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PubblicatoLucio Rossi Modificato 9 anni fa
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Sintesi lavori della Sessione 5 Le politiche e i servizi per l’accoglienza Un decennio di contrasto alla istituzionalizzazione di bambini e adolescenti
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Il percorso fatto fin qui Dieci anni di lavoro notevole, importante, ricco, da parte dei servizi, delle associazioni, delle famiglie affidatarie, delle risorse accoglienti, che hanno lavorato per costruire un sistema di risposte di accoglienza diversificate, talora innovative, di protezione, ma anche di prevenzione, che si sono adattate ai bisogni emergenti.
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Esiste un “popolo” di dirigenti, funzionari, operatori, volontari e professionisti che lavorano con e per i bambini, che ha quale focus del proprio intervento il riconoscimento del diritto dei bambini a vivere relazioni significative con gli adulti e con i propri pari.
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Una produzione normativa regionale ricca quanto eterogene: leggi, delibere, linee guida… -volte a costruire e sviluppare linguaggi comuni e prassi operative condivise; -con sempre maggiore attenzione verso la progettazione personalizzata e gli strumenti di valutazione degli interventi; -costruite spesso attraverso percorsi partecipati, che hanno coinvolto nel confronto gli operatori ed anche le AAGG, MA sempre entro i limiti dei confini regionali.
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La realtà attuale 1.Attraverso i dati statistici 1999circa 26.000 minori allontanati 2007circa 32.000 minori allontanati Aumento numero affidi (da circa 10.000 a 16.000)
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Elementi di attenzione Elevata percentuale di bambini allontanati con età da 0 a 5 anni: quale accoglienza? Elevata incidenza di minori di 16/17 anni: che cosa sappiamo della loro uscita dal sistema di accoglienza? Lunga durata dei progetti come dimensione strutturale dell’accoglienza su cui riflettere e confrontarsi: 57% degli affidi supera i due anni.
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I minori stranieri non accompagnati Dalla fase dell’emergenza, per la quale ci si è in qualche modo “attrezzati”, alla necessità di lavorare con un’attenzione all’inclusione, valorizzando se possibile le risorse delle famiglie straniere accoglienti, rispettandone cultura ed identità, evitando il rischio di “derive” verso obiettivi di contenimento e repressione.
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La realtà attuale 2. Attraverso le esperienze e gli interventi della sessione, con il contributo di: Enti pubblici (Regioni, Comuni) Associazioni Affidatari Ordine prof.le assistenti sociali Autorità Giudiziarie
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I servizi devono poter disporre di una gamma differenziata di possibili risposte di accoglienza, superando la tradizionale contrapposizione tra affido e comunità. Ciò non deve distogliere dalla ricerca di soluzioni innovative anche per le situazioni più difficili, per esempio il lavoro con famiglie affidatarie competenti, SOSTENUTE in modo costante e professionale dagli operatori. Il supporto si può realizzare anche promuovendo e valorizzando la competenza e la cultura degli operatori delle comunità.
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Alla riuscita di un progetto concorrono molti soggetti: il livello e la qualità della collaborazione sono cresciuti, ma in modo differenziato. Un’area tuttora percepita come “delicata” sono i rapporti con l’Autorità Giudiziaria. Risulta quindi fondamentale in questo contesto definire con chiarezza ruoli e funzioni. Esempio: protocolli operativi.
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Creare la rete è faticoso, ma se si trovano linguaggi e prassi comuni e condivise, funziona. La rete, però, va mantenuta nel tempo: riconoscere la diversità delle professionalità e dei ruoli è importante e la rafforza.
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Le soluzioni innovative possono nascere in contesti diversificati e passano anche per un maggiore coinvolgimento delle comunità locali, entro le quali è possibile sviluppare reti di sostegno con funzione di prevenzione dell’allontanamento.
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La centralità del fattore tempo: dei bambini delle procedure giudiziarie delle decisioni
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Le prospettive Riaffermare la centralità del bambino, come cittadino e come soggetto di diritti, ma anche il diritto parallelo ad essere sostenute: -delle famiglie di origine, -delle famiglie affidatarie e delle risorse accoglienti; -delle famiglie adottive
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Ciò deve attuarsi con una ripresa dello sviluppo del lavoro di protezione e cura, ma anche con un maggiore investimento in politiche di prevenzione e sostegno alle relazioni.
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Per fare questo occorrono: -risorse: la riduzione dei fondi destinati al welfare non può condurre a comprimere ulteriormente la spesa per interventi a favore dei minori -sistemi di monitoraggio e verifica dell’utilizzo delle risorse disponibili e dell’efficacia dei progetti finanziati
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-criteri per la definizione dell’appropriatezza degli interventi: “dobbiamo investire tutto ciò che occorre nelle situazioni che è possibile sanare ed allontanare e proteggere-ed assumersi la responsabilità di farlo- dove è necessario”
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-ripensare il ruolo dei servizi pubblici, in una direzione che ne privilegi la funzione di programmazione e di governo del welfare e che valorizzi l’apporto delle associazioni, del privato sociale, delle comunità locali.
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Ma è si anche fortemente evidenziata la necessità di una cornice nazionale generale, che aiuti a superare la frammentarietà dei servizi e degli interventi. In questo senso, la riforma del titolo V della costituzione non può essere un alibi per ignorare l’esigenza di una cornice chiara e definita,
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ma il presupposto per cercare e trovare spazi e luoghi di confronto (ad esempio la Conferenza Stato/Regioni) per definire standard o livelli minimi di servizi da assicurare su tutto il territorio nazionale.
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