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PubblicatoCleto Damiani Modificato 10 anni fa
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IL QUATTROCENTO IN ITALIA SI RAFFORZANO LE SIGNORIE E OGNI SIGNORE VUOLE RENDERE IL PROPRIO STATO IL PIU’ RICCO E SPLENDIDO. I PIU’ IMPORTANTI SIGNORI CHIAMANO ALLA LORO CORTE I PIU CELEBRI ARTISTI DEL TEMPO AFFINCHE’ LAVORINO PER LORO. SI DIFFONDONO COSI’ IL MECENATISMO E LA COMMITTENZA A MILANO I VISCONTI e GLI SFORZA A FERRARA GLI ESTE A FIRENZE I MEDICI AD URBINO I MONTEFELTRO A MANTOVA I GONZAGA
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URBINO FEDERICO DA MONTEFELTRO volle trasformare la città di Urbino in una delle più importanti d’Europa. Commissionò la realizzazione del nuovo Palazzo Ducale. Il nuovo palazzo si trova al centro della città e rientrava in un progetto urbanistico più ampio che prevedeva la riorganizzazione della città. Questo per rispondere alle nuove ricerche e ai nuovi studi che si sviluppavano nel tempo e che avevano come scopo quello di creare la CITTA’ IDEALE La città ideale Tempera su tavola 67,5x239,5 cm Urbino Galleria Nazionale
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All’interno del Palazzo Ducale è importante lo studiolo, dove Federico lavorava e conservava la sua preziosissima biblioteca. Lo studiolo è un’opera d’arte ricca di ritratti di personaggi illustri e di intarsi.
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Tarsie lignee Studiolo di Federico da Montefeltro
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Federico da Montefeltro chiamò a lavorare alla sua corte il pittore PIERO DELLA FRANCESCA ( ) che realizzò il ritratto di Federico e della moglie Battista Sforza. I ritratti sono veritieri e non vi è alcun intento di idealizzazione. Le figure sono fissate da una rigorosa volumetria evidenziata dall’uso totalmente nuovo della luce diffusa e radente che sottolinea ogni dettaglio dei volti, delle vesti e dei gioielli indossati da Battista Sforza. Il paesaggio sullo sfondo, raffigurato attraverso la “prospettiva a volo d’uccello” è il reale dominio territoriale dei duchi. Dittico con i ritratti di Battista Sforza e Federico da Montefeltro (fronte) 1465, 47x33 cm ciascuno, tempera su tavola, Firenze Galleria degli Uffizi
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I paesaggi sono rappresentati con rigore scientifico che conduce alla definizione di tutti i dettagli fino al riflesso della vegetazione e delle navi nell’acqua. Nel paesaggio si fondono prospettiva aerea e prospettiva geometrica I duchi vengono rappresentati su carri trionfali, accompagnati da figure femminili, personificazione delle virtù. Federico tiene in mano lo scettro del comando, simbolo di potere e forza; Battista ha in mano un libro, simbolo del suo interesse per lo studio e la cultura. Dittico con i ritratti di Battista Sforza e Federico da Montefeltro – I TRIONFI (retro) 1465, 47x33 cm ciascuno, tempera su tavola, Firenze Galleria degli Uffizi
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Flagellazione 1455, tempera su tavola 59x81,5
Urbino, Galleria Nazionale L’uomo biondo e scalzo con la veste rossa, è Oddantonio da Montefeltro, fratello di Federico, ucciso in una congiura nel 1444. Alcuni storici dell’arte considerano quest’opera come una citazione: nella Flagellazione di Cristo si rilegge il richiamo alla morte di Oddantonio, ucciso da giovane e innocente. Tutte le figure seguono il tradizionale schema di Piero: una figura di profilo, unna frontale e una di tre quarti La luce ha origine da più fonti: una interna alla stanza nella quale avviene la flagellazione e irradia la figura di Cristo; una esterna diffusa che colpisce il volto di Oddantonio La fuga prospettica dei cassettoni sul soffitto, delle tarsie nel pavimento e delle colonne, segue lo stesso rigore geometrico della città ideale
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Madonna con Bambino, santi e angeli detta Pala Brera
1474 circa, tempera su tavola, 248x170 cm Milano, Pinacoteca di Brera In quest’opera Piero fonde spiritualità e rigore scientifico L’architettura dipinta riproduce, attraverso un rigoroso uso della prospettiva, un’abside che nella collocazione originale, sopra l’altare maggiore della chiesa di S. Bernardino ad Urbino, doveva creare l’illusione dello spazio sfondato. L’uovo, simbolo della Resurrezione, diventa il canone proporzionale di tutta la composizione. L’ovale perfetto viene riprodotto nel volto della Madonna e di tutte le figure intorno a lei. La luce proveniente da sinistra, sottolinea la profondità dello spazio architettonico e la volumetria dei panneggi e dei personaggi. La presenza di Federico da Montefeltro risponde alla tradizione di raffigurare i committenti nelle tele da loro commissionate agli artisti
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FIRENZE A Firenze lavorano contemporaneamente tre artisti che diedero inizio al RINASCIMENTO. FILIPPO BRUNELLESCHI (1377 – 1446). Fu architetto ma anche scultore Cupola di Santa Maria del Fiore 1418 circa Firenze Il sacrificio di Isacco 1401, formella di bronzo (per il portale del battistero di Firenze) Firenze, Museo del Bargello
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DONATELLO (1386 – 1466) David Maddalena Penitente
