie di varietà
Economie tecniche di produzione congiunta Economie di varietà in senso proprio: a) presenza di risorse inoperose; b) risorse non soggette a vincoli di disponibilità Economie di varietà derivanti da esternalità

110 4) Integrazione verticale

111 Integrazione verticale
Impresa A (Y=100) F1 C=15 F2 C=30 F3 C=55

112 Integrazione verticale
Impresa B (Y=100) Impresa C Impresa D F1 C=15 F2 C=30 F3 C=55

113 Integrazione verticale
Impresa A (Y=100) Impresa B (Y=100) Impresa C Impresa D F1 F1 C=15 F2 F2 C=30 F3 F3 C=55

114 Integrazione verticale
Impresa A= (Y=100) = C(F1)+C(F2)+C(F3)=( )=100 Impresa A = C/Y=1

115 Integrazione verticale
Impresa A= (Y=100) = C(F1)+C(F2)+C(F3)=( )=100 Impresa A = C/Y=1 L’impresa A è verticalmente integrata

116 Def. Integrazione verticale
‘Quando un impresa produce internamente gli input del proprio processo produttivo , invece di acquistarli all’esterno, si dice che essa è integrata verticalmente’

117 Integrazione verticale
Impresa B=(Y=100) = (C(F1)=15) Impresa B =  C/Y=0,15

118 Integrazione verticale
Impresa B=(Y=100) = (C(F1)=15) Impresa B =  C/Y=0,15 L’impresa B presenta un basso grado di integrazione verticale

119 5) Acquisizioni e fusioni

120 Acquisizioni e fusioni
Acquisizione: quando l’impresa A acquisisce tutto il capitale dell’impresa B, o una sua parte Fusione: quando l’impresa A e l’impresa B si fondono per dare vita a una nuova impresa, C (tranne fusioni per incorporazioni), per cui A e B, come entità separate, scompaiono

121 Tipologie di acquisizioni
acquisizioni orizzontali acquisizioni verticali acquisizioni conglomerali

122 Acquisizioni orizzontali
L’impresa acquisita opera nello stesso settore dell’impresa acquirente o in settori strettamente correlati dal punto di vista tecnologico. Viene considerata acquisizione orizzontale anche il caso in cui l’impresa acquisita opera nello stesso settore, ma in un mercato geograficamente diverso da quello dell’acquirente;

123 Acquisizioni verticali
L’impresa acquisita produce o può produrre input necessari alla realizzazione del bene dell’impresa acquirente oppure si colloca in una fase produttiva a valle rispetto all’impresa acquirente;

124 Acquisizioni conglomerali
L’impresa acquisita opera in settori diversi da quello dell’acquirente

125 Motivazione delle acquisizioni
Miglioramento dell’efficienza Incremento del potere di mercato

126 Motivazioni di efficienza
 economie di scala (via specializzazione impianti e max capacità produttiva) Eliminazioni sovrapposizioni produttive Riduzione duplicazione sforzi R&S Eliminazione distorsione prezzi per potere di mercato operatore monopolista a valle o a monte (integrazione verticale) Riduzione costi di transazione elevati (investimenti specifici) Ottenimento di sinergie (raggiungimento economie di scopo)

127 Motivazioni di potere di mercato
a) l’impresa acquirente attraverso l’aumento delle quote di mercato controllate o l’eliminazione (diretta o indiretta) di un concorrente è in grado di modificare la forma del mercato in modo da poter praticare un prezzo superiore a quello iniziale; b) l’extraprofitto così conseguito è superiore al costo opportunità delle risorse impiegate nell’acquisizione.

128 Market for corporate control (Manne 1963; Jensen e Ruback 1983)
Un modello generale : Market for corporate control (Manne 1963; Jensen e Ruback 1983) Mercato di risorse manageriali in cui agiscono meccanismi selettivi tipici dei mercati concorrenziali. I manager più efficienti acquisiscono il controllo delle imprese condotte da manager meno efficienti, estromettendoli dalla gestione. Questo processo selettivo assicura agli azionisti un potere di controllo dei confronti dei manager.

