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1 SISTEMI ORGANIZZATIVI COMPLESSI  Roma 3 dicembre 2015 Avviso:l’esonero di Mintzberg si terrà in questa aula il 14 dicembre alle 16.45. Dopo un ora quello.

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1 1 SISTEMI ORGANIZZATIVI COMPLESSI  Roma 3 dicembre 2015 Avviso:l’esonero di Mintzberg si terrà in questa aula il 14 dicembre alle 16.45. Dopo un ora quello relativo al Laboratorio Date esami 13 e 27 gennaio 18 febbraio 2016 E-mail: piera.rella@uniroma1.itpiera.rella@uniroma1.it Stanza B12 Via Salaria113, tel.: 06 49918446- ricevimento giovedì 11.30-13

2 2 Il lavoro in crisi. Cap.4 Alla ricerca del lavoro perduto

3 3 L’offensiva neo-liberista verso il lavoro comincia negli anni ‘80 La liberalizzazione dell’economia si estende al mercato del lavoro → diminuiscono le tutele di tipo sociale ed economico  Le imprese comprimono i salari per evitare la spirale inflazionistica salari/prezzi. Cercano di aumentare la produttività → senza far crescere l’occupazione o diminuendo negli Usa i salari nelle nuove attività ↓ Insieme ai politici indeboliscono il sindacato

4 4 Nuova strategia delle classi politiche di subordinazione al mercato  1981 Reagan reprime lo sciopero dei controllori di volo, licenziando chi non si piega  1985 Thatcher sconfigge il sindacato dei minatori,nonostante uno sciopero di 11 mesi  9-10 giugno 1985 sconfitta del Pci al referendum per abolire la norma che tagliava i punti di scala mobile (strumento per adeguare il salario all’inflazione)

5 5 Svolta nel capitalismo negli anni ‘80 Nuovo Capitalismo 1.Post-industriale 2.Post fordista 3.Qualità totale 4.Della conoscenza Effetti sul mercato del lavoro 1.La classe operaia non è più centrale 2.Vacilla la mediazione tra capitale e lavoro dello stato sociale 3.La qualità del lavoro migliora per una parte di operai ma si indebolisce il sindacato 4.Nuove professionalità? nuovo lavoro indipendente?

6 6 ambiguità del lavoro flessibile  Flessibilità ha alcuni aspetti a favore di chi lavora e altri a favore del datore di lavoro (es. flessibilità dell’orario possibilità di entrare un‘ora dopo/possibilità di obbligare al lavoro festivo)  Negli anni ’70 si erano analizzati vantaggi e limiti del part time per le donne. Modo per accedere al mercato del lavoro o trappola di un lavoro dove sono escluse le possibilità di carriera?  Dibattito sopito dall’esplosione del part time involontario

7 7 Lavoro creativo e lavoro servile Nelle città globali abitano  Lavoratori della conoscenza anticonformisti, ma non antagonisti che hanno bisogno di molto  Lavoro poco qualificato nei servizi: chi prepara il cibo, fa pulizie cura casa, bambini anziani  In mezzo un ceto medio impaurito: l’uomo flessibile (Sennet) che cerca di adattarsi a cambiamenti di lavoro, ha paura di perderlo e cerca di tenere separati vita e lavoro Tutto ciò sembra ineluttabile, ma anche il non intervento (spinto dall’ideologia neo liberista) è una scelta politica

8 8 Plasticità o precarietà del lavoro? La flessibilità sempre più senza limiti sfocia nella precarietà  Precario = nel diritto romano: ciò che si ottiene per preghiera ≠ dal lavoro che da dignità, un lavoro precario incide sulla condizione di vita  Come la precarietà, la flessibilità attuale va rifiutata.  Quando vogliamo fare riferimento alla capacità degli individui di trasformare abitudini ricevute è meglio usare il termine psicologico di plasticità (Possenti)

9 9 dalla trappola della precarietà a quella della disoccupazione?  Gli unici lavori che aumentano anche se di poco durante la crisi a livello globale sono temporanei e/o part time (ILO, 2012). → Al contrario del part time il lavoro temporaneo non può essere scelto e rinvia la transizione dei giovani ad un lavoro dignitoso  Nel 2014 l’ILO indica il rischio di una ripresa economica senza lavoro → mancano 42 mln di posti di lavoro. Che fare? riforma del sistema finanziario che faciliti gli investimenti, retribuzioni almeno corrispondenti agli aumenti di produttività, riduzione della povertà e della vulnerabilità del lavoro informale o sommerso

