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Cap. 6 La responsabilità sociale del cristiano

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Presentazione sul tema: "Cap. 6 La responsabilità sociale del cristiano"— Transcript della presentazione:

1 Cap. 6 La responsabilità sociale del cristiano
Lo spazio dell’azione sociale 2. Il bene possibile 3. Peccato sociale e sofferenza umana

2 Introduzione -la testimonianza della carità non fuori ma dentro i rapporti sociali (CV) -sotto la guida della Rivelazione biblica: le istituzioni opera della Creazione e sotto l’influsso del peccato

3 -impegno a dilatare lo spazio delle evidenze etiche
-nella consapevolezza che verità evangelica e prassi sociale non stanno in un rapporto immediato

4 Lo spazio dell’azione sociale
Il progetto storico-concreto lo spazio del giudizio etico sociale: comprende la fede, l’ideologia e i programmi

5 - tra fede e prassi il livello intermedio della rappresentazione storico sociale della società, legata all’ideale e alle possibilità concrete (ideologia in senso positivo OA: progetto storico concreto che dice trascendenza della fede, coerenza dei mezzi, pluralismo e contingenza dei progetti non deducibili dalla fede)

6 -l’ideologia dice le esigenze del bene comune in termini meno generali ma non immediatamente operativi -il pluralismo di ideologie anche tra i credenti è giustificaoa dalla relatività non esclusiva dell’analisi sociale che codetermina l’ideologia

7 -la relatività delle analisi è dovuta al limite metafisico della conoscenza umana, ai condizionamenti sociali e temperamentali, alla variabilità spaziale e temporale della situazione -pluralismo maggiore a livello di programmi, il più incisivo nella realtà sociale e il fine del processo di elaborazione della scelta

8 -rilevanza delle fede ma senza offrire soluzioni che vanno trovate con mediazioni conoscitive che hanno propri criteri di validità -il programma va giudicato in base alla sua efficacia a tradurre in atto un’ideologia la quale è giudicata dalla sua capacità di mediare le esigenze etiche sociali della fede

9 le condizioni dell’azione sociale
-l’azione sociale all’interno del sistema sociale e dei suoi sottosistemi es -tre livelli dell’azione: micro, meso, macro -che non si identificano

10 -l’influsso della fede non è lo stesso ai vari livelli
-la prospettiva pratica implica l’identificazione degli attori morali (Luhmann e approccio sistemico), rischio del deplacement

11 Convinzioni personali Valori condivisi Regole generali . MICROLIV R.PERSON MESOLIV R.ORGAN MACROLIVELLO R.SISTEM

12 La carità sociale -il cristiano deve testimoniare la carità di Dio
-il criterio della responsabilità cristiana è la differenza tra la carità di Dio e i gesti che la esprimono, compito della testimonianza della prossimità nei rapporti lunghi, la giustizia attraverso il riferimento interiore a Dio ha una qualità sacramentale,

13 l’amore (l’altro come il prossimo) acquista l’estensione della giustizia (l’altro come il ciascuno) e la anima, vita sociale come luogo di dedicazione di sé e di promettente umanizzazione, l’impegno comunitario dell’individuo come fatto originario e grato

14 Carità sociale affinchè l’altro sia, si coniuga con la logica dell’efficienza e non tralascia i costi sociali della dignità umana, richiede un giudizio sulla struttura, denuncia la sua distanza dalla fraternità,

15 -è specifica e non si riduce a quella propria dei rapporti interpersonali, analogia dell’oblatività solidale e differenziazione delle modalità di donazione e di reciprocità evitando il massimalismo

16 -mostra che nello scambio anonimo può realizzarsi un antidoto alle prevaricazioni della beneficienza (es. mercato), pone un limite alla deriva della dipendenza, il diritto come funzione sussidiaria nei confronti della donazione

17 -orientamenti meno retorici della carità per evitare il massimalismo nominalistico o la riduzione della carità a marginale esercizio compensativo

18 NE’ COINCIDENZA NE’ SEPARAZIONE
Norma Morale incondizionata Norma Sociale condizionata

19 Gli elementi dell’azione sociale
-testimonianza della carità nella costruzione della società, il cristiano come evangelizzatore in quanto fratello in umanità, rendere la sua proposta liberante non odiosa, ma consona alle attese:

20 declinazione del Vangelo in risposte antropologiche (mediazione etica) e secondo la regola della maturazione del consenso e non solo con l’imposizione dei suoi valori mediante le leggi

21 - riferimento alla verità assoluta e accettazione della parzialità storica, non con la pretesa di instaurare la condizione finale ma con il progressivo accorpamento attorno a valori più partecipati

22 -la differenza e reciproca implicazione tra l’istanza escatologica della carità e pluralismo dei progetti storici richiede che il giudizio etico sociale sia attento agli elementi e passaggi dell’azione sociale: I)Individuazione degli obiettivi e delle priorità qui e ora (aspirazioni, segni dei tempi) , a diversi livelli, con la maturazione di un consenso su di essi.

