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Il popolo della Terra Promessa
Gli Ebrei Il popolo della Terra Promessa
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La storia I libri sacri Dio Gli oggetti liturgici I gruppi principali
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Il Signore disse ad Abramo:
“ vattene dal tuo paese, dalla tua patria, dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò …” Ma chi erano gli Ebrei?
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La storia La religione ebraica è strettamente collegata al Medio Oriente antico, zona estremamente vasta e variegata, che va dall’Assiria al Golfo Persico, dalla Palestina all’Egitto, si estende dal Nord verso Oriente, comprende i fertili territori fra il Tigri e l’Eufrate: la Mesopotamia, in cui Sumeri, Assiri e Babilonesi hanno fondato i loro grandiosi imperi. Il teatro vero e proprio della storia ebraica fu nelle regioni nord-occidentali e nella fascia costiera tra il deserto e il mare. È una lingua di terra il cui tratto di fertilità non si allarga oltre i 120 chilometri e i cui fiumi, poveri d’acqua, faticano ad abbeverare le colture. In quest’area, la cultura e la civiltà irradiavano da due grandi potenze: quella sorta in Mesopotamia (l’attuale Iraq), e quella sorta nella valle del Nilo, il regno dei faraoni d’Egitto. Tra questi due gradi Paesi, il corridoio siro-palestinese era un attivissimo crocevia di commerci, di eserciti in movimento e di vivaci incroci etnici e culturali. Queste terre sono sempre state abitate da genti ibride, miste, con vicissitudini politiche travagliate. Proprio il territorio che si estende dal Golfo Persico è quello in cui si muovevano gli antichi gruppi patriarcali, dai quali il popolo d’Israele trae le proprie origini.
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Nel testo biblico, in particolare nel libro della Genesi, la storia ha inizio con la creazione del mondo, da parte di Dio, e dell’uomo da Lui, modellato a propria immagine somiglianza. Dio, poi, affida, all’uomo il creato, dunque anche l’uomo deve collaborare con il Creatore. Questa collaborazione deve avvenire in due modi: con l’equità, ossia il riconoscimento dei diritti umani, e con la giustizia, ovvero l’accettazione dei doveri. Intorno al 2000 a.C. si muovevano clan patriarcali seminomadi, spostandosi da un confine all’altro della “mezzaluna fertile” e intrattenendo con le città incontrate lungo il percorso rapporti commerciali, religiosi e culturali. Erano tribù semite, la cui religiosità si fondava soprattutto sul culto del “Dio-del-Padre”, un Dio riconosciuto come sovrano. Uno di questi capostipiti è Abramo. L’antico “padre” degli Ebrei (il nome Ebreo deriva da Eber, discendente di Sam, figlio di Noè). Abram (il cui nome, almeno inizialmente, è Abram) lasciò all’età di 75 anni la casa paterna per trasferirsi in una terra lontana, la Terra Promessa, dopo che il Signore gli aveva parlato, assicurandogli un grande popolo e la sua benedizione.
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Figlio di Abramo e di Sara fu Isacco; da Isacco nacque Giacobbe, terzo e ultimo patriarca, sarà chiamato Israele e pertanto i suoi discendenti potranno essere chiamati senza differenza Ebrei o Israeliti. Secondo la Bibbia,tutti gli Ebrei discendono da 12 tribù fondate da altrettanti figli di Giacobbe.
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A causa di una terribile carestia che aveva colpito la loro terra si trasferirono in Egitto ma diventano presto schiavi, conservando però i loro costumi e le loro tradizioni. Essi furono liberati da Mosè, sfuggito alla strage dei figli maschi degli ebrei ordinata dal faraone, che gli condurrà nella loro terra. Vagheranno nel deserto per 40 anni ed ancor oggi si commemora l’Esodo del popolo e la traversata del Mar Rosso nella festa di Pesah. Mosè ricevette Le Tavole Della Legge sul Monte Sinai, cioè i Dieci Comandamenti. Morendo, Mosè affidò gli ebrei a Giosuè. L’insediamento nella terra promessa non fu tuttavia pacifico, poiché le popolazioni locali non si rassegnarono a far posto ai nuovi venuti ed a convivere pacificamente con essi. Perciò gli ebrei dovettero lottare a lungo. Gli scontri più sanguinosi furono quelli con i Filistei.
