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LA LUNA E I FALO’ Cesare Pavese
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Cesare Pavese Cesare Pavese nasce il 9 settembre 1908 a Santo Stefano Belbo località piemontese in cui è ambientato il romanzo. Studia a Torino dove si laurea in lettere, qui insegna per un breve periodo, poi quando sorge la casa editrice Einaudi ne diventa uno dei principali animatori e dirigenti. Nel 1935 viene arrestato per antifascismo e fu confinato a Brancaleone Calabro. Nel 1941 esce il romanzo breve “Paesi tuoi”, esordio narrativo di Pavese Dopo la guerra si apre, per Pavese, una stagione di febbrile produzione che porta alla pubblicazione di numerose opere tra cui “Dialoghi con Leuco’ “ probabilmente l’opera più cara a Pavese. Nel 1949 esce “La Bella Estate” che gli vale il Premio Strega Nel 1950 esce il romanzo in questione: “La luna e i falò” Appena quattro mesi dopo Cesare Pavese viene trovato morto suicida in una camera d’albergo a Torino con solo un’annotazione sulla prima pagina dei “Dialoghi con Leucò “ “Perdono tutti e a tutti chiedo perdono …”
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LA LUNA E I FALO’ Pavese ebbe la prima idea di scrivere il romanzo “La luna e i falò” nel luglio del Infatti in una lettera dello stesso anno scrive “Io sono come pazzo perché ho avuto una grande intuizione – quasi una mirabile visione (naturalmente di stalle, sudore, contadinotti, verderame e letame ecc.) su cui dovrei costruire una modesta Divina Commedia. Ci penso sopra, e tutti i giorni diminuisce la tensione – che alle visioni siano necessarie le Beatrici? Bah, si vedrà.” Fondamentale inoltre per la stesura del romanzo fu l’amico Pinolo Scaglione che fornì a Pavese le informazioni sulla vita contadina nel Belbo.
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Genere: Romanzo neorealista
Ambientazione: Langhe, regione piemontese racchiusa tra il corso del fiume Belbo e del Tanaro Trasposizione cinematografica: “La luna e i falò” ispirò il film del 1978 “Dalla nube alla Resistenza”
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Riassunto Il protagonista, un trovatello soprannominato Anguilla fa ritorno nei luoghi della sua infanzia dopo essere emigrato in America. Riaffiorano così, nella memoria, gli anni dell'infanzia e della giovinezza. Tra le persone che conosceva è rimasto solo Nuto, il compagno di un tempo, con cui vengono rivissute le vicende del passato e da cui verrà messo al corrente di tutti fatti accaduti nei suoi anni di assenza. Egli viene così informato delle sventure che hanno colpito le persone a lui care. Nel frattempo il protagonista ha conosciuto Cinto, un povero ragazzo storpio, che è costretto a subire i maltrattamenti del padre, il Valino. Questi, vittima della miseria e colpito da un'improvvisa crisi di follia, dà fuoco all'abitazione. Solo Cinto riesce a salvarsi che viene affidato alle cure di Nuto.
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Personaggi principali
Anguilla: è il protagonista e il narratore della vicenda. Risente moltissimo della sua esistenza da “bastardo”, priva di legami. Dopo aver trovato fortuna in America decide di tornare per cercare la propria identità e ricercare le proprie radici. Nuto: amico intimo di Anguilla e maestro di vita nel tempo dell’infanzia, rappresenta per il protagonista un’ideale di vita. Cinto: è un ragazzino con una malformazione alle gambe molto caro ad Anguilla che cercherà di essere per Cinto quello che Nuto è stato per lui. “Avrà avuto dieci in anni e vederlo su quell’aia era come vedere me stesso”
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Personaggi Secondari Padrino: la prima figura “paterna” per Anguilla. Sarà lui ad adottarlo Sor Matteo: lasciato dal Padrino, Anguilla troverà lavoro presso Sor Matteo come servitore. Silvia, Irene e Santa: sono le figlie di Sor Matteo a cui Anguilla è molto legato. Tutte e tre in tempo di guerra, per motivazioni diverse, vengono uccise. Sarà Nuto a raccontare ad Anguilla le loro vite.
