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Tracce di memoria letteraria. Non si può dire che Napoleone non abbia lasciato, soprattutto in Italia, nel bene e nel male, una grande eredità. Vorrei.

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Presentazione sul tema: "Tracce di memoria letteraria. Non si può dire che Napoleone non abbia lasciato, soprattutto in Italia, nel bene e nel male, una grande eredità. Vorrei."— Transcript della presentazione:

1 Tracce di memoria letteraria

2 Non si può dire che Napoleone non abbia lasciato, soprattutto in Italia, nel bene e nel male, una grande eredità. Vorrei rivolgere la vostra attenzione alla nascita, o forse rinascita, del valore di patria negli Italiani. Seppur convinto che il mondo sia la patria di ognuno, non disdegno l’importanza offerta dal senso d’appartenenza ad una nazione che oggi, come ieri, attraversa momenti buii e desiderosi di riscatto.

3 Collegamento file All’Italia di G. Leopardi Collegamento file

4 ALLA CITTÀ DI REGGIO. A voi, che primi veri italiani, liberi cittadini vi siete mostrati, e con esempio magnanimo scuoteste l'Italia già sonnacchiosa, a voi dedico, che a voi spetta, quest'Oda ch'io su libera cetra osai sciogliere al nostro Liberatore. Giovane, qual mi son io, nato in Grecia, educato fra Dalmati, e balbettante da soli quattr'anni in Italia, nè dovea, nè poteva cantare ad uomini liberi ed Italiani. Ma l’alto genio di Libertà che m’infiamma, e che mi rende Uomo Libero, e Cittadino di patria non in sorte toccata ma eletta, mi dà i diritti dell'Italiano e mi presta repubblicana energia, ond'io alzato su me medesimo canto BONAPARTE LIBERATORE, e consacro i miei Canti alla città animatrice d'Italia. NICCOLÒ UGO FOSCOLO.

5 […]A egregie cose il forte animo accendono l'urne de' forti, o Pindemonte; e bella e santa fanno al peregrin la terra che le ricetta. Io quando il monumento vidi ove posa il corpo di quel grande che temprando lo scettro a' regnatori gli allòr ne sfronda, ed alle genti svela di che lagrime grondi e di che sangue; e l'arca di colui che nuovo Olimpo alzò in Roma a' Celesti; e di chi vide sotto l'etereo padiglion rotarsi piú mondi, e il Sole irradïarli immoto, onde all'Anglo che tanta ala vi stese sgombrò primo le vie del firmamento: Le tombe dei grandi uomini infiammano gli animi nobili a compiere grandi azioni, o Pindemonte; rendono bella e sacra allo straniero la terra che le accoglie…

6 - Te beata, gridai, per le felici aure pregne di vita, e pe' lavacri che da' suoi gioghi a te versa Apennino! Lieta dell'aer tuo veste la Luna di luce limpidissima i tuoi colli per vendemmia festanti, e le convalli popolate di case e d'oliveti mille di fiori al ciel mandano incensi: e tu prima, Firenze, udivi il carme che allegrò l'ira al Ghibellin fuggiasco […] Lode di Firenze che per prima accolse il canto di Dante che, da guelfo, fu costretto a lasciare la sua città come un nemico della patria.

7 ma piú beata che in un tempio accolte serbi l'itale glorie, uniche forse da che le mal vietate Alpi e l'alterna onnipotenza delle umane sorti armi e sostanze t' invadeano ed are e patria e, tranne la memoria, tutto[…]. Ma soprattutto sei beata perché conservi in una chiesa le glorie italiane, le uniche rimaste all’Italia da quando i confini delle Alpi mal difese e l’alterna fortuna hanno fatto sì che gli stranieri la spogliassero di tutto tranne che della memoria.


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