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Le continue lotte con le popolazioni locali indussero gli ebrei a riunire le 12 tribù ed a costituire un unico Stato: il regno d’Israele. Il primo re fu Saul e ad egli seguì David, noto per aver battuto con la fionda il gigante Golia. Famosa anche la sua stella che è diventata simbolo della religione ebraica. La stella è composta da due triangoli opposti intrecciati. Quello con la base verso il basso rappresenta il legame dell’uomo verso Dio e quello dall’alto verso il basso la ricerca di Dio verso l’uomo, anche elementi naturali come il fuoco e l’acqua l’uomo e la donna.
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Alla morte di David divenne re il figlio Salomone, sotto cui ci fu un prospero periodo per il regno e per Gerusalemme. A Gerusalemme Salomone sulla collina di Sion costruì il celebre tempio che divenne il punto di riferimento nazionale del popolo, su cui fu riposta l’Arca dell’Alleanza, ossia il Tabernacolo in cui erano conservate le tavole della Legge. Alla morte di Salomone dieci delle dodici tribù di Israele si separarono; due tribù restarono fedeli al figlio di Salomone , formarono il regno di Giuda o Giudea (da cui viene la parola giudeo) . Le dieci tribù settentrionali costituirono un regno a parte che conservò la denominazione di regno di Israele e in seguito furono conosciuti come samaritani.
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Nel 587 a.C. Gerusalemme venne distrutta dal re babilonese Nabucodonosor. Il tempio fu bruciato e gli ebrei furono esiliati in Babilonia. L’esilio di Babilonia diede il via alla diaspora, ovvero alla dispersione del popolo ebraico nel mondo. Con la distruzione del tempio, si pone il problema dell’arca dell’Alleanza, infatti essa non fu più citata dalla Bibbia, sono sorte una serie una serie di leggende su di essa Quando i persiani conquistarono Babilonia, un editto di Ciro il Grande permise il loro ritorno in Giudea e la ricostruzione del Tempio. Il crollo dell’Impero persiano ad opera di Alessandro Magno inserì la Palestina nel regno ellenistico dei Tolomei d’Egitto: infatti ad Alessandria si insediò una numerosa comunità ebraica.
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I futuri sovrani cercheranno di imporre la cultura ellenistica e Antioco IV, dichiarando fuori legge la religione degli ebrei, fece collocare nel Tempio un altare in onore di Zeus da cui si scatenarono varie reazioni di protesta. L’instabilità politica raggiunse il suo culmine nel I secolo a.C. con la lotta tra i fratelli Ircano II e Aristobulo II, entrambi aspiranti al trono: Aristobulo, tramando segretamente con i romani, aprì la strada all’esercito di Pompeo che entrò a Gerusalemme nel 63 a.C. Precedentemente, il Tempio fu ricostruito ed ebbe nel corso dei secoli modifiche ma fu definitivamente distrutto dai Romani nel 70 d.C. come vedremo dopo.
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Il famoso “Muro del pianto” che attualmente rappresenta il monumento più significativo degli ebrei, era un muro della spianata sulla quale sorgeva il Tempio ricostruito e sulla quale si trova attualmente la moschea “La splendente” dove, secondo la tradizione islamica, Maometto sarebbe asceso al cielo. Nessun legame quindi con l’Antico Tempio di Salomone del quale nulla rimane, come d’altronde nulla rimane (eccetto il Muro del Pianto) del secondo Tempio. In questo momento gli ebrei vivevano divisi in diversi imperi: in quello romano che più tardi cominciò a diventare Cristiano, e in quello persiano che cominciò invece a diventare Musulmano.