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Tematiche Tema della solitudine Tema della ricerca di un’identità
Tema della morte Tema del mito americano (secondario)
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Tema della solitudine Il tema della solitudine è un tema esistenziale molto forte in Pavese che non riesce ad adattarsi fino in fondo all'ambiente cittadino e politico che lo circonda. La stessa sensazione di desolazione provata nell'enorme distesa dell'America porta Anguilla a ricercare le Langhe negli Stati Uniti stessi e non trovandole decide di ritornare. E’ una sensazione, quella della solitudine, che conosce anche Cinto. Egli è escluso dagli altri siccome risente di una malformazione alle gambe. Questo è ancora un punto di incontro tra Anguilla e Cinto
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Tema della ricerca di un’ identita’
Sarà la solitudine unito al sentimento di ricerca di radici e di identità a riportare Anguilla nelle Langhe. “…un paese vuol dire non essere mai soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo che anche quando non ci sei resta ad aspettarti. Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via”.
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Tema Della morte Tutte le persone legate all’infanzia di Anguilla, escluso Nuto, sono morte. Sarà con la morte della più piccola delle tre sorella, Santa, ad Anguilla molto cara, che il romanzo si conclude. “Nuto s'era seduto sul muretto e mi guardò col suo occhio testardo. Scosse il capo. - No, Santa no, - disse, - non la trovano. Una donna come lei non si poteva coprirla di terra e lasciarla così. Faceva ancora gola a troppi. Ci pensò Baracca. Fece tagliare tanto sarmento nella vigna e la coprimmo fin che bastò. Poi ci versammo la benzina e demmo fuoco. A mezzogiorno era tutta cenere. L'altr’anno c'era ancora il segno, come il letto di un falò.”
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Tema del mito americano
Nel dopoguerra il tema del mito americano era molto forte ed è forte anche in questo romanzo. Anguilla dopo aver fatto fortuna in America quando torna nelle Langhe è visto dagli abitanti di quelle zone con un misto di ammirazione, stupore ed invidia.
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Il titolo Il titolo “la luna e i falò” richiama le credenze della popolazione contadina, che, anche dopo anni, dopo la guerra, crede che il risultato positivo o negativo del raccolto sia determinato dalla posizione della luna e dai falò. Il protagonista, prima di partire, credeva a queste superstizioni, pensava e viveva come tutti i contadini del paese. Al suo ritorno a casa, dopo aver fatto fortuna oltreoceano, ormai cresciuto anche intellettualmente, non crede più in queste cose, ma si rende conto che la mentalità contadina non è affatto cambiata, credono ancora alle stesse superstizioni, si comportano ancora allo stesso modo, ma forse capisce anche che la sua vita perde di sapore e di significato senza “la luna” e i “falò”.
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Stile Tutta la vicenda si alterna tra il piano della contemporaneità e il piano del passato. Vi è una saldatura molto forte tra memoria e presente su cui si basa tutta la storia. Il romanzo è ricco di lunghi di flashback La lingua è semplice con l’utilizzo di termini provenienti dal dialetto piemontese. Lo stile è asciutto, rapido e netto
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Commento Secondo me la grandezza di Pavese in questo romanzo sta nell’aver dipinto una serie di personaggi molto profondi, nessuno di loro è banale o semplice, tutti sono caratterizzati psicologicamente e hanno una loro filosofia Anche Nuto nonostante creda ancora nelle superstizioni e nella potenza magica del rituale dei falò è da un certo punto di vista il più saggio tra gli abitanti delle Langhe, forse ancora più di Anguilla. Nuto faceva parte della resistenza, è un sognatore, vuole cambiare il mondo anche nel suo piccolo.
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Commento Altro punto fondamentale nella narrazione di Pavese e nella sua abilità sta nell’aver creato un insieme di personaggi con un unico scopo: la felicità. Lo scopo del romanzo è quello di fare emergere attraverso gli occhi e la cultura del protagonista come ogni uomo e ogni donna, cerchi una strategia per arrivare a soddisfare i propri bisogni interni, mettere a fuoco la propria esperienza e realizzare i propri sentimenti, cioè in una parola la felicità. Anguilla esplicita apertamente questo obiettivo quando dice: “Capii che Nuto aveva davvero ragione quando diceva che vivere in un buco o in un palazzo è lo stesso, che il sangue è rosso dappertutto, e tutti vogliono essere ricchi, innamorati, fa fortuna”.
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