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PubblicatoRaffaela Fiore Modificato 9 anni fa
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Diritti delle donne e multiculturalismo Il testo fondamentale di riferimento: Susan Moller Okin (Is Multiculturalism Bad for Women?, 1999). Tesi: I sostenitori del multiculturalismo, inteso come riconoscimento di diritti collettivi alle minoranze culturali, hanno ignorato i contenuti spesso discriminatori verso le donne di queste culture.
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Gran parte delle ‘culture sociali’ ( societal cultures, Kymlicka), in particolare delle culture arabe, africane, asiatiche, si pone l’obiettivo del controllo sulle donne principalmente attraverso: mutilazioni genitali, poligamia, matrimoni in età infantile o imposti.
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Pratiche ‘culturali’ contro la dignità e la libertà delle donne (America Latina, Sud- Est asiatico rurale, alcune parti dell’Africa occidentale): obbligare la donna stuprata a sposare il suo stupratore. (L’Italia e l’art 544 del codice penale, abolito solo nel 1981. Il caso di Franca Viola, 1965).
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«Molte consuetudini basate sulla cultura mirano a controllare le donne e ad asservirle, soprattutto sul piano culturale e riproduttivo, ai desideri e agli interessi maschili» (Moller Okin, Diritti delle donne e multiculturalismo, p. 12). Perseguire ovunque il diritto delle donne al rispetto di sé e alle scelte di vita autonome.
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Differenze di genere e multiculturalismo: il caso delle mutilazioni genitali femminili (MGF) Che cosa intendiamo per MGF: clitoridectomia, escissione, infibulazione. Circa 130 milioni di donne nel mondo sono sessualmente mutilate; ogni anno 2 milioni di bambine subiscono queste mutilazioni (da pochi giorni dalla nascita fino all’adolescenza; più spesso dai 3 agli 8 anni).
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I paesi più coinvolti: Somalia, Egitto, Sudan. Le MGF non hanno fondamento religioso, non sono prescritte dalla religione islamica, anche se sono praticate in molti paesi islamici (ma anche in gruppi che si riconoscono nella religione aninimista o in quella cristiana).
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Tradizione vecchia di secoli e diretta a certificare la subordinazione sociale della donna. La donna che non ha subito la MG prescritta non è una vera donna, è considerata impura, non può contrarre matrimonio e mettere al mondo dei figli, è emarginata. Le conseguenze sociali di questo stigma nei paesi africani.
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Mutilare sessualmente le bambine, in questo contesto, viene considerato una modalità attraverso la quale dare piena espressione all’identità femminile. Le conseguenze mediche, psicologiche e sociali possono essere gravissime. A seguito degli interventi non sono rare infezioni, emorragie, e persino la morte di alcune bambine.
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Nei paesi africani la tradizione è radicata, ma nei paesi di migrazione diverse donne cercano di sottrarre le figlie a questa pratica. Il ruolo della famiglia patriarcale nell’imporre la tradizione. Molte mutilazioni avvengono nei paesi di origine, dove le bambine sono portate, dall’Europa, a questo scopo. Ma molte ‘operazioni’ sono realizzate in Europa.
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Le proibizioni in Occidente Le prese di posizione di organismi internazionali: OMS, UNICEF, Amnesty International. Le MGF come violazioni dei diritti umani; la condanna internazionale verso queste pratiche. La “Dichiarazione sull’eliminazione della violenza verso le donne” (ONU 1993). Vedi la Dichiarazione di Pechino del 1995 contro ogni forma di violenza contro le bambine e le donne.
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La disciplina giuridica: In Italia esiste una legge del 2006 specificamente contro le MGF (sanzione prevista: reclusione da 4 a 12 anni); in Francia le MGF sono considerata un crimine e possono essere punite con pene che arrivano fino a 15 anni; pene sono previste anche in Svezia e Gran Bretagna (già dagli anni Ottanta).
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Le questioni sollevate dalle MGF: Le ragioni contro una specifica criminalizzazione delle MGF (sebbene le mutilazioni siano comunque da perseguire in quanto lesioni personali gravi).
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Contro la incriminazione 1. Necessità di rispettare le tradizioni culturali di altre etnie. Le MGF come ‘reato culturale’ (elemento di identificazione e appartenenza comunitaria). Da qui l’esigenza di un ‘pluralismo normativo’. 2. Inadeguatezza della risposta penale. Non serve la repressione ma la sensibilizzazione a una diversa prospettiva sull’identità femminile.
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Per la incriminazione Le ragioni a favore della specifica incriminazione delle MGF 1. Il rispetto della donna come valore non negoziabile 2. L’ingiustificabilità delle MGF In generale: la punizione (a partire dalle condanne penali) deve essere accompagnata da iniziative culturali finalizzate alla modificazione delle culture di genere.
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Come è già stato detto I ‘diritti polietnici’ sono legati alle minoranze culturali (ad esempio negli USA) ed esprimono il loro rifiuto del principio dell’assimilazione. Oggi occorre dunque “navigare tra la Scilla dell’ugualitarismo e la Cariddi del differenzialismo” (Wieviorka). L’equilibrio difficile. Le circostanze storiche delle nuove ondate migratorie modificano il quadro tradizionale dei problemi della cittadinanza.
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Le sperimentazioni, anche in Italia, di ‘escissioni simboliche’ in contesti di sanità pubblica (il caso di Torino)
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Riepilogando la questione della relazione tra differenze di genere e multiculturalismo Tensione fra rispetto dei diritti delle donne e preoccupazioni multiculturaliste, finalizzate a proteggere la diversità culturale. Approccio multiculturalista: andare oltre la protezione del diritto del singolo in direzione della protezione dei diritti del gruppo culturale di minoranza.
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Nei gruppi le figure maschili sono generalmente più forti e dominanti rispetto a quelle femminili. Il supporto alle culture di gruppo diventa così facilmente un supporto alle loro figure. Da qui la tensione tra protezione del principio dell’eguaglianza morale di uomini e donne (approccio femminista) e multiculturalismo.
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Il femminismo contro il patriarcato, ancora dominante in numerosi gruppi culturali (secondo alcune, in forma velata, anche nella cultura occidentale contemporanea). La struttura culturale dei gruppi è fondata sulle differenze di genere (diritti maschili, doveri femminili).
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Patriarcato: controllo maschile sulla sessualità e la vita delle donne. In generale: controllo delle donne da parte degli uomini. Le mutilazioni genitali, ma anche, ad esempio, la poligamia, i matrimoni imposti, i matrimoni in età infantile, la segregazione sessuale, la questione del matrimonio con lo stupratore (che lo proscioglie da ogni accusa) esemplificano queste forme di controllo.
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In sintesi: in molti gruppi culturali l’asservimento delle donne agli interessi e ai desideri maschili è dato per scontato. L’approccio multiculturalista può di fatto fungere da supporto a questa pretesa (vedi le riflessioni di Susan Moller Okin)
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Riferimenti bibliografici S. Moller Okin, Diritti delle donne e multiculturalismo, Milano, Raffaello Cortina, 2007. A. Facchi, I diritti nell’Europa multiculturale (cap. V), Roma-Bari, Laterza, 2008.
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