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La rivolta antiromana promossa nel 66 d. C
La rivolta antiromana promossa nel 66 d.C. fu domata dalle truppe guidate prima da Vespasiano poi da Tito, e si concluse come si è già accennato con la distruzione del Tempio di Gerusalemme nel 70. L’Ebraismo fu praticamente sradicato dalla Giudea e dopo una ulteriore fallita rivolta ci fu un successivo inasprimento delle misure contro gli ebrei ormai posti davanti ai divieti di praticare la loro fede nella loro patria e di entrare in Gerusalemme. In questo bassorilievo dell’Arco di Tito a Roma, è raffigurato il corteo trionfale che percorre la capitale con le spoglie del Tempio di Gerusalemme dopo la sua conquista ad opera dei Romani nel 70 d.C. Si può notare la Menorah, il candelabro simbolo dell’Ebraismo usato per illuminare, nel Tempio, il Tabernacolo dell’Arca
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Successivamente con l’affermazione del Cristianesimo in Europa gli ebrei incontrarono i maggiori problemi e vennero accusati di essere assassini di Cristo, inviati del diavolo e praticanti di arti magiche. Spesso fu imposto loro il Battesimo e furono confinati -dopo il divieto della Chiesa del prestito ad interesse perché ritenuto un peccato- al ruolo di banchieri, commercianti o usurai. Ad ogni singolo fatto, tra i quali le diffusioni di peste, gli ebrei furono ritenuti colpevoli e per questo torturati o uccisi. Ben presto dovettero vivere in quartieri separati e portare segni di riconoscimento, per esempio le donne furono costrette ad indossare un velo giallo sul capo come le prostitute. È l’antisemitismo.
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Da allora, per secoli e secoli appoggiati a momenti di tregua gli ebrei rimasero oggetto di persecuzioni e massacri e di continue migrazioni, fino alle porte della II Guerra Mondiale con l’antisemitismo nazista che uccise 6 milioni circa di ebrei e indusse i sopravvissuti alla formazione di uno Stato nella loro antica e spesso negata … Terra Promessa Nacque così, il 14 maggio del 1948, lo Stato d’Israele, che avrebbe dovuto accogliere gli ebrei da secoli sparsi in tutto il mondo a causa della diaspora. Ma gli scontri continuano ad imperversare con i Paesi limitrofi e il governo israeliano è riuscito a giungere ad accordi solamente con l’Egitto e con la Giordania, mentre Siria e Libano non riconoscono i suoi confini e resta irrisolta la questione della Striscia di Gaza,territorio reclamato dalla Palestina.
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I libri sacri Il Testo sacro più importante per l'ebraismo è la Torah scritta, che corrisponde al Pentateuco, che fa parte della raccolta nota sotto il nome di Tanach, la (cosiddetta) Bibbia ebraica, chiamata dai cristiani Antico Testamento. In essa sono presenti tutte le regole che un ebreo deve seguire nella sua vita, regole che vengono poi spiegate e discusse in una tradizione orale codificata in varie raccolte: Il Talmud, a sua volta diviso in Mishnah e Ghemarah, consiste in una raccolta di discussioni avvenute tra i sapienti e i maestri dentro e fuori il Sinedrio. Il termine Mishnah proviene dalla parola ebraica sh n nah, ripetere (da cui studiare, insegnare), "mishnah" (M.) suggerisce ciò che è imparato a memoria, per ripetizione e designa l'insieme della Legge orale e il suo studio (per opposizione a Miqra' che si riferisce alla Scrittura e al suo studio). Può anche designare l'insieme della halakhah (parte legislativa) o ancora una forma d'insegnamento di quella, non più partendo dal testo biblico, ma a partire dalle sentenze dei Maestri della tradizione riguardo a problemi concreti.