Nello studio delle figure Donatello rappresenta sempre corpi leggermente sbilanciati, con il peso scaricato su una sola gambe. Questo per creare effetto di dinamismo ed evitare qualsiasi staticità. Il confronto tra queste due opere rende evidente il percorso formativo dell’artista, che nel tempo ricerca sempre di più di rappresentare la realtà, senza idealizzazione. Nel David rappresenta un giovane dalle fattezze perfette, tipiche della scultura classica. Nella Maddalena vuole rappresentare la donna sfinita dal sacrificio e dalla vita nel deserto, vestita di povere e lacere vesti e dai lunghi capelli David circa, Bronzo, 158 cm. Firenze, Museo Nazionale del Bargello Maddalena Penitente Legno, 188 cm Firenze, Museo del Duomo di Firenze
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MASACCIO (1401 – 1428) L’affresco è strutturato seguendo le rigide regole della prospettiva geometrica Trinità 1426 Affresco, 317x667 Firenze, Santa Maria Novella
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Tra il 1424 e il 1425 Masaccio aiutò il suo maestro MASOLINO DA PANICALE nella decorazione della CAPPELLA BRANCACCI, nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze. La struttura originale della cappella è stata modificata nel corso del Settecento, e alcuni affreschi sono stati distrutti. Gli affreschi raffigurano episodi dell’Antico Testamento ed episodi della vita di San Pietro. Masaccio - Cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre Masolino – Il Peccato Originale
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San Pietro guarisce gli infermi
Gli affreschi della cappella Brancacci sono anche importantissimi documenti storici, perché ritraggono personaggi con le vesti del tempo (i due personaggi al centro di questo affresco), o raffigurano le architetture tipiche del Quattrocento (le architetture sullo sfondo). Inoltre i cicli di affreschi erano importantissimi per le moltissime persone che non sapevano né leggere né scrivere e potevano conoscere quanto scritto nei testi sacri guardando le immagini dipinte.
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Alla corte dei Medici lavorò SANDRO BOTTICELLI (1445 – 1510)
La sua opera più celebre è LA PRIMAVERA, commissionata da Lorenzo il Magnifico MERCURIO caccia le nubi con il suo caduceo (bastone con due serpenti attorcigliati) LE TRE GRAZIE (Bellezza, Castità, Amore) danzano VENERE e EROS bendato che scocca le frecce d’amore La scena più importante va letta da destra a sinistra: ZEFIRO, dio dei venti, insegue CLORIS, una ninfa di cui è innamorato e che tenta di fuggire, ma non ci riesce e diventerà sua sposa, tramutandosi in FLORA o PRIMAVERA, raffigurata qui come donna dalla veste fiorita e dispensatrice di fiori La Primavera, , tempera su tavola, 203x314 cm, Firenze, Galleria degli Uffizi Quest’opera è un’ALLEGORIA, cioè una rappresentazione di idee anche complicate e conosciute da pochi (filosofia neoplatonica) attraverso simboli e figure che tutti conoscono
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MANTOVA Ludovico Gonzaga chiamò alla sua corte ANDREA MANTEGNA (1431 – 1506) e gli commissionò la decorazione della CAMERA DEGLI SPOSI nel Castello di San Giorgio. E’ chiamata anche CAMERA PICTA (dipinta). Celebra la dinastia dei Gonzaga in occasione della nomina a cardinale di Francesco Gonzaga, figlio di Ludovico signore di Mantova. La decorazione di due pareti (quella sud e quella est) è andata quasi totalmente perduta. La stanza prende il nome di Camera degli Sposi poiché vi sono ritratti al posto d’onore Ludovico Gonzaga e Barbara di Brandeburgo Camera Picta o Camera degli Sposi , affresco Mantova, Castello di San Giorgio
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La decorazione durò circa nove anni dal 1465 al 1474 e ciò è confermato da due iscrizioni che compaiono sulle pareti della camera: la conclusione dei lavori è confermata dall’iscrizione che riporta la data del 1474
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Ludovico III riceve una lettera del signore di Milano
L’affresco è un importante documento storico perché vi sono rappresentati elementi tipici dell’epoca e della vita di corte: i vestiti, i gioielli, le acconciature ma anche le regole di corte (chi poteva far parte della corte e in che ordine) Il bianco e il rosso erano i colori della dinastia Gonzaga Ludovico Gonzaga Barbara di Brandeburgo, moglie di Ludovico Era usanza delle corti avere al seguito nani che avevano il compito di intrattenere e divertire Viene anche ritratto il cane di Ludovico, chiamato Rubino
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Ludovico III incontra il figlio Francesco, appena nominato cardinale
Nel paesaggio sullo sfondo Mantegna rappresenta una veduta ideale di Roma, si riconoscono il Colosseo e le mura, ma alcuni edifici sono stati inventati. Roma era simbolica e indicava la possibilità per Francesco di diventare futuro pontefice. Ludovico Francesco, nominato cardinale Tutti i membri della famiglia Gonzaga sono rappresentati con le loro reali fisionomie: Federico, Figlio di Ludovico Francesco e Sigismondo, figli di Federico
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IL SOFFITTO A VOLTA RIBASSATA è decorato con finti elementi architettonici dipinti che incorniciano busti clipeati di imperatori romani e scene a soggetto mitologico che rievocano le virtù di Ludovico Gonzaga: il coraggio (Orfeo), l’intelligenza (Arione) e forza (fatiche di Ercole).
