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Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche Indicatori di Welfare Lucio Morettini Andrea Filippetti.

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Presentazione sul tema: "Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche Indicatori di Welfare Lucio Morettini Andrea Filippetti."— Transcript della presentazione:

1 Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche Indicatori di Welfare Lucio Morettini (l.morettini@ceris.cnr.it)l.morettini@ceris.cnr.it Andrea Filippetti (andrea.filippetti@cnr.it)andrea.filippetti@cnr.it a.a. 2014 - 2015

2 Politica pensionistica Pensione: prestazione pecuniaria prevista a fonte dei rischi di vecchiaia, invalidità e premorienza.

3 Tipologie di pensioni PrevidenzialeSocialeSicurezza sociale Vecchiaia Pensione di vecchiaia Pensione di anzianità Pensione socialePensione di base Premorienza Pensione di reversibilitàPensione indiretta Invalidità Invalidità previdenzialeInvalidità civile Tipologie di pensioni PrevidenzialeSocialeSicurezza sociale Vecchiaia Pensione di vecchiaia Pensione di anzianità Pensione socialePensione di base Premorienza Pensione di reversibilitàPensione indiretta Invalidità Invalidità previdenzialeInvalidità civile Politica pensionistica

4 Finanziamento delle pensioni: Finanziamento fiscale Pensioni sociali; Pensioni di sicurezza sociale; Finanziamento contributivo Pensioni previdenziali;

5 Politica pensionistica Finanziamento contributivo CapitalizzazioneRipartizione I contributi versati oggi pagano la tua prestazione previdenziale di domani I contributi versati oggi pagano la prestazione previdenziale dei pensionati di oggi P = pensione media MP = Monte pensioni N t = Numero di lavoratori nel periodo t e pensionati nel periodo t+1 N t+1 = Numero di lavoratori nel periodo t s = Aliquota contributiva i = Tasso di interesse del mercato h = Tasso di variazione della popolazione

6 Politica pensionistica Finanziamento contributivo - spiegazione estesa Nel sistema a capitalizzazione i lavoratori affidano i loro risparmi al mercato e in base all’andamento del mercato percepiscono pensioni più o meno alte. Il rischio dunque è interamente legato all’andamento dell’economia. Nel sistema a ripartizione i pensionati legano il livello della loro pensione al numero di soggetti che potrà pagare i contributi per finanziare il monte pensioni. Il rischio è che ci siano meno soggetti rispetto alla situazione precedente, quindi il rischio è legato a fattori demografici

7 Politica pensionistica Definizione del trattamento pensionistico Somma fissaSistema retributivoSistema contributivo L’ammontare della pensione è stabilito dal legislatore e non è legato al mondo del lavoro. L’ammontare della pensione è legato alla retribuzione media percepita dal lavoratore. L’ammontare della pensione è legato alla somma dei contributi versati dal lavoratore. P = pensione media R m = retribuzione media R n = retribuzione all’anno n n = numero di anni di lavoro/contribuzione r = aliquota di rendimento di un anno di retribuzione s = aliquota contributiva i = tasso di interesse del mercato

