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G.L.H. GRUPPO DI LAVORO SULL’HANDICAP GRUPPO DI LAVORO SULL’HANDICAP

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1 G.L.H. GRUPPO DI LAVORO SULL’HANDICAP GRUPPO DI LAVORO SULL’HANDICAP
A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

2 COSA INTENDIAMO PER GLH
Il GLH è il Gruppo di Lavoro sull’Handicap a livello d’Istituto. È costituito dalle persone preposte a gestire tutte le problematiche correlate agli alunni portatori di handicap. COSA INTENDIAMO PER GLH Il GLH, o Gruppo di Lavoro sull’Handicap a livello d’Istituto, è l’insieme delle persone preposte a gestire tutte le problematiche correlate agli alunni portatori di handicap. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

3 COSTITUZIONE DEL GLH Il GLH è costituito da:
dirigente scolastico, che ne è il presidente (al suo posto può esserci un delegato o referente); docenti coordinatori delle classi in cui sono inseriti alunni con handicap; insegnanti di sostegno dell’istituto; un rappresentante dei genitori; un rappresentante degli studenti, se si tratta di scuole superiori; rappresentanti di operatori sanitari, che collaborano alla formazione di ragazzi portatori di handicap. COSTITUZIONE DEL GLH Il GLH è costituito dalle seguenti persone: dirigente scolastico, che ne è il presidente (al suo posto può esserci un delegato o referente); docenti coordinatori delle classi in cui sono inseriti alunni con handicap; insegnanti di sostegno dell’istituto; un rappresentante dei genitori; un rappresentante degli studenti, se si tratta di scuole superiori; rappresentanti di operatori sanitari, coinvolti in progetti formativi, che collaborano alla formazione di ragazzi portatori di handicap. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

4 FUNZIONAMENTO DEL GLH (1)
Le riunioni del GLH sono convocate dal dirigente scolastico oppure dal referente (su delega del dirigente). Il GLH d’istituto può riunirsi in seduta plenaria o, in caso di necessità, semplicemente con il presidente e gli insegnanti. Possono essere invitati a partecipare esperti esterni o persone al di fuori della scuola che si occupano del bambino. Per ogni riunione deve essere redatto un verbale e ogni delibera, per essere valida, deve essere approvata dalla maggioranza dei presenti. FUNZIONAMENTO DEL GLH (1) Le riunioni del GLH sono convocate dal dirigente scolastico oppure dal referente (su delega del dirigente). Il GLH d’istituto può riunirsi in seduta plenaria o, in caso di necessità, semplicemente con il presidente e gli insegnanti. Possono essere invitati a partecipare esperti esterni o persone al di fuori della scuola che si occupano del bambino. Per ogni riunione deve essere redatto un verbale e ogni delibera,per essere valida, deve essere approvata dalla maggioranza dei presenti. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

5 FUNZIONAMENTO DEL GLH (2)
Oltre alle riunioni del GLH d’istituto, in seduta plenaria o limitate al corpo insegnante, possono tenersi riunioni di GLH in seduta “dedicata” (operative), circoscritte ad ogni singolo bambino portatore di handicap (sono tali gli incontri di verifica con gli operatori sanitari). Partecipano a queste riunioni i genitori del bambino interessato, tutti gli insegnanti di classe e, naturalmente, l’insegnante di sostegno, il personale ausiliario (AEC), gli operatori sanitari. Presiede il dirigente scolastico che, nella maggior parte dei casi, nomina un referente in sua vece. FUNZIONAMENTO DEL GLH (2) Oltre alle riunioni del GLH d’istituto, in seduta plenaria o limitate al corpo insegnante, possono tenersi riunioni di GLH in seduta “dedicata” (operative), ossia circoscritte ad ogni singolo bambino portatore di handicap (es.: sono tali gli incontri di verifica con gli operatori sanitari). Partecipano a queste riunioni i genitori del bambino interessato, tutti gli insegnanti di classe e, naturalmente, l’insegnante di sostegno, il personale ausiliario (AEC), gli operatori sanitari. Presiede il dirigente scolastico che, nella maggior parte dei casi, nomina un referente in sua vece. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

6 COMPETENZE DEL GLH D’ISTITUTO (1)
Gestisce e coordina l’attività relativa agli alunni portatori di handicap. Propone il calendario delle attività del GLH, il calendario concernente le attività specifiche e gli interventi degli insegnanti di sostegno sulle classi dove sono presenti bambini con handicap. Tali proposte devono essere approvate dal Capo d’Istituto. Segue l’attività dei Consigli di Classe che concernono gli alunni portatori di handicap. COMPETENZE DEL GLH D’ISTITUTO (1) Gestisce e coordina l’attività relativa agli alunni portatori di handicap. Propone il calendario delle attività del GLH, il calendario concernente le attività specifiche e gli interventi degli insegnanti di sostegno sulle classi dove sono presenti bambini con handicap. Tali proposte devono essere approvate dal Capo d’Istituto. Segue l’attività dei Consigli di Classe che concernono gli alunni portatori di handicap. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