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Il centro della volta è decorato con un oculo dipinto con uno scorcio prospettico che crea un effetto di sfondato e l’illusione di un’apertura reale verso il cielo. Per creare un’illusione maggiore dipinge personaggi affacciati e una botte che sembra in procinto di cadere e proietta l’ombra Autoritratto di Mantegna inserito in una grottesca sulla parte della stanza
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Ritratto dei coniugi Arnolfini
Anche nel nord Europa ed in particolare nei Paesi Bassi la pittura ebbe un grande sviluppo. Artista fondamentale fu JAN VAN EYCK (1390–1441), autore del dipinto I CONIUGI ARNOLFINI Van Eyck ritrae un ricco finanziere italiano nel momento stesso del suo matrimonio, che all’epoca poteva svolgersi senza la presenza del sacerdote. A confermare questo il fatto che sia accesa una sola candela (quella di Cristo). Molti sono gli elementi simbolici che compaiono e che sono descritti con minuziosa cura per i dettagli: il cane simbolo di fedeltà, i frutti sul davanzale rievocano quelli del Paradiso Terrestre; gli zoccoli in primo piano sono emblema di umiltà, sulla sedia nello sfondo è intagliata la statua di Santa Margherita, patrona della città di Bruges; Nel dipinto compare anche il pittore stesso, riflesso nello specchio appeso alla parete di fondo nel quadro. Inoltre sopra lo specchio appare la scritta: “Jan Van Eyck fu qui”, scritto con carattere corsivo, tipico degli atti legali, questo sostiene l’ipotesi che si tratti di un vero e proprio matrimonio di cui il pittore è stato testimone. Ritratto dei coniugi Arnolfini 1434, olio su tavola, 83,7x57 cm, Londra, National Gallery
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Van Eyck è autore anche del POLITTICO DELL’AGNELLO MISTICO
PROFETI (ai lati) SIBILLE (al centro) ANNUNCIAZIONE I COMMITTENTI (ai lati) SAN GIOVANNI BATTISTA (a sinistra) SAN GIOVANNI EVANGELISTA (a destra) Polittico dell’Agnello Mistico (chiuso) 1428 – 1430 circa, olio su tavola Gand, Chiesa di San Bovone
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Polittico dell’Agnello Mistico (aperto)
olio su tavola Gand, Chiesa di San Bovone Da sinistra a destra Sopra: ADAMO, ANGELI CANTORI, MADONNA, DIO IN TRONO, GIOVANNI BATTISTA, ANGELI MUSICI, EVA Sotto: I CAVALIERI DI CRISTO, ADORAZIONE DELL’AGNELLO MISTICO, I PELLEGRINI
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IL COLORE AD OLIO INVECE DELLA TEMPERA Pisanello
PITTORE DI COLLEGAMENTO TRA L’ARTE NORD EUROPEA E QUELLA ITALIANA FU ANTONELLO DA MESSINA ( ) CHE INTRODUSSE MOLTE NOVITA’ IN ITALIA: IL RITRATTO DI TRE QUARTI SU FONDO NERO, IN SOSTITUZIONE DI QUELLO DI PROFILO CHE DA SEMPRE VENIVA UTILIZZATO NELLA RITRATTISTICA IL COLORE AD OLIO INVECE DELLA TEMPERA Pisanello Ritratto di Lionello d’Este 1441 Tempera su tavola Bergamo,Accademia Carrara Antonello da Messina Ritratto d’uomo Olio su tavola 25,5x 35,5 Londra, National Gallery
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Il volto della Vergine emerge dal fondo nero ed è incorniciato dal manto azzurro che la Vergine stessa chiude con la mano sinistra, in segno di pudore, quasi colta di sorpresa dallo spettatore. I lineamenti delicati della Vergine sono sottolineati dalla luce radente che la sfiora e dall’uso tonale del colore. Il sorriso accennato e lo sguardo evidenziano che Antonello da Messina è interessato all’indagine psicologica (vuole rappresentare le emozioni) Sono evidenti l’impostazione piramidale e ilo rigore prospettico. Il manto azzurro evidenzia la forte plasticità e il volume della figura della Vergine Inusuale è la rappresentazione di scorcio della mano che imprime profondità alla scena. L’ambiente è rappresentato da pochissimi ed essenziali oggetti: un leggio visto di scorcio e un libro aperto con le pagine che sembrano muoversi Vergine Annunciata 1476 olio su tavola, 45x34,5 Palermo, Galleria Nazionale di Palazzo Abatellis
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