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La tradizione ebraica insegna che anche la Legge orale fu trasmessa, insieme a quella scritta, da Dio a Mosè sul Monte Sinai, sette settimane dopo l'uscita dall'Egitto del popolo ebraico. Essa fu tramandata di generazione in generazione finché le persecuzioni ne misero in pericolo la corretta trasmissione. È in questo contesto che nasce la Mishnah. Redatta in ebraico tardo, è disposta secondo gli argomenti, in sei ordini e 60 trattati. Il termine Ghemarah ,che vuol dire studiare, indica la parte del Talmud contenente i commentari rabbinici e le discussioni sorte sull'interpretazione della Mishnah. La Halacha non è un testo singolo, ma piuttosto un nome per definire il complesso delle norme codificate della legge ebraica e deriva dalla codificazione delle regole del Talmud. Nel corso degli anni, molti sono stati i tentativi di riunire le norme rituali ed etiche dell'ebraismo in libri di tipo sinottico. Il Midrash è un metodo di interpretazione della Scrittura che, andando al di là del senso letterale, scruta il testo in profondità per cercare di trarne applicazioni pratiche e significati nuovi. Esistono decine di raccolte di Midrashim. Lo Sheeloth uTshuvoth (lett. domande e risposte), è il nome di una raccolta, tuttora in via di ampliamento, di tutte le domande che vengono poste e di tutte le risposte che sono fornite dai rabbini.
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Il Dio ebraico Nella religione ebraica e nell'Antico Testamento Dio è visto come l'Essere Supremo, creatore, autore e causa prima dell'universo, governatore del mondo e degli uomini, giudice supremo e padre, la cui giustizia è temperata dalla misericordia, i cui propositi sono realizzati da agenti prescelti che possono essere sia individui sia nazioni. Dio comunica la sua volontà attraverso profeti e altri canali stabiliti. La fede del popolo ebraico è in un primo momento un culto di monolatria (conosciuto anche come enoteismo): ogni popolo ha il suo Dio, ma il Dio del popolo ebraico è l'unico che Israele adora e serve. Sono eco di questa concezione passi biblici come quelli che dicono: "Il Signore è il nostro Dio, il più grande di tutti gli dei", riferendosi in questo caso ai 70 angeli principi delle 70 Nazioni. Ci si riferisce a lui come il "Dio dei nostri padri", "il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe". È solo al tempo dell'Esilio babilonese (VI secolo a.C.) che Israele passa della monolatria al monoteismo: c'è un solo Dio, tutti gli altri sono apparenza.
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Il Dio degli ebrei è creatore di tutte le cose, che ha plasmato dal nulla. Il profeta Ezechiele, rappresentando la maestosità del Creatore e della sua perfetta organizzazione in un simbolico carro celeste, parlò della presenza di quattro creature viventi, cherubini, ai lati di questo carro. Ogni creatura aveva quattro facce che rappresentano i quattro principali archetipi angelici poi correlati nell'esegesi ebraica anche agli attributi di Dio. In particolare le figure descritte da Ezechiele sono: una faccia d'aquila, che simboleggia la profonda sapienza di Dio (Proverbi 2:6); una faccia di toro, che con la sua leggendaria potenza raffigura l'onnipotenza di Dio (Giobbe 37:23); una faccia di leone, simbolo della coraggiosa giustizia di Dio (Deuteronomio 32:4); una faccia d'uomo, simbolo dell'amore di Dio, in quanto l'uomo è l'unica creatura in grado di manifestare intelligentemente questa qualità.
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Il Dio degli ebrei è un Dio impegnato in loro favore (all'inizio), e verso tutti gli uomini (tempi più tardi). Israele nasce come popolo quando sperimenta che Dio lo libera della schiavitù d'Egitto. Da quel momento in avanti Dio è colui che dice "presente" (la radice del nome è la stessa radice del verbo essere coniugato al presente indicativo = Io sono = Io sono qui con te), e gli è accanto per accompagnarlo e salvarlo. Anche le circostanze dolorose, come cadere in mano dei nemici o l'Esilio babilonese, sono interpretate come un'azione di Dio che corregge il suo popolo a causa dei suoi peccati. Il Dio ebraico è indicato con vari nomi, poiché nell'ebraismo il nome proprio di Dio è considerato ineffabile. Negli scritti esso è rappresentato dal tetragramma biblico o "tetragrammaton“, che è la sequenza delle quattro (τέτρα, tetra in greco) lettere che compongono il nome proprio di Dio. In passato era largamente attestata la traslitterazione "JHWH“ma, in epoca contemporanea, la traslitterazione più diffusa è "YHWH. Gli Ebrei considerano dall'antichità il tetragramma troppo sacro per essere pronunciato: nella lettura della Bibbia e nelle preghiere è sostituito in ebraico con HaShem ("il nome") o Adonai ("Signore"), nelle altre lingue con "Signore" o "Eterno".