7 COMPETENZE DEL GLH D’ISTITUTO (2)
Segue e supporta il lavoro degli insegnanti di sostegno. Definisce i criteri generali per la redazione dei PEI (1) e dei PDF (2), che devono comunque essere approvati dai Consigli di Classe dei singoli alunni. (1) Programma Educativo Individualizzato (2) Profilo Dinamico Funzionale Propone l’acquisto di materiale didattico e sussidi vari per gli alunni con handicap. COMPETENZE DEL GLH D’ISTITUTO (2) Segue e supporta il lavoro degli insegnanti di sostegno. Definisce i criteri generali per la redazione dei PEI(1) e dei PDF(2), che devono comunque essere approvati dai Consigli di Classe dei singoli alunni(3). (1) Programma Educativo Individualizzato. (2) Profilo Dinamico Funzionale. (3) Nella nostra scuola il PEI e il PDF vengono redatti dall’insegnante di sostegno, che è membro del GLH d’istituto, in stretta collaborazione con gli insegnanti di classe. Propone l’acquisto di materiale didattico e sussidi vari per gli alunni con handicap (nella maggior parte delle realtà ogni anno vengono destinate piccole quote di denaro che ciascun insegnante di sostegno può spendere, tramite la scuola, per i bambini a lei affidati). A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

8 COMPETENZE DEL GLH OPERATIVO (1)
Il GLH in seduta “dedicata” è anche detto OPERATIVO. Prevede l’incontro tra insegnanti, operatori del servizio sanitario e dei genitori. Dovrebbe mirare a perseguire unitariamente l’attuazione di precoci interventi atti a prevenire il disadattamento e l’emarginazione. Tali interventi dovrebbero inoltre favorire la piena realizzazione del diritto allo studio di tutti gli alunni, anche quelli portatori di handicap. COMPETENZE DEL GLH OPERATIVO (IN SEDUTA DEDICATA) (1) Prevede l’incontro tra gli insegnanti, quindi la scuola, e gli operatori del servizio sanitario alla presenza dei genitori. Dovrebbe mirare a perseguire unitariamente l’attuazione di precoci interventi atti a prevenire il disadattamento e l’emarginazione; tali interventi dovrebbero inoltre favorire la piena realizzazione del diritto allo studio di tutti gli alunni, anche quelli portatori di handicap. L’intesa fa riferimento a vigenti normative sia statali che regionali, che non sto qui a ricordare. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

9 COMPETENZE DEL GLH OPERATIVO (2)
Il GLH operativo si riunisce almeno ad inizio e a fine anno scolastico per: analizzare le difficoltà che ostacolano la piena integrazione e il pieno sviluppo del bambino portatore di handicap; analizzare il disagio e il disadattamento che accompagnano l’ handicap, individuando azioni atte a rimuovere tali problemi; definire un programma da attuare in un tempo determinato; interessare i genitori al programma; stabilire i tempi e le modalità di verifica del lavoro svolto; stabilire accordi per collegare ed integrare interventi didattici, educativi, terapeutici e riabilitativi (scolastici ed extrascolastici). COMPETENZE DEL GLH OPERATIVO (IN SEDUTA DEDICATA) (2) Le riunioni hanno luogo almeno ad inizio e a fine anno scolastico, ed in quest’ambito il gruppo di lavoro svolge i seguenti compiti: analizza le problematiche e le difficoltà che ostacolano spesso sia la piena integrazione che il pieno sviluppo del bambino portatore di handicap; affronta le problematiche connesse alle difficoltà di disagio e disadattamento che spesso accompagnano l’ handicap e individua percorsi e azioni atte a rimuovere tali problemi; definisce un programma da attuare in un tempo determinato; interessa i genitori al programma; stabilisce i tempi e le modalità di verifica del lavoro svolto; stabilisce accordi per collegare ed integrare interventi didattici, educativi, terapeutici e riabilitativi (scolastici ed extrascolastici). A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

10 COMPETENZE DEL GLH OPERATIVO (3)
In altri termini, dopo aver individuato ed evidenziato le difficoltà del bambino preso in esame, tali riunioni dovrebbero favorire un confronto per poter permettere agli insegnanti, in un successivo momento, di attuare degli interventi appropriati e un progetto educativo didattico personalizzato e adeguato alle reali capacità di apprendimento dell’alunno (PEI), così come una verifica del lavoro e relativi adeguamenti. Le particolari difficoltà dell’allievo vanno in ogni caso sintetizzate dalla USL di competenza in un “profilo-diagnosi” (coperto da segreto professionale) che deve essere aggiornato ad ogni variazione della situazione e puntualizzato nel momento del passaggio da un ordine di scuola all’altro. Al termine di ogni riunione viene redatto il relativo verbale. COMPETENZE DEL GLH OPERATIVO (IN SEDUTA DEDICATA) (3) In altri termini, dopo aver individuato ed evidenziato le difficoltà del bambino preso in esame, tali riunioni dovrebbero favorire un confronto per poter permettere agli insegnanti, in un successivo momento, di attuare degli interventi appropriati e un progetto educativo didattico personalizzato e adeguato alle reali capacità di apprendimento dell’alunno (PEI), così come una verifica del lavoro e relativi adeguamenti. Le particolari difficoltà dell’allievo vanno in ogni caso sintetizzate dalla USL di competenza in un “profilo-diagnosi” (coperto da segreto professionale) che deve essere aggiornato ad ogni variazione della situazione e puntualizzato nel momento del passaggio da un ordine di scuola all’altro. Al termine di ogni riunione viene redatto il relativo verbale. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