8 Politica pensionistica Definizione del trattamento pensionistico – spiegazione estesa Sistema retributivo: nel sistema retributivo la definizione del trattamento che il lavoratore percepirà è determinato da una quota del salario percepito. Ipotizziamo di avere un lavoratore tipo alla fine della sua vita lavorativa. La sua pensione sarà determinata della retribuzione media percepita in un periodo di tempo n (pari al numero di anni da considerare prima del momento della pensione, numero che dovrà essere compreso tra 1 e il numero totale di anni in cui il nostro soggetto ha lavorato). Per ognuno di questi anni di retribuzione la legge stabilirà anche una percentuale r di retribuzione che il lavoratore potrà portare con sé. Un esempio numerico chiarirà meglio il concetto: ipotizziamo che la legge preveda che vadano considerati gli ultimi 5 anni di attività lavorativa e che per ognuno di questi 5 anni il lavoratore possa conservare il 15% del reddito. Ipotizziamo ancora che negli ultimi 5 anni di attività un lavoratore abbia avuto una retribuzione pari a 100, 110, 120, 130, 140. La retribuzione media da prendere in considerazione sarà pari a (100+110+120+130+140)/5=120. La pensione sarà pari a: 120 ∙ 5 ∙ 0,15 = 90. Sistema contributivo: nel sistema contributivo la definizione del trattamento che il lavoratore percepirà è determinato dal cumulo dei contributi versati durante la sua carriera, aumentati dagli interessi. Ogni lavoratore sarà tenuto a versare una quota del suo stipendio par ad s < 1. Dunque ogni anno il lavoratore verserà nelle casse di un ente previdenziale una quota s ∙ R del suo stipendio, l’ente investirà questa quota di stipendio e pagherà un interesse i < 1 per ogni anno per cui ha «conservato» la quota di stipendio del lavoratore. Poiché le quote vengono versate in momenti differenti, ogni quota riceverà un interesse differente, proporzionato agli anni di giacenza nelle casse dell’ente. Per questo motivo, nell’ipotesi che la quota di contributi sia decisa dalla legge, la pensione del lavoratore sarà determinata dal numero di anni di lavoro (maggiori sono gli anni, maggiore è la pensione), dal livello della sua retribuzione nel corso del tempo (maggiore è la retribuzione, maggiori sono i contributi, maggiore è la pensione) e dal tasso di interesse pagato dall’ente presso cui sono depositati i contributi.

9 Politica pensionistica Le fasi della situazione italiana: Sistema a ripartizione con calcolo retributivo; Ampliamento delle tutela a tipologie di lavoratori diverse dai lavoratori dipendenti; Crisi del sistema a ripartizione ed introduzione dei sistemi integrativi; Introduzione e consolidamento del sistema contributivo.

10 Politica pensionistica Viene presentata la spesa per pensioni per il 2012, confrontando le diverse tipologie di spesa. Viene presento il numero di pensioni pagate nel corso del 2012, confrontando le diverse tipologie. La fonte dei dati è l’archivio Eurostat, l’Ufficio Statistico dell’Unione Europea. L’Eurostat presenta dati relativi a tutti i Paesi dell’Unione Europea a partire dal 2006. Per alcune serie di dati è possibile risalire anche a date più lontane nel tempo. Molti dati sono disponibili non solo per i Paesi ma anche per le regioni all’interno dei Paesi

11 Politica pensionistica Nel grafico viene rappresentato il rapporto della spesa pensionistica rispetto al PIL. L’indice indica il peso della spesa pensionistica sull’economia nazionale ed è ottenuto dal rapporto tra la spesa pensionistica in valore assoluto e il PIL in valore assoluto. Le due serie di dati utilizzate sono disponibili in sezioni differenti dell’archivio delle serie storiche dell’Istat, l’Istituto nazionale di statistica. Gli stessi dati sono disponibili anche per le macroregioni italiane.

12 Indicatori alternativi dell’importanza della spesa pensionistica Indice di beneficio relativo: spesa pensionistica media in rapporto al PIL pro capite; Tasso di pensionamento: quota di popolazione che percepisce una pensiona sul totale della popolazione residente; Politica pensionistica

13 La costruzione del presente indice è molto simile al precedente. Il denominatore del rapporto è rappresentato dal PIL pro capite, immediatamente disponibile nell’archivio delle serie storiche, mentre il denominatore si ottiene dividendo la spesa pensionistica utilizzata nell’indice precedente diviso per il numero di pensioni pagate. Tale numero è disponibile nell’archivio delle serie storiche nella stessa sezione della spesa pensionistica.

14 Politica pensionistica Il tasso si ottiene percentualizzando il numero di pensionati sulla popolazione residente. Il numero di pensionati è possibile ottenerlo dal numero di pensioni pagate ogni anno, la popolazione residente invece è calcolata normalmente come indicatore statistico standard. Nel grafico in questione, le serie di dati utilizzate sono state tratte da sezioni differenti dell’archivio delle serie storiche dell’Istat.

