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PubblicatoGrazia Bello Modificato 10 anni fa
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LAND GRABBING L’accaparramento delle terre: una corsa ambigua
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Gli investimenti in terre agricole
Gli investimenti in agricoltura giocano un ruolo essenziale per lo sviluppo e la riduzione della povertà: possono migliorare le condizioni di vita, promuovere lo sviluppo economico delle aree rurali, portare lavoro, servizi e infrastrutture, ma solo se gestiti in modo responsabile e in un contesto normativo chiaro, trasparente e efficiente. La storia della recente “corsa alla terra” è invece diversa: è una storia di crescenti pressioni su una risorsa naturale dalla quale dipende la sicurezza alimentare di milioni di persone povere; di investimenti fondiari che comportano espropriazioni, inganni, violazioni dei diritti umani, e distruggono vite umane. Se non si adottano di misure nazionali e internazionali capaci di difendere i diritti dei più poveri, questa corsa verso l’acquisizione indebita di terre lascerà milioni di persone senza terra da coltivare, senza cibo, senza casa e senza giustizia.
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Land Grabbing Agenzie e organizzazioni internazionali studiano e monitorano il fenomeno dell’acquisto di terre: in molti casi più di un acquisto si deve parlare di accaparramento, land grabbing. Questa è una pratica ambigua, perché: ♦ Consiste nell’acquisire vaste aree di superficie rurale irrigua e coltivabile da parte di Governi stranieri, multinazionali o fondi di investimento in Paesi poveri, allo scopo di produrre cibo, mangimi o biocombustibili; ♦ Si realizza attraverso la stipulazione di contratti di acquisto o di affitto di terre con durata dai 50 ai 99 anni, con un aspetto quindi di legalità; ♦ Avviene in Paesi poveri o in via di sviluppo, dove la gestione della terra è basata su regole informali e tradizionali, riconosciute localmente, ma non dagli accordi internazionali, senza certezza dei diritti fondiari, per cui il contadino non può provare di essere il possessore del terreno; ♦ Si stipula in cambio di infrastrutture, accesso ai mercati, assistenza sanitaria, progetti educativi, di cui però nessuno garantisce la realizzazione.
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Questo acquisto di terre, quindi, avviene spesso con contratti
♦ formalmente corretti, ♦ che non violano alcuna norma di legge nazionale e internazionale particolare ♦ perché non esiste ancora una disciplina specifica che regoli il problema. Per sapere se si tratta o no di land grabbing, è necessario verificare se l’acquisizione della terra si realizza ♦ rispettando i diritti umani e quelli delle donne in particolare; ♦ riconoscendo il principio del consenso libero, preventivo e informato delle comunità che stanno già utilizzando la terra, in particolare delle comunità indigene; ♦ valutando l’impatto sociale, economico e ambientale, e quello sulle relazioni di genere; ♦ concludendo contratti trasparenti, con impegni chiari e vincolanti sugli impieghi e sulla ripartizione dei benefici; ♦ includendo la partecipazione democratica, il controllo indipendente e la partecipazione informata delle comunità che utilizzano la terra.
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È dovere dei governi nazionali proteggere i diritti delle comunità e la proprietà di quanti da sempre hanno in uso la terra e gli interessi nazionali. ♦ Spesso, perché corrotti, i governi falliscono, si schierano dalla parte degli investitori, offrendo loro terre a basso costo e incentivi, e perfino li aiutano a sfrattare le popolazioni locali in cambio di favori personali. ♦ Anche quando sono coinvolti capitali stranieri o istituti bancari che hanno politiche responsabili, l’investimento non sempre è condotto con standard responsabili. ♦ Le comunità locali hanno a disposizione meccanismi di tutela riconosciuti a livello internazionale, ma questa possibilità è loro spesso negata. ♦ E’ necessario che la comunità internazionale si mobiliti, faccia conoscere il problema, trovi soluzioni per favorire investimenti corretti e sostenibili in terre agricole, laddove i governi nazionali non assumono i loro doveri negli interessi della loro stessa popolazione.
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L’appello dei vescovi dell’Africa
Coscienti della gravità del problema i Padri Sinodali (Sinodo per l’Africa, Ottobre 2009) esortano la Chiesa in Africa ► “a cercare informazioni (…) e ad educare il Popolo di Dio perché sia in grado di contestare le decisioni ingiuste in questa materia” (Proposta n° 30) ► “a fare pressione sui governi perché adottino un quadro giuridico idoneo, che tenga conto degli interessi dei paesi e delle loro popolazioni” (Proposta n° 29) ► a fare sì “che i loro cittadini siano protetti contro l’ingiusta alienazione della loro terra e dell’accesso all’acqua, che sono beni essenziali per la persona umana” (Proposta n° 30). Essi hanno quindi chiesto ai governi di “rispettare i diritti tradizionali alla terra e di riconoscerli per legge” (Proposta 30).
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La Dottrina Sociale della Chiesa afferma chiaramente che
“L’occupazione della terra è spesso espressione di uno stato di cose intollerabile e moralmente indifendibile, ed è un campanello d’allarme che richiede l’attuazione di soluzioni efficaci ed eque a livello sociale e politico”. (Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace, 1997, § 44) La Dottrina Sociale della Chiesa afferma chiaramente che ► la terra è un bene comune donato dal Creatore per le necessità di tutti, ora e in futuro; ► il diritto all’uso della terra è naturale e primordiale, ed è un valore universale di ogni essere umano sul quale non può prevalere alcun altro diritto economico; ► la proprietà privata è un mezzo per raggiungere autonomia e libertà, è subordinata tuttavia alla prima funzione sociale della proprietà: dare a ciascuno la possibilità di vivere; ► i latifondi sono ingiusti perché “privano un grande numero di persone del diritto di partecipare al processo della produzione per mezzo del proprio lavoro e di provvedere alle proprie necessità” (Pontificio Consiglio per G e P, 1997, § 32).
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“Guai a coloro che aggiungono casa a casa, campo a campo.” (Is 5, 8)
“Bramano i campi e se ne impossessano” (Mic 2, 2) E cosa dice la Bibbia? ►I profeti nell’AT e Gesù nel NT non lasciano alcun dubbio sullo scandalo dell’accumulo della terra nelle mani di pochi. ►L’accumulo delle risorse, mentre altri mancano del necessario alla vita, è in contraddizione con le finalità della creazione: Dio ha creato l’abbondanza perché ogni essere umano godesse dei Suoi doni. ►Il potente che non rispetta la dignità e i diritti delle persone viene costantemente condannato dai profeti. ►Gesù condanna l’accumulo delle ricchezze in disprezzo alla povertà e alla miseria in modo molto netto: “Guai ai ricchi” (Lc 6:24) e drammatizza il destino del abuso dei beni nella parabola di Lazzaro e il ricco: “essi non avranno parte nella promessa di Dio”.
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Riflessione comunitaria e pastorale
• Il problema sulle terre esiste nella nostra zona e nel nostro Paese? • Il diritto nazionale e tradizionale è conosciuto e rispettato? • I nostri contadini conoscono i meccanismi legali per proteggere i loro diritti sulla terra? • La comunità cristiana - ha preso sul serio questo problema? - ha raccolto una documentazione che permetta la difesa della terra dei poveri? - ha raccolto i dati di abusi e ingiustizie?
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