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Usi e costumi: Gli oggetti liturgici
Tra gli oggetti liturgici e culturali più importanti nella religione ebraica vi sono: Menorah, candelabro 'a sette braccia', ne esisteva soltanto uno d'oro puro ed era situato nel Tempio di Gerusalemme, simbolo ebraico ed attualmente dello Stato d'Israele; in quasi tutte le case ebraiche ne è presente una riproduzione. Quando ancora esisteva il Tempio veniva acceso un lume al giorno (la settimana partiva dalla domenica) fino a giungere a sette lo Shabbat. Mezuzah, pergamena affissa (dentro un piccolo contenitore) agli stipiti delle porte e contenente due brani dello Shema (preghiera fondamentale dell'ebraismo, da recitare ogni giorno al mattino e alla sera), proprio quelli contenenti il precetto della Mezuzzah.
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Tefillin, conosciuti come filattèri, sono scatole nere di cuoio indossate sul braccio e sulla fronte per mezzo di cinghie di pelle. Esse contengono le pergamene con i quattro brani della Torah che citano questo precetto. Kippah, il copricapo indossato dagli Ebrei maschi. Talled, scialle in tessuto bianco spesso con fasce, comunemente di colore scuro, caratterizzato da quattro lunghe sfrangiature di tessuto alle estremità, chiamate Tzitzit. La versione grande (talit gadol)è portata durante la preghiera del mattino e a Yom Kippur per tutto il lungo ciclo di preghiere, quella piccola (talit katàn) è indossata quotidianamente. Hanukkiah, plurale Hanukkioth, candelabro ad 'otto braccia' utilizzato per accendere i lumi durante la celebrazione della festa di Hanukkah (Festa delle luci) in ricordo della riconsacrazione del Tempio dopo la guerra maccabaica il cui casus belli fu il sacrificio di un maiale nel Tempio ad opera di un sacerdote elenizzante.
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Usi e costumi: l’alimentazione
La Casherut è una serie di regole alimentari prescritte dalla Torah. Esse costituiscono un corpo di normative molto complesse, che forma il fondamento dell'alimentazione dell'ebreo, a casa come all'esterno. Il termine kasher significa "adatto" e riguarda la purità degli alimenti: la Torah distingue infatti anche tra animali puri ed animali impuri, quelli permessi e quelli proibiti. Molti ebrei usano la parola taref per indicare il contrario a quanto permesso nell'alimentazione casher. Gli elenchi degli animali di cui è permesso cibarsi sono contenuti nella Bibbia, capitolo 11 del Levitico, ed alcuni vengono ripetuti nel capitolo 14 del Deuteronomio. Sono permessi i quadrupedi ruminanti con gli zoccoli bipartiti come, ad esempio, mucca, pecora, capra e cervo, ma non maiale, cammello, cavallo o coniglio; viene fornito un elenco dei volatili proibiti, da cui deriva che tutti gli altri sono permessi, che contiene tutti i rapaci e gli uccelli notturni. Tranne alcuni casi, si possono mangiare i pesci con squame e pinne: sono pertanto esclusi molluschi e crostacei (polpi, frutti di mare, granchi ecc.), oltre alle anguille, al pescecane e alcuni altri pesci che si ritiene non abbiano le squame complete.