15 Politica pensionistica

16 Rischio economico; Con il termine rischio economico si intende il cambio delle condizioni di calcolo ed erogazione delle prestazioni previdenziali legate a mutamenti della situazione economica contingente al sistema previdenziale e si verifica quando, tenute ferme le fonti normative, c’è una discrepanza tra entrate ed uscite che dovranno essere coperte con un mutamento delle compenti economiche del sistema previdenziale. Tale rischio può ricadere sui lavoratori (aumento dei contributi da versare), sui pensionati (diminuzione delle pensioni percepite) o sullo Stato (copertura della differenza tra entrate ed uscite tramite trasferimento dalla fiscalità generale agli enti previdenziali).

17 Politica pensionistica Rischio economico; A A partire dai primi anni ’70 è stata praticata un apolitica inclusiva, volta a garantire una pensione a fette sempre più ampie della popolazione. Il sistema a ripartizione ha comportato un aumento della quota di contributi versati dai lavoratori che è rapidamente cresciuta (A). Il peso delle pensioni è stato progressivamente caricato sulle spalle dei lavoratori, ai quali è stato chiesto di versare una quota sempre più alta dei contributi per poter pagare le pensioni. L’aumento è andato avanti fino alla metà degli anni ’80, quando l’effetto è stato mitigato da un miglioramento delle condizioni economiche generali. A partire dalla fine degli anni 80 e per tutta la prima metà degli anni ‘90 questa quota è progressivamente diminuita (B) a seguito delle riforme del sistema pensionistico in senso contributivo. Il rischio economico è stato quindi spostato dai lavoratori allo stato e ai nuovi pensionati.

18 Politica pensionistica Rischio economico; Per costruire l’indice della precedente diapositiva è stato calcolato il rapporto tra la quantità di contributi versati e l’ammontare di reddito da lavoro dipendente prodotto annualmente in Italia. In questo modo si è calcolata quanta parte del reddito lordo annuo dei lavoratori è stato versato nelle casse degli enti previdenziali, calcolando in che misura i lavoratori hanno «sacrificato» il loro reddito per poter permettere il pagamento delle pensioni. Entrambi i valori sono disponibile nell’archivio delle serie storiche dell’Istat.

19 Politica pensionistica Rischio economico; Mentre nei primi anni ‘70 gli istituti previdenziali facevano registrare un avanzo di bilancio, nel corso dei decenni successivi si sono registrati costantemente dei lievi disavanzi. Questa situazione è stata dovuta al peggioramento del contesto economica generale, ma poiché il costo è stato per intero scaricato sui lavoratori, gli enti previdenziali hanno potuto mantenere in ordine i loro conti. A partire dagli anni ‘90 con le riforme del sistema pensionistico italiano il rischio economico è passato dai lavoratori agli enti previdenziali, che hanno registrato notevoli disavanzi di bilancio, e allo stato, che ha dovuto colmare tale disavanzo.

20 Politica pensionistica Rischio economico; Per costruire l’indice della precedente diapositiva è stato calcolata la differenza tra i contributi versati dai lavoratori per ogni anno e la somma delle prestazioni pagate. Successivamente questo numero, positivo o negativo che sia, è stato posto a rapporto con il totale delle pensioni pagate e ricalcolato in base cento in modo da ottenere una percentuale. È stato calcolato tale rapporto per rendere al meglio il confronto intertemporale, depurando i dati dall’inflazione e dall’accresciuto numero di pensionati che si sono via via sommati nel corso del tempo. Entrambi i valori sono disponibile nell’archivio delle serie storiche dell’Istat.

21 Politica pensionistica Rischio politico; Con il termine rischio politico si intende il cambio delle condizioni di calcolo ed erogazione delle prestazioni previdenziali legate a mutamenti strettamente connessi all’attività politica quali aggiustamenti di legge e riforme normative radicali.