11 IL REFERENTE DEL GLH Coordina tutta l’attività del GLH, ovvero:
Convoca e presiede le riunioni del GLH. Convoca i Consigli di Classe (su approvazione del Dirigente). Tiene contatti con l’ASL e con gli altri enti esterni all’istituto. Propone al Dirigente l’orario degli insegnanti di sostegno, sulla base delle esigenze scolastiche, dei problemi dei singoli alunni portatori di handicap e delle proposte degli insegnanti di sostegno. Cura la documentazione relativa agli alunni con handicap, garantendone la sicurezza relativa ai dati personali e sensibili dell’istituto. COMPETENZE DEL REFERENTE DEL GLH Convoca e presiede le riunioni. Tiene contatti con l’ASL e con gli altri enti esterni all’istituto. Propone al dirigente l’orario degli insegnanti di sostegno, sulla base delle esigenze scolastiche, dei problemi dei singoli alunni portatori di handicap e delle proposte degli insegnanti di sostegno. Cura la documentazione relativa agli alunni con handicap, garantendone la sicurezza relativa ai dati personali e sensibili dell’istituto. Partecipa agli incontri di verifica con gli operatori sanitari, personalmente o delegando il Coordinatore di classe. Convoca i Consigli di classe, su approvazione del Dirigente, per affrontare questioni relative a bambini portatori di handicap. Coordina l’attività del GLH, partecipa a convegni … ecc. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

12 DOCENTI MEMBRI DEL GLH (1)
Coordinatori di classe Partecipano agli incontri del GLH in seduta dedicata, con gli operatori sanitari. Informano i consigli di classe sulle problematiche relative agli alunni con handicap. Raccolgono informazioni e piani didattici ed educativi da inserire nel PEI. Hanno il compito di mediare tra Consiglio di classe e la famiglia dell’alunno portatore di handicap. COMPETENZE DEI DOCENTI MEMBRI DEL GLH (1) Coordinatori di classe Partecipano agli incontri del GLH in seduta dedicata, con gli operatori sanitari. Informano i consigli di classe sulle problematiche relative agli alunni con handicap. Raccolgono informazioni e piani didattici ed educativi da inserire nel PEI. Hanno il compito di mediare tra Consiglio di classe e la famiglia dell’alunno portatore di handicap. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

13 DOCENTI MEMBRI DEL GLH (2)
Docenti di sostegno Seguono l’attività didattica degli alunni loro affidati secondo le indicazioni del Consiglio di Classe. Partecipano ai Consigli di classe e del GLH d’Istituto e al GLH in seduta dedicata, per la verifica con gli operatori sanitari. Collaborano ad informare il Consiglio di classe sulle problematiche relative agli alunni con handicap. COMPETENZE DEI DOCENTI MEMBRI DEL GLH (2) Docenti di sostegno Seguono l’attività didattica degli alunni loro affidati secondo le indicazioni del Consiglio di Classe. Partecipano ai Consigli di classe e del GLH d’Istituto e al GLH in seduta dedicata, per la verifica con gli operatori sanitari. Collaborano ad informare il Consiglio di classe sulle problematiche relative agli alunni con handicap. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

14 MEMBRI NON DOCENTI DEL GLH
I membri non docenti del GLH sono i rappresentanti: dei genitori, degli alunni, dei servizi socio-sanitari. Esprimono proposte in merito all’assetto organizzativo dell’Istituto e all’integrazione degli alunni in situazione di handicap. COMPETENZE DEI MEMBRI NON DOCENTI DEL GLH I rappresentanti dei genitori, degli alunni e dei servizi socio-sanitari membri del GLH esprimono proposte in merito all’assetto organizzativo dell’Istituto e all’integrazione degli alunni in situazione di handicap. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

15 CONSIGLI DI CLASSE (1) I Consigli di Classe che hanno come alunni dei portatori di handicap devono: Essere informati su tutte le problematiche relative all’alunno con handicap per quanto concerne l’attività didattica. Essere informati sulla normativa relativa all’inserimento di portatori di handicap. Prendere in esame e approvare il percorso formativo facilitato o differenziato più opportuno per l’alunno. Redigere il PEI da presentare al GLH Operativo. CONSIGLI DI CLASSE (1) I Consigli di Classe che hanno come alunni dei portatori di handicap devono: Essere informati su tutte le problematiche relative all’alunno con handicap per quanto concerne l’attività didattica. Essere informati sulla normativa relativa all’inserimento di portatori di handicap. Prendere in esame e approvare il percorso formativo facilitato o differenziato più opportuno per l’alunno. Redigere il PEI da presentare al GLH. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

16 CONSIGLI DI CLASSE (2) Ogni singolo insegnate, per problemi relativi al bambino portatore di handicap, deve fare riferimento: al coordinatore di classe, in primo luogo, all’insegnante di sostegno e al referente del GLH d’Istituto. CONSIGLI DI CLASSE (2) Ogni singolo insegnate, per problemi relativi al bambino portatore di handicap, deve fare riferimento al coordinatore di classe, in primo luogo, ma anche all’insegnante di sostegno e al referente del GLH d’Istituto. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

