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PubblicatoGianmarco Vaccaro Modificato 10 anni fa
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Pompei Pompei sorge in Campania, nella fertile pianura del Sarno,
fiume anticamente navigabile, alle pendici dei monti Lattari e del Vesuvio. Pompei è una città ricca di storia, di religione, di arte e cultura, grazie agli scavi che rappresentano uno dei siti archeologici più importanti di tutta Italia e del mondo. Dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’U.N.E.S.C.O. nel 1997 Pompei e il vesuvio una storia che vive da oltre 2000 anni Avanzamento automatico
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Tali lettere costituiscono la prima descrizione storica
La città fu distrutta dall’eruzione del 79 D.C. L'eruzione pliniana più conosciuta, non solo del Vesuvio, ma di tutta la storia della vulcanologia . Essa è stata descritta minuziosamente in due lettere di Plinio il Giovane allo storico Tacito. Tali lettere costituiscono la prima descrizione storica di un'eruzione, da qui la denominazione di eruzione pliniana per questo tipo di fenomeno particolarmente violento e distruttivo.
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Nell'eruzione, Pompei ed Ercolano furono completamente distrutte
e molte altre città furono fortemente danneggiate fra cui Oplonti e Stabia, dove probabilmente Plinio il Vecchio trovò la morte all'età di 56 anni. In epoca romana, all'inizio del primo millennio, il Vesuvio non era considerato un vulcano attivo e alle sue pendici, ricche di vegetazione, sorgevano alcune fiorenti città, che si erano sviluppate grazie alla bellezza e alla fertilità dei luoghi.
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il Vesuvio rientrò in attività dopo un periodo di quiete
Il 24 agosto dell'anno 79 d.C. il Vesuvio rientrò in attività dopo un periodo di quiete durato probabilmente circa otto secoli, riversando sulle aree circostanti, in poco più di trenta ore, circa 4 Km3 di magma sotto forma di pomici e cenere.
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L'eruzione ebbe inizio intorno all'una del pomeriggio del 24 agosto,
con l'apertura del condotto vulcanico, a seguito di una serie di esplosioni, derivanti dall'immediata volatilizzazione dell'acqua della falda superficiale venuta a contatto con il magma in risalita. Successivamente una colonna di gas, ceneri, pomici e frammenti litici si sollevò per circa 15 km al di sopra del vulcano. Questa fase dell'eruzione si protrasse fino alle otto del mattino successivo, e fu accompagnata da frequenti terremoti e forti esplosioni. Nella parte terminale dell'eruzione, avvenuta probabilmente nella tarda mattinata del 25 agosto, continuarono a formarsi flussi piroclastici i cui depositi seppellirono definitivamente le città circostanti Pompei, Ercolano, Stabia e Oplonti. mentre una densa nube di cenere si disperdeva nell'atmosfera fino a raggiungere Capo Miseno.
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«Non posso darvi una descrizione più precisa della sua forma
se non paragonarla a quella di un albero di pino; infatti si elevava a grande altezza come un enorme tronco, dalla cui cima si disperdevano formazioni simili a rami. Sembrava in alcuni punti più chiara ed in altri più scura, a seconda di quanto fosse impregnata di terra e cenere.» Plinio il Giovane
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«Ecco il Vesuvio, poc'anzi verdeggiante di vigneti ombrosi,
qui un'uva pregiata faceva traboccare le tinozze; Bacco amò questi balzi più dei colli di Nisa, su questo monte i Satiri in passato sciolsero le lor danze; questa, di Sparta più gradita, era di Venere la sede, questo era il luogo rinomato per il nome di Ercole. Or tutto giace sommerso in fiamme ed in tristo lapillo: ora non vorrebbero gli dèi che fosse stato loro consentito d'esercitare qui tanto potere.» Marziale Lib. IV. Ep. 44
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<<Dalla parte orientale, un nembo nero e orrendo,
squarciato da guizzi sinuosi e balenanti di vapore infuocato, si apriva in lunghe figure di fiamme: queste fiamme erano simili a folgori, anzi maggiori delle folgori. Non molto tempo dopo quel nembo discende sulle terre, copre la distesa del mare. Avvolse Capri e la nascose, sottrasse al nostro sguardo il promontorio di Miseno.>> Plinio il Giovane
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Plinio il Giovane <<Rischiarò un poco:
non riappariva la luce del giorno, ma era un indizio che il fuoco stava per avventarsi sopra di noi. Ma il fuoco, a dire il vero, si fermò abbastanza lontano. Fu tenebra di nuovo: fu cenere di nuovo, fitta e pesante. Noi ci alzavamo ripetutamente e ci scrollavamo di dosso la cenere. Altrimenti ne saremmo stati coperti e il suo peso ci avrebbe anche soffocato. Alla fine quella tenebra diventò quasi fumo o nebbia e subito ritornò la luce del giorno, rifulse anche il sole: un sole livido come suole essere quando si eclissa.>> Plinio il Giovane
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“Dinanzi ai miei occhi spauriti, tutto appariva mutato:
c'era un manto di cenere alta come di neve” PLINIO IL GIOVANE
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"Di tutte le catastrofi che si sono abbattute sul mondo,
I resti delle città sepolte di Ercolano e Pompei, vennero scoperti nel 1713, quando alcuni lavoranti intenti a scavare un pozzo, trovarono i resti di Ercolano a circa 8 metri di profondità. A quel tempo comunque, venne data alla scoperta poca attenzione; Nel 1748, un contadino, scavando per affondare un palo, nel suo vigneto, incappò in un'antica opera d'arte alla profondità di 4 metri. Ed ecco che i resti di Pompei cominciarono a venire alla luce. Questa scoperta portò a ulteriori ricerche, e l'esatta posizione delle due città venne così accertata. Gli scavi, mai interrotti, sono fonte di continue scoperte, che arricchiscono le nostre conoscenze sull’arte e la vita quotidiana di una vivace città imperiale del I secolo. Così scrisse Goethe: "Di tutte le catastrofi che si sono abbattute sul mondo, nessuna ha provocato tanta gioia alle generazioni future".
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I Calchi umani Un autentico salto di qualità si ebbe con l'archeologo Giuseppe Fiorelli, Direttore degli Scavi negli ultimi anni del Regno borbonico. È sua l'idea di riempire di gesso liquido le cavità di cui si avvertiva la presenza nello scavo: l'intuizione che tali cavità potessero essere lo stampo di corpi disfattisi in uno strato di ceneri compattatesi nel tempo, si rivelò esatta.
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I reperti (taluni, celeberrimi come il cane alla catena)
restituiscono con immediatezza, a volte commovente, gli ultimi momenti di vita degli sfortunati abitanti di Pompei.
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Affreschi nella Casa dei Vettii
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Affreschi nella Villa dei Misteri
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Il Lupanare Il Lupanare, da lupa che in latino significa prostituta,
era il più importante dei numerosi bordelli di Pompei, l'unico costruito con questa precisa finalità. Gli altri erano infatti di una sola stanzetta, spesso ricavata al piano superiore di una bottega. Il Lupanare è un piccolo edificio ubicato all'incrocio di due strade secondarie: esso è costituito da un piano terra e un primo piano collegati da una stretta rampa di scale. Era destinato, al piano terra, alla frequentazione di schiavi o delle classi più modeste. Al piano superiore si accede da un ingresso indipendente attraverso una scala che termina su un balcone pensile Le stanze del piano superiore più ampie e riservate erano destinate ad una clientela di rango più elevato.
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Il Lupanare e le pitture erotiche
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I mosaici
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Il Vesuvio Si tratta di un vulcano particolarmente interessante per la sua storia e per la frequenza delle sue eruzioni. Fa parte del sistema montuoso Somma-Vesuvio ed è alto 1281 metri. È situato leggermente all'interno della costa del golfo di Napoli, ad una decina di chilometri ad est del capoluogo campano. Il Vesuvio costituisce un colpo d'occhio di inconsueta bellezza nel panorama del golfo, specialmente se visto dal mare con la città sullo sfondo.
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Il Vesuvio visto dal satellite
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Pompei Patrimonio dell'umanità dal 1997 I motivi della scelta:
"Le impressionanti vestigia delle città di Pompei ed Ercolano, e delle ville vicine, inghiottite dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. costituiscono la più completa testimonianza della società e della vita quotidiana in epoca romana in un momento preciso della storia. In nessuna altra parte del mondo si è mai rinvenuto qualcosa di equivalente, o che abbia permesso di regalare ai posteri un quadro di vita così completo di una città commerciale e di una residenziale, dell'antica Roma".
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GRAZIE DI CUORE ALL?AUTORE.
da nonnogino
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