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Sì No
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Certi tipi di locusta sono permessi agli ebrei sefarditi residenti nei paesi arabi, ma non a quelli sia sefarditi sia ashkenaziti residenti in occidente a causa della proibizione di mangiare qualsiasi cosa possa suscitare disgusto (anche con riguardo agli usi locali). Gli animali ovini, bovini, caprini ed i volatili permessi non sono ritenuti kasher se non vengono uccisi con il metodo noto come shechitah. Lo shochet, che per eseguire la shechitah deve avere un apposito titolo di idoneità: mozza con un coltello la trachea e l'esofago dell'animale, e così facendo recide le arterie principali causando una perdita di coscienza praticamente istantanea. Il sangue restante viene eliminato dalla carne attraverso un processo di lavatura, salatura e risciacquo oppure attraverso l'arrostitura: per secoli il processo di lavatura, salatura e risciacquo della carne è stato prerogativa delle donne di casa, ma ormai è praticato soprattutto dal macellaio o dal fornitore kasher. Una casa strettamente kasher avrà almeno due servizi di utensili per la preparazione ed il consumo dei cibi, uno è il servizio "da carne" (non intendendosi per carne il pesce), da utilizzare con la carne e i suoi derivati, l'altro è quello "da latte", che si usa con latticini, poiché è vietato mescolare latte e carne. È anche proibito mescolare carne e pesce, ma questa proibizione ha delle restrizioni minori e non implica dunque l'uso di servizi di stoviglie separati, ma soltanto la proibizione di ingerire insieme carne e pesce e di usare per l'uno stoviglie sporche dell'altro alimento.
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Una casa strettamente kasher avrà almeno due servizi di utensili per la preparazione ed il consumo dei cibi, uno è il servizio "da carne" (non intendendosi per carne il pesce), da utilizzare con la carne e i suoi derivati, l'altro è quello "da latte", che si usa con latticini, poiché è vietato mescolare latte e carne. È anche proibito mescolare carne e pesce, ma questa proibizione ha delle restrizioni minori e non implica dunque l'uso di servizi di stoviglie separati, ma soltanto la proibizione di ingerire insieme carne e pesce e di usare per l'uno stoviglie sporche dell'altro alimento.
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Gruppi principali Gli ebrei aschenaziti (o, secondo la grafia inglese, ashkenaziti), detti anche Ashkenazim, sono i discendenti delle comunità ebraiche medievali della valle del Reno. Ashkenaz era infatti il nome, in ebraico medievale, della regione franco-tedesca del Reno e Aschenazita significa appunto abitante delle rive del Reno. Nel IX secolo la migrazione di numerosi ebrei dall'Italia meridionale dà origine a parte consistente delle numerose comunità Renane. In epoche successive molti di essi emigrarono, formando, oltre alle comunità già esistenti in Germania e in Francia orientale, altre comunità in Boemia, Italia settentrionale, Paesi Bassi, Ungheria, Polonia, Russia Ucraina ed altri paesi dell'Europa orientale. Per tale motivo la parola aschenazita è per molti sinonimo di ebreo orientale ovvero d'ebreo del nord est Europa. A cavallo degli ultimi due secoli si registrò un'ingente emigrazione aschenazita negli Stati Uniti d'America.
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Le lingue della cultura ebraica aschenazita sono principalmente l'ebraico e l'aramaico dei testi della tradizione ebraica e lo yiddish. In Europa centrale e orientale gli ebrei vivevano spesso in una situazione di trilinguismo, dove a ebraico, aramaico e yiddish si aggiungeva la lingua parlata dalla popolazione non-ebraica circostante, generalmente il polacco o altre lingue e dialetti slavi. Se nell'XI secolo si calcola che gli aschenaziti costituissero solo il 3% della popolazione ebraica mondiale, essi giunsero, al massimo della loro espansione demografica (1931) a rappresentarne il 92%, ed oggi sono grosso modo l'80% del totale (Elazar 1992). La maggior parte delle comunità ebraiche con una lunga tradizione in Europa sono aschenazite, ad eccezione di quelle delle regioni mediterranee. Una gran parte degli ebrei che negli ultimi due secoli hanno lasciato l'Europa diretti in altri continenti, in particolare verso gli Stati Uniti, sono Ashkenazim.
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