23 Rappresentano un quadro di riferimento collegato all’ideologia (ideale giusto e condiviso) con opzioni non univoche. Non sono deducibili dall’ordine etico direttamente ma secondo un giudizio storico GS 43

24 -pensare politicamente: dare ragione della propria fede declinando la visione cristiana in modo che sia colta come promotrice del bene comune -nella cultura frammentata e complessa difficile il rinvenimento di valori comuni tra soggetti politici

25 II) occorre determinare dei modelli come traduzione concreta dei fini, come strumento operativo del progetto storico -il rapporto fini-modelli non è univoco, un fine non si esplicita solo in un unico modello, va scelto quello che traduce meglio il fine secondo i margini di azione

26 III) l’elemento dei mezzi disponibili per realizzare gli obiettivi
III) l’elemento dei mezzi disponibili per realizzare gli obiettivi. Il giudizio deve riferirsi non solo a ciò che è moralmente giusto ma anche a ciò che è praticamente possibile: se i mezzi sono sufficienti, se ledono il fine… Importanza della competenza tecnica

27 -circa il mezzo della maggioranza: rendere obbligatori per tutti i propri valori ritenendoli validi per l’uomo

28 -oggi militanza senza appartenenza
-oggi militanza senza appartenenza. Risolvere i problemi senza un disegno globale, desideri individuali non mediati da ideologie , un soddisfacimento individuale da consumatori, non un esaudimento partecipativo da cittadini (frammentazione)

29 -l’altro è in grado di accogliere i valori del vincitore
-l’altro è in grado di accogliere i valori del vincitore? Curarsi della maturazione graduale dell’altro e non a colpi di vittorie o di sconfitte -l’esigenza di coerenza è pensata in modo astorico come trasporto immediato dei propri principi di fede alla società anche con il mezzo della maggioranza

30 -un altro mezzo è quello del consenso ricavabile da un’operazione costante dell’insediamento dei propri valori

31 (conciliabilità tra valori del credente e democrazia attraverso l’assunzione del principio democratico all’interno della proposizione dei valori e non solo come metodo di contesa). Si considera la libertà intrinseca alla verità

32 -il cattolico si fa carico del proprio valore e del modo in cui possa essere accolto dagli altri e creare concordia. Cerca di far vincere il proprio valore perché cerca di farlo accettare per via di condivisione attraverso il discernimento dei modi opportuni,

33 -ricerca dell’accordo più ampio possibile con un’opera di convincimento culturale, di declinazione dei valori in termini di bene umano -né rinuncia alla sua responsabilità se perdente, né rinuncia alla collaborazione per migliorare la legge

34 IV) previsioni delle possibili conseguenze delle scelte: si tratta di scelte collettive in un sistema pluralistico, con possibili distorsioni della propria intenzionalità (es rivoluzione per la giustizia)

35 -il cristiano deve fare i conti con il costume sociale che recepisce la decisione politica per calcolarne gli effetti sul bene comune e sulla crescita etica della città -necessaria una traduzione dei propri valori limitata ma aperta a sviluppi positivi

36 2. Il maggior bene possibile
Mediazione e testimonianza il bene morale nel sociale è sempre legato alle possibilità e condizioni storiche insieme alla variabile che è il fatto che la decisione degli altri interferisce con la mia

37 -il bene possibile implica la comprensione della realtà nel suo aspetto empirico e nelle sue virtualità, senza separare nettamente il bene dal male

38 -richiede di perseguire una sapiente gradualità nella costruzione del bene comune, per favorire la declinazione storica degli ideali -questo non significa che il cristiano possa fingere di non essere tale. Ci sono “valori non negoziabili”, radicati nella natura umana

39 -poiché non c’è consenso sulla natura umana e sulla competenza metafisica della ragione, Deus caritas est invita all’argomentazione razionale, anche gli altri hanno diritto di partecipare alla vita sociale permeandola dei loro valori -ciò esige una negoziazione non sui valori ma sul loro riconoscimento e sulla loro realizzazione sociale

40 -è necessario costruire un rapporto dialettico positivo tra valori non negoziabili e la negoziazione politica -si apre lo spazio alla mediazione che incarna i valori attraverso l’azione. Diversamente si ha il tradimento dei valori o l’inefficacia politica

41 -la mediazione politica si prepara a livello previo di traduzione culturale dei propri valori in modo che la società possa accoglierli come liberanti