129 L’Hp di market for corporate control evidenzia il rischio di essere oggetto di acquisizione e agisce come incentivo esogeno al contenimento dei costi di coordinamento.

130 Market for corporate control
x= f(D) con x= efficienza (tecnica; economica) dell’impresa D= efficienza delle risorse manageriali B=Beneficio atteso s=impresa acquisita r=impresa acquirente xs(Dr)=xs(Ds) Bs=0 Acquisizione No xs(Dr)>xs(Ds) Bs>0 Acquisizione Si

131 Prescrizioni a) Le imprese acquirenti dovrebbero presentare una redditività superiore alla media mentre le imprese target dovrebbero essere caratterizzate da efficienza/profittabilità inferiore alla media. b) Le imprese, dopo il trasferimento del controllo, dovrebbero essere gestite con un’efficienza maggiore rispetto a quanto avveniva nella fase pre-acquisizione.

132

133 Perché le ipotesi teoriche non trovano conferma empirica?
a) Costi informativi e di negoziazione non prevedibili ex ante

134 Perché le ipotesi teoriche non trovano conferma empirica?
a) Costi informativi e di negoziazione non prevedibili ex ante b) Effetti di misure anti-takeover

135 Perché le ipotesi teoriche non trovano conferma empirica?
a) Costi informativi e di negoziazione non prevedibili ex ante b) Effetti di misure anti-takeover c) Costi di integrazione (ipotesi evolutiva)

136 Perché le ipotesi teoriche non trovano conferma empirica?
a) Costi informativi e di negoziazione non prevedibili ex ante b) Effetti di misure anti-takeover c) Costi di integrazione (ipotesi evolutiva) d) Incertezza (hubris (Roll 1986))( errori di valutazione da parte dell’acquirente sulle performance potenziali dell’acquisita)

137 Perché le ipotesi teoriche non trovano conferma empirica?
e) Obiettivi Manageriali ( costruzione dell’impero (Mueller 1991))

138 Perché le ipotesi teoriche non trovano conferma empirica?
e) Obiettivi Manageriali ( costruzione dell’impero (Mueller 1991)) f) Obiettivi difensivi (le acquisizioni appaiono motivate da finalità di sopravvivenza nel lungo periodo piuttosto che da obiettivi di efficienza da conseguire il periodi più brevi)

139 Perché le ipotesi teoriche non trovano conferma empirica?
e) Obiettivi Manageriali ( costruzione dell’impero (Mueller 1991)) f) Obiettivi difensivi (le acquisizioni appaiono motivate da finalità di sopravvivenza nel lungo periodo piuttosto che da obiettivi di efficienza da conseguire in periodi più brevi) g) Acquisizioni educative (Teece 1986)

140 La questione dimensionale in Italia

141 La questione dimensionale
Fonte: Pagano e Schivardi 2003

142

143 La questione dimensionale .
Fonte: CSC 2009

144 La questione dimensionale .
Fonte: Brandolini e Bugamelli 2009

145 La questione dimensionale .
Fonte: Barba Navaretti et al. 2010

146 La questione dimensionale .
Fonte: Barba Navaretti et al. 2010

147 La questione dimensionale .
Fonte: Barba Navaretti et al. 2010

148 La questione dimensionale .

149 La questione dimensionale .
Fonte: Bartelsman et al. 2007

150 La questione dimensionale
Fonte: Bartelsman et al. 2003

151 La questione dimensionale .
Fonte: Bartelsman et al. 2007

152 La questione dimensionale .
Fonte: CSC 2009

153 La questione dimensionale .

154 Conclusioni Il fenomeno delle acquisizioni è spiegato da una pluralità di fattori (modelli multicausali) La minaccia di essere oggetto di acquisizione è un incentivo all’efficienza manageriale (min costi di coordinamento) La sua efficacia comunque non è assoluta

155 Principali temi/concetti analizzati
Obiettivi dell’impresa Costi e efficienza Dimensione dell’impresa Economie di scala Economie di specializzazione Economie di varietà Integrazione verticale Acquisizioni Motivazioni delle acquisizioni Minaccia di acquisizione e costi di controllo La questione dimensionale in Italia


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