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PubblicatoGiuliano Rostagno Modificato 10 anni fa
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Una lettura costruttivista delle miodesopsie o “mosche volanti”
Cipolletta, S., Beccarello, S., & Galan, A. (2012). A psychological understanding of eye floaters. Qualitative Health research, 22,
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Domande di partenza Cosa sono le miodesopsie?
Come mai qualcuno vede i corpi mobili nonostante non dovrebbe e qualcun altro non li vede nonostante dovrebbe? Perché una lettura psicologica?
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Cosa vuol dire comprendere le miodesopsie in ottica costruttivista?
Non vuol dire cercare una causa psicologica di un evento somatico come fa la psicosomatica Non vuol dire che la persona si inventa di vedere quello che vede come teme il paziente Non vuol dire spiegare il fenomeno nei termini del SNC come fanno le neuroscienze Vuol dire comprendere il fenomeno all’interno del più ampio sistema della persona in relazione
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dilatazione-costrizione del campo percettivo
MIODESOPSIE LETTURA MEDICA liquefazione del vitreo corpi mobili coni d’ombra sulla retina LETTURA PSICOLOGICA permeabilità dilatazione costrizione dilatazione-costrizione del campo percettivo
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L’esperienza personale
Dallo stress al rilassamento Nel tempo libero è chiaro che avendo tempo libero ti metti a pensare alle cose che ti succedono, invece quando sono impegnato non le penso queste cose… Vivo più serenamente adesso che dieci anni fa o quindici anni quando c’erano le mie figlie piccole da portare a scuola piuttosto che…avevo meno disponibilità per me stesso, adesso invece riesco a fare anche delle cose: faccio sport, faccio l’orto…tranquillo, sereno… Un “fastidio” Dà fastidio, mi dà fastidio quando penso questa cosa… se non mi viene in mente la vedo e non mi preoccupo… C’è il momento in cui mi preoccupo di questa cosa e allora mi mette un po’ più… Insomma non è un pugno nell’occhio, nel senso che si sente, che fa male
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I percorsi personali Opacità del vitreo lieve elevata
Percezione del disturbo Le m. non sono un problema Le m. sono ignorate Le m. sono un problema impossibile Le m. sono un problema affrontabile
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Gli aspetti considerati
Riscontro medico percezione del disturbo spiegazione personale modalità di fronteggiare il problema fiducia nella medicina tipo di persona distribuzione delle dipendenze
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1. Le miodesopsie non sono un problema
La persona percepisce corpi estranei, ma non se ne fa un problema e se ne dà una spiegazione Consulta uno o due specialisti ed è soddisfatta delle spiegazioni, per cui non fa nulla Persone impegnate, che trascurano il proprio stato di salute e fanno affidamento su di sé Più alta dipendenza sul sé (26-50%) che sugli altri (20-25%) Sarà l’età… saggezza degli anziani, forse Ho un rapporto anche con le altre malattie in genere abbastanza scettico… Cerco di usare meno farmaci possibili e fare una vita sana, cercare di avere interessi, lavoro… in passato mi sentivo più responsabilizzato, più impegnato, più oberato con la famiglia, con il lavoro (…) tutto è dato dall’apporto individuale di ognuno…si, uno si gestisce (…) se uno prende le cose in modo così responsabile si impegna.
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Le miodesopsie rappresentano una dilatazione che permette di vedere cose che prima la persona non vedeva (es. Sandra) Che fare? Rinforzare la soluzione che la persona ha trovato
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2. Le miodesopsie sono ignorate
La persona ne ha una scarsa percezione o le ignora come fa probabilmente con altri problemi di salute. Non chiede aiuto perché non può permettersi di sentirsi “malata” e, magari, non ha neanche fiducia nella medicina. Non consulta alcuno specialista, per questo non arriva da noi. Fa affidamento su sé stessa (69,2%) Credere a quello che dice, ma favorire l’esplorazione (il paziente è competente!)
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3. Le miodesopsie sono un problema “impossibile”
La persona lamenta il disturbo senza un corrispondente riscontro medico E’ un problema che non sa spiegare e la preoccupa Poche risorse (5-7) e bassa dipendenza totale (16-17 crocette), concentrata sugli altri (33,3-68%) più che su sé (0%) sta porcheria qui nell’occhio (…) sembra non un segno ma una bestia
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La soluzione può essere:
1. peregrinazione tra diversi specialisti senza soddisfazione ostilità e sfiducia non contrastare (minimizzare) né rinforzare 2. attesa passiva dipendenza e fiducia La dottoressa non mi ha detto niente a riguardo, non mi ha mica detto chiaramente cosa potrebbe essere. Vorrei sapere che cosa è questa cosa! (…) la domanda che mi viene in mente è se è o no un tumore Mi ha preoccupato il primo giorno che mi ha visitato; quando ho fatto la visita se ne stava un attimo shockata vedendo questa cosa (…) Difatti mi sono impressionato subito perché mi fa “Porco can!”, o una cosa del genere, e io le ho detto “Dottoressa ma ho un mostro nell’occhio?” Se non mi dà qualcosa qualcuno che ne sa più di me non posso farci niente rassicurare proporre placebo o terapia alternativa eventualmente psicoterapia
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4. Le miodesopsie sono un problema affrontabile
Il disturbo è consistente, addirittura invalidante, ma c’è un riscontro medico e la persona se ne dà una spiegazione. Consulta uno o due medici e ne segue le indicazioni, es. Diego Può andare incontro a una perdita del proprio ruolo (“depressione reattiva”) Non sono mai stato fobico del dolore fisico, assolutamente, tutt’altro: ho sempre ignorato il male Io conosco il dolore fisico, il dolore morale per lutti avvenuti nella mia famiglia e ho reagito senza pesare su me e senza pesare sugli altri . Non ho mai avuto cedimenti: sono quello che (…) dopo 5 giorni che ho avuto l’incidente grave io ero in carrozzina e visitavo, dopo 20 giorni ero a lavoro e dopo 25 giorni mi sono rifratturato la caviglia perché ero tornato troppo presto lavorare, gente che si affida a te, che ha fiducia in te…non potevo continuare a svolgere un’attività lavorativa! Lo stesso vale per l’attività ludica, per gli hobby, per la motocicletta e tutto il resto in cui conta l’efficienza fisica; anche se io so che il poliziotto che mi ferma non vede le macchie negli occhi, non come con l’alcol-test… però per onestà ho voluto chiudere
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Che fare? Intervenire chirurgicamente (vitrectomia) e permettere alla persona di recuperare il proprio ruolo (“ritorno ad essere ciò che ero prima”) Aiutare la persona a integrare il disturbo nella sua storia personale (psicoterapia)
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Dall’occhio alla persona…
“gli occhi sono le finestre dell’animo” Marcel Proust
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