42 -i valori non negoziabili costituiscono il firmamento teologico (Maritain), l’attività politica inizia quando i valori sono impegnati nella situazione concreta e ricerca le mediazioni che determinano questi valori per raggiungere il massimo bene possibile

43 -il bene possibile esclude il minimalismo e il massimalismo
-non l’applicazione meccanica ma azione guidata dal giudizio in situazione, ma discernimento delle possibilità nel contesto in modo da ottimizzare le pretese e gli interessi legittimi

44 -la ricerca della mediazione non esclude ma postula la testimonianza dei valori da difendere
-va preparata da un’azione culturale di accreditamento antropologico dei propri valori

45 -ricerca di una qualche concordia con il compito di moderare l’aggressività attraverso l’uso della forza e la ricerca di consenso. L’esigenza della forza e del consenso vanno tenute insieme dalla politica.

46 -distante dal compromesso e dall’idealismo astratto la mediazione favorisce la declinazione storica dei valori, costruendo rapporti tra il bene e le sue forme storiche,

47 -limite della legge positiva che definisce lo standard medio di confronto per la coscienza
-la teologia sociale mette in luce gli atteggiamenti morali come coraggio, moderazione necessari per le istituzioni e forme del bene morale, indicano modelli di comportamento, le disposizioni virtuose prefigurano anche l’indirizzo delle regole comuni

48 La dialettica tra resistenza e resa
Esiste sempre il rischio di una perdita di identità in una società pluralistica dove è difficile individuare le responsabilità, la volontà di resistenza è soffocata. La tolleranza non è illimitata, la cooperazione non deve cancellare la testimonianza delle proprie convinzioni, fedeltà alla propria coscienza.

49 -la globalizzazione accresce l’interdipendenza e la percezione di impotenza, i rapporti sociali appaiono come non scelti e fuori dalla responsabilità personale

50 -sviluppare strategie di resistenza se non si vuole rinunciare alla propria identità, in particolare il politico, resistenza al sentire comune, una testimonianza che supera la legge Rapporto dialettico: mai resistenza senza resa né resa senza resistenza

51 Il mediatore sociale il realismo escatologico vuole un ordine totalmente nuovo e una posizione cristiana non ambigua. Il problema è come acquisire chiarezza maggiore tra le inevitabili ambiguità e differenze di opinioni

52 -la strategia della mediazione appare minima, ma è adatta nel contesto pluralistico. Più che vedere i valori degli altri come ostacoli a cui bisogna fare qualche concessione, cerca soluzioni che integrano gli interessi delle varie parti, volontà di accordo su ciò che è desiderabile anche se basato su differenti visioni, mutua accettazione

53 B B’ A’ A C’ C IL COMPROMESSO

54 B D A C LA MEDIAZIONE

55 -il cristiano come mediatore sociale cerca di aiutare ciascuno a riconoscere il suo avversario nei conflitti sociali, rivoluzionario nelle convinzioni e riformatore nell’azione -contro le schematizzazioni abusive adotta uno spirito sperimentale, attento alle forme di conflitto discernendo quelli veri da quelli falsi

56 Una risposta al nichilismo
tale agire sociale è una risposta al nichilismo che prende la forma del pessimismo per disinganno, stanchezza e abbandono al corso delle cose alimentati da correnti apocalittiche.

57 È nichilista chi propone i valori più alti senza indicare i modi concreti di realizzazione e le vie per un esercizio modesto delle responsabilità senza condanne globali -il consenso sul bene comune è da ricercare nell’ordine delle conclusioni pratiche, le premesse valoriali informano la società attraverso le conclusioni pratiche

58 -la fedeltà a Dio passa per il riconoscimento del bene possibile
-la fedeltà a Dio passa per il riconoscimento del bene possibile. All’esigenza massimalista oppone la pazienza e il rigore del compito concreto poco glorioso, un modo di vivere la risurrezione in ogni impasse valorizzando le buone possibilità

59 -la decisione buona non si misura solo sulla forza soggettiva delle motivazioni, ma sulla convergenza di fattori mai assicurata in anticipo

60 Per una spiritualità dell’impegno sociale
-una comprensione della propria finitudine conduce ad un realistico apprezzamento di ciò che uno può fare, a sforzi pazienti: il compromesso non è un ostacolo insormontabile.

