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PubblicatoGasparo Bianco Modificato 10 anni fa
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I LUSSURIOSI In vita furono travolti dalla passione amorosa, ora sono trascinati dalla bufera. (pena per contrasto secondo la legge del contrappasso).
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‘’Ell’ è Semiramìs, di cui si legge che succedette a Nino e fu sua sposa: tenne la terra che 'l Soldan corregge. L'altra è colei che s'ancise amorosa, e ruppe fede al cener di Sicheo; poi è Cleopatràs lussurïosa Elena vedi, per cui tanto reo tempo si volse[…]’’
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PAOLO E FRANCESCA Andando avanti Dante è attirato da due anime diverse dalle altre. Vengono trasportate dal vento insieme,tanto è forte il loro amore. Sono Paolo Malatesta e Francesca da Rimini. Francesca era inizialmente sposata con il fratello di Paolo,ma quest’ultimo e lei non riuscirono a resistere al loro amore. Il marito di Francesca,come per punirli,li uccise.
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‘’Quali colombe dal disio chiamate con l'ali alzate e ferme al dolce nido volan per l'aer, dal voler portate;
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cotali uscir della schiera ov' è Dido, a noi venendo per l'aer maligno, sì forte fu l'affettuoso grido.
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«O animal grazioso e benigno che visitando vai per l'aer perso noi che tignemmo il mondo di sanguigno,
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se fosse amico il re de l'universo, noi pregheremmo lui de la tua pace, poi che hai pietà del nostro mal perverso.
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Di quel che udire e che parlar vi piace, noi udiremo e parleremo a vui, mentre che il vento, come fa, ci tace.
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Siede la terra dove nata fui su la marina dove il Po discende per aver pace co' seguaci sui.
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Amor, che al cor gentil ratto s'apprende, prese costui della bella persona che mi fu tolta; e il modo ancor m'offende. Amor, che a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m'abbandona.
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Amor condusse noi ad una morte. Caina attende chi a vita ci spense»
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Poi mi rivolsi a loro e parla' io, e cominciai: «Francesca, i tuoi martìri a lagrimar mi fanno triste e pio. Ma dimmi: al tempo de’ dolci sospiri, a che e come concedette amore che conosceste i dubbiosi desiri?».
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E quella a me: «Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria; e ciò sa il tuo dottore. Ma se a conoscer la prima radice del nostro amor tu hai cotanto affetto, farò come colui che piange e dice.
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Noi leggevamo un giorno per diletto di Lancilotto come amor lo strinse; soli eravamo e sanza alcun sospetto.
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Per più fïate li occhi ci sospinse quella lettura, e scolorocci il viso; ma solo un punto fu quel che ci vinse.
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Quando leggemmo il disiato riso esser baciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fia diviso, la bocca mi baciò tutto tremante. Galeotto fu il libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante».
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Mentre che l'uno spirto questo disse, l'altro piangea; sì che di pietade io venni men così com' io morisse. E caddi come corpo morto cade.’’
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A cura di Emiliano Fortuna Francesca D’Addeo
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