10 10 Le specificità italiane del lavoro precario prima della crisi  1984 contratto d’inserimento per i giovani e contratto di solidarietà  1997 Pacchetto Treu: part time verticale e ciclico oltre a quello orizzontale; lavoro interinale; contratto di formazione lavoro  Legge 30 del 2003 va oltre il Libro bianco di Biagi, che voleva modificare alcune storture: Co.co.pro al posto dei co.co.co, contratto di somministrazione al posto di lavoro interinale.  La legge delega “Maroni” prevede un eccessivo numero di tipologie contrattuali, poco utilizzate e non dà coperture assistenziali al lavoro parasubordinato, poi introdotte col protocollo del welfare di Prodi 2007

11 11 Obiettivi delle riforme del mercato del lavoro  andare incontro alle imprese che secondo il “Jobs study” dell’Ocse (1994) non assumono per difficoltà a licenziare  Applicare il modello della flexicurity europeo, funzionante in paesi come la Danimarca in cui lo stato offre ai disoccupati buoni servizi per l’impiego e sostegni al reddito

12 12 Il mercato del lavoro durante la crisi  Riforma Fornero (l.92/2012), ispirata alla flexsicurity cerca di rendere più onerosi i contratti non stabili e di favorire l’apprendistato come prevalente contratto d’inserimento, come fa anche  I° decreto Poletti (2014), che elimina i limiti della Fornero alla reiterazione contratti a tempo determinato (rimane solo il limite massimo di 36 mesi), alzando al 20% la presenza di TD in organico

13 13 Altre riforme del governo Renzi  Tentativo di utilizzare Garanzia giovani per avviare un modello centralizzato di servizi per l’impiego  2° Decreto Poletti: sgravio dei contributi per 2 anni a chi assume con il contratto a tutele crescenti (molto oneroso per lo stato) e eliminazione della tutela dell’art.18 dello Statuto dei lavoratori (1970) che prevedeva il reintegro nel posto di lavoro

14 14 Le trasformazioni del mercato del lavoro in Italia  Prima della crisi l’introduzione di forme di lavoro atipico avevano fatto aumentare i tassi di occupazione, ma non avevano scalfito gli aspetti strutturali della disoccupazione e dell’inattività più presenti al Sud, tra i giovani e le donne, né le caratteristiche di un eccesso di lavoro autonomo tradizionale, mentre aumenta il lavoro parasubordinato, un altro modo per pagare meno il lavoro dipendente  Con la crisi i precari sono i primi ad essere licenziati ed aumenta il part time

15 15 Tab4.1 Occupazione dipendente non-standard in Italia nel 2001 e 2013 e variazioni % 2008-2013 % sull’occupazione totale variazioni percentuali 20012013var.% 2008- 2013 occupazionepart-timeparzialmente standard Maschi3,55,743.1 Femmine16,625,816,8 totale (v.a)8,414,3 (3.163)18,1 occupazionetemporaneaatipicadi cui: collabatipicadi cui: collab. Maschi8,310,11,3-1,8-13,6 Femmine11,913,82,2-10.6-21,3 totale9,811,6(2.611)1,7 (382)-6,8-19,9 Fonte: per il 2001 Commissione europea, Employment in Europe 2002, per gli altri anni Istat,Rilevazione sulle forze di lavoro (Rapporto annuale, 2014)

16 16 Il tempo determinato è l’unico contratto atipico in crescita  In teoria il migliore (offre le stesse tutele previdenziali, ferie, malattia etc dell’indeterminato)  In pratica no se si tratta per il 63% di contratti inferiori ai 3 mesi  Di part time non scelto  Mentre l’apprendistato non riesce a decollare come forma di inserimento nel lavoro

17 17 Dalla precarietà allo scoraggiamento  Dal precariato è sempre più difficile uscire durante la crisi, come mostrano analisi longitudinali come quella del Cnel che evidenzia anche la strana categoria dei “silenti” persone che non lavorano, non hanno una pensione o un sussidio di disoccupazione → non sono morti→ sono 1 lavoratore su 5 di quelli entrati a TD 5 anni prima↓ occupati irregolari o tanto scoraggiati da non cercare neppure più il lavoro?

18 18 Tab.4.2 La situazione dei lavoratori dipendenti entrati con contratto a tempo determinato nel 2000 e 2005 dopo 5 anni (in % su coorte iniziale) Dopo 5 anni Tempo determinat o Tempo indeterminat o Altro tipo di contratto Lavorator i autonomi Lavoratori parasubordinat i Lavorator i attivi Silenti* entrati nel 2000-posizione nel 2005 Totale17.441.72.43.73.575.421.8 Maschi14.245.52.44.92.975.721.0 Femmine20.737.72.42.54.275.1 22.5 Fino 29 anni15.748.01.83.94.178.919.8 30 anni e oltre 20.031.73.33.52.669.824.8 entrati nel 2005-posizione nel 2010 Totale19.035.23.43.23.370.425.6 Maschi16.836.63.14.33.069.425.2 Femmine21.0 33.8 3.7 2.33.671.325.9 Fino a 29 anni19.440.72.63.14.175.123.9 30 anni e +18.629.84.13.42.665.927.2 Fonte: Cnel (2012): elaborazioni REF Ricerche su dati Ministero del Lavoro, Rapporto sulla coesione sociale.