61 Sapersi agenti finiti in obbedienza a Dio è un antidoto contro la disperazione di fronte all’insuccesso. L’aiuto di Dio non implica un cieco ottimismo, ma riconoscimento delle difficoltà e superamento dell’ansia paralizzante

62 La speranza in Dio non è un sostituto per la propria azione ma la sostiene contro i sentimenti di impotenza. Le strategie possono essere diverse ma la visione cristiana rimane escatologica. Il cristiano partecipa alla lotta contro l’ingiustizia non perché spera di abolirla ma perché l’ingiustizia e opposta alla volontà di Dio che testimonia nella scelta del bene possibile

63 -se si tira indietro non è con arroganza e se resta non è con l’ubris rivoluzionaria. Dentro i confini della visione escatologica le possibilità dell’immaginazione creativa -la libertà cristiana implica che lo status quo è mai totalmente la volontà di Dio

64 -per questo il conflitto non può essere la negazione della pace sociale che è il fine, ma è lo strumento per una pace più avanzata. Sembra che solo con il conflitto si raggiunga un livello superiore -compito del politico è mantenere il conflitto a livello di strumento e la pace a livello di fine

65 3.Peccato sociale e sofferenza umana
Il soggetto del peccato sociale -la finitezza e la fragilità sono costitutive e segnate dal peccato personale e sociale -il peccato originale evidenzia la connessione tra peccato personale e sociale e corregge il fraintendimento liberale (ambiente neutrale). Il bene è accessibile a noi solo attraverso molte conversioni

66 -il peccato sociale come oggetto; un’azione cattiva di una persona che danneggia il bene comune
-il peccato sociale in riferimento al suo soggetto che è una collettività. Le persone sono implicate in un’azione distruttiva senza esserne consapevoli. L’ambiente culturale è la sede del peccato anche se il peccato è un atto volontario.

67 I diversi livelli diversi livelli del peccato sociale. Il primo livello è fatto di ingiustizie e tendenze disumanizzanti costruite nelle varie istituzioni. Il secondo è quello costituito di simboli culturali e religiosi che legittimano e rinforzano le istituzioni ingiuste (ideologie)

68 Il terzo è quello della falsa coscienza creata da queste istituzioni (spirito individualistico, competitivo)

69 Il quarto è costituito dalle decisioni collettive generate da una coscienza distorta, accrescono le ingiustizie (consigli di amministrazione…), è il livello in cui il peccato personale entra nell’espansione del peccato sociale -es. fame nel mondo

70 -relazione dialettica tra peccato personale e sociale
-relazione dialettica tra peccato personale e sociale. I peccati personali possono distorcere le istituzioni. Le strutture, che le decisioni personali cattive producono, portano alienazione e peccato sociale. I peccati sociali promuovono peccati personali. Le ingiustizie economiche incoraggiano egoismo, disperazione, criminalità

71 -ogni crimine personale abbisogna di una duplice analisi che prenda in conto i fattori personali e sociali poiché le istituzioni creano mentalità e coscienza es. il ladro

72 -se la teologia omette l’analisi sociale incoraggia la tendenza privatizzante
-es. il terrorismo: tendenza privatizzante e suo significato politico -deprivatizzare la nozione di peccato e pieno significato personale e sociale della conversione

73 Ambiguità e redimibilità della libertà
-superamento del male per opera delle possibilità storiche (Marx) o gli esseri umani rimangono legati alle necessità fisiche e sociali e periranno (Skinner)?

74 la libertà non può essere attualizzata se non in forma ambigua
la libertà non può essere attualizzata se non in forma ambigua. Ogni società è un miscuglio di comunione ed estraniazione. Di qui l’esigenza per un’apertura ad un trascendente che doni un regno di libertà, dono di Dio e destino dell’uomo.

75 La libertà finita rimane una possibilità reale solo se le persone sono aperte ad un potere liberante che trascende tutti gli ambienti fisici e sociali. I soggetti umani sono redimibili: le persone sono aperte ad un potere liberante per il fatto che danno consensi, prendono decisioni e godono di comunione

76 La teologia sociale sotto il segno della croce
-di fronte al sospetto e al cinismo ironico c’è bisogno di speranza nelle possibilità di solidarietà. La croce di Cristo quale simbolo del dono liberante trascendente è un invito alla speranza, è un umanesimo e una sorgente di lotta contro le condizioni di sofferenza. Affronta il problema della sofferenza.

77 Se i nostri sforzi non elimineranno la sofferenza: o finisce l’umanesimo o scopriamo una sorgente che sorpassa la nostra capacità di controllo. La croce indica un potere più grande del nostro, un potere che sta nel salvare la solidarietà con tutti coloro che soffrono

78 -l’etica sociale sotto la croce indica la scelta tra disperazione e solidarietà, rivela un Dio amico e rende credibile la speranza nella risurrezione -la croce al centro della storia rivela le crudeli sofferenze inflitte e subite, rivela il mistero di una presenza che ha piena compassione ed è solidale con chi soffre, segno dell’amicizia divina


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