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PubblicatoLeone Clemente Modificato 9 anni fa
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I FOCUS DEL RAPPORTO La deriva demografica, dove ci porta La famiglia italiana e le tante solitudini La domanda di servizi di assistenza generata dalle famiglie Valore economico e occupazione Servizi di assistenza e cura e sostenibilità della spesa Il potenziale di domanda ancora inespresso (per motivi economici) I confini del welfare familiare La deduzione delle spese: impatto economico, fiscale e occupazionale 2
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L’ITALIA AL 2030 Si allunga l’età media della popolazione di quasi 3 anni (47 nel 2030) La popolazione di 65 anni e oltre sarà il 26,3%. Oggi è il 21,7% I 65enni nel 2030 avranno davanti altri 20,7 anni se uomini; 24,5 anni se donne L’indice di dipendenza degli anziani raggiungerà quota 42,6. Oggi è 33,7 L’indice di vecchiaia sarà 207,1, contro l’attuale 157,7 3
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FAMIGLIE E PERSONE SOLE Un terzo delle famiglie italiane è costituito da persone sole L’incremento, in termini assoluti fra il 2011 e il 2014, è stato del 6,2% Le persone sole di 60 anni e più sono il 16,6% del totale, con un incremento del 7,9% nel periodo Le donne sole con almeno 60 anni sono il triplo degli uomini… …Ma gli uomini, fra il 2011 e il 2014, sono cresciti del 12,6% Il numero medio dei componenti delle famiglie si attesta a 2,3 Una famiglia su 10 è costituita da monogenitori 4
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LONGEVITA’ E QUALITA’ DELLA VITA Chi è nato nel 2012 ha davanti a sé circa 60 anni di vita in buona salute. Più gli uomini che le donne Fra il 2009 e il 2012 si sono guadagnati circa 2 anni Per i 65enni l’attesa di vita in buona salute è di circa 10 anni. Più al Centro- Nord che nel Mezzogiorno, con una differenza di più di 2 anni fra Centro e Mezzogiorno (uomini) 13 milioni, nel 2013, le persone che in Italia soffrono di limitazioni funzionali, invalidità o cronicità grave; il 54,7% è rappresentato da donne, il 61,1% da persone anziane Il fattore di genere (67%) e l’età anziana (82%) caratterizzano la condizione di particolare gravità delle limitazioni funzionali (3,1 milioni). Si aggiungono la residenza nel Sud e le cattive condizioni economiche 5
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LA DOMANDA DI SERVIZI DI ASSISTENZA L’8,3% delle famiglie italiane si avvale, nel 2015, di servizi di assistenza e collaborazione domestica. In termini assoluti: 2 milioni e 143mila famiglie Il 7,9% si avvale di una colf; per le famiglie che abitano nelle regioni centrali sale al 12,7%, nei comuni con oltre 250mila abitanti al 14,9%, se l’età del capofamiglia è di 65 anni e oltre si arriva al 9,4% La domanda di attività di assistenza per una persona anziana o non autosufficiente conferma il profilo della domanda di collaborazione domestica (Centro, 65+, oltre 250mila), si aggiungono single e coppie con un figlio 7,8 le ore settimanali acquistate dalle famiglie che hanno bisogno di servizi per la cura della casa Il reclutamento dei collaboratori avviene nel 94% dei casi attraverso amici e conoscenti 6
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LA DOMANDA DI SERVIZI DI ASSISTENZA 7 Numero di famiglie che ricorrono a un collaboratore domestico e/o assistenza ad anziano/disabile e/o baby sitter, 2003-2015 (v.a. e val. %) (*) dati stimati Fonte: elaborazione e stime Censis su dati Istat
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IL VALORE ECONOMICO DEI SERVIZI 8 Valore aggiunto ai prezzi base delle attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro per personale domestico (v.a. e val. %) Fonte: elaborazione e stime Censis su dati Istat
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GLI OCCUPATI COMPLESSIVI 9 Occupati interni delle attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro per personale domestico (v.a. e val. %) Fonte: elaborazione e stime Censis su dati Istat
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IL LAVORO IRREGOLARE 10 Lavoratori regolari e irregolari tra gli occupati interni delle attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro per personale domestico (v.a.) Fonte: elaborazione e stime Censis su dati Istat
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SOSTENIBILITA’ DELLA SPESA Il 91,6% delle famiglie che si rivolgono alle prestazioni di collaboratori domestici non riceve alcuna forma di sostegno Il 4,8% ha l’assegno di accompagno Il 3,6% ha usufruito di detrazioni fiscali Per il 10,1% dei nuclei familiari la spesa incide per il 30% e oltre sul reddito disponibile Quasi il 50% delle famiglie che utilizza i servizi domestici ha ridotto altre voci di spesa, ha intaccato i risparmi o si è indebitata per far fronte alle spese di assistenza/collaborazione domestica 11
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SOSTENIBILITA’ DELLA SPESA 12 Famiglie che per le difficoltà nel coprire col proprio reddito il costo del servizio, o la quota a loro carico, hanno intaccato consumi e risparmi, per area geografica e tipologia familiare (val. %) Fonte: indagine Censis, 2015
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IL POTENZIALE DI DOMANDA AGGIUNTIVA Fra le famiglie che non utilizzano i servizi di collaborazione domestica, il 12,1% avrebbe bisogno, ma non è in grado di sostenere il costo In termini assoluti si tratta di un bacino di domanda pari a 2,9 milioni di famiglie L’area della rinuncia per impossibilità di sostenere il costo è prevalente fra. – Le famiglie con reddito mensile fino a 1000 euro (23,3%) – Le famiglie residenti nei comuni con oltre 250mila abitanti (19,1%) – I single (17,8%) – Le famiglie il cui capofamiglia ha 65 anni o più (17,5%) – Le famiglie monogenitore (16,1%) 13
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IL POTENZIALE DI DOMANDA AGGIUNTIVA 14 Caratteristiche delle famiglie che, pur avendone bisogno, in più casi non utilizzano alcuno dei servizi forniti dai lavoratori a domicilio perché non in grado di sostenerne il costo (val. %) Fonte: indagine Censis, 2015
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DEDUZIONE DELLE SPESE E IMPATTO ECONOMICO, FISCALE, OCCUPAZIONALE – Attuare una deduzione delle spese a carico delle famiglie (contributi e oneri fiscali) consentirebbe: l’emersione di 340mila occupati irregolari occupazione aggiuntiva diretta per 104mila occupati – Il saldo fra costi aggiuntivi e benefici diretti legati a emersione e nuova occupazione porterebbe il costo a carico dello Stato a 675 milioni di euro (effetti diretti) – A lato degli effetti diretti, si produrrebbero anche effetti indiretti provenienti da nuova occupazione in altri settori, pari a 80mila occupati (con gettito fiscale e contributivo aggiuntivo) e gettito IVA da nuovi consumi delle famiglie, generati dalla disponibilità di reddito collegato alla deduzione – Il risultato finale degli effetti diretti e indiretti sarebbe pari a un costo per lo Stato di 72 milioni di euro (stima Censis, 2015) 15
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