19 19 Le differenze tra le 2 “generazioni”  La generazione di chi è entrato nel m.d.l. nel 2000 se la cava meglio di chi è entrato nel 2005  I trentenni finiscono di più tra i silenti  Le donne più degli uomini, ma le differenze di genere si attenuano con la crisi Un confronto più recente fa vedere come la precarietà diventa sempre più strutturale

20 20 Fig. 4.3 Permanenze e transizioni dall’occupazione atipica dei giovani 15-34 anni: flussi in uscita dall’occupazione atipica 2007-2013

21 21 Attenzione alle definizioni di disoccupato  La definizione Ocse ufficiale è molto restrittiva  Disoccupato è chi ha fatto almeno una azione di ricerca di lavoro nel mese precedente l’intervista  Altrove si chiede la disponibilità a lavorare o a passare la part time al full time che comunque indica che c’è uno spreco di risorse umane

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23 23 Rischi legati alla vulnerabilità Oltre al lavoro precario  Lavoro sotto-inquadrato (24% della forza lavoro)  Lavoro grigio (tipo contratto part time e orario full time)  Lavoro nero (senza contratto) legato all’economia sommersa stimata tra il 15 e il 27% includendo quella criminale

24 24 In conclusione negli ultimi 15-20 anni vi è stata una  Sistematica politica di demolizione dei diritti e della difesa delle classi più deboli applicando la ricetta “meno stato e più mercato” anche durante la crisi  Effetti non solo di aumento della disoccupazione e della scarsa qualità del lavoro, ma anche di peggioramento delle condizioni di vita  Anche perché la flexicurity prevede uno stato sociale che non c’è mai stato in italia

25 25 Conclusioni “Nella corsa alla ricchezza, agli onori e all’ascesa sociale, ognuno può correre con tutte le proprie forze, per superare tutti gli altri concorrenti. Ma se si facesse strada a gomitate o spingesse per terra uno dei suoi avversari, l’indulgenza degli spettatori avrebbe termine del tutto”. (Adam Smith, Economia dei sentimenti ) “Il lavoro dovrebbe essere una grande gioia ed è ancora per molti tormento, tormento di non averlo, tormento di avere un lavoro che non serva, non giovi a un nobile scopo”. (Adriano Olivetti, Discorso alle maestranze, Ivrea 24 dicembre 1955 )

26 26 Cosa ci dicono Smith e Olivetti Il neoliberismo ha poco a che vedere col pensiero liberale di Smith che non vuole ignorare l’etica. Olivetti in un Italia povera e con alta disoccupazione si pone il problema della dignità del lavoro, anche povero ma utile socialmente

27 27 Il filo rosso del libro Si parte dalla crisi del capitalismo industriale in Occidente in conseguenza della globalizzazione (cap.1), Si analizza le specificità di tale crisi in Italia (cap.2), E le conseguenze in termini di trasformazione sociale (cap.3) per arrivare ad analizzare la crisi del lavoro: il lavoro che manca, si precarizza ed è sempre di minor qualità (cap.4 e 5)

28 28 Tra indebitamento pubblico e austerity  L’indebitamento pubblico dell’Italia non deriva solo dalla crisi, ma dal clientelismo, da una cultura che giustifica l’evasione fiscale dall’irresponsabilità delle classi dirigenti incapaci di salvaguardare un patrimonio industriale non indifferente, di favorire l’innovazione tecnologica, di fare nuovi investimenti

29 29 Che fare?  Continuare a deregolamentare il lavoro non serve  Vanno riformati i servizi per l’impiego, per i quali spendiamo troppo poco, ma non basta  Dare incentivi a pioggia nemmeno  Vanno fatti investimenti per migliorare la qualità dei settori produttivi, ma anche la qualità della vita  Bisogna forse andare oltre il welfare, perseguire un nuovo sviluppo basato sulla cooperazione (Mazzetti)  Va riformata la finanza internazionale, ma soprattutto va riscoperta la superiorità del noi rispetto all’opportunismo individuale (Becchetti)  Ma chi può fare tutto ciò? Per Touraine partiti e sindacati non bastano ci vogliono movimenti della società civile che pensano ai diritti di tutti e alla salvaguardia dell’ambiente


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