22 Politica pensionistica Rischio politico;

23 Politica pensionistica Rischio politico; Nella precedente diapositiva è stato illustrata l’evoluzione della distribuzione delle pensioni tra i diversi regimi di liquidazione. Nel 1996, cioè a seguito della riforma Dini, esordisce una quota di pensioni calcolate con metodo contributivo o misto, tale quota continua a crescere nel corso del tempo subendo una accelerata nel 2000 e nel 2005 con riforme che hanno detassato la previdenza integrativa privata e aumentato l’età pensionabile, fino ad arrivare ad essere maggioranza negli ultimi anni a seguito della riforma Fornero. Gli indicatori presentati sono una elaborazione del numero di pensione per regime di liquidazione. Questi dati sono disponibili sull’archivio statistico dell’INPS. Il numero di nuovi pensionati non è costante nel corso degli anni ma per comodità di confronto abbiamo riportato a 100 il numero di nuovi pensionati al fine di individuare il peso relativo di ogni regime di liquidazione.

24 Politica pensionistica Rischio politico;

25 Politica pensionistica Rischio politico; Nella precedente diapositiva è stato illustrato l’andamento della pensione media mensile per tipologia di regime di liquidazione. Le pensioni che fanno riferimento al sistema retributivo sono ovviamente quelle più alte in media dato che il loro valore si aggancia ai valori degli ultimi anni di retribuzione, di solito i più remunerativi. A seguito della riforma Fornero che ha limitato fortemente il sistema retributivo, c’è stato un sorpasso da parte del sistema misto. Per quello che riguarda il sistema contributivo puro, oltre il balzo in avanti dovuto alla riforma Fornero, un piccolo aumento si registra anche a seguito della detassazione delle pensioni integrative fatta nel 2000. Il grafico riporta un confronto tra i valori assoluti delle pensioni medie pagate dall’Inps. Il dato è disponibile nell’archivio statistico dell’istituto.

26 Politica pensionistica Rischio politico;

27 Politica pensionistica Rischio politico; Uno degli scopi delle riforme delle pensioni è quello di limitare il numero di nuovi pensionati. Per verificare se le riforme sono state efficaci è presentato il numero di nuovi pensionati per anno. I dati sono presi sempre dall’archivio statistico dell’Inps. Si nota che la quota di pensionati calcolati con metodo retributivo tende a diminuire ma i maggiori decrementi si sono avuti nella seconda metà degli anni ‘90 e negli ultimi anni, cioè a seguito delle riforme che più di tutte hanno cambiato l’assetto delle politiche pensionistiche.

28 Politica pensionistica Rischio politico;

29 Politica pensionistica Rischio politico; Uno degli elementi di sostenibilità di un sistema pensionistico è dato dal numero di anni di vita che in probabilità sono assegnati ad ogni pensionato. Tanto più è alto questo numero di anni tanto più è alta la spesa prevista. Le diverse riforma hanno più volte spostato il limite dell’età minima di pensione allo scopo di aumentare l’età media dei pensionati. Tuttavia questo scopo non è stato pienamente raggiunto, anzi l’età media dei nuovi pensionati (così come mostrato nel grafico) è andata leggermente calando di anno in anno. Questo risultato è dovuto al clima di grande incertezza degli ultimi 20 anni che hanno spinto i lavoratori a cogliere ogni finestra di opportunità per andare in pensione invece di aspettare e magari rischiare di andare in contro a condizioni peggiori per l’uscita del mercato del lavoro. I dati sono presi sempre dall’archivio statistico dell’Inps.

30 Politica pensionistica Rischio demografico; Con il termine rischio demografico si intende il cambio delle condizioni di calcolo ed erogazione delle prestazioni previdenziali legate a mutamenti strettamente connessi con la struttura demografica della popolazione di riferimento, in particolare al rapporto tra numero di pensionati e numero di lavoratori che versano i contributi.

31 Politica pensionistica Rischio demografico; A

32 Politica pensionistica Rischio demografico;

33 Politica pensionistica Rischio demografico; Il migliore indicatore del rischio demografico è rappresentato dall’indice di dipendenza, che mostra la quota di popolazione in riferimento alla popolazione attiva.


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