17 IL GLH OPERATIVO (1) Base per il PDF, il PEI e il PEP
Il GLH “operativo” o “dedicato” è uno dei momenti cruciali per l’integrazione dell’alunno nella classe. All’interno di questo gruppo di lavoro si pongono le basi per il Profilo Dinamico Funzionale (PDF), che costituisce la base su cui costruire: il Programma Educativo Individualizzato (PEI) o il Programma Educativo Personalizzato (PEP). Il PEI prevede il raggiungimento di obiettivi “individuali”; il PEP prevede percorso “personalizzato” e stessi obiettivi della classe, a livello minimo. IL COLLOQUIO ALL’INTERNO DEL GLH (1) Il GLH dedicato è uno dei momenti cruciali alla base dell’integrazione dell’alunno nella classe. All’interno di questo gruppo di lavoro dovrebbero porsi le basi per il Profilo Dinamico Funzionale (PDF), che costituisce la base da cui partire per la costruzione del Programma Educativo Individualizzato (PEI) o del Programma Educativo Personalizzato (PEP). Il PEI prevede il raggiungimento degli obiettivi minimi della classe, il PEP prevede invece obiettivi individualizzati. Naturalmente più riusciamo ad elaborare un PEI adeguato maggiori saranno le possibilità di sviluppo per il bambino. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

18 IL GLH OPERATIVO (2) Importanza dell’accoglienza
Al momento dell’accoglienza è bene : evitare fastidiose attese; porre attenzione alla gestione del “setting”, disporre le sedie circolarmente, fare in modo che l’ambiente si presenti pulito ed ordinato e complessivamente accogliente; ricordare che fa piacere a tutti essere riconosciuti e ben accolti; è opportuno avere tutta la documentazione necessaria sotto mano. IL COLLOQUIO ALL’INTERNO DEL GLH (6) Al momento dell’accoglienza è bene: evitare fastidiose attese; porre attenzione alla gestione del “setting”, disporre le sedie circolarmente, fare in modo che l’ambiente si presenti pulito ed ordinato e complessivamente accogliente; ricordare che fa piacere a tutti essere riconosciuti e ben accolti; è opportuno avere tutta la documentazione necessaria sotto mano. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

19 IL GLH OPERATIVO (3) Importanza del colloquio
Durante il colloquio è bene iniziare dal punto di vista dei genitori e, per ciascun insegnante, osservare e saper ascoltare. È importante concordare strategie comuni, precisando fin da subito il tipo di comportamento che ci si aspetta dalla famiglia e dai servizi sociali in seguito a determinate comunicazioni. Se si vuole procedere verso obiettivi comuni è necessario un raccordo frequente, anche per un adeguamento e un verifica dei cambiamenti che il lavoro dovrebbe produrre nel bambino. Dopo il colloquio si può ricorrere, per contatti più frequenti, anche a mezzi informali ( , SMS e altro). Soprattutto non lasciare che fra un colloquio e l’altro passi troppo tempo. IL COLLOQUIO ALL’INTERNO DEL GLH (7) Durante il colloquio è opportuno, nella maggioranza dei casi, iniziare partendo dal punto di vista dei genitori e per ciascun insegnante osservare e saper ascoltare. Creare un contesto di reciprocità, chiedendo e dando opportune informazioni, mettendo in primo luogo i genitori in grado di interagire. Risulta importante concordare strategie comuni d’intervento: è bene precisare fin da subito il tipo di comportamento che ci si aspetta dalla famiglia e dai servizi sociali in seguito a determinate comunicazioni. Se si vuole procedere in collaborazione verso obiettivi comuni è necessario un confronto ed un raccordo frequente, anche per un adeguamento e un verifica dei cambiamenti e dello sviluppo cognitivo, e non solo, che il lavoro dovrebbe produrre nel bambino diversamente abile. Dopo il colloquio si può ricorrere, per brevi comunicazioni e per contatti più frequenti, anche a mezzi informali ( , SMS e altro), e soprattutto non lasciare che fra un colloquio e l’altro passi troppo tempo. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

20 IL GLH OPERATIVO (4) Per una buona collaborazione
Dal colloquio all’interno del gruppo può scaturire la collaborazione fra gli insegnanti e il servizio sanitario. Questi incontri dovrebbero permettere ai genitori di costruire adeguate aspettative nei confronti dei figli. Ogni insegnante può confrontare il proprio punto di vista con quello di tutte le altre parti in causa e adeguare le proprie richieste nei confronti dell’alunno. In altre parole, questi incontri devono consentire una conoscenza approfondita dell’alunno stesso e delle problematiche che incontra sia sul piano dell’apprendimento che nel relazionarsi con gli altri. IL COLLOQUIO ALL’INTERNO DEL GLH (2) Dal colloquio all’interno di questo gruppo può scaturire una collaborazione significativa fra gli insegnanti e il servizio sanitario. Questi incontri dovrebbero permettere ai genitori di costruire adeguate aspettative nei confronti dei figli. Così come ogni insegnante può confrontare il proprio punto di vista con quello di tutte le altre parti in causa e adeguare le proprie richieste nei confronti dell’alunno. In altre parole questi incontri, prima ancora di permettere di costruire un piano di lavoro adeguato all’alunno, devono consentire una conoscenza approfondita dell’alunno stesso e delle problematiche che incontra sia sul piano dell’apprendimento che nel relazionarsi con gli altri e cioè un profilo cognitivo, affettivo ed emozionale-relazionale dell’alunno. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

21 IL GLH OPERATIVO (5) Base del dialogo
Ciò è reso possibile dalla presenza di più persone che seguono l’alunno in vari momenti e in molteplici attività. Ma è proprio la presenza di più componenti che spesso non consente un dialogo sincero e costruttivo. Innanzitutto va chiarita la necessità di riconoscere la diversità dei ruoli, mantenerli ben divisi, chiarirli fin dal primo incontro. È importante poi che non nascano conflittualità all’interno del gruppo, per evitare disorientamento alle famiglie. È fondamentale che all’interno del team degli insegnanti ci sia una buona intesa: in tal modo la comunicazione con le famiglie e con i rappresentanti del servizio sanitario sarà favorita. IL COLLOQUIO ALL’INTERNO DEL GLH (3) Ciò è reso possibile dalla presenza in questa sede di più persone che lo seguono in vari momenti e in molteplici attività. Ma è proprio la presenza di più componenti che non consente spesso un dialogo sincero e costruttivo. Innanzitutto va chiarita la necessità di riconoscere la diversità dei ruoli, mantenerli ben divisi, chiarirli fin dal primo incontro. Questo consente di non invadere campi non propri e di assolvere a ciascuna parte le funzioni che è chiamata a svolgere con serietà e competenza. È importante che non nascano conflittualità all’interno del gruppo, anche perché è importante che le famiglie percepiscano gli insegnanti come punti di riferimento sicuri e validi. In nessun caso si deve creare disorientamento, poiché per le famiglie è già difficile affrontare una situazione nella quale vengono posti in luce i limiti dei propri figli. È fondamentale quindi che all’interno del team degli insegnanti ci sia una buona intesa: in questo modo la comunicazione con le famiglie e con i rappresentanti del servizio sanitario sarà favorita. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

22 IL GLH OPERATIVO (6) Efficacia del colloquio
Perché il colloquio sia efficace sono necessari: un clima di reciproca fiducia; la possibilità di essere ascoltati senza pregiudizi; il rispetto dei diversi ruoli; sentirsi accettati; non sentirsi giudicati; potersi esprimere liberamente; riuscire a comunicare con chiarezza e sincerità il proprio punto di vista. IL COLLOQUIO ALL’INTERNO DEL GLH (4) Perché il colloquio possa svolgersi serenamente e affinché ci sia uno scambio di idee e collaborazione sono necessari: un clima di reciproca fiducia; la possibilità di essere ascoltati senza pregiudizi; il rispetto dei diversi ruoli; sentirsi accettati; non sentirsi giudicati; potersi esprimere liberamente; riuscire a comunicare con chiarezza e sincerità il proprio punto di vista. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

23 IL GLH OPERATIVO (7) Efficacia del colloquio
Perciò: il presidente deve poter facilitare la comunicazione, ponendosi come mediatore dove è necessario, chiarendo e semplificando le scelte della scuola e dei singoli docenti; si devono evitare giudizi negativi nei confronti del lavoro altrui; si deve evitare il disorientamento dei genitori con indicazioni contraddittorie; occorre controllare anche il linguaggio non verbale e interagire positivamente con tutti i membri del gruppo. IL COLLOQUIO ALL’INTERNO DEL GLH (5) Perciò: gli insegnanti devono essere disposti ad un relazione d’aiuto verso la famiglia, ad attivare abilità di empatia nei confronti dei genitori; il presidente deve poter facilitare la comunicazione, ponendosi come mediatore dove è necessario, chiarendo e semplificando le scelte della scuola e dei singoli docenti; si devono evitare giudizi negativi nei confronti del lavoro altrui; si deve evitare il disorientamento dei genitori con indicazioni contraddittorie; occorre controllare anche il linguaggio non verbale e interagire positivamente con tutti i membri del gruppo. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

24 L’ASCOLTO NEL GLH (1) All’interno del colloquio, alla base del lavoro del GLH, è fondamentale l’ascolto. È necessario che insegnanti e operatori sanitari si pongano come aiuto verso il bambino e verso la famiglia, che per primi vivono il disagio. Ogni educatore deve considerare gli ostacoli che si incontrano nella percezione interpersonale. È opportuno che il presidente all’interno del gruppo prenda il ruolo di “counselor” (consigliere). IMPORTANZA DELL’ASCOLTO ALL’INTERNO DEL GLH (1) All’interno del colloquio che è alla base del lavoro del GLH è fondamentale l’ascolto: saper ascoltare e saper osservare sono elementi basilari per qualunque tipo di comunicazione, ma nella relazione d’aiuto occorre mettere in atto adeguate strategie. Il GLH operativo (o dedicato), ossia indirizzato ad uno specifico alunno, è proprio lo strumento attraverso il quale poter costruire le basi di una proficua collaborazione fra scuola, famiglia e sanità. Ma per attuare ciò è necessario che insegnanti e operatori sanitari si pongano come aiuto verso il bambino e verso la famiglia, che per primi vivono in situazione di disagio. Ogni educatore deve tener presenti gli ostacoli che si incontrano nella percezione interpersonale: la soggettività del proprio punto di vista, gli stati emotivi personali del momento, i pregiudizi e tutto ciò che impedisce di cogliere il senso profondo delle parole dell’altro e degli atteggiamenti, del linguaggio non verbale. E opportuno che il presidente all’interno del gruppo prenda il ruolo di “counselor” (consigliere). A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

25 L’ASCOLTO NEL GLH (2) Il counselor deve cogliere la situazione vissuta dall’interlocutore e, per farlo, è necessario che sviluppi un’autoanalisi del rapporto comunicativo. Comprendere se stessi è necessario per chi opera nell’ambito delle professioni di aiuto. Occorre porre attenzione alle proprie dinamiche percettive e, mediante “l’ascolto comprensivo”, cogliere il contesto e il quadro di riferimento dell’interlocutore. Evitare forme di condizionamento (valutazione, giudizio morale, ecc.) che potrebbero distorcere il pensiero di chi ascolta e innescare forme difensive come dipendenza, aggressività o fuga. IMPORTANZA DELL’ASCOLTO ALL’INTERNO DEL GLH (2) Il counselor in pratica deve cogliere la situazione come viene effettivamente vissuta dall’interlocutore, e per farlo è necessario che sviluppi un’autoanalisi di come si sta evolvendo il rapporto comunicativo. Comprendere se stessi è un’abilità necessaria per chi opera nell’ambito delle professioni di aiuto. Occorre porre attenzione alle proprie dinamiche percettive (variabili interne) e, con questa modalità di “ascolto comprensivo”, bisogna cogliere il contesto e il quadro di riferimento dell’interlocutore. Nell’ambito degli scambi interpersonali vanno evitate forme di condizionamento come la valutazione, il giudizio morale, le risposte paternalistiche, ecc. Ciò potrebbe distorcere il pensiero di chi ascolta e innescare forme difensive come dipendenza, aggressività o fuga. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

26 L’ASCOLTO NEL GLH (3) Una modalità comunicativa efficace è la capacità di riformulazione o “rispecchiamento”. Questo processo fa percepire a chi ascolta che il suo punto di vista è stato compreso, e ciò innesca sentimenti di sicurezza, predisposizione all’ascolto e a risposte di tipo autonomo. Per attuare questa tecnica si richiedono abilità di comprensione dell’altro, selezione accurata di termini chiave ed espressione empatica. Spesso è necessario anche focalizzare alcuni aspetti del messaggio per dare modo di riflettere su aspetti importanti. In questi casi può essere utile l’uso di domande chiarificatrici da parte del counselor. IMPORTANZA DELL’ASCOLTO ALL’INTERNO DEL GLH (3) Una delle modalità comunicative più efficaci è la capacità di riformulazione o rispecchiamento, che consiste nel ripetere, con parole diverse, il contenuto di ciò che ci viene trasmesso. Questo processo di rinforzo, che fa percepire a chi ascolta che il suo punto di vista è stato compreso in profondità, e ciò innesca sentimenti di maggiore sicurezza e predisposizione all’ascolto e a risposte di tipo autonomo. Per attuare questa tecnica si richiedono però abilità di comprensione dell’altro, selezione accurata di elementi e termini chiave, espressione di tali elementi e termini in modo empatico. Non sempre è sufficiente riformulare il pensiero dell’interlocutore, ma spesso è necessario focalizzare alcuni aspetti del messaggio che è pervenuto per dare modo di riflettere su aspetti importanti. In questi casi può essere utile l’uso di domande chiarificatrici da parte del counselor, e ciò può essere uno stimolo e una guida alla comprensione del problema. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

27 L’ASCOLTO NEL GLH (4) Nella fase iniziale dell’incontro deve prevalere la capacità di reciproco ascolto, per costruire un dialogo democratico dove nessuno possa pensare di prevaricare gli altri. Si tratta perciò di acquisire un pensiero flessibile, capace di decentrarsi e di accogliere punti di vista diversi dal proprio. In questa sede è bene poi utilizzare un linguaggio semplice, comprensibile a tutti. IMPORTANZA DELL’ASCOLTO ALL’INTERNO DEL GLH (4) Nella fase iniziale dell’incontro è chiaro che devono prevalere da parte di tutti capacità di reciproco ascolto, poiché è su di questo che può costruirsi un dialogo democratico e sincero dove i ruoli siano intercambiabili e dove nessuno possa pensare di prevaricare gli altri. Si tratta perciò di acquisire un pensiero flessibile, capace di decentrarsi e di accogliere punti di vista diversi dal proprio. Deve esserci nel gruppo, da parte di tutti, una sincera intenzione di comunicare, una disponibilità al confronto, all’accettazione del punto di vista dell’altro, il desiderio di volersi scambiare informazioni sull’alunno. In questa sede è bene utilizzare un linguaggio semplice, comprensibile a tutti. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

28 ORGANIZZAZIONE E CONDUZIONE DEL COLLOQUIO (1)
In genere si inizia con il presidente che illustra la situazione e fornisce agli insegnanti la documentazione raccolta. Al colloquio, che si terrà in ambiente tranquillo, intorno ad un tavolo, saranno presenti tutti gli insegnanti (anche se non è sempre facile). È importante che ciascun insegnante sia presente, poiché ognuno si relaziona in modo diverso con il bambino e può osservare diversi aspetti della personalità. Inoltre alcune famiglie hanno un rapporto più disteso con un insegnante piuttosto che con un altro. All’interno del gruppo si cercherà di mantenere un’atmosfera rilassata: sarebbe opportuno che il presidente fosse una persona non coinvolta emotivamente, pur conoscendo bene la situazione del bambino. MODALITA’ PER L’ORGANIZZAZIONE E LA CONDUZIONE DEL COLLOQUIO (1) Premesso che è estremamente utile preparare una scaletta sugli argomenti da affrontare, su ciò che si vuole riferire e sulle domande da fare, il presidente al momento dell’incontro illustra la situazione e fornisce agli insegnanti la documentazione raccolta. Al colloquio, che si terrà in ambiente tranquillo, intorno ad un tavolo saranno presenti tutti gli insegnanti: questo, che sembra ovvio, non è poi così scontato per la scuola, perché se mancano risorse umane le insegnanti faticano a trovare personale che le sostituisce durante il colloquio (che avviene sempre in orario scolastico, non essendo possibile incontrare gli operatori sanitari in orario diverso). È importante che ciascun insegnante sia presente poiché, pur lavorando in stretta collaborazione, ognuno si relaziona in modo diverso con il bambino e può osservare diversi aspetti della personalità. Inoltre si verifica spesso che alcune famiglie hanno un rapporto più disteso con un insegnante piuttosto che con un altro, e la presenza di tutti gli insegnanti mitiga le posizioni da più parti. All’interno del gruppo si cercherà di mantenere un’atmosfera rilassata: sarebbe opportuno che il presidente fosse una persona non coinvolta emotivamente, pur conoscendo bene la situazione del bambino. Anche questo sembra un altro aspetto ovvio, ma non è sempre così poiché nella maggior parte dei casi il referente (delegato dal dirigente) può essere anche l’insegnante di sostegno del bambino stesso, o un insegnante di classe, che sicuramente hanno ben chiara la situazione, ma sono anche personalmente molto coinvolti. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

29 ORGANIZZAZIONE E CONDUZIONE DEL COLLOQUIO (2)
Durante il colloquio, sia le insegnanti che il restante personale dovrebbe esprimere il personale punto di vista senza trasmettere delusione o sfiducia nell’alunno. La scarsa conoscenza delle dinamiche scolastiche e del diverso comportamento che il soggetto in esame ha verso un gruppo di coetanei, piuttosto che verso gli adulti, porta spesso ad una inadeguata conoscenza del bambino. Chi conosce il bambino diversamente abile dovrebbe anche riuscire a costruirsi aspettative adeguate alle sue capacità relazionali e cognitive, individuandone anche le modalità di apprendimento e i tempi più o meno lunghi. MODALITA’ PER L’ORGANIZZAZIONE E LA CONDUZIONE DEL COLLOQUIO (2) Durante il colloquio sia le insegnanti che il resto del personale che opera sull’alunno dovrebbe cercare di controllare le proprie emozioni ed esprimere il personale punto di vista senza trasmettere l’eventuale delusione o sfiducia nell’alunno, che andrebbe a ferire in primo luogo i genitori. La scarsa conoscenza delle dinamiche scolastiche e del diverso comportamento che ciascuno, in particolare il soggetto in esame, ha verso un gruppo di coetanei piuttosto che di fronte a degli adulti, porta spesso ad una inadeguata conoscenza del bambino, soprattutto del suo modo di relazionarsi all’interno della classe e con i coetanei. Chi conosce il bambino diversamente abile dovrebbe anche riuscire a costruirsi aspettative adeguate alle sue capacità relazionali e cognitive e, se veramente ha saputo osservarlo, avrà individuato anche le modalità di apprendimento e i tempi più o meno lunghi. Così come il modo di costruire la relazione. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

30 ORGANIZZAZIONE E CONDUZIONE DEL COLLOQUIO (3)
È importante entrare in empatia con i genitori, ma anche non creare false aspettative nè alimentare una totale sfiducia nel figlio. È importante poi che anche i genitori possano condividere e comprendere a fondo il piano educativo che la scuola propone per il bambino. È anche fondamentale non colpevolizzare la famiglia e, se necessario, far passare i consigli con molta cautela. Ma è altrettanto importante rispettare il lavoro di ognuno, anche degli insegnanti, che vengono troppo spesso giudicati e poco ascoltati. MODALITA’ PER L’ORGANIZZAZIONE E LA CONDUZIONE DEL COLLOQUIO (3) È importante ascoltare i genitori ed entrare in empatia con loro, ma anche essere onesti e non creare false aspettative; ne d’altra parte alimentare una totale sfiducia nel figlio che vedono troppo diverso. È importante che anche loro, nei limiti delle proprie capacità, possano condividere e comprendere a fondo il piano educativo che la scuola propone per il bambino. È poi fondamentale non colpevolizzare la famiglia, che comunque già si sente ferita dalla vita, e se necessario far passare i consigli con molta cautela. Ma è altrettanto importante rispettare il lavoro di ognuno, e qui, purtroppo, sono dalla parte degli insegnanti che vengono troppo spesso giudicati e poco ascoltati. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

31 ORGANIZZAZIONE E CONDUZIONE DEL COLLOQUIO (4)
I rapporti con le famiglie di bambini diversamente abili non sono mai semplici, poiché queste famiglie hanno spesso alla spalle angosciose ricerche di soluzione al loro problema. Gli “specialisti” in genere tendono a dare facili consigli, non sempre cercando di conoscere bene la realtà scolastica. Comprendere il disturbo del bambino serve agli insegnanti per capire come questo si traduca in difficoltà di apprendimento e come queste vadano a modificare la relazione educativa. MODALITA’ PER L’ORGANIZZAZIONE E LA CONDUZIONE DEL COLLOQUIO (4) I rapporti con le famiglie di bambini diversamente abili non sono mai semplici, poiché queste famiglie hanno spesso alla spalle angosciose ricerche di soluzione al loro problema. Spesso si sentono ingiustamente colpevoli e, in poche parole, forse hanno qualche fragilità in più rispetto alle altre famiglie e convivono alcune volte con il dolore e un senso di impotenza. Sono famiglie che hanno bisogno di essere tranquillizzate, rassicurate, di sapere che il loro figlio è accettato e amato per quello che è e non per quello che la società vorrebbe che fosse. La scuola deve aiutarlo ad affrontare con serenità le eventuali difficoltà e non creargli altri ostacoli. Questi incontri dovrebbero quindi far scaturire un’attiva collaborazione fra scuola, famiglia e istituzioni socio-sanitarie del territorio. Un buon rapporto è sicuramente proficuo per tutti e portare ad una crescita e ad un reciproco riconoscimento dell’importanza di ciascuno per la crescita e lo sviluppo di ogni alunno diversamente abile e per la sua effettiva integrazione. In genere neurologi, psicologi e “specialisti” in genere tendono a dare facili consigli non sempre cercando di conoscere bene la realtà scolastica. Se mantenersi disponibili a comprendere il punto di vista dei genitori e far comprendere la necessità di uno scambio di informazioni per poter aiutare il bambino è indispensabile, non meno importante è ascoltare senza pregiudizi gli insegnanti. Benché sia chiaro che ogni caso è un caso a sé e molteplici sono le diversità fra una situazione e l’altra, in questa sede ciascuno dovrebbe evitare assolutamente di alimentare senso di sfiducia nei genitori o verso gli insegnanti oppure verso alcune figure del servizio sanitario. Queste riunioni sono importanti e dovrebbero servire anche ad aiutare gli insegnanti nel difficile compito di inserimento di bambini diversamente abili, ma sono un potente strumento e possono diventare deleterie. Comprendere il disturbo del bambino serve agli insegnanti per capire come questo si traduca in difficoltà di apprendimento e come queste vadano a modificare la relazione educativa. Un intervento adeguato, nei giusti modi e tempi, potrà evitare problemi successivi sia al bambino diversamente abile sia alla classe nella quale è inserito e trascorre la maggior parte della giornata. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

32 ORGANIZZAZIONE E CONDUZIONE DEL COLLOQUIO (5)
Molto spesso gli insegnanti si trovano in difficoltà perché non viene formulato un chiaro profilo cognitivo-neuropsicologico e si avverte una certa reticenza nel dare informazioni sull’alunno. Gli insegnanti si trovano così, di fatto, da soli a dover costruire un profilo pedagogico. Il colloquio dovrebbe condurre al raggiungimento di un’immagine concordata del bambino (profilo dinamico funzionale) attraverso il confronto tra i punti di osservazione degli insegnanti, dei genitori e del personale sanitario. MODALITA’ PER L’ORGANIZZAZIONE E LA CONDUZIONE DEL COLLOQUIO (5) Molto spesso gli insegnanti si trovano in difficoltà proprio perché non viene formulato dai rappresentanti del servizio sanitario un chiaro profilo cognitivo-neuropsicologico; anzi si avverte una certa reticenza nel dare informazioni sull’alunno, anche se per obbligo viene data alla scuola la diagnosi clinica. Gli insegnanti si trovano così, di fatto, da soli a dover costruire un profilo pedagogico. In ultima analisi il fine ultimo del colloquio dovrebbe condurre al raggiungimento di un’immagine concordata del bambino attraverso la comprensione e l’elaborazione di una serie di dati raccolti da più parti. Il confronto tra i diversi punti di osservazione degli insegnanti, dei genitori e del personale sanitario dovrebbero condurre ad un profilo dinamico funzionale utile per il lavoro di tutte le parti interessate al bambino. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

33 CONCLUSIONE Per non arrivare ad un profilo poco reale del bambino è bene, durante il colloquio, tener presenti alcuni aspetti: le caratteristiche cognitive e neuro-psicologiche che connotano lo specifico disturbo; la comprensione di come queste caratteristiche si esprimono in rapporto all’età e a particolari richieste didattiche; le modalità affettive e relazionali; l’importanza della relazione alunno insegnante, e della rappresentazione che ognuno ha dell’altro; le capacità nel raggiungere determinati obiettivi didattici. CONCLUSIONE Per non arrivare ad un profilo poco reale del bambino è bene tener presenti alcuni aspetti: le caratteristiche cognitive e neuro-psicologiche che connotano lo specifico disturbo; la comprensione di come queste caratteristiche si esprimono in rapporto all’età e a particolari richieste didattiche; le modalità affettive e relazionali; l’importanza della relazione alunno insegnante, e della rappresentazione che ognuno ha dell’altro; le capacità nel raggiungere determinati obiettivi didattici. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi

34 GRUPPO DI LAVORO SULL’HANDICAP
G.L.H. - FINE - GRUPPO DI LAVORO SULL’